Come aiutarla (e aiutare me stessa...)

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Messaggio  clara Lun Ago 10, 2009 1:41 pm

Ciao a tutti,
vorrei chiedere un suggerimento circa una situazione che riguarda una familiare, L., cui sono particolarmente legata. Purtroppo temo di tediarvi quindi cercherò di essere breve e schematica il più possibile:
- circa 4 anni fa L. riceve dal marito la notizia che lui non tornerà + a casa perché ha una relazione con una donna più giovane (un classico); inizieranno poi le pratiche di separazione con tutti i problemi e i dolori che comportano. Rispetto a ciò specifico che la situazione familiare è stata in parte da lei provocata e cercata e che in qualche modo, seppure in realtà non lo sia, L. è stata bravissima a sembrare quella cattiva, e ora ne sta pagando elevatissime conseguenze.
- L. inizia a prendere benzodiazepine in modo fai da te, potendolo perché lavora in campo medico...passa il tempo e lei è sempre più rimambita dai farmaci, e si fa sempre più evidente l'uso di alcol; una sera la trovo semimorente su una panchina, è evidentemente ubriaca, quindi la facciamo ricoverare presso una clinica specializzata nella cura della depressione dove rimarrà circa 15 gg, le cambieranno la cura (credo sempre benzodiazepine) e le diranno che si tratta solo di una depressione reattiva.
- uscita dalla clinica, sembra stare bene ma dopo circa 4 gg le sento la puzza di alcool...
- segue un anno, in cui viene seguita anche da uno psichiatra 1 volta/sett, in cui passiamo quasi tutte le sere a casa sua allarmate dal figlio, a riparare alle sue ubriacature cercando di non farla uscire, sottraendole le
chiavi della macchina, consolandola quando piange, facendo tutto il possibile e stravolgendo le nostre vite su qeusti ritmi invivibili e drammatici fino a quando il figlio se ne va di casa, esasperato. Lei si riprende un pò per
diversi giorni, poi ricade, poi si riprende, infine passa dei giorni gradevoli in cui sembra stare davvero bene, un giorno a sopresa dal lavoro ci avvisano che si è presa una sbronza sul posto di lavoro!
La spediamo quidndi in una clinica specializzata per alcolismo e lei fortunatamente non si oppone anzi vuole andarci!!!
- dalla clinica tuttavia ci fa delle telefonate - io non la chiamo mai, sono nauseata da questi problemi - dicendo che lì ci sono tutti casi estremi e lei lì sta malissimo, io mi incazzo: lei non è un caso estremo se non resiste un giorno lucida? se è imbottita di farmaci e sa solo stordirsi? e mi auguro che la dimettano al più tardi possibile e invece dopo 15 gg è qui, bella e fresca. Il giorno dopo viene a sapere che l'ex marito sta cambiando casa con la sua donna e di nuovo diventa silente e depressa. Dopo circa 10 gg il figlio le becca una bottiglia nella borsa. Mi incazzo come una iena, le dico che è solo un'irresponsabile, immatura e che ha superato tutti i limti e si deve assumere le sue responsabilità.

Ora il punto è questo: lei dice che la sua è una depressione maggiore, che la sua è una malattia, e insiste su questa cosa. Sarà questo? Come possiamo fidarci di questa sua scarsissima forza di volontà? Io ci credo
al fatto che lei sia depressa, si vede che è sofferente, ma allora dobbiamo rassegnarci a stare sempre in tensione e non vederla mai cambiare? Io credo che lei sia una persona estremamente insicura e molto vittimista che vede sempre la vita degli altri e mai la sua, che non riesce a perdonarsi i suoi errori etc...ma che nello stesso tempo mostra un grande egosimo.
Secondo voi dobbiamo rassegnarci a vederla così a vita? e come potremo aiutarla se siamo stanchi e distrutti da questi anni di dolore? La cosa che poi più mi spaventa è l'alcol...mi fa un terrore allucinante...Allora, non so neanche perché scrivo, forse vorrei solo un consiglio su come comportami con lei e forse come salvare me stessa dalla paura che tutto sia irrisolvibile...

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Messaggio  canterel II Lun Ago 10, 2009 6:53 pm

è una situazione complicata per cui è obiettivamente difficile dare consigli. certamente bisogna che si tenga alla larga dalle terapie fai da te, evitando di fare affidamento sulla sua dimestichezza in campo medico, che per una persona, direi, dipendente, anziche un aiuto rischia di costituire un rischio ulteriore.
sulla diagnosi di depressione maggiore qui non possiamo fare alcuna ipotesi visto che non siamo dottori e non la conosciamo. pare comunque che si possano isolare delle cause esterne e dei contesti per il suo malessere, e quindi forse in questo senso le hanno prospettato una depressione reattiva. questo non significa che a lungo termine le cose non possano aggravarsi se non riesce in qualche modo a governarsi. comunque le sue crisi depressive sembrano collegate e forse in subordine alla dipendenza (dal marito e poi dall'alcool). è quindi sui modi, tempi e strumenti per rendersi autonoma che forse un sostegno psicologico (e non solo farmacologico) dovrebbe insistere. mi chiedo se questa persona abbia l'intenzione e la possibilità di cercare di costruirsi una vita, trovando significati, attività, piaceri sostitutivi per compensare ciò che ha perso con la distruzione del nucleo coniugale. tu, conoscendola, avrai forse provato a considerare com'era questa persona prima del trauma della separazione, come viveva, se c'erano segni di un carattere debole, linfatico e melanconico, oppure autodistruttivo, se c'erano già forme diverse di manifestazione del malessere e di poca autonomia. se ti pare che, più o meno mascherate, dinamiche analoghe di dipendenza e di malessere fossero presenti in altre stagioni della sua vita, magari con una certa ciclicità, allora il problema è probabilmente un po' più profondo e non si tratta solo di gestire l'assestamento di questa fase e la sua "reattività". se gli sviluppi della situazione vi portano a un itinerario terapeutico lungo e complesso, è necessario che sia lei che chi l'aiuta imparino a dosare le forze e a tarare i giudizi sui progressi o le sconfitte, in modo da non esasperarsi e - come dici tu - nausearsi nel percorso. da quanto leggo mi sembra che lei tenda spesso a minimizzare la serietà della sua abitudine, e questo certo non va bene. non andrebbe bene credo neppure un eccesso di apprensione, che potrebbe alimentare panico o autocommiserazione. bisogna insomma assicurarsi la sua collaborazione (anzi, lei deve essere la prima a farsi carico del lavoro e i suoi amici a collaborare), lasciando fuori dalla percezione della sua condizione sia la dimensione dello scherzo che quella della tragedia. le mie parole sono generiche ed è fin troppo facile dire così, mi rendo conto, ma posso solo auspicare un atteggiamento razionale, che tenda a individuare chiaramente i problemi nella loro dimensione pratica e a intervenire sui comportamenti reali. se attraverso l'abuso di alcolici cerca poi di comunicare, penso che sia deleterio assecondare questa funzione dell'abitudine con una risposta emotiva adeguata alle sue attese (ma faccio illazioni, e appunto è il caso che consigli precisi su come comportarsi provengano da specialisti e da persone che hanno sotto il naso tutti gli elementi).
saluti e i migliori auguri
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Messaggio  Stef Lun Ago 10, 2009 7:12 pm

Calma calma calma, una cosa alla volta.
La depressione può essere certamente reattiva perché scaturita da un evento specifica ("reattiva", cioè solo una "reazione" a una cosa).
La depressione può essere certamente maggiore (importante) e non scaturita ma "scatenata" da un evento (o anche senza evento).
L'alcool è un problema che si può aggiungere (come è capitato a lei) provocato dalla stessa depressione, così come la depressione viene dall'alcolismo e su questo si innesta.
Il tutto diviene un'inestricabile dipendenza perversa.
Dall'esterno tutto questo (alcolismo e depressione) non si può capire, nel senso che non si può capire "il perché" uno non ce la faccia a smettere e a risollevarsi con la volontà.
Errore ed orrore.
Sia nella depressione che nell'alcolismo la volontà è semplicemente DISTRUTTA. Più si dice "dai, ce la devi fare, mettici un po' di buona volontà, dai che ce la farai" e più la persona si avvilisce, soffre, si sente in colpa.
L'alcolismo si cura con le strutture buone per quello e non credo siano tutte buone (purtroppo) e con la frequentazione dell'Anonima Alcolisti. La depressione richiede psichiatri specializzati proprio per la depressione: anche il Policlinico di una Università va bene (se c'è). La cosa è comunque bella e complessa perché l'ideale sarebbe una cura farmacologica (non certo le benzodiazepine da sole che servono a deprimersi in quanto ansiolitici, cioè che "spengono" - semmai vanno accoppiate ad antidepressivi) accompagnata da una psicoterapia. Ma quando si parla di psi... non è come curarsi una gamba: ci deve essere feeling, lei si deve sentire a suo agio "a pelle", subito o in due-tre sedute, ALTRIMENTI SI DEVE CAMBIARE MEDICO. Questa è la norma.
Tieni presente che qui non si possono dare consigli medici. Le cose che dico le dico io a titolo personale o indicativo.
Oltre a ciò c'è l'Associazione Fondazione IDEA del Prof. Cassano in alcune città d'Italia per la depressione che non cura ma è composta da depressi, ex depressi e coordinata da vari "facilitatori". Un po' come l'Anonima Alcolisti ma senza la pretesa di "curare", ma solo di poter far esprimere, vedere le esperienze degli altri... insomma una cosa bella.
Vorrei dire... l'accoppiata benzodiazepine-alcool è il meglio del peggio: lei sta proprio male e deve essere capita, non contrastata; confortata, non criticata.
Un'ultima cosa. A titolo esemplificativo posso riportarti un criterio per distinguere una vera depressione da qualcos'altro.

DEPRESSIONE: SCHEMA PRATICO RICAVATO DAL DSM IV
5 o più dei seguenti sintomi devono essere presenti durante un periodo di almeno 2 settimane, devono caratterizzare la maggior parte della giornata ed esser presenti quasi quotidianamente:

1. Umore depresso;
2. Diminuzione di piacere o interesse per tutte le attività;
3. Perdita di peso (5% peso corporeo), diminuzione appetito;
4. Insonnia o ipersonnìa;
5. Agitazione o rallentamento psicomotorio;
6. Facile affaticabilità;
7. Autosvalutazione o sentimenti eccessivi di colpa;
8. Ridotta capacità di pensare o concentrarsi, indecisione;
9. Ricorrenti pensieri di morte;

Oltre a questo ci sono tante varianti, questo è solo uno "schema" per chi non ha dimestichezza.
Un "in bocca la lupo" grande grande.
Stefano
(un saluto all'amco Cantarel)
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Messaggio  suggestione Lun Ago 10, 2009 7:28 pm

Credo che i farmaci nel suo caso servano a poco, anzi visto che è un'alcolizzata provocano un ulteriore danno al cervello.
Poi se è depressa perché assume degli ansiolitici invece di prendere l'anti-depressivo?
Una depressione reattiva, dura qualche mese, poi si dissolve lasciando solo il ricordo di un momento doloroso che però è servito per chiudere un capitolo della vita.

Nel caso di L. c'è qualcosa di molto più complesso e antico nascosto nella sua mente, che nulla ha a che fare con la sua vita matrimoniale.
Ciò che vedete è il suo dolore in azione, vedete le sue paure, la sua disperazione; forse la bambina che c'è in lei si è riattivata, e non sa come agire in questo mondo, oramai sola, senza ancore, senza mete, senza orizzonti.
Per placare questa sua parte, per farla tacere, si anestetizza con l'alcol e con gli ansiolitici.

Non sgridarla, perché non è la sua ragione che comanda, ma una parte di lei della quale lei stessa non è cosciente,e che cerca di essere ascoltata e compresa, e chissà, forse solo perdonata.

Una soluzione potrebbe essere quella di mandarla da un bravo psico-terapeuta.
Io credo molto nell'uso terapeutico dell'ipnosi, quindi mi avvicinerei piuttosto a figure professionali di questo genere, piuttosto che al psico-terapeuta classico.

Le decisioni migliori sono quelle prese anche con il cuore.

Buone cose
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Come aiutarla (e aiutare me stessa...) Empty grazie...

Messaggio  clara Mar Ago 11, 2009 10:03 am

Grazie per le vostre risposte accurate. Forse, ecco, il fatto che vi abbia schematizzato la situazione per darvene un quadro non fa emergere quanto oltre ai rimproveri ci sia stata una enorme vicinanza da parte mia e di quasi tutta la famiglia. Il fatto è che non basta, sì, certo il suo problema è più profondo, perché tendenzialmente il percorso di vita di una persona prende l'indirizzo che uno le dà, e forse a volte le donne per stupidità e masochismo fannno delle scelte di cui poi si pagano le conseguenze, soprattutto in un'età delicata, la mezza età, dove se manca un'affetto ci si sente molto soli e devastati dai sensi di colpa. Insomma, io posso immaginare cosa le passi per la testa e quanto soffra, ma non posso non notare come a volte ci siano dei segnali chiari di infantilismo ed egoismo dietro la depressione, ovvero dietro certe depressioni. In ogni caso, passando attraverso questa esperienza ho capito quanto spesso come familiari dei pazienti ci si senta soli, insomma se hai un problema a un dente puoi andare a informarti facilmente: conosci un bravo dentista? ma se hai un problema simile in famiglia, è difficile trovare delle soluzioni immediate. Ieri notte su Radio 2 una speaker parlava di depressione. Diceva che nei paesi poveri tendezialmente non se ne soffre. Sosteneva che non voleva minimizzare, che certo ci sono tante classificazioni di depressione, tanti paroloni che la descrivono, ma poi fondamentalmente prima o poi nella vita arriva qualcosa che ti rigetta nell'esistenza. Spero sia così, spero sia proprio vero quello che sosteneva la speaker, perché vi dico francamente che purtroppo, anche se alla fine esistono medici bravi, non credo moltissimo nei farmaci. Insomma, credo che in parte il malessere derivi da quello, sebbene inizalmente attutito...Basti pensare che guarda caso sui bugiardini dei farmaci si riportano gli stessi effetti collaterali che i farmaci vogliono distruggere!!! Perché i medici, piuttosto che non prescrivere ansiolitici e antidepressivi, non prescrivono 2 volte a settimana di nuoto, 3 volte a settimana di passeggiata, 1 di yoga, una dieta sana e tanti tanti libri? Non so, vedere nelle cliniche questi sguardi senza vita imbottiti di schifezze mi fa pensare che forse c'è qualcosa che non va... Un saluto, e grazie aancora.

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Messaggio  Stef Mar Ago 11, 2009 8:45 pm

No no, calma, non sono d'accodo. Quando c'è l'incendio ci voglino i pompieri. Poi con calma si fa la ricostruzione e infine si va a vivere.
Se non provate i medici e i farmaci buoni vuol dire che non badate alle cause della sofferenza, Oggi la scienza ha fatto passi da gigante e anche se le cose che avete detto sono vere, per me valgono solo quando uno sta un po' meglio. Nessuna terapia (se funziona) può essere smessa prima dei 14 mesi.
Se credete che le emozioni, i sentimenti, gli stati d'animo, l'innamoramento, la depressione non siano influenzati e connessi strettamente con i neurotrasmettitori vi sbagliate di grosso.

Se volete davvero andare a fondo scrutate un po' nel mondo della scienza ufficiale. Cercate questi termini e vedete cosa regolano nell'uomo:
Serotonina, Dopamina, Noradrenalina, Tesosterone, Prolattina, Endorfine, Ossido nitrico, Feniletilamina (PEA), Vasopressina, Ossitocina.

L'amore, l'amicizia, l'amore materno, il cercare il brivido dell'emozione, il commuoversi... non siate superficiali e saputoni.
Nessuno di noi è fatto solo di spirito.
Siamo anche carne.

Post Scriptum
Se pensate che io sia un materialista vi sbagliate, ma io sto bene perché prendo sei psicofarmaci diversi più volte al giorno. Ci sono voluti più di tre anni e mezzo di prove perché ognuno risponde ai farmaci o ai mix di farmaci in modo personale. Sacrifici di stare malissimo nonostante le cure, cambi di psichiatri uomini o donne, neurologi, neuropsichiatri... ma contemporaneamente psicologa e amicizie, passeggiate.
Vorrei dire che TUTTO concorre, non solo i farmaci, ma non siate ingiusti, non siate facili. Io ricordo la non vita, la sofferenza infinita, non potete non ascoltarmi.
Stavo nel letto a soffrire da pazzi a pensare a mia moglie, a mia figlia, a mio figlio, a me che potevamo concretamente prendere un tumore. Ascoltavo il treno passare sotto casa e non vedevo l'ora che se ne andasse ogni volta, pensavo alla facilità di andare in stazione con i bimari vicini e gettarmi di sotto. Mi rivoltavo come su una griglia ma non potevo scendere dal letto. Andavo a fare pipì e appena finivo "correvo" per tornare a letto dove soffrivo come un pazzo e pensavo pensieri neri. Avevo quasi paura (nel senso che mi pareva un'impresa impossibile) uscire fuori dal percorso letto-bagno. Per alzarmi il meno possibile mi trattenevo ad andare di corpo per tre, quattro a volte cinque giorni. io andavo tutti i giorni e anche più di una volta quando stavo bene. Non mi lavavo, era luglio e agosto, nemmeno i denti, la persiana era abbassata per mesi sempre allo stesso punto. Per andare dal nuovo neuropsichiatra mi dovettero "portare", io non ci avrei nemmeno pensato e tantomeno credere che potesse aiutarmi.
Scusatemi.
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Messaggio  anthea Mar Ago 11, 2009 10:21 pm

Cantarel ti ha risposto molto bene.
Aggiungo che anch'io soffro di depressione maggiore (cioè con diverse ricadute) e anche la mia depressione ha avuto origine da un unico evento; ma non si può chiamare reattiva.
La depressione reattiva viene in seguito ad un evento veramente traumatico come un incidente grave, uno stupro ecc.
Un abbandono familiare non ha le caratteristiche per produrre una depressione reattiva. Tutte le depressioni hanno un episodio che pare scatenante, ma poi le cause non sono sempre derivanti da esso.
In realtà magari i problemi c'erano già prima, ma il contesto favorevole della vita faceva da cuscinetto.

La depressione spesso si accompagna alla droga e all'alcolismo e viceversa. Purtroppo tali "vizi" non fanno che esacerbare all'ennesima potenza il problema già di per sè molto complesso.
Una volta che si è entrati nella spirale depressiva e nell'alcolismo è difficilissimo uscirne.
Fai conto che molta gente non ce la fa a smettere di fumare neppure se il medico gli diagnostica un enfisema polmonare, figuriamoci un depresso alcolizzato!!

Purtroppo, tutti noi possiamo portare le nostre esperienze di vita, ma non siamo medici e non possiamo neppure darti pareri di questo genere anche se un'idea ce la siamo fatta.

Posso solamente consigliarti di non mollare e non perdere le speranze, cambiando medici e continuando a insistere con lei perché si curi.
Ti consiglio anch’io di recarti a Pisa, all’Università. Ci si va con la mutua e anche se i tempi sono molto lunghi, vedono tantissimi casi del genere e forse possono dare la cura giusta.

Se ce la fai, sarebbe opportuno che riuscissi a prendere un certo distacco emotivo. Non gioverebbe ne a te ne a lei che stessi male pure tu.
Cioè non abbandonarla, ma non farti condizionare la vita. Purtroppo è maggiorenne e se non è lei stessa a voler guarire, non c’è nulla che tu possa fare.

Lascia perdere la rabbia che non aiuta ne te ne lei. Effettivamente la malattia depressiva porta la persona a staccarsi dagli altri e quindi a sembrare egoista. In realtà il depresso si chiude in se stesso e nel suo dolore tanto da allontanrsi da ciò che gli sta intorno. I pensieri ricorrono ossessivamente ai problemi, alle brutture, alla propria incapacità di affrontare la vita; un vero calvario!

Evita quindi di accusarla per tentare di spronarla, sortiresti l’effetto contrario. Cerca piuttosto di infonderle fiducia in sé stessa e nel futuro.
Dille che ce la può fare; che se ora sta male poi potrà guarire; che voi continuate a volerle bene ma che anche lei ce la deve mettere tutta… donatele insomma tanta speranza che è la prima cosa che si perde.

Mi piacerebbe che intervenisse Merla perché, se non erro, anche lei ha avuto in famiglia problemi di depressione associati ad alcolismo.
Se hai tempo di attendere che torni sul forum, lei probabilmente potrebbe darti suggerimenti senz’altro migliori dei nostri.

Buona fortuna e non mollare!
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Come aiutarla (e aiutare me stessa...) Empty eccomi...

Messaggio  clara Dom Ago 16, 2009 8:06 pm

Quello che leggo è molto simile a ciò che ho già letto molte altre volte: "uscire dalla depressione e dall'alcolismo è difficilissimo". E allora è un pò arduo pensare positivo no? Io so solo che i depressi fanno ammalare anche gli altri, e che non è estremamente facile ""dosare le energie", almeno per me, insomma per me è difficile stare accanto a una persona e non sorbirne gli effetti. Io sono molto stanca e preoccupata, so solo questo. E purtroppo ripeto, ciò che mi spaventa è l'alcolismo. Sì, mi farebbe piacere sentire qualcuno che vive direttamente o meno l'esperienza mista dell'alcol e della depressione. Vorrei aggiungere che io non ho mai sottovalutato il problema e capisco che siamo fatti anche di chimica etc etc, lo so bene che la giusta cura può aiutare, però ecco, a volte ci sente stanchi. Forse dovrei essere più distaccata, è vero, è sicuro, forse la depressione sta venendo anche a me. Anni e anni e anni e alla fine è normale che tutto questo lasci a me e alle altre persone che con me hanno partecipato a tale martirio dei segni. A presto.

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Come aiutarla (e aiutare me stessa...) Empty la sofferenza..

Messaggio  anthea Dom Ago 16, 2009 9:49 pm

Sento nelle tue parole tanta sofferenza e rabbia. Però una lucina di speranza c'è, anche se sotterrata da molteplici sconfitte.

Avere un familiare sempre malato e sofferente, magari anche difficile da gestire, sono sicura che alla lunga porti un grande sfinimento e tanta sfiducia.
E non so proprio cosa dirti per aiutarti.... non sono mai arrivata a certi livelli. Ho sempre avuto timore per l'alcool e le droghe perchè mio nonno è stato alcolizzato per diversi anni e ha fatto soffrire tutta la sua famiglia con molteplici soprusi. Per me quindi sarebbe meglio il suicidio che l'abbandonarsi a certi vizi.

E non so neppure a che stadio sia la tua famigliare nella depressione e nell'alcolismo.
Ti ripeto però che, quando la depressione è molto forte, è quasi impossibile uscirne senza farmaci. Perchè essa annienta la volontà di una persona. Ovviamente non sono solo i farmaci che ti possono guarire; serve anche una dose enorme di volontà, di voglia di voltar pagina.
Certe volte l'ammalato deve toccare il fondo per poi risalire, oppure trovare qualcuno che inspiegabilmente tocchi una corda nascosta che gli faccia aprire gli occhi.
La mente umana è complicata è insondabile e magari cambiare medico, medicine o psicologo può a volte cambiare anche l'approccio del paziente alla cura.

Ma non è tua prerogativa la sua guarigione. Non dipende da quello che tu desideri.

Pensa che almeno la possibilità di ritornare a stare molto meglio c'è e la depressione come pure l'alcolismo sono curabili; mentre l'Alzheimer o la Sclerosi multipla non ti danno scampo.

Il mio consiglio quindi rimane quello di vivere la tua di vita e cercare di ritagliarti momenti di soddisfazione e positivi che siano solamente tuoi.

Ti consiglio di inviare un messaggio privato a Merla, così quando rientra nel forum, si accorgerà subito di te e del tuo post.

Ciao.
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Come aiutarla (e aiutare me stessa...) Empty Grazie.

Messaggio  clara Lun Ago 17, 2009 1:31 am

Grazie molte per aver capito, Anthea. Ci sono momenti in cui è dura, durissima. Così come poi ci sono momenti in cui si vede un pò di luce...sono i momenti stessi in cui sentiamo che le nostre ferite si alleviano e trovano una ragion d'essere. Io li aspetto... Notte flower

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Come aiutarla (e aiutare me stessa...) Empty aggiungo una nota...

Messaggio  clara Lun Ago 17, 2009 2:13 pm

sono appena passata a casa sua. Le ho trovato di nuovo la bottiglia di vino. Mi fa schifo. Stavo per ammazzarla di schiaffi. Il bello è che stanotte ha un turno a lavoro, come dobbiamo comportarci? aspettare che la caccino? o impedirle di andare a lavoro? siamo esasperati.

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Come aiutarla (e aiutare me stessa...) Empty Ciao Clara

Messaggio  merla Lun Ago 17, 2009 6:58 pm

ti rispondo, un po' velocemente, perchè sono appena tornata, magari poi domani o più avanti vedrò di essere un po' più articolata.

Mi stupisce una cosa (anche se può essere che non sia così, ma semplicemente un particolare che lei non vi ha riferito): come mai le è stata diagnosticata la depressione e non l'alcolismo o etilismo?

Premesso che alcol e benzodiazepine fanno davvero a pugni, se si tratta di alcolismo mi sembra strano che non le sia stato diagnosticato, tanto più in clinica in quanto l'alcolismo ha una crisi d'astinenza breve e non troppo intensa, ma che si manifesta in ogni caso.

A parte questo, un veloce veloce consiglio, poi appunto con più calma cercherò di spiegarmi meglio. Che sia depressa e/o etilista la rabbia è inutile. ancora più inutile è cercare l'alcol e poi arrabbiarsi o buttarlo. Tanto lei sarà sempre più abile a procurarselo e nasconderlo.
e la rabbia sfinisce in primo luogo chi la prova, crea rancore e rende ancora più diffidente la persona a cui si rivolge.

Lasciate che vada al lavoro (magari non lasciandola guidare) e lasciate che ne paghi le conseguenze.se capitasse. Sembra una risposta dura ma ti assicuro che è l'unica cosa fattibile: è l'etilista o il depresso a dover rendersi conto del suo stato e del suo problema e a cercare una soluzione. Le persone vicine possono solo fornire affetto e presenza nei momenti difficili. Colpevolizzare è inutile e avvelena il sangue.

Però magari potresti chiedere aiuto tu stessa: ci sono dei gruppi di Alanon (parenti degli alcolisti anonimi che si riuniscono parallelamente agli alcolisti anominimi) dove potresti trovare persone che convidividono e affrontano lo stesso problema. Oppure cercare un altro tipo di supporto psicologico. Purtroppo non ci sono altre alternative: una persone vicina depressione e/o alcolista, inevitabilmente crea delle difficoltà a chi gli sta accanto e più i suoi problemi sono gravi (o meglio meno ne è consapevole) più le persone accanti ne soffrono e rischiano a loro volta di """"ammalarsi"""".

Ora vado, magari la prox volta mi dilungherò un po' di più anche sulla mia esperienza.


ciao e in bocca al lupo

merla

PS: cmq l'alcolismo è una malattia paro paro quanto la depressione..
PPS nei paesi poveri ladepressione è diffusa forse non quanto nei paesi ricchi ma è diffusa e si sta anche là diffondendo sempre più. La differenza sono i sintomi: in una situazione diversa, con priorità diverse dalle nostre il priciple sintomi della depressione diventa la stanchezza fisica, e magari non viene immediatamente diagnosticata in quanto tale. Saluti alla speaker Very Happy:D:D:D:D:D:D
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Come aiutarla (e aiutare me stessa...) Empty troppo tardi...

Messaggio  clara Lun Ago 17, 2009 7:17 pm

ero in giro col mio ragazzo, sono passata davanti alla sua macchina sfondata. I poliziotti, la gente che guardava curiosa, lei strafatta dsi tavor e alcol. Oggi una bellissima giornata...non vi racconto il resto. Sono stata dura con lei e molto. Guardate, forse devo solo starle lontana perché non riesco a stare calma con lei, tanto più che ha il coraggio di fare l'aggressiva! Le ho chiesto di restare a casa con me fino a domani ma non c'è stato verso di farla rimanere. Ora è andata mia mamma da lei ma anche lei è stanca, abbiamo tra l'altro un'altra zia che ha un brutto male, come faremo? Io la odio. Oggi poteva ammazzare qualcuno. Il Signore. - c'è? - l'ha graziata. Mi consigliate per favore una brava psicologa (o psicologo) dalle parti di Roma cui potere andare il sabato?

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Come aiutarla (e aiutare me stessa...) Empty Re: Come aiutarla (e aiutare me stessa...)

Messaggio  suggestione Lun Ago 17, 2009 10:21 pm

Se non provi un sentimento positivo per quella persona, perché dovresti sentirti in obbligo d'aiutarla?

Quella persona farebbe lo stesso nei tuoi confronti?

Che cosa ti spinge a fare ciò che stai facendo?

In che modo pensi di esserle veramente utile, hai le capacità per farla ritornare una persona normale?

Chi pensi di essere per prenderti tutte queste responsabilità, hai qualche particolare abilità che ti permette di agire in quelle situazioni?

Questa sequenza di domande, servono per fare chiarezza sulla situazione.
Solitamente la confusione è un ambiente molto fertile per i sentimenti negativi.
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Come aiutarla (e aiutare me stessa...) Empty Re: Come aiutarla (e aiutare me stessa...)

Messaggio  clara Lun Ago 17, 2009 10:52 pm

mi sento in obbligo, sì è vero...e ho anche sensi di colpa per oggi...magari avrei potuto...no...Non credo lei farebbe lo stesso, non lo so, non me lo sono chiesto...Quello che mi spinge a fare ciò che faccio è la paura. E' saperla sola completamente sola dentro una casa con tutte quelle pasticche nel cassetto. E la voglia di bere.
No, non ho le capacità di farla tornare una persona normale. Pensavo di poterla aiutare con l'affetto e la vicinanza, questo sì.
Hai inquadrato perfettamente: ormai mi sono quasi convinta di avere un ruolo determinante in questa situazione anche se so che non è così. E' un meccanismo diabolico e guarda caso oggi proprio io per caso mi sono vista davnti quella scena! Incredibile...mi ero rasserenata e convinta di dovermene fregare un attimo prima e dopo mi ritrovo dai vigili urbani. Fantastico. Mi aiutate a capire quale può essere un centro di recupero buono nel lazio? Tipo un centro dove possa lavorare manualmente e non stare lì a imbottirsi di roba?
Ragazzi sono a pezzi,,, Like a Star @ heaven Un milione di piccoli pezzi. Grazie cmq

clara

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Messaggio  merla Mar Ago 18, 2009 10:46 am

Clara, in realtà centri di recupero buoni sono abbastanza rari per l'alcolismo, e la maggior parte delle persone che riesce a uscirne, riesce anche soltanto affidandosi ai sert o ai vari gruppi di auto aiuto (tra cui gli alcolisti anomini che ha aiutato molte persone).

Come ti ha accennato anthea ho avuto problemi simili in famiglia con mia mamma, e leggendoti mi sembra di risentire la mia ansia causata da certe situazioni.
Innanzitutto preoccupati del tuo benessere psichico e dopo del suo: si tratta di un problema che necessita di aiuto esperto e non sei in grado e soprattutto non devi risolvere tu.
è una malattia e punto: se si trattasse di polmonite non saresti tu a sentirti in dovere di guarirla e se le offrissi il tuo aiuto o la tua presenza per starle vicino e lei rifiutase probabilmente non ti faresti tanti problemi.

Cerca piuttosto un aiuto per te, per non entrare nella spirale degli amici/parenti di chi ha problemi di dipendenza, in modo da capire che la sua aggressività o il suo modo di farvi sentire in colpa o altro sono sostanzialmente un sintomo della sua malattia e quindi non devono scalfirti più di tanto. Mi rendo conto, per averlo sperimentato personalmente, che non è una cosa semplice, ma è l'unica cosa utile.
Se innanzitutto non esci tu da certi meccanismi non hai modo di esserle d'aiuto: l'ansia e la rabbia che crea in te, è già una manifestazione (comunissima) del fatto che anche tu, pur non bevendo e non avendo più di tanto voce in capitolo, sei già entrata nella spirale dell'alcolismo.
L'unica cosa buona che puoi fare è staccarti il più possibile ed uscire da questa spirale, altrimenti sarai sempre più arrabbiata, ansiosa, preoccupata e perderai un sacco di tempo che invece potresti dedicare proficuamente al tuo benessere ed eventualmente una volta tranquilla, ad aiutarla.

Detto schiettamente: ha avuto un incidente, e per fortuna non s'è fatto male nessuno. COnsiderata la situazione (guida in stato di ebbrezza) probabilmente le sospenderanno la patente (che in generale è solo un bene) e le proporranno di farsi seguire da qualche sert o da quale che struttura simile, almeno in genere dovranno fare così.
A questo punto sta a lei scegliere, innanzitutto pagandosi la prima conseguenza della patente sospesa che in ogni caso è una cosa che può essere pesante, e in secondo luogo decidendo se e come farsi seguire.
TI ha chiesto lei di cercarle una struttura adeguata?
Se sì, fai bene, ma in genere le persone che meglio possono indicare tali strutture sono i medici e i sert. Se invece è una tua iniziativa, lascia perdere, deve partire da lei altrimenti perdi tempo e accumuli frustrazione.
Prova invece a dedicarti a te stessa. Tanto più che nel momento in cui lei decidesse di farsi aiutare il percorso sarà lungo e probabilmente faticoso, ci saranno probabilmente ricadute e proprio lì servirà starle vicino. Arrabbiarsi è inutile, anche perchè passa un messaggio di sfiducia e si accumulano rancori e sfiducia da parte sua.
Prova, per un attimo, a pensare di aver tu avuto un incidente con cotante conseguenze, a causa di una malattia di cui non sei consapevole: "servirebbe a qualcosa vedere la rabbia e l'ansia nelle persone che ti stanno vicine? Avrebbe una qualche utilità renderti conto che le persone che ti sono attorno non credono che tu possa risolvere il tuo problema?' Penso nessuna se non ad accumulare rancore. è adulta e maggiorenne, e se vuole risolvere, ti assicuro che risolverà, voi potete solo starle a fianco ma non indicarle strade che "dovrebbe" prendere o simili. Sei davvero sicura che lei sia meno consapevole di te del problema? Non è mai così.


Scusa la schiettezza, ma in quello che scrivi rivedo me stessa tanti anni fa, mi pare di riascoltare chi mi diede gli stessi consigli con la stessa schiettezza (e ti assicuro che non li mandai giù tanto facilmente) ma sono anche consapevole ad anni di distanza che erano le cose giuste da dire

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Messaggio  Stef Dom Ago 23, 2009 11:47 pm

Non è tanto un fatto generico di amore verso quella persona, ma di amare.
Voglio dire amare come fare, agire, fare qualcosa di concreto.
Le cose concrete sono aiutarla solo per quel che puoi e solo per quello che a lei fa bene (non quello che pensi tu che faccia bene a lei).
E' facile giudicare una disgraziata e darle addirittura la colpa, ma tu puoi vederla dal di fuori, non dal di dentro.
In tutto questo devi avere cura di te, sia dal punto di vista fisico che mentale. Non puoi stressarti più di tanto (anche per aiutarla serenemante e sapientemente).
Per il resto ti rimando a quello che ha già detto merla.
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Messaggio  clara Lun Set 28, 2009 1:48 pm

se non mi sono scomodata a rispondervi neanche più...è che ho passato, dopo l'incidente, una settimana da vero incubo, un vortice orrendo da cui ringrazio il cielo di essere uscita, perché sono stata accanto a lei, io e mamma neache mangiavamo per non abbandolnarla, e l'unico momento - momento quindi 5 minuti - in cui ci siamo trovate lontane - di stanza- l'abbiamo setita cadere dal letto e quasi esanime perché chissà che si era ingurgitata. Insomma, non è semplice tener fede ai buoni propositi di abbandonare una persona...insomma purtroppo si vorrebbe ma non si può, moralmente non ci si riesce, no? comunque ora si trova in una struttura e dice di sentirsi bene, le piace come la stanno curando e...non ne voglio neanche più parlare...
Oggi, al di là di quello che è, ossia la tranquillità di saperla affidata a qualcuno di competente, e al di là di quello che sarà - e che non voglio neanche sapere perché la mia famiglia è molto prostrata da questo e da altri problemi purtroppo, e possiamo dire che la fortuna ci abbia un pò abbandonato, diciamo - voglio fare una riflessione su come queste esperienze ti cambino la vita:
io mi sento una persona diversa. Forse solo ora sento davvero il dolore, perché prima, troppo presa ad evitare la morte e parare i danni, non ci avevo neanche fatto caso, a come a un certo punto la nostra vita possa entrare dentro un incubo. Oggi ho la consapevolezza che tutto quello che ho visto mi, ci rimarrà dentro per sempre, lascerà e lo ha già fatto, dei segni indelebili di dolore. E quando sento parlare le persone, il loro bla bla bla sicuro sulla vita e le sue cose, taccio, e non mi associo, perché sento di avere dentro qualcosa in più, un dolore profondo che mi ha fatto crescere, forse non come avrei voluto ma di certo mi ha stancato e cambiato...e che mi fa gettare uno sguardo diverso sulla vita.
Io so che questo mio dolore è condiviso, e per questo non muoio dentro... io spero che il mondo possa riservare a tutti quelli che hanno vissuto la nostra esperienza di vicinanza a queste persone, cambiando per sempre, possano essere serene prima o poi... Un saluto.

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Messaggio  Viola Lun Set 28, 2009 10:05 pm

Si, che queste persone, possano essere serene prima o poi....
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