equivoco

ciao a tutti sono dario 50 anni a luglio. vi risparmio il noioso menatone sulla mia vita inconcludente e il mio stato di precario a vita. sono circa 20 anni che soffro di disturbi mentali (psicosi e depressione) e frequento uno psichiatra con risultati abbastanza positivi (psicoterapia + farmaci).
quello che vorrei dire è che spesso viene confuso uno stato di profonda tristezza e infelicità esistenziali con la malattia che è la depressione.
dico questo perché sono stato depresso ma adesso non lo sono e tuttavia sto male e ciò è dovuto alla mia situazione:piango spontaneamente, tendo a non fare le cose,trovo il presente faticoso e doloroso (anche per una malattia fisica), vedo nel futuro lo zero assoluto. credo che questo sia dovuto alla mia condizione di vita, di cui sono io solo il responsabile: infelicità e totale assenza di motivazioni, solitudine quasi totale. non credo che questa sia una malattia, ma solo una vita che preferirei non vivere. ciao a tutti

Ciao beccaccino69,
è vero che non è sempre facile discriminare una condizione e definirla patologica anziché riconoscerla come una situazione "obiettivamente" faticosa. Comunque, si può anche vederla così: se si percepisce la fatica e il disagio, l'organismo segnala una predisposizione a rispondere in qualche maniera modificando qualcosa del suo modo di adattarsi, altrimenti questa percezione non si darebbe.
Forse non è neanche sempre così importante decidere che una certa condizione sia o meno "malata" per intervenire allo scopo di ristrutturarla, o almeno provarci, e creare uno stato di relativo maggiore benessere con i mezzi che sono disponibili. E' plausibile riconoscere quasi sempre un intreccio di fattori dell'ambiente e della persona che danno poi come risultato una certa sofferenza o difficoltà.
Una sofferenza in sé e per sé potrà essere "fisiologica", ma secondo me probabilmente alla lunga genera il terreno ideale per una serie di effetti, distorsioni o vincoli del modo di pensare e di vivere, che viene spontaneo provare ad alleviare o superare con gli strumenti che sono disponibili, senza darsi necessariamente la priorità di attribuire colpe o responsabilità.

Ciao Beccaccino ,assolutamente tutto ciò che hai scritto non fa una piega. Quello che posso farti notare è che la demotivazione deriva da un susseguirsi di pensieri e rimuginii mentali che ti conducono alla sofferenza psichica ;riporta L attenzione su te stesso e non su gli eventi esterni limitanti ;trova la consapevolezza dentro te ,con delicatezza e senza giudicarti,di diventare per alcuni momenti della giornata osservatore del tuo corpo e della tua mente ;ogni tanto porta L attenzione all atto della respirazione e prendine consapevolezza .Arriverai ad un punto in cui riuscirai a far fluire i pensieri negativi ,a non trattenerli e a far sì che il tuo ego non li alimenti ancor più :solo a quel punto puoi scorgere quelle vibrazioni di entusiasmo interno e quell energia vitale che noi tutti abbiamo innati .Come dicevo a Canterel mi sto avvicinando alla mindfulness proprio ora e con le sue tecniche sto ottenendo ottimi risultati ...finalmente non sono più una cosa sola con i miei pensieri !lo spostamento dell attenzione ,dalla mente al corpo e dal passato/futuro al momento presente risultano essere le chiavi di tutto ma ci vuole un sacco di dedizione e di pratica .Sto solo condividendo qualcosa che a me porta giovamento