il vuoto da troppo tempo

Ciao a tutti. premetto di non aver mai scritto o frequentato un forum, ma dopo l'ennesima ricaduta mi sono imbattuto in questo sito. Ho 22 anni e mi sento semplicemente svuotato. E' ormai da 4 anni che convivo con un vuoto dentro di me che mi ha portato spesso a pensare al suicidio; non c'è mai stata una vera e propria causa, semplicemente c'è e basta. Questo malessere mi porta spesso a rimanere solo con me stesso, in quanto sono portato a pensare sempre male delle altre persone, a ritenerle cattive o comunque a giudicare inutile quello che fanno. Non mi sono mai rivolto ad uno psicologo perché personalmente non me lo posso permettere e comunque mi vergognerei molto. Ho appena chiuso una storia con una ragazza durata 2 anni, con lei sono stato davvero felice e in qualche modo mi ha permesso di distrarmi dal mio "vecchio amico". Studio filosofia, materia che in qualche modo non aiuta a sciogliere le proprie inquietudini, e, come direbbe heidegger, cedo di soffrire dell'angoscia dell'apertura dell'essere nei confronti del non poter mai essere qualcosa di definitivo. Non so perché ho scritto, il fatto che mi rivolga ad un pc invece che ad una persona la dice lunga. Sto molto male

Ciao, furia. Anche se ti stai rivolgendo a un pc, ti stai comunque relazionando con delle persone, e spero che questo potrà portarti un po' di sollievo. Filosofia è una materia stupenda, inutile dirlo. Chi sono i tuoi filosofi di riferimento, se ne hai? Ieri stavo sfogliando "Il mito di Sisifo", e sto accarezzando l'idea di rileggerlo.

Ciao Madama, credo anche io sia una disciplina "speciale". Sicuramente il primo filosofo che mi colpì fu Nietzsche, per la potenza distruttiva del suo pensiero, negli ultimi due anni credo che la mia impostazione abbia curvato in senso heideggeriano, per ora è sicuramente lui il mio riferimento. Trovo però che sia molto sottovalutata la riflessione di Hannah Arendt in "Vita Activa", soprattutto per i possibili risvolti positivi che potrebbe apportare ad una società tecnicizzata come la nostra.

E quando ci grazierai con uno scritto tuo? Che è solo un modo per chiederti se scrivi. Io (sarò onesta), ho provato a leggere Heidegger e non ho capito nulla. Un'altra cosa che non capisco è perché dovresti vergognarti di andare dallo psicologo, dal momento che sei conscio di un malessere in te così debilitante; un malessere di cui non hai nulla da vergognarti.

Si Madama scrivo, ma non in maniera sistematica. Qualche pensiero qua e là ma nulla di più. Heidegger è molto enigmatico dal punto di vista del linguaggio appunto perché non utilizza il linguaggio tradizionale della filosofia, questo perché, sintetizzando al massimo, ritiene che il linguaggio utilizzato in 2500 anni di filosofia occidentale sia inficiato da un errore di fondo costituito dalla mancata presa di coscienza della differenza ontologica. Anche io all'inizio non capii molto di questo autore, ma per fortuna trovai un buon professore!! Non saprei spiegarti il perché del mio senso di vergogna verso la possibilità di uno psicologo. Forse è la vergogna a parlarne con qualcuno in generale perché parto sempre dal presupposto che nel periodo in cui viviamo sia molto difficile un dialogo che sia tale, cioè una trasmissione di empatie per una crescita reciproca. Credo sempre che si, formalmente i dialoghi esistono, ma alla fine ogni individuo rimane sempre con le proprie idee, rigido come un monolite. Quanti anni hai? Anche tu studi?

E' condivisibile il tuo pensiero riguardo agli psicologi, e alle persone in genere. Qualche giorno fa postai, nella sezione off-topic di questo forum, la seguente citazione(di Amiel):
"La società umana assomiglia alla conversazione di inconsapevoli sordi, in cui tutto è soliloquio con l'aria del dialogo.
(....)
Per le cose fondamentali della vita siamo sempre soli, e la nostra vera storia non è quasi mai decifrata dagli altri. La parte migliore di questo dramma è un monologo, o meglio un intimo dibattito fra Dio, la nostra coscienza e noi(...)il nostro nucleo più prezioso non si rivela mai".
Ciononostante, se si è fortunati, può capitare di incontrare uno psicologo in grado di ascoltare nel senso più alto della parola.
Io ho compiuto 28 anni da poco. Ho dovuto lasciare gli studi per mancanza di soldi.

Mi dispiace molto, cosa studiavi? sempre se ti va di dirmelo ovvio. Vedo che comunque non sei una profana in fatto di filosofia

Studiavo lettere. Conosco la filosofia solo a livello superficiale, come praticamente tutto ciò che conosco..ma il "diario intimo" di Amiel è stata una delle letture più interessanti che abbia fatto negli ultimi tempi. Se non l'hai letto, te lo consiglio

se non avessi scelto filosofia avrei fatto sicuramente lettere moderne. Darò un'occhiata di sicuro, grazie del consiglio

Penso che tu abbia fatto un'ottima scelta. Tu che libro mi consiglieresti, tenendo presente le mie deficienze intellettuali?

ultimamente non ho letto molti libri scelti da me proprio perché ho già abbastanza libri da preparare per esami. Mi è però rimasto nel cuore Revolutionary Road di Yates, veramente intelligente come libro

Lo conosco di fama chiaramente, ma non l'ho mai letto. Lo farò. Grazie!

Osserva il tuo nickname, Furia.

Pensaci un attimo, perché lo hai scelto?

Se osservi, l'emozione che ti ha portato a scegliere Furia, potrai capire come la tua depressione nasca dalla solitudine. Secondo il mio punto di vista, questi anni, ti vedono solo e ti fa male.

Vorresti che un amore fosse ora nel tuo cuore? Forse, si. Forse, semplicemente, il silenzio del cuore ti fa male. Magari non ci pensi. Magari, la 'voce' degli autori che stai studiando, riempie quel silenzio ma lo fa veramente? Davvero riempie in modo pieno l'anima?

Io ho percepito una rabbia grandissima per la solitudine che stai vivendo in questi anni di studio all'Università.

Pure: così come hai trovato tempo fa una ragazza, penso che accadrà di nuovo.

E quando accadrà, forse, questo sentimento di depressione scomparirà.

§

In questi giorni, tieni duro.

(E' importante).

Concordo con te Pavely quando dici che ho una grande rabbia dentro, sono una persona molto conflittuale e spesso dura con se stessa. La solitudine che provo la sento anche quando sono con altri, ed è frutto comunque di scelte che ho fatto. Scelte che un ragazzo di 22 anni non è solito fare in una società come la nostra in cui la cosa importante, ti trattino bene o male, l'importante è continuare a sorridere, sapere di tutti ma conoscere nessuno.