Grossi problemi esistenziali

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Messaggio  richarson Mer Dic 30, 2015 6:01 pm

Buonasera a tutti.
Sono una persona di 54 anni in piena crisi esistenziale.
Da quattordici anni sono in cura con psicofarmaci. Inizialmente mi fu diagnosticato un disturbo depressivo, ossessivo-compulsivo. L'ultima diagnosi è stata disturbo bipolare di tipo 2.
Ho preso di tutto. Attualmente sono in cura con daparox, sulamid, trittico e depakin.
Una vita d'inferno. Sono sposato con un figlio. In realtà io non ci sono in casa, vivo nel mio mondo triste. I contatti con i miei familiari sono spesso scontri e litigate. Da qualche anno poi con l'arrivo della crisi, mi è andato tutto in rotoli. Io dovrei tirare fuori gli attributi per uscire da questa melma ma non ho le forze. Vedo tutto nero, preoccupato tutto il giorno. Ho perso capelli ed ho acquistato chili. Facevo un sacco di sport, ora non ho nemmeno la forza di allacciarmi le scarpe. La mia testa vagheggia nel nulla. Non riesco a stare concentrato su un lavoro per molto tempo. Lo psichiatra mi tiene sotto stretto controllo. Ha paura che tenti il suicidio che capisco per lui rappresenti una sconfitta ma per me una liberazione.
La paroxetina ha ridotto il mio organo genitale in un pendaglio adatto solo ad orinare. Sono diversi anni che non faccio più sesso. La mia libide è sotto zero.
Io non credo che guarirò mai. Sarei più utile per la mia famiglia da morto che da vivo. Perché c'illudono che si può uscire fuori da questa situazione, quando sanno benissimo che non si può? Perché ci danno sedativi su sedativi, riducendoci in larve incapaci perfino di pianificare la nostra fine e ci costringono a vivere in questa non vita?

richarson

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Messaggio  alfredo Mer Dic 30, 2015 6:26 pm

Ciao Richarson
Ho letto la tua lettera e sono rimasto un pò sgomento .
Dici di essere in piena crisi esistenziale .....

La diagnosi che ti ha fatto il medico è :
disturbo depressivo, ossessivo-compulsivo. L'ultima diagnosi è stata disturbo bipolare di tipo 2.
E questo è quello che la mente e il corpo manifestano , in relazione al disagio che stai vivendo .

Puoi dire , se ne sei consapevole ,  quali sono stati i motivi , le cause  che ti hanno portato a questo stato ?

A volte , conoscendo le cause si può agire sui pensieri che hanno determinato certi comportamenti e possibilmente trovarne altri più adattivi .
Saluti
Alfredo

alfredo

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Messaggio  richarson Gio Dic 31, 2015 6:45 pm

Le cause precise non riesco ad individuarle. Fino a 40 anni ho vissuto in modo normale. Certo avevo alti e bassi come tutti. Dopo il crollo. Credo che lo stress da lavoro abbia fatto traboccare il vaso. Ho iniziato a svegliarmi tutte le notti alla stessa ora e non riaddormentarmi più. Ho iniziato a litigare con tutti, ad avere esplosioni d'ira incontrollate. ora sono una larva imbottita ed intontita dai farmaci.

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Messaggio  alfredo Gio Dic 31, 2015 8:17 pm

Ciao,
ti dispiace se provo io a cercare le cause?
Soffrire senza sapere perchè mi farebbe sentire malissimo e farei di tutto per scoprirlo .

Dici :
Credo che lo stress da lavoro abbia fatto traboccare il vaso. Ho iniziato a svegliarmi tutte le notti alla stessa ora e non riaddormentarmi più. Ho iniziato a litigare con tutti, ad avere esplosioni d'ira incontrollate.

l'ambito nel quale ti sembra sia avvenuto il crollo è il lavoro.

Parto dal presupposto che tu sia un dipendente ,
nel caso che effettivamente tu lo sia, hai subito una serie di ingiustizie , richieste inaccettabili ?

le tue necessità , in che modo venivano accolte ?
come tu accoglievi le richieste degli altri?

alfredo

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Messaggio  Pavely II Sab Gen 02, 2016 12:41 pm

Richarson... mi dispiace tantissimo di leggerti così.

§

Vorrei darti il mio punto di vista.

Tu dici che fino a 40 anni è andato tutto bene.

Poi, lo "stress da lavoro" ti ha portato a litigare con tutti...

Ecco: io vorrei dirti che questa espressione "stress da lavoro" non mi convince pienamente e penso che sia qui la cosa che stiamo cercando.

In verità, io penso questo: e se fosse stato perfezionismo?

Tento di spiegarmi: tu dici che hai fatto molto sport. Quindi, avevi una cura di te molta alta. Ti curavi, ti piacevi, sentivi di poter fare cose, di fare le cose b e n e (non so se riesco a rendere l'idea).

La mia opinione è che ad un certo punto non ce l'hai fatta più a far quadrare perfettamente il cerchio e le cose ti riuscivano non come volevi. Anzi: più non erano perfette, più, magari, ti inca§§avi e prendevi a male parole chi era vicino a te e li mandavi a fanc§§o.

Non posso sapere se ho ragione a dirti questo. Però, ciò che vorrei dirti è una cosa.

Cioè: la chiave qui mi appare l'amicizia.

Dico: quel modo di essere cooperativo, di dare una mano, di aiutare chi ti è accanto, di non arrabbiarti, di essere accomodante.

Hai smesso di esserlo - ovviamente per me... se posso esprimere più o meno ciò che penso... - e ti sei focalizzato sul lavoro con grandissima forza.

Nei fatti, però, proprio l'amicizia ti permette di lavorare.

Sono le "relazioni umane", che ti permettono di trovare lavoro: da che mondo è mondo, le persone ti assumono veramente se sanno chi sei, ti danno lavoro perché sei un amico, perché sanno che ne hai bisogno...

CHi è "solo", chi non ha amici, anche se è bravissimo - penso a Mia Martini o tanti esempi di persone che si sentivano sole... non so... ad esempio Leonardo da Vinci e così via... - difficilmente riesce a lavorare.

PIù che la depressione in sé... io, leggendoti, mi sono chiesto: ma perché non riesce a capire che il lavoro nasce dall'amicizia?

Cioè: che si lavora b e n e solo con gli amici?

Hai mai ragionato quanto ca§§o può essere complicato lavorare con una persona a cui non puoi dare del tu?

QUando sia complicato stare 10 ore con una persona che non ti è amica? Che magari è anche capace di criticare ogni cosa che fai?

§

La mia idea è che nei tuoi 40 anni, a lavoro, probabilmente, hai visto perdere le amicizie.

E più che focalizzarti a capire il perché... hai cominciato a reagire, a smadonnare, a dire: "Ce la posso fare da solo..."

Mmmhhh... nuuu... no. Non penso che nessuno duri poi molto se pensa di potercela fare da solo.

§

Pensa ai tuoi amici ora.

Riparti da loro.

E se non ne hai: prova a prendere un foglio e a scrivere, in calligrafia, "Perché?".

§

Chiaramente, se ho detto tutte sciocchezze, non ti arrabbiare.

Ti stringo la mano.

Ti incoraggio a resistere...


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Messaggio  richarson Sab Gen 02, 2016 4:20 pm

Vi ringrazio per le risposte. Sia Alfredo che Pavel avete dato delle risposte complete, non banali e non semplici. Credo siete andati molto vicini alla realtà.
Io lavorato un po' di tempo come dipendete e molto come libero professionista. Il mio ambito lavorativo è l'edilizia, un settore difficile, spesso privo di regole precise, in cui i contatti umani sono difficili per la variegà delle maestranze, per il livello di cultura delle stesse e perché da sempre l'edilizia è spesso il ricettacolo di lavoratori di basso rango.
Io pur essendo libero professionista ho sempre lavorato con un rapporto da subordinato per grosse imprese e seguivo cantieri e commesse importanti.
Caratterialmente son sempre stato un perfezionista, pignolo e scrupoloso. Sono una persona fin troppo onesta ed incorruttibile e quello che può sembrare un pregio (e lo è) nel mio settore spesso rappresenta un limite. Quando si ha a che fare con squadre di subappaltatori, con capitolati e contratti, l'essere troppo ligio e rispettoso degli stessi, provvoca attriti, discussioni, litigi. Per me uno più uno ha sempre fatto due e mai due e qualcosa e nemmeno 1,99. In quest'ottica mi sono sempre ritrovato a combattere perché ciò avvenisse, ad avere furiose liti con tante persone che magari pretendevano di più per il proprio operato. Con in colleghi la competitività era elevatissima. Sono un perfezionista che doveva lavorare in un ambito in cui la perfezione è spesso un miraggio. Si lavorava tantissimo, in media 250 ore al mese ma con picchi anche di 270. Anni ed anni di lavoro così stancano e credo che il crollo sia dovuto principalmente a quello. Paradossalmente ora che non faccio più vita di cantiere ma svolgo la libera professione, mi manca quel mondo. Adesso ho molto più tempo libero per me, ma forse l'abbassamento dell'adrenalina conseguente al basso stres attuale, mi fa sentire quasi inutile. Anche l'aspetto economico non è marginale. Prima lavoravo molto ma guadagnavo anche tanto ed avevo un buon tenore di vita. Adesso guadagno molto meno e non ho più la sicurezza economica di una volta. In più quando sei abituato ad un certo tenore di vita, tornare indietro costa molta fatica.
Ha ragione Pavel, conta l'amicizia, le conoscenze per lavorare. Io in questi ultimi anni ho fatto tavola rasa delle mie amicizie. Mi sono isolato sempre di più.

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Messaggio  richarson Sab Gen 02, 2016 4:34 pm

Lo sport?
Si ho fatto molto sport perché mi piaceva sentirmi attivo e perché dovevo sfogare la mia energia. Tutti sport faticosi. Sono passato dal motocross, alla pesistica, al running, al ciclismo. Sono sempre stato molto competitivo. Per la stessa dinamica perfezionista e malata che mi condiziona, ho sempre puntato al massimo delle prestazioni senza pensare ai miei limiti fisici ed alle mie caratteristiche fisiologiche.
Il poco tempo che avevo a disposizione, mi costringevano ad allenarmi in orari e condizioni estreme.
Passati i 50 anni ho iniziato ad accusare. Le pulsazioni cardiache si abbassano naturalmente anno dopo anno e le prestazioni calano. Difficile per uno come me accettare il nuovo stato delle cose. Poi gli psicofarmaci, l'aumento di peso, la perdita d'interesse e di emozioni, insieme a due ernie al disco, hanno fatto il resto. Ora mi viene il fiatone anche se cammino più velocemente.
La sconfitta, il fallimento della mia persona in ogni ambito mi porta a pensare che forse farei meglio a dire basta.

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Messaggio  Pavely II Sab Gen 02, 2016 6:52 pm

Richarson, perdonami, però vorrei dirti questo: è incredibile come tu legga dentro di te così bene.

Quando ho scritto "perfezionista" temevo di aver fatto un azzardo... e invece incontro una persona che si conosce perfettamente.

§

Sai cosa penso...?

Io non riesco a capire perché non torni a quel mondo che tanto amavi.

E se la depressione nascesse proprio perché l'hai abbandonato?

A volte, penso che la depressione possa nascere da u n a, dico u n a, scelta sbagliata.

E se lasciare quegli orari, quell'"adrenalina", quel mondo... sia all'origine del tuo dolore?

Ovviamente, nessuno può saperlo.

Volevo solo dirti che è una sensazione che ho.


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Messaggio  alfredo Dom Gen 03, 2016 12:17 am

Sto cercando di mettere insieme le informazioni per farmi un quadro d'insieme , ma lavorando in un altro settore , non conosco bene le dinamiche del settore edile , anche se posso immaginarle.

Se non ho capitto male , hai svolto il ruolo di costruttore che dirigeva i vari lavori , per consegnare il prodotto completo , finito di tutto . Quindi occupandoti dei risultati dei vari lavori condotti da ditte o lavoratori autonomi . E' cosi'?
Eh , un compito parecchio impegantivo .

poi : "ora che non faccio più vita di cantiere ma svolgo la libera professione " .
Quindi hai deciso di ridimensionare la quantità delle responsabilità che ti tenevano eccessivamente sotto pressione ,

è cosi' ?

..."Adesso ho molto più tempo libero per me, ma forse l'abbassamento dell'adrenalina conseguente al basso stres attuale, mi fa sentire quasi inutile."

Facendo il geometra?





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Messaggio  richarson Dom Gen 03, 2016 1:52 pm

Le mie scelte sono state dettate dal mercato e dalla crisi economica che ha colpito il settore. La ditta in cui lavoravo, insieme a molte altre, hanno cessato l'attività per la crisi nel settore immobiliare. Così ho dovuto rimediare a fare la libera professione. Solo, in un ufficio, con fogli e fogli da compilare, con grosse difficoltà a riscuotere, ecc, ecc. Pavely dice "perché non riprendi la vita di prima?". Magari dico io. Magari potessi occuparmi di nuovo di un grosso cantiere, seguirlo dalle fondazioni alla consegna delle unità. Magari, ma per ora non mi è stato possibile perché a fronte di pochi lavori c'è una richiesta impressionante di lavoro di tecnici di cantiere.
Io sono tre anni che sono fuori dal cantiere e non credo sia facile alla mia età, nonostante i 35 anni di esperienza, ritornarci. Oggi l'offerta si dirige soprattutto verso ingegneri, e la flessibilità impone la necessità di doversi adattare a lavorare anche lontano da casa per mesi ed anni.
Il senso d'inutilità di adesso deriva dal fatto che sostanzialmente a me non piace fare la libera professione di geometra. Ero abituato a veder realizzare qualcosa di concreto, a discutere, a litigare anche, ad avere a che fare con acquirenti, dirigenti, ecc. e trovarmi alle prese con la burocrazia tipica della professione, mi rende triste. Anche l'aspetto economico non è da tralasciare. Incassavo mensilmente degli ottimi stipendi, senza considerare ai buoni di fine anno e varie gratificazioni. Oggi non so quando riscuoto e se riscuoto.
Mi sento una specie di disoccupato lavorante.

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Messaggio  richarson Dom Gen 03, 2016 1:58 pm

Devo ringraziare in modo particolare Pavely. Mi ha dato una buona dritta dicendomi che "l'amicizia conta". Sembra scontato ma era un concetto che avevo dimenticato. Mi ha dato una scossa positiva. Devo solo riporre la sciabola di odio, rabbia e vendetta che avevo impugnato e devo cercare di riallacciare i contatti umani, riattivare le vecchie amicizie e conoscenze. Ho capito che da solo non posso farcela ed ho capito anche che per me non è ancora giunto il tempo di passeggiare serenamente nei giardini a godermi l'aria pura. Io ho bisogno ancora di essere pienamente attivo; ho bisogno di scaricare la mia energia. Non posso essere un animale ferito che si rifugia in disparte in attesa di guarire o morire.

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Messaggio  Pavely II Lun Gen 04, 2016 4:27 pm

Si.

Hai proprio ragione.

Pavely II

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