depressione e lavoro

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Messaggio  corolla Mar Mar 31, 2015 5:11 pm

Ho letto questo su facebook (no so se sia tratto da un giornale o se sia una riflessione privata) e volevo condividerlo con voi

"Dicono che il giovane pilota Andreas Lubitz avesse sofferto di crisi depressive e avesse tenuto nascoste le sue condizioni psichiche all’azienda per cui lavorava, la Lufthansa. I medici consigliavano un periodo di assenza dal lavoro. La cosa non è affatto sorprendente: il turbo-capitalismo contemporaneo detesta coloro che chiedono di usufruire dei permessi di malattia, e detesta all’ennesima potenza ogni riferimento alla depressione. Depresso io? Non se ne parli neanche. Io sto benissimo, sono perfettamente efficiente, allegro, dinamico, energico, e soprattutto competitivo. Faccio jogging ogni mattina, e sono sempre disponibile a fare straordinario. Non è forse questa la filosofia del low cost? Non suonano forse le trombe quando l’aereo decolla e quando atterra? Non siamo forse circondati ininterrottamente dal discorso dell’efficienza competitiva? Non siamo forse quotidianamente costretti a misurare il nostro stato d’animo con l’allegria aggressiva delle facce che compaiono negli spot pubblicitari? [...] Adesso i giornali (gli stessi giornali che da anni ci chiamano fannulloni e tessono le lodi della rottamazione degli inefficienti) consigliano di fare maggiore attenzione nelle assunzioni. Faremo controlli straordinari per verificare che i piloti d’aereo non siano squilibrati, matti, depressi, maniaci, malinconici tristi e sfigati. Davvero? E i medici? E i colonnelli dell’esercito? E gli autisti dell’autobus? E i conducenti del treno? E i professori di matematica? E gli agenti di polizia stradale? Epureremo i depressi. Epuriamoli. Peccato che siano la maggioranza assoluta della popolazione contemporanea. Non sto parlando dei depressi conclamati, che pure sono in proporzione crescente, ma di coloro che soffrono di infelicità, tristezza, disperazione."

corolla

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Messaggio  jeanluc Mar Mar 31, 2015 6:53 pm

Smile

Non so chi abbia scritto questo, e neanche con quale intento (anche se a me sembra provocatorio, nel senso buono del termine), ma non mi interessa, perché la risposta che sto scrivendo in qualche modo esula dal tema principale dell'intervento.

Credo che commentare un fatto di cronaca richieda un'attitudine "naturalistica", il fatto dovrebbe essere commentato o riportato nudo e crudo, senza ricami di alcun genere: i giornali tendono a inserire elementi che incuriosiscano i lettori, la vita di Lubitz, la fidanzata, la malattia, etc., mentre chi magari commenta il fatto sulla propria pagina Facebook tende a dare un contributo concettuale per argomentare la propria visione del mondo, far conoscere il proprio "io critico".
Niente di male, in nessuno dei due casi, si sa che i giornali devono vendere, e che sui social in qualche modo bisogna partecipare e farsi conoscere.

Certo è che spingersi a valutazioni così critiche è eccessivo, provocatorio appunto e, a parer mio, foriero di un eccessivo vittimismo nei confronti del "mondo", che non è un'entità nemica, bensì un meccanismo del quale facciamo parte anche noi, nel bene o nel male.



Giornali e social a parte, in quello che è successo non ci vedo niente di nuovo, l'uomo è fallibile, e la depressione non è certo una delle cause esclusive di questa caratteristica, possiamo imparare dall'esperienza e stabilire delle regole nuove per evitare che questi eventi si ripetano (banalmente, assicurarsi che ci siano sempre due persone in cabina di pilotaggio).

Del resto se a Lubitz fosse venuta una fibrillazione e l'aereo fosse ugualmente precipitato non ne staremmo già parlando più, mentre quando Schettino ha sfasciato una nave uccidendo tot persone nessuno si è chiesto chi avesse messo un incompetente in un ruolo dalle così grandi responsabilità.
La magia dell'informazione.

EDIT:
Ho aggiunto il link ad un articolo de "Il post", se non altro ha un approccio originale alla questione, oltre a mostrare un occhio di riguardo per un'intera categoria di malati, cosa che la grande stampa non si è minimamente preoccupata di fare.

http://www.ilpost.it/2015/03/30/andreas-lubitz-depressione/

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Messaggio  corolla Mar Mar 31, 2015 8:52 pm

Ho letto l'articolo e l'ho trovato interessante.
Naturalmente anch'io penso che il gesto del pilota sia qualcosa che va molto oltre un'eventuale presunta depressione.
Mi interessa molto il tentativo del giornalista di circoscrivere o capire meglio cosa è depressione e cosa "depressione", anche perché io stessa capisco di non star bene ma non so se sono depressa o "depressa" e ho delle remore a rivolgermi a dei medici perché penso che anche loro non lo capirebbero. Certo è che ci sono dei periodi in cui mi trovo in difficoltà a svolgere il mio lavoro ma non so come porvi rimedio e ho paura di essere giudicata, pertanto mi sforzo di fare quello che posso con grande fatica e sfinimento.

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Messaggio  lorenzobg75 Mar Mar 31, 2015 9:56 pm

ciao Smile
sono d'accordissimo sulla questione capitalismo-competitività-alienazione che rende la persona un oggetto che produce e consuma...e che cavolo!!,è ovvio che in una società del genere dove i valori umani vengono calpestati in favore del mercato e dalla competizione spietata aumentino a dismisura i malesseri e le forme depressive...stiamo disumanizzando il pianeta e le malattie fisiche e mentali sono in netto aumento...
sono un p'ò meno d'accordo invece sul prendere sul serio le teorie"ufficiali" degli eventi...ricordiamoci che i mezzi di informazione sono in mano e dirigenti legati a doppio filo con le banche d'affari e le massonerie...
ricordiamoci delle bugie schifose dette sull'11 settembre,sulle cure alternative al cancro,sul nucleare,sulla guerra in ucraina,sull'attuale massacro degli ulivi nel sud italia per passare agli ogm della monsanto(perdiamo l'olio d'oliva più buono e sano del mondo in cambio di porcheria cancerogena)...per non parlare dei cambiamenti climatici,effetto serra....insomma ce ne per tutti i gusti quindi ragazzi,OCCHI APERTI SEMPRE...
un video per riflettere... https://www.youtube.com/watch?v=UA5jYUT_MEo
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Messaggio  canterel II Mer Apr 01, 2015 12:13 am

jeanluc ha scritto:Smile

Non so chi abbia scritto questo, e neanche con quale intento (anche se a me sembra provocatorio, nel senso buono del termine), ma non mi interessa, perché la risposta che sto scrivendo in qualche modo esula dal tema principale dell'intervento.

Credo che commentare un fatto di cronaca richieda un'attitudine "naturalistica", il fatto dovrebbe essere commentato o riportato nudo e crudo, senza ricami di alcun genere: i giornali tendono a inserire elementi che incuriosiscano i lettori, la vita di Lubitz, la fidanzata, la malattia, etc., mentre chi magari commenta il fatto sulla propria pagina Facebook tende a dare un contributo concettuale per argomentare la propria visione del mondo, far conoscere il proprio "io critico".
Niente di male, in nessuno dei due casi, si sa che i giornali devono vendere, e che sui social in qualche modo bisogna partecipare e farsi conoscere.

Certo è che spingersi a valutazioni così critiche è eccessivo, provocatorio appunto e, a parer mio, foriero di un eccessivo vittimismo nei confronti del "mondo", che non è un'entità nemica, bensì un meccanismo del quale facciamo parte anche noi, nel bene o nel male.
Giornali e social a parte, in quello che è successo non ci vedo niente di nuovo, l'uomo è fallibile, e la depressione non è certo una delle cause esclusive di questa caratteristica, possiamo imparare dall'esperienza e stabilire delle regole nuove per evitare che questi eventi si ripetano (banalmente, assicurarsi che ci siano sempre due persone in cabina di pilotaggio).

il testo citato da corolla sembrerebbe uno stralcio da questo articolo di franco bifo berardi:
https://www.alfabeta2.it/2015/03/31/nella-cabina-di-pilotaggio/
per inciso, cercare e indicare le fonti delle frasi che citiamo aiuta parecchio a contestualizzarle.

non si tratta dunque di un articolo di giornale, ma di un testo pubblicato su una rivista politicamente orientata che riunisce un certo côté intellettuale che a suo tempo promanava dalle neoavanguardie, dal post-strutturalismo e quella roba lì.

anche al netto dell'ipertesto, trovo comunque che l'articolo sia più sobrio di alcuni editoriali e approfondimenti effettivamente pubblicati sui quotidiani nazionali in merito al disastro aereo.
riguardo alla preferenza per l'understatement e il "naturalismo" del cronista, non sono del tutto convinto. credo che certamente la ricerca disperata di lettori compulsivi (soprattutto dei formati elettronici) abbia deformato parecchio e in senso deteriore il linguaggio e la struttura dei pezzi. ad esempio trovo stucchevole, per non dire altro, confezionare articoli al solo scopo di diffondere le frasi drammatiche gridate dai membri dell'equipaggio poco prima della caduta (frasi pubblicate come ausilio stimolante per favorire l'immedesimazione fantastica nella catastrofe).

credo però anche che la sovrabbondanza di contenuti inutili, eccedenti o emotigeni ormai possa scavalcare il filtro del lavoro redazionale dei broadcaster tradizionali. anche ipotizzando di riuscire a sottrarre le politiche degli editori alle logiche non deontologiche del mercato, il lavoro culturale per evitare l'allucinosi che metabolizza incessantemente la cronaca sarebbe ancora molto lungo. siamo un po' tutti sollecitati a elaborare le cose attraverso meccanismi, come dire, transferali e proiettivi, stante che l'agenzia educativa più importante negli ultimi trent'anni è stata la televisione (poi superata da mezzi che raffinano magari il dispositivo proiettivo ma che mi sembrano insistervi ugualmente).
credo inoltre che i fatti sociali non esistano in sé, positivamente, esenti dalle interpretazioni e da scelte precise di inquadratura e di relazioni fra cose e persone che si intende privilegiare nell'analisi. un disastro aereo come questo mi sembra soprattutto un fatto sociale, o almeno è in quanto tale che merita di essere discusso e sottratto a un pietoso silenzio.
è un fatto sociale punteggiato da una serie di relazioni formalizzate sul piano giuridico ed economico: titoli di viaggio, assicurazioni, norme di sicurezza e di gestione del traffico aereo, contratti tra i piloti e le compagnie, i certificati che abilitano i piloti a condurre gli apparecchi e che ne attestano la salute. nelle cronache di questi giorni si è infatti anche parlato di questi pezzi di carta, forse feticizzandoli un po' per esorcizzare l'evento ("aaah! aveva nascosto il certificato clinico etc etc").

ora, io credo che in prima battuta sarebbe opportuna la cronaca più sobria e asciutta, oggettiva finché si può. tuttavia è inevitabile e secondo me del tutto opportuno che la stampa proponga anche interpetazioni di diverso taglio e colore, cercando - se è buona stampa - di offrire insieme al discorso anche una traccia degli attrezzi che l'hanno prodotto, e di mostrare le ipotesi accanto ai dati. di fronte a queste cose non può esserci un vuoto interpretativo: viene immediatamente colmato dai rettiliani e quant'altro, per cui credo che il male minore sarebbe provare a mettere i piedi nel piatto e proporre diverse interpretazioni e ragionamenti, che fossero il più possibile figli di discussioni tra diversi attori coinvolti e indagini condotte collettivamente.
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