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Messaggio  altalena Ven Lug 22, 2011 12:25 am

ciao a tutti. E' un po' che non passo di qua, ma vedo che aumentiamo sempre di numero... Consiglio vivamente a tutti di leggere il libro di Serena Zoli e del Dr. Cassano: "E liberaci dal male oscuro", vero vademecum, vera Bibbia della nostra malattia e guida dei nostri disturbi. Un'abbraccio a voi tutti e ditemi se lo state leggendo, mi interessa avere le vostre opinioni. Da altalena. ciao

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Messaggio  piquemal Gio Lug 28, 2011 2:10 pm

E' un libro divulgativo che presenta la tesi forte per cui le malattia hanno un nome preciso e le malattie un tipo di cura farmacologico. Si può essere d'accordo o meno. Ero molto giovane quando è uscito ma mi è parso di capire che avesse un po' rotto il muro del silenzio attorno alla depressione e ai disturbi mentali quindi, comunque la si veda, meglio di niente.

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Messaggio  altalena Gio Lug 28, 2011 9:00 pm

ciao fido, hai ragione. ma quel muro di silenzio bisogna sempre tenerlo controllato perché purtroppo tende a ricostruirsi... omertà , vergogna e quant'altro ci hanno relegato nei manicomi e sul rogo (le streghe pazze...) per troppi secoli.... Per un disturbo cosi' antico e scoperto solo verso la metà del secolo scorso, mi pare giusto chieder giustizia non ti pare ? veniamo trattati peggio degli appestati e siamo tra i piu' incompresi della società cosiddetta civilizzata. mi fa rabbia dover sempre lottare per aver il medesimo diritto degli altri malati, perché di malattia si tratta....no ? Ho volutamente sortito vari argomenti che possono interessare qualcuno. Oggi comunque viviamo una realtà migliore dei nostri genitori... consolazione amara...! Un'abbraccio.

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Messaggio  piquemal Gio Lug 28, 2011 11:25 pm

Appestati, sì. Sono d'accordo con te e più vado avanti più me ne accorgo, ed è una presa di coscienza dolorosa che si aggiunge ed alimenta la depressione. Un saluto.

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Messaggio  altalena Ven Lug 29, 2011 12:11 am

...si ma dobbiamo ribellarci. Non possiamo permettere che gente come noi ci prenda per matti, quando matti non siamo. Gente che accetta tutte le malattie, dall'ipertensione al diabete, dal tumore alle cardiopatie. Dimenticano che la nostra é una malattia con un'alto tasso di mortalità... Allora, é per questo che grido al cielo lo scandalo, capisci ? Si fanno campagne di prevenzione in tutti i campi medici, mentre il nostro disturbo viene relegato per ultimo e targato con un "...problema psichico..." ??? Inaccettabile, secondo me. Basta guardare i dati dell'OMS su quanti malati di depressione ci sono nel mondo e quante...vittime. Senza contare quelle persone con disturbi non diagnosticati... Ecco perché un libro del genere ben si inserisce nel quadro sociale-medico di un paese come il nostro. Non sarà la perfezione, ma come hai detto giustamente, ha fatto breccia. Peccato che non sia conosciuto dai giovani. A noi l'ardito compito della divulgazione delle informazioni...é il minimo che possiamo e dobbiamo fare, proprio per abbattere il vergognoso muro dell'omertà che ci avvolge. Se pensi...nemmeno per la pedofilia c'é tanta omertà e vergogna. Un tempo si, ma fu combattuta con l'informazione. Era ora....

Un caro saluto da

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Messaggio  merla Ven Lug 29, 2011 1:47 pm

A suo tempo lo lessi anche io e condivido all'incirca l'opinione di FidoDido, una tesi un po' forte (e forse attualmente anche abbastanza superata) ma senz'altro li pregio della divulgazione e di aver portato alla luce un problema enorme quanto taciuto.

Non ho quindi niente da aggiungere in merito al libro, ma ho un'esperienza in parte diversa in merito al "muro di silenzio" e all'ostracismo e non credo soltanto per ragioni contigenti (che in ogni caso certamente ci sono).

Ben prima dell'uscita del libro nella mia famiglia c'era già una storia di depressione, in quanto ne soffriva mia nonna che aveva ricorsivamente periodi di crisi, con annessi tentativi di suicidio e vari ricoveri. Oltretutto proprio il fatto che fossero ricorsivi, quindi che mia nonna alternasse periodi di salute durante i quali era una persona allegra e solare a periodi profondamente depressivi, sicuramente ha messo in evidenza il carattere "patologico" del problema.
Fatto sta che me non è mai stato un mistero il fatto che mia nonna (benché non me la ricordi, in quanto mancata, per suicidio, a fine anni '70 quando ero ancora molto piccola) soffrisse di depressione maggiore, ogni tanto fosse necessario ricoverarla (al tempo molti farmaci non c'erano e neanche alternative) e che cmq non fosse "folle", ma semplicemente malata, come altri parenti soffrivano di diabete.

Questo background da un certo punto di vista per me è stato d'aiuto, sia perché fin dai primi malesseri per me si è trattato di un problema da affrontare in una certa ottica, senza sensi di colpa, perché la mia famiglia, con tutti i limiti del caso, ha saputo starmi vicina in modo abs adeguato né si è spaventata troppo davanti a certe manifestazioni, e sicuramente perché nel confrontarmi con l'esterno, amici, colleghi, conoscenti, pur senza mettere i cartelli, ritenendomi """malata""" (metto le triple virgolette perché l'accezione avrebbe mille sfumature) raramente ho subito/sofferto dei rimandi negativi. Anzi, a essere sincera, nei periodi di forte malessere, l'opinione degli altri mi è sempre rimbalzata, essendo concentrata sulla necessità di star bene.

In ogni caso, tornando a bomba, il senso di questo mio intervento è che questa forte esperienza di ostracismo/caccia alle streghe io non l'ho. Sicuramente ho incontrato persone che non capivano il problema, né tuttora lo capiscono e sicuramente nei periodi in cui stavo peggio io stessa ho fatto una forte cernita nell'ambito delle mie conoscenze, perché volevo assolutamente evitare situazioni in cui non fossi a mio agio, o il dover spiegare, dire, fare ecc. ecc. Ciononostante non mi sono mai sentita trattare da """matta""", né mi sento tale ora (con tutto che manifestazioni non esattamente "funzionali" ne ho avute anche molto recentemente) e in linea di massima la mia impressione nel relazionarmi con gli altri è che o ci si interfaccia con qualcuno che più o meno ha avuto contatti con questo problema e in genere quindi si rende conto oppure ci si interfaccia con qualcuno che non ne ha assolutamente idea (vedasi commenti tipo "dovresti farcel da solo senza farmaci" "per dare XX EUR a psy per ascoltare i fatti tuoi, potresti darli a me, ecc. ecc.", che io e immagino un po' tutti ci siamo sentiti dire), ma al tempo stesso mi sembra che chi non si rende conto, non sia neanche così interessato, per cui sostanzialmente - in situazioni in cui non si tira in ballo questo discorso/problema - se ne frega.
Oltretutto il primo gruppo di persone, vale a dire quelli che hanno contatti più o meno diretti con il problema del disagio psichico/psichiatrico, secondo me sono decisamente la max parte.

Io credo, cmq, che il fatto che io non abbia sinceramente mai patito di questa caccia alle streghe sia dovuto, oltre che a fattori contigenti, appunto la mia storia familiare, il fatto che da questo punto di vista io mi ponga con una certa "naturalezza" e anche un ambiente di frequentazioni con un tasso culturale medio-alto (che non ti mette al riparo da manifestazioni di ignoranza anche grette, ma cmq aiuta), sia dovuto a ragioni generazionali e al fatto che vivo in una città e non in un paesino.
Insomma, la mia esperienza è che i giovani sanno più e meglio che in passato cosa sono le malattie psichiche e psichiatriche, non ne avranno una conoscenza dettagliata, ma genericamente sanno che in certi casi si va dal medico o dallo psicologo, hanno amici/parenti/conoscenti che in una qualche misura ci sono passati e se ne vergognano meno, ne parlano e scoprono che in linea di massima ci sono molte persone nella stessa situazione.

Credo, almeno tra le persone della mia generazione (30-40enni) e in un ambiente socio-culturale simile al mio (che vivo a torino e più o meno frequento persone di cultura universitaria o quasi)) che ci sia ancora una discreta ignoranza, ma meno ostracismo e sicuramente non "caccia alle streghe", e che molto dipenda anche dall'approccio dal singolo che ha il problema. Sia io, sia i miei conoscenti, amici, fidanzato, se e quanto ci siamo posti (o abbiamo avuto modo di porci) con naturalezza nei confronti del problema, delle cure e delle terapie, abbiamo trovato un mondo tutto considerato "accogliente", o quanto meno non situazioni di rifiuto.
Sicuramente anche perché la società è cambiata (ad esempio mia nonna, sulla base di qualche tentato suicidio, non aveva più il diritto di vedere i figli, cosa che oggi, sia pur con le dovute cautele nei confronti dei minori, non credo potrebbe accadere) d è sperabile continui a cambiare.


Ultima modifica di merla il Ven Lug 29, 2011 2:00 pm - modificato 1 volta.
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Messaggio  merla Ven Lug 29, 2011 1:58 pm

PS: io credo che in parte questo cambiamento sia dovuto sia all'avvento di nuovi psicofarmaci, che rispetto a quelli di un tempo presentano meno effetti collaterali e quindi - non sempre, con i dovuti limiti del caso, ecc. ecc. - anche a pazienti con patologie tutto considerato gravi consentono in misura maggiore un inserimento sociale (qui tutta la frase avrebbe richiesto le virgolette, ma passatemela), sia alla Legge 180. Benché mal (o forse proprio non) applicata e quindi non risolutiva e che per certi versi ha lasciato dei vuoti incolmabili, la legge basaglia oltre a essere stata e ad essere terribilmente innovativa, ha affermato un principio non tanto medico, ma sociale, fondamentale.
Non ho gli strumenti per sostenerlo, ma forse il libro della zoli al tempo riscosse tanto successo, proprio perché in un paese dove una certa sensibilità già c'era, sensibilità che prima, aveva già portato a chiudere i manicomi.
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Messaggio  piquemal Ven Lug 29, 2011 4:18 pm

Nulla da eccepire sul miglioramento generalizzato delle condizioni e dei trattamenti del malato mentale. Non posso lamentarmi per il sostegno avuto in questi anni anche se ho la fortuna, come credo tutti qui, di sapere che il lavoro principale lo facciamo noi stessi. Non saprei rivolgermi a quel popolo sommerso di senza voce che ho incontrato e con cui ho interagito durante i miei ricoveri, so che le collettività vengono gestite da autorità preposte e quel popolo sarà sempre una collettività con cui confrontarsi e attraverso cui misurare il proprio grado di civilità.

Mi sembra che viviamo in tempi cupi, tra crisi economiche e degrado culturale, dove le minoranze fanno fatica ad esprimersi. I depressi, con la loro voce flebile, fragile, aperta al dubbio e che procede a passo di gambero, sono peraltro una minoranza male organizzata che per ribellarsi, che è buona cosa sulla carta, avrebbe bisogno di individuare IL nemico, mentre io riesco a vederne tanti potenziali e nessuno specifico.

Merla, sul senso di emarginazione penso che ci sia un fattore molto soggettivo legato alla lettura che si dà della propria vita. Io vanto un nonno e un padre depressi, con quest'ultimo che ha fatto la stessa scelta di tua nonna, e una madre che ha fatto dentro e fuori dai ricoveri per qualche anno. Io il silenzio l'ho letteralmente visto crescere attorno a me, per vari motivi, vuoi perché non si sapeva cosa dire a un ragazzo di 16 anni dentro un inferno del genere, vuoi perché io stesso sono diventato silenzioso per non dare in pasto la mia storia a qualcuno che nel peggiore dei casi me l'avrebbe ritorta contro. Adesso di anni ne ho 30, molte cose son migliorate e ho abbandonato un bel carico di drammatizzazione, ma non riesco a non vedere quel fossato che mi separa dagli altri nella maggior parte delle mie relazioni o a non vedere di quanta pazienza (reciproca) sono intessute le mie relazioni più soddisfacenti. Certo, ho ancora la voce per dirlo, ma è una difficile conquista sempre sull'orlo della perdita.

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Messaggio  merla Ven Lug 29, 2011 5:38 pm

FidoDido ha scritto:
Merla, sul senso di emarginazione penso che ci sia un fattore molto soggettivo legato alla lettura che si dà della propria vita. Io vanto un nonno e un padre depressi, con quest'ultimo che ha fatto la stessa scelta di tua nonna, e una madre che ha fatto dentro e fuori dai ricoveri per qualche anno. Io il silenzio l'ho letteralmente visto crescere attorno a me, per vari motivi, vuoi perché non si sapeva cosa dire a un ragazzo di 16 anni dentro un inferno del genere, vuoi perché io stesso sono diventato silenzioso per non dare in pasto la mia storia a qualcuno che nel peggiore dei casi me l'avrebbe ritorta contro. Adesso di anni ne ho 30, molte cose son migliorate e ho abbandonato un bel carico di drammatizzazione, ma non riesco a non vedere quel fossato che mi separa dagli altri nella maggior parte delle mie relazioni o a non vedere di quanta pazienza (reciproca) sono intessute le mie relazioni più soddisfacenti. Certo, ho ancora la voce per dirlo, ma è una difficile conquista sempre sull'orlo della perdita.

Beh, la mia lunghissima premessa sulla mia situazione personale, in realtà era per proprio delimitare il discorso. Tu ed altalena avevate parlato di "appestati" e io questa sensazione sulla mia pelle praticamente non l'ho mai sentita.
Quindi mi sembrava il caso di evidenziare che - limitatamente a me e al mio ambiente - un certo tipo di retaggio oltre che un certo tipo di ambiente siano stati in certo senso d'aiuto. Per altri versi mi è un po' difficile dire che la depressione di mia nonna non abbia influenzato la mia storia familiare e certamente anche la mia depressione.
Ma da un certo punto di vista mi hanno dato gli strumenti per affrontarla e per non sentirmi un'appestata. Vale per me e non intendo essere un punto di riferimento. :-)

Forse mi sono persa nel raccontare i fatti miei, quello che volevo in realtà dire era soprattutto che questo ostracismo io non lo vedo e non l'ho visto né nei miei confronti, né nei confronti di persone che mi sono molto vicine e hanno avuto problemi simili e spesso ben più gravi dei miei.
Non posso e non intendo farne un'analisi sociologica, ma non ho esperienze di esclusioni così forti, tranne che in casi in cui non contribuisse anche il problema stesso a indurre l'esclusione. (per inciso, tutto questo vale anche per mia nonna o per mia madre, che in momenti di benessere, era/è perfettamente inserita in termini di relazioni umane; e mia mamma, anche senza collezionare tentativi di suicidio, non sta meglio di quanto stesse la nonna. :-))
Per il mio sentire, mi sembra più accettabile guardare le cose buone che posso incontrare all'esterno di me e guardare quello che posso cambiare in me o nella mia visione del mondo per mettermi in condizione di vivere meglio.
Vale a dire che se percepisco il fossato, non essendo qui a tirar giù una tesi di sociologia, mi sembra più utile realizzare che in buona parte il fossato lo creo io e se la cosa mi disturba valutare in che misura e a che prezzo posso cambiare punto di vista.
Quindi mi sembra più utile scrivere di persone con disagi, me compresa, che non son disadattati perché forse in fondo la società non è così cattiva e loro hanno trovato una quadra per starci dentro.
Poi sicuramente esistono situazioni diverse, ma se la mia esperienza fosse stata che il malato psichico è escluso e che senza un cambiamento del comune sentire (che io te ed altalena difficilmente potremmo determinare) tale rimarrà, probabilmente non sarei intervenuta perché mi sarebbe sembrato sterile.

Tutto ciò, escludendo in ogni caso qualsiasi discorso su quanto tu, io altalena o chicchessia si senta escluso per via di questi problemi, potremmo o non potremmo fare per sentirci meno ostracizzati, perché è un altro discorso.
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Messaggio  altalena Ven Lug 29, 2011 7:21 pm

ri-ciao. ho letto con grande interesse i vostri scritto e concordo su tutto con voi. Ci sono pero' delle differenze tra città e campagna , ove tutti si conoscono e tutti straparlano di tutti, tutto e di piu'... Merla, neppure a me da fastidio ormai; pero' qui dalle nostre parti (Svizzera) siamo piu' indietro di voi (per una volta eh ???) l'informazione é da sottobanco e nelle televisioni pubbliche ben ci si guarda di trattare l'argomento in profondità. Questo non fa che alimentare l'omertà e le false verità sulla nostra malattia. per questo che il libro della Zoli lo consiglio col cuore. ha aperto l'argomento senza falsi pregiudizi, trattando i vari disturbi con semplicità e professionalità. Per cio' che rigûarda il mio disturbo, (bipolare) é ancora piu' brutto il fatto che queste repentine e brusche variazione d'umore inducono gli altri a non capirci piu' nulla di me. E chi gli puo' dar torto ??? Nemmeno io mi capisco piu'. Dopo aver provato il 90% dei medicamenti in commercio senza grandi risultati, mi sento davvero un dimenticato da Dio. A volte penso perfino di meritarmelo. Ma poi cosa avro' mai fatto di male per meritarmi quest'inferno ? Ce lo chiediamo un po' tutti credo. Dovessi aver la bacchetta magica mi piacerebbe poter resettare il cervello e ricominciare, perché continuare cosi' che senso ha? Ho 50 anni e diversi ricoveri alle spalle. ho visto di tutto... . Se devo esser condannato a conviverci, non ci sto piu'. Non vorrei far vincere la malattia, ma se me ne venisse un'altra piu' letale, nemmeno mi lamenterei...a questo sono arrivato. capisci Merla ? E a chi le dici ste cose se non ai tuoi simili ? Al tuo gatto o al pesce rosso ? Lo dici al medico e quello ti nomina il coatto, come se risolvesse qualcosa... Penso che la rivoluzione medica nel nostro campo avverrà con le nanotecnologie, ma é musica del domani....Grazie per i vostri interventi.
un'abbraccio da

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Messaggio  piquemal Ven Lug 29, 2011 9:37 pm

Non sono sicuro che un discorso sull'emarginazione vista da dentro sia sterile tout court però ammetto che in questo thread è fuorviante e che non è sicuramente una linea di pensiero da seguire per chi spera di rimettersi in carreggiata.

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Messaggio  merla Sab Lug 30, 2011 4:28 pm

No, ma difatti avete ragione entrambi a volerne parlare, resta un mio atteggiamento - da certi punti di vista non così salutare/equilibrato a vedere le cose in profondità - la tendenza a discutere di un argomento mettendo in evidenza in ogni caso le vie di uscita.

In realtà quando il discorso mi sembra una presa d'atto della situazione tendenzialmente non scrivo nulla o se lo faccio, accade che i miei interventi non siano particolarmente "misurati".
È un atteggiamento dovuto da una parte a un carattere che nonostante la depressione è più attivo che passivo, dall'altra alla paura di fondo che indulgere alla negatività per me sia un atteggiamento pericoloso. Insomma, ho paura ad andare troppo giù, perché la risalita potrebbe essere troppo ripida, quindi di solito per le prese d'atto in quanto tali scelgo ambienti più ristretti e più protetti.

Però boh, ci stavano i vostri interventi e ci stavano i miei, credo, ognuno oltre all'argomento e alle opinioni porta in un post anche un pezzo di sé. :-)
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Messaggio  Mirror Mer Ago 03, 2011 4:57 am

Salve a tutti, trovo la discussione interessante.
Come qualcuno di voi ha già detto la faccenda della depressione è soggettiva: nel mio caso ritengo assolutamente sbagliato considerarla una malattia. Beninteso che posso parlare solo nel mio caso specifico perchè ognuno di voi vive problemi e circostanze differenti.
Con la depressione ci convivo perchè è la manifestazione della mia anima agonizzante e non è una cosa che posso curare: posso eliminarla soltanto uscendo da uno stato di repressione esistenziale che mi risulta insostenibile e mi porta inevitabilmente alla disperazione. Ho piena consapevolezza che la mia vita va a rotoli e assumere un atteggiamento ottimistico equivarebbe a gettarmi inutilmente fumo negli occhi. Intendiamoci, non sono il classico tizio che sta a lagnarsi dicendo: "Niente ha un senso, tutto mi fa schifo, sob sob sob."
E' appunto perchè ho costruito una mia scala di valori che ho difeso a spada tratta che mi trovo in queste condizioni di emarginazione: i problemi economici e l'incubo della miseria che vedo nitido all'orizzonte mi fanno sentire come se avessi un cappio attorno al collo che si stringe giorno dopo giorno.
Più continuo a riflettere su questioni esistenziali e filosofiche più la realtà moderna mi appare come qualcosa di orrendo e inaccettabile: a volte mi sembra di essere dentro un film horror di Hideo Nakata.
Ci dovrebbe essere più solidarietà tra le persone che vivono in condizioni similari, come ad esempio i solitari e gli anticonformisti che cercano di sfuggire alle tenaglie di mondo meschino e perverso. Invece i pochi uomini per cui c'è speranza, i pochi uomini che hanno acquisito l'autoconsapevolezza necessaria per salvarsi dall'idiozia spesso si ritrovano ad essere ognuno allo sbando per conto suo e il risultato di ciò è di una desolazione indescrivibile. Come ha ben detto FidoDido le minoranze fanno fatica ad esprimersi ed io personalmente sono tra coloro che non riescono a individuare il nemico contro cui combattere: la società degenerata in cui regna l'insensibilità culturale più squallida non è un nemico ma una mera realtà di fatto. L'unico nemico che conosco si chiama nichilismo ed è un nemico talmente radicato nella mentalità occidentale dall'essere praticamente invincibile.
Perdonate questo inutile sfogo... quanto al libro in questione ringrazio di avermelo segnalato e vedrò di farci un pensierino in futuro.








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Messaggio  altalena Ven Ago 05, 2011 12:32 am

concordo pienamente con Merla. Ogni opinione é utile perché spinge il carro verso la ricerca del miglioramento. Non siamo qui solo a piangerci addosso, ma cerchiamo disperatamente delle soluzioni. E questo, con il dialogo ed i vari post che leggo, traspare in modo molto positivo. Ah Merla, vorrei tanto viverla come te questa dannazione ma non siamo tutti uguali. pero' dalla tua esperienza imparo, come con quella di tutti gli altri che si interessano dei post precedenti e rispondono mettendoci del loro. Questo é molto bello, ci fa sentire meno soli, meno disperati e un po' uniti tra di noi. no ? per il resto contunuo, malgrado tutto, nella ricerca, faticosa, affannosa, del miglioramento della qualità della mia vita, anche se non é facile. Nel libro di zoli, ben si capisce il disturbo bipolare per esempio. L'inferno ed il paradiso...che son poi le facce opposte della medesima medaglia... Ecco, questo libro mi ha permesso di capire e di accettarmi pur con tutta la rabbia che ho dentro, s'intende!
Un caro saluti a tutti!

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Messaggio  Emanuele87 Ven Ago 12, 2011 3:13 pm

proprio ieri mi sono iscritto in questo forum, perché ho trovato delle persone con le quali confrontarmi e capire io stesso il mio male. Proprio ieri ho letto questo post, e mi sono ripromesso di cercare il suddetto libro. A distanza di poche ore mi sono ritrovato alla Feltrinelli (non c'ero andato apposta, mi stavo facendo un giro nel centro commerciale) e mi è capitato tra le mani, trovandolo immediatamente tra gli scaffali. 6 euro e mezzo, nulla per un libro di 500 pagine Very Happy Spero che sia una lettura utile!
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Messaggio  altalena Sab Ago 13, 2011 11:22 pm

ciao, certo vedrai che sarà una lettura interessante. E magari ti ritroverai nel libro...Spero ti serva come é servito a me, anzitutto per capire ...

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Messaggio  anthea Lun Ago 15, 2011 2:36 pm

E liberaci dal male oscuro è un libro con un approccio molto professionale e medico.
Io ve ne consiglio uno, a sua volta consigliatomi da un veterano del forum, che ho apprezzato moltissimo.
Non meno professionale, ma più "discorsivo" e positivo. A me ha dato una grande carica e voglia di reagire.
Non è una panacea, ma una lettura decisamente interessante.

"Rompere gli schemi della depressione" di M. Yapko.

Buona lettura.
anthea
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Messaggio  altalena Lun Ago 15, 2011 7:59 pm

grazie per l'info. Mi manca questo libro e lo voglio assolutamente prendere. Anche perché puo' dare una visione un po' meno professionale della depressione, ma non per questo cadere nel banale. Tu medesima lo confermi che ti é stato d'aiuto e per me, questo, é un marchio di garanzia! Ti faro' sapere...

Un abbraccio a tutti

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Messaggio  acrosstheuniverse Mer Dic 21, 2011 1:35 pm

Si è un molto famoso come libro, io lo lessi molto tempo fa. Spinge molto sulla natura biologica delle malattie nervose. Grazie all'autorevolezza di quel libro, e alla strategia
di farlo trovare sul loro comodino, che i miei leggendolo, hanno capito la gravità del mio problema e piano piano mi hanno aiutato.
E' comunque un libro scritto diversi anni fa, ora alcune cose sono cambiate, ma i pregiudizi sulle malattie che colpiscono le persone 'dal collo in su' sono sempre tra noi.

F.

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