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Messaggio  Lucedamore Lun Ott 25, 2010 10:47 pm

Mi riprometto domani o più in là di presentarmi, per ora avrei un argomento da sottoporre: il rapporto col terapeuta.
Nell'ultimo anno ho avuto 30 sedute con una psicoterapeuta, (pure psichiatra), ad indirizzo cognitivo comportamentale. Era una psichiatra d'ospedale seppur le sedute fossero a pagamento (82 euro la volta). Ebbene, qualcosa non ha funzionato e ci siamo presi una pausa di riflessione. Vorrei chiedervi, voi date tutti del "lei" alla vostra psicologa/terapeuta? Non parlo dello psichiatra che magari si vede una volta ogni tanto, intendo quella figura col quale si instaura un percorso terapeutico che magari può durare anni.

Sono una persona molto timida e rigida nei comportamenti. E che tende a rispettare molto le figure d'autorità. Così nei confronti di questa dottoressa mi son sempre rapportato in modo molto formale e lei mi ha rispecchiato. Unica eccezione, quando spesso è capitato di comunicare con lei per mail, in quel caso io mi lasciavo andare facendo un pò il buffone...(sempre nei limiti ovvio). In questo caso lei non mi rispecchiava, al contrario mi rispondeva in modo sintetico, quasi freddo.
Sì, vi rispondo già...in parte sì..tendo a proiettare a volte certe fantasie sulla terapeuta...ma lasciando stare quel tale e la sua teoria del transfert, io mi chiedo: a quale delle due cose, al fine del risultato terapeutico, va data preferenza? Ossia, da una parte costruire un rapporto di feeling con la terapeuta che può sconfinare in un sentimento di pseudo-innamoramento da parte mia (che tale non è in quanto io non conosco nulla di lei nè della sua vita privata) tanto più che non ho mai confidato a nessuno che vado in terapia; dall'altra parte continuare un rapporto direi quasi freddo, e "trasportare" quel bisogno di appoggio affettivo sui familiari che al momento son all'oscuro di tutto.
Mi spiego ancora meglio. Anni fa ho avuto un rapporto di terapia di tipo psicoanalitico durato 90 sedute. il contesto era diverso da quello ospedalizzato, si trattava di studio privato in palazzina. Lei era una dottoressa squisita umanamente (quante sedute mi ha condonato in quanto non me la sentivo di fare un'ora di macchina) e quando è venuto il momento della separazione, mi son presentato all'ultimo incontro con un vaso di fiori. Ci siamo salutati..con un abbraccio....e non vi dico come ero imbarazzato nel consegnarle l'omaggio floreale! Non ho rischiato di innamorarmi di lei (rido..), di 20 anni più grande di me e sposata...ma posso dire di conservare un affetto sincero sebbene i miei problemi non si siano risolti.

Martedì scorso invece, dopo più di un anno di terapia con questa psichiatra d'ospedale, alla fine della seduta, ci alziamo dalla scrivania avvicinandosi in maniera fredda, sempre molto formale, dandosi la mano e dicendosi: "Spero che ci vedremo ancora" da parte mia e un "Mi raccomando, non molli tutto, non cerchi terapie magiche" da parte sua.
Ebbene, scusate, ma qualcosa mi da fastidio sapete? Voglio dire...una persona, quando sta male, ha bisogno anche di un contatto fisico, un abbraccio. E son io a dirlo, io che son cresciuto in una famiglia dove le emozioni e i sentimenti sono castrati, repressi. Dove non si è parlato mai. Dove ci si tiene tutto dentro..
Allora vi chiedo, (sapete, come psichiatra mi può tornare utile questa dottoressa; forse dovrò iniziare a prendere lo zoloft, ma come terapeuta ho qualche dubbio di riprendere con lei) voi come vi rapportate col vostro psicoterapeuta? Avete confidenza? Qualcuno da del tu? Oppure vi capita mai, quando abbandonate lo studio alla fine della seduta di sentirvi ancora più soli, quasi abbandonati?

Nei confronti di questa tereputa poi, temo abbia accumulato un pò di rabbia da impotenza, all'inizio della terapia un anno fa non ero depresso, ora lo sono.
Sono stato lungo.

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Messaggio  Ospite Mar Ott 26, 2010 12:31 am

Ai miei psichiatri, come la medico di base, ho sempre dato del lei e mantenuto rapporti staccati. Gli amici/affetti sono un'altra cosa. Ma se hai questo tipo di problema, perchè non ti trovo un terapeuta uomo in modo da non rischiare uno scambio di ruoli?

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Messaggio  Lucedamore Mar Ott 26, 2010 12:49 am

...ho iniziato 10 anni fa ad andare in terapia...ho cambiato almeno 10 terapeuti...4 o 5 li ho salutati entro la seconda seduta...tre sole le terapie lunghe.

In 10 anni non ho mai detto a nessuno...non a un familiare, non a un amico, che andavo in terapia. Mai uno sfogo...ecco..diciamo che ho sempre vissuto come umiliante l'andare in terapia, come una colpa...e ora ne pago il peso di un segreto che mi lacera...

Ps:
però credo che Dio lo sappia.
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Messaggio  Ospite Mar Ott 26, 2010 12:57 am

anche io per un anno non ho detto niente a mia sorella, con cui convivo. Poi la situazione è esplosa ed ho dovuto dirgliel. ma il resto dei miei familiarei non sa niente.
E sono convinta che nemmeno dio sappia niente. E niente gli importi.

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Messaggio  Lucedamore Mar Ott 26, 2010 1:05 am

vivo ancora in famiglia...siamo in 4...sai..quella storiella sui bamboccioni che non se ne vanno...e cmq non è questo il momento storico migliore per farlo...ma sto divagando..
Io sento che lo devo dire...non per avere una stampella..bensì...uhm...cavolo...non lo so...forse per crearmi un alibi al mio annaspare nella vita.

Cmq è vero...per adesso ho capito questo della depressione...durante le crisi si vedono le cose e si ragiona in modo "alterato" e ultra pessimista...su questo devo dire che quei pazzoidi degli psichiatri dicono il vero...
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Messaggio  Ospite Mar Ott 26, 2010 1:10 am

già: però non dicono il vero quando dicono che se ne può uscire. La depressione torna e ritorna.

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Messaggio  Lucedamore Mar Ott 26, 2010 1:20 am

aspetta xxxy...come dice Giorgio Nardone, ogni cosa creduta vera diventa tale. Ognuno costruisce la realtà che poi subisce. E' dura, ok. C'è del dolore, ok? Io credo che, bisogna dare a cesare quello che è di cesare e agli psichiatri quello che spetta loro. In realtà non ho molta opinione delle loro convinzioni, soprattutto della psichiatria biologista che tutto spiega come dovuto a squilibri chimici del cervello, con buona pace delle case farmaceutiche.
Quello che voglio dire è che, io penso che i farmaci vadano bene solo per la fase acuta e per ridurre i sintomi, poi dopo, salviamo qualche forma di terapia e la forza di volontà personale. Ovviamente alcune patologie son più gravi di altre...però se ci rifletti..gufare contro sè stessi non è una strategia che paghi no?
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Messaggio  Ospite Mar Ott 26, 2010 1:23 am

Lucedamore ha scritto:aspetta xxxy...come dice Giorgio Nardone, ogni cosa creduta vera diventa tale. Ognuno costruisce la realtà che poi subisce. E' dura, ok. C'è del dolore, ok? Io credo che, bisogna dare a cesare quello che è di cesare e agli psichiatri quello che spetta loro. In realtà non ho molta opinione delle loro convinzioni, soprattutto della psichiatria biologista che tutto spiega come dovuto a squilibri chimici del cervello, con buona pace delle case farmaceutiche.
Quello che voglio dire è che, io penso che i farmaci vadano bene solo per la fase acuta e per ridurre i sintomi, poi dopo, salviamo qualche forma di terapia e la forza di volontà personale. Ovviamente alcune patologie son più gravi di altre...però se ci rifletti..gufare contro sè stessi non è una strategia che paghi no?

C'è disturbo e disturbo. Il disturbo bipolare con depressione maggiore comporta farmaci, sempre.
E credimi: non è cosa gradita per me. Specie in virtù del fatto che tanto bene bene non lo sto mai.

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Messaggio  Lucedamore Mar Ott 26, 2010 1:31 am

nessuno, mai nessuno ha superato definitivamente questo disturbo? Ne sei sicura? Son sicuro che non sia vero..
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Messaggio  Ospite Mar Ott 26, 2010 1:34 am

Lucedamore ha scritto:nessuno, mai nessuno ha superato definitivamente questo disturbo? Ne sei sicura? Son sicuro che non sia vero..

Si: chi l'ha superato l'ha fatto col suicidio. Fai una ricerca in internet sul disturbo bipolare e ti accorgerai che ho ragione.

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Messaggio  Lucedamore Mar Ott 26, 2010 1:36 am

hai un bellissimo senso dell'umorismo... Razz
lo vedi che riesci a essere positiva se vuoi?
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Messaggio  Ospite Mar Ott 26, 2010 1:41 am

Lucedamore ha scritto:hai un bellissimo senso dell'umorismo... Razz
lo vedi che riesci a essere positiva se vuoi?

Il suicidio ti fa ridere? Devi avere un "bel carattere".

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Messaggio  merla Mar Ott 26, 2010 9:31 am

Per quanto mi riguarda sempre rapporti "formali" con terapeuti e psichiatri, e a parte un recente incontro ancora chiarire in generale tutti rapporti buoni. Mai abbracci, baci ecc. ecc.. Giusto una volta ho portato un pacchetto di cioccolatini, ma per ringraziare di una disponibilità tutto considerato straordinaria nell'ambito del servizio pubblico. Sono pienamente d'accordo con xxxy, sono terapeuti/medici e non amici.

Una curiosità e una domanda: come mai hai cambiato così tanti terapeuti? e come mai terapie tutto considerato così brevi (soprattutto la psicoanalitica di 90 sedute mi pare eccezionalmente breve)? ti avevo dato indicazioni del genere?
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Messaggio  Lucedamore Mar Ott 26, 2010 1:44 pm

Eilà...ti conosco di fama..
scherzi a parte, leggo questo forum da una settimana, e ho appreso del tuo giorno incasinatissimo e del tuo diverbio con la psichiatra. (Poi sai...tra donne...se litigate...si salvi chi può!!)
Detto questo, penso che tu abbia una bella forza per gestire tutta la tua vita.

Mi chiedi perchè ho cambiato 10 terapeuti?
Ti rispondo che, fin dai 20 anni ho sempre dapprima cercato aiuto leggendo libri. Mi son innamorato di quel geniaccio chiamato Richard Bandler e della sua Pnl (personaggio carismatico e dal forte umorismo); poi ho proseguito e ultimamente ho scoperto la terapia breve strategica di Giorgio Nardone. Questa mia ricerca è dovuta alla personale convinzione, che voglio preservare gelosamente, che il cambiamento non debba per forza richiedere anni di costosa e dolorosa terapia. Ci voglio credere; anche perché ritengo assurdo che tutte quelle persone che fungono da esempi risolti in quei libri siano frutto di fantasie. Penso esista un minimo di serietà. L'esempio che ricordo è quella di una donna di 47 anni, sposata, e che da 21 anni soffriva di attacchi di panico con agorafobia. La signora, poteva uscire di casa solo accompagnata dal marito e nel corso della sua vita aveva provato ogni tipo di farmaco possibile, aveva avuto anche tre percorsi di terapia: al terzo era arrivata in quanto i primi due terapeuti erano morti nel frattempo. Ora, la cosa buffa è stata che dopo 10 sedute la signora aveva risolto i suoi problemi. Voi come la vedete? Sono tutte cazzate? Oppure su 100 soggetti malati ce ne sono sempre una minima parte che può guarire miracolosamente? Bhe, io ci credo, ci voglio credere, che esista una validità scientifica che funga da protocollo replicabile.

Ho provato terapeuti diversi in quanto, a seconda del mio progredire nella scoperta di nuovi approcci, cercavo di trovare un terapeuta che seguisse quel preciso orientamento. Per cui, ho fatto 10 sedute con un esperto di PNL col quale ho rotto in quanto mi ha detto una frase che uno che fa quel mestiere non dovrebbe mai dire: lei blocca tutto quello che fa! Sintomo di incompetenza il suo?

Quella terapia delle 90 sedute in verità non ricordo bene che tipo di approccio fosse. L'ho definito psicoanalitico ma non nel senso classico del termine, in parte lo era ma era anche un pò orientato al presente, al risolvere concretamente i problemi del presente. Erano un incontro a settimana, finché un giorno, con un preavviso di 3 mesi, la terapeuta mi disse che da lì a poco ci saremmo salutati. La cosa mi spiazzò molto, io non avevo risolto i miei problemi! Cmq, conservo un ottimo ricordo della persona.

E poi ci fu in precedenza una terapia di 4 sedute con una psicologa, molto abile nel commercializzare la sua bravura. Mi diede un compito strano per darmi una svegliata: mi prescrisse di prendere lezioni di cavallo. Ora, riuscii a fare una prima lezione poi però, quando tornai da lei con i miei dubbi lei mi disse che io ero pronto per il mondo. la terapia era finita. Sarebbe finita in ogni caso perchè 150 euro a seduta sono uno scandalo.

Poi c'è l'ultima terapia che al momento ho sospeso.(cognitivo comportamentale) ne parlerò.

A proposito, scusate. A Voi quanto costa la terapia?
Con la terapia psicoanalitica pagavo 38 euro a seduta, con quella strategica sui 60 euro. L'ultima, privatamente ma in ambito ospedaliero 82 euro. Ritengo siano molti.

ciao..
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Messaggio  merla Mar Ott 26, 2010 2:15 pm

Scusa, forse son rimbecillita dalla sinusite, ma non ho capito/non ricordo, per quale motivo fai psicoterapia? Depressione o che?
Della PNL non so niente, non m'ispira ma se per qualcuno ha funzionato, evidentemente funziona.
Io pago 70 euro/seduta, in linea di max adesso i prezzi medi sono 50-100 euro. Poi dipende insomma.
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Messaggio  Lucedamore Mar Ott 26, 2010 2:47 pm

Se dovessi aderire seriamente alle definizioni del manuale DSM (se ricordo bene la sigla), sarei etichettato con disturbo d'ansia sociale, con aspetti perfezionistici. Nel frattempo temo si sia aggiunta una leggera depressione dovuta al senso d'impotenza nel trovare un lavoro. Ovviamente il manuale DSM non è una cosa da prendere troppo sul serio, al massimo una metafora.
La mia terapeuta, psichiatra, rispetta la mia libertà. Ogni tanto mi ha proposto anche un supporto farmacologico, lo zoloft, ma quando ho scoperto che, i farmaci in generale curano solo i sintomi, ossia se va bene li riducono, ma non risolvono il problema alla base, ho sempre rifiutato. Ora sono all'empasse.

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Messaggio  merla Mar Ott 26, 2010 3:00 pm

c'è suggestione che è molto ben informato riguardo a cure alternative. Magari ti può dare qualche dritta.

Nel senso se i farmaci no, la psicoterapia neanche eppure non stai bene, qualcosa vorrai pur provare, giusto?
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Messaggio  Lucedamore Mar Ott 26, 2010 6:15 pm

Bhe Merla, non so...dunque adesso qualcosa è cambiato.
Oggi ho "rivelato" a mia madre che da un anno son in terapia (in pausa di riflessione adesso). Ero in ansia, ma credo sia stato un passo necessario, l'ho vista impietrita per qualche secondo. Ma ho anche visto che non si è abbattuta, ne demoralizzata. Questo è importante per me, sapere che d'ora in poi i miei lo sanno mi toglie quell'angoscia da "segreto inconfessabile" che avevo dentro; allo stesso tempo appurare che non li sconvolge più di tanto, mi aiuta pure.

Come dicevo a xxxy (che di cognome fa Z^xx*§%$£x!?) Laughing scherzo ovvio, forse, se riprenderò la terapia, riuscirò a guardare alla mia strizzacervelli con più distacco: avendo fatto outing, ora potrò confidarmi anche con persone a me vicine, come ad esempio mio sorella. Non cercavo una stampella, ne voglio passare per vittima. Se avere un problema psicologico fa passare per persone fragili, io voglio mantenere una forte dignità. Combattere, agire.
Son dicotomie mie queste, ma sapete anche voi come è il pensiero dominante al riguardo.

Dopo certo, il fatto che la mia psi sia una 40nne carina, (non vedendo anelli al dito) .....bhe, la soluzione è trovarmi la ragazza al più presto.. Very Happy ..però ripeto...chi sta male rischia di affezionarsi al proprio terapeuta, visto che comunque si parla di cose così intime. Sto ridendo mentre scrivo perchè ho avuto un flash back..una fantasia erotica..tipicamente maschile credo...di vederla col camice bianco...bah..sto divagando..o devo preoccuparmi???
Infine devo considerare che abbiamo fatto 30 sedute e per un approccio cognitivo comportamentale mi sembrano già molte. Risultati zero però. Ed infatti, in modo imbarazzato l'ultima volta le ho detto che avevo stima di lei, ma non altrettanto della terapia. Cercavo di separare le due cose. E sempre in modo imbarazzato le dicevo che volevo provare una terapia breve strategica e le elencavo le percentuali di guarigione superiore al 70% dei casi di depressione. Lei, che non conosce affatto quel tipo di terapia, mi invitava invece a dire che cosa mi aveva deluso nella nostra terapia. Le ho detto che è mancata l'azione. Che ero immobile da mesi...lei lo ha ammesso. Ho apprezzato che mi abbia invitato a fare una pausa di riflessione. Di riflettere sulla mia motivazione alla terapia. In sostanza, sembra funzioni così: se il paziente migliora il merito è della terapia; se peggiora o resta fermo non è perché la terapia non funziona: è perchè manca la motivazione!
Ha inoltre aggiunto che, secondo lei, mollare la terapia è di nuovo una fuga, dalle miei difficoltà, dalle mie paure.

Bhe ma cavoli, fanno bello loro a parlare, loro che stanno dalla parte migliore della scrivania. Loro non si mettono mai in discussione....di alcuni terapeuti americani sapete cosa amo? Il fatto che si fanno pagare solo al raggiungimento dell'obiettivo. Utopia la mia? Lo so, però ...vi chiedo...se 30 sedute non mi hanno aiutato più di tanto....ha senso farne altre 50? Voi che fareste?



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Messaggio  merla Mar Ott 26, 2010 11:38 pm

Mah..bella domanda. :-)

Io psicoterapeuti ne ho cambiati solo due, e semplicemente perché il SSN ha spostato di sede il primo, scaricandomi, dai cui è rimasta solo la via privata.
In ogni caso il primo alla mia domanda praticamente d'esordio, se la psicoterapia servisse o meno a qualcosa, rispose "la psicoterapia serve a chi ci crede". :-)

Come dire, ho fatto il mio atto di fede e i risultati li ho visti (tranne che per un periodo di psicoterapia di gruppo sempre al CSM che per me è stata deludente, ma lì in effetti non avevo fatto nessun atto di fede e probabilmente c'erano delle difficoltà strutturali del gruppo...tant'è)...anche se i risultati io li misuro in termini eminentemente pratici: ho ripreso a studiare, in quest'ultimo periodo nonostante gli avvenimenti non ho più preso ansiolitici ecc. ecc., per cui fatico (e del resto non mi interessa) a individuare il filo logico tra terapia e risultati. E non tengo il conto del numero delle sedute. Insomma...mi piace l'atto di fede. :-)

Per tornare alla tua domanda: se dopo 30 sedute non hai avuto risultati, farne altre 50? Messa così la risposta è ovvia, no. Se però ci aggiungi che in 10 anni, 10 terapeuti alla ricerca di una terapia breve....allora forse sì. O forse lasciar del tutto perdere la psicoterapia.
Cioè, non ho gli strumenti culturali per entrare nel merito di PNL o terapia strategica breve, però a buon senso credo che se esistono tante correnti e tanti terapeuti, probabilmente esistono approcci diversi per persone diverse e che non tutti vadano bene per tutti.
Mi pare ovvio che passare per 10 (o anche per 3/4) specialisti nel corso di anni, nn sia meno costoso (meno doloroso ovviamente non posso saperlo) che farsi anni di analisi vecchia maniera lettino-scrivania.
E mi pare ovvio che come approccio questa tua ricerca (e quindi cambiamento) del terapeuta o della terapia ideale finora non abbia pagato.
Puoi continuare così sperando che prima o poi ti vada bene, oppure potresti cambiare approccio, o razionalizzando un po' meno e facendo un po' più di atto di fede nel confronti di questa (o un altra, in merito proprio non saprei cosa dirti) dottoressa oppure provando strade completamente diverse che non passano per la psicoterapia.

Non è detto che sia il tuo caso, ma ad esempio mi rendo conto di ottenere effetti psichici impressionanti dalla pratica yoga, come altre persone riescono a gestire molto meglio certe problematiche facendo sport, piuttosto che teatro piuttosto che danza o volontariato.
Poi dipende sempre dalla gravità dei tuoi problemi (di cui, a parte la diagnosi, non ci hai parlato... :-)) e da quanto per te sono invalidanti. Lo stesso vale per l'aspetto dei farmaci.
È abbastanza ovvio che il farmaco curi (non è detto che tratti solo i sintomi, in certi casi cura proprio) solo l'aspetto biologico del problema, per cui in molti casi si può sembrare di affrontare il problema solo dal punto di vista sintomatico. Però visto che qui si parla di anni, e la vita dura alcuna decine di anni, può anche essere che i sintomi non siano poi così da trascurare.
Nel senso che se diventano invalidanti, ok che le medicine non risolvono definitivamente, ma quantomento consentono di convivere con il problema e di ricercare una soluzione nel frattempo. Anche perché anche tornando alla solita psicoterapia, con una sintomatologia molto marcata, non si è in grado di affrontare una psicoterapia. Quindi meglio riprendersi un po' anche se """artificialmente""".

Una considerazione: sicuramente anche tra gli psicoterapeuti ci sono quelli che non ammetteranno mai che la loro terapia non ha funzionato, foss'anche solo per continuare a farsi calare soldi. È anche vero che rientra anche nel loro ruolo molto spesso, il fatto di dimostrarsi convinti delle loro scelte terapeutiche. Come potrebbe il loro interlocutore fidarsi del percorso che gli propongono, se loro stessi non si dimostrano convinti?
In ogni caso 30 sedute (al di là delle specificità del tipo di terapia, che appunto, non ho gli strumenti per valutare) di per sé non sono né tante né poche: una volta alla settimana sono ca. 7 mesi. Forse qualche risultato dovrebbe vedersi e non c'è, forse c'è e non lo vedi, forse lo vedi e non riesci a prenderne atto.
Hai parlato di tutto questo per la prima volta con la tua famiglia no? ;-)

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Messaggio  Lucedamore Mer Ott 27, 2010 8:11 pm

....Il tuo primo psicoterapeuta ti disse: la psicoterapia serve a chi ci crede. Bhe..è una risposta ingannevole sai?
Di primo acchito acchiappa molto, un pò come lo slogan "Il potere logora chi non ce l'ha", ma rileggendola con calma, dopo due piatti di pastasciutta, ne individuo l'aspetto sinistro. Ancora una volta, il terapeuta non si assume la responsabilità della terapia, o meglio del suo ruolo nella stessa; ancora una volta delega l'esito del percorso totalmente sulle spalle o sulla forza del cliente.

Con una frase così ben strutturata il terapeuta vince in ogni caso. E' inattaccabile. Funziona un pò come con quei meccanismi assai sottili chiamati "doppi legami terapeutici". Nel nostro esempio, se il cliente cambia, significa che ci ha creduto, che ha avuto fede nelle sue potenzialità, e un pò di merito anche il terap. se lo prenderà di sicuro. Se invece il soggetto non cambia, ehh...cosa volete, non ci ha creduto. Non ha avuto motivazione.

Il secondo aspetto che citi è quello che i terapeuti non ammettono che il loro metodo non funziona in quanto ciò sarebbe controproducente sul già debole stato emotivo e psicol. del cliente. O forse perchè si sono convinti in modo ottuso che posseggono una verità indiscutibile. No.

La PNL l'ho amata e amo tuttora però è vero, non è una tecnologia facile da capire. Quando mi trovai davanti a un professionista che mi confessò al primo incontro di aver conseguito il master Trainer in PNL direttamente da Richard Bandler (il genio creativo cofondatore della PNL), io sobbalzai, penso che i miei occhi diventarono lucidi di gioia. Ovviamente, nella mia ingenuità, pensavo di poter trovare in quella persona, un piccolo clone del "genio" appena citato,.....aimè quanto mi sbagliavo.
Alla seconda seduta, questo terapeuta, invece di utilizzare il mio entusiasmo e le mie aaspettative per stabilire un forte legame terapeutico, sapete cosa ha fatto? Mi disse che la PNL non funzionava, o meglio disse che era ottima nel campo del business, nella formazione aziendale, ma nella terapia non funzionava. E aggiunse pure che Richard bandler cosa poteva saperne di disturbi mentali essendo lui un matematico?
Al di là del fatto che preferisco un matematico che mi guarisce una fobia in mezzora che uno psichiatra pieno di titoli che il meglio che sa dirmi è: la terapia, il cambiamento è lungo e doloroso.

Bah, quel tale lo salutai alla seconda seduta.

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Messaggio  merla Mer Ott 27, 2010 9:16 pm

In fondo è l'altra faccia della medaglia: se nel corso della terapia è necessario tirare fuori le proprie risorse, gioco forza è necessario prendersi delle responsabilità nella terapia.
Più che altro magari un terapeuta sarebbe onesto forse nel rifiutare un paziente: la psicoterapia non va bene per tutti, non tutti hanno dei risultati dalla terapia, pertanto sarebbe forse più corretto che quando non funziona, fosse il terapeuta stesso a interromperla o addirittura a non iniziarla se dai colloqui conoscitivi risulta una personalità che magari trarrebbe più beneficio da altro.

Lo psicoterapeuta che mi chiese l'atto di fede, in ogni caso, era del servizio pubblico, oberato di lavoro e con una bella lista d'attesa. Quindi tutto considerato non credo ci fosse malizia nella sua risposta. Non aveva bisogno di slogan per trovare pazienti. :-)

Ma tornando a te, non è più semplice provare allora? Cercati qualcuno che faccia la PNL e provati ste 10 sedute. Così scopri se su di te funziona o no.
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Messaggio  Lucedamore Mer Ott 27, 2010 9:36 pm

Il terapeuta PNL è stato il mio primo tentativo di terapia 10 anni fa. 10 sedute infatti....e per farle cambiavo città. Alla decima seduta dissi al terapeuta che secondo me non era ipnosi quella che stava facendo su di me, lui sbottò dicendo che io bloccavo tutto quello che faceva. (un maestro di PNL non deve mai manifestare frustrazione bensì essere tanto abile da aggirare la resistenza del paziente, metodologia simile anche nella scuola di terapia breve strategica).
Lo salutai.

Il mio "grande" errore è pretendere/credere di trovare nei comuni terapeuti, le stesse grandi capacità dei terapeuti di fama mondiale, quelli che scrivono libri raccontando i loro successi, lasciando un'impronta indelebile nella storia di un preciso modello di terapia.

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