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Messaggio  LucaB Mar Ott 19, 2010 1:37 am

Ciao mi chiamo Luca, sono di Messina e ho 21 anni.
Ho trovato questo forum e mi ci sono iscritto perchè spero possa aiutare a confrontare la mia situazione con la vostra, in modo di essere d'aiuto a me e perchè no, a chi ha a che fare con la mia stessa condizione.

Credo di soffrire di depressione, da non so quanto tempo tra alti e bassi, anche perchè non mi è mai stato "diagnosticato" alcunchè di preciso finora, pur essendo stato seguito in vari periodi da diversi psicologi e psichiatri, forse perchè non ne ho trovato uno capace o chissà forse per la mia sofferenza a seguire i percorsi di cura.
E' da un pò di tempo che presento in vari periodi, sintomi della depressione, ma non ho mai contattato apertamente nessuno fin quando ultimamente mi sono deciso di provare a risolvere la mia situazione una volta per tutte.

Non sono mai stato un ragazzo troppo estroverso, fin da piccolo sempre elogiato per la mia intelligenza (a quanto dicevano) a scuola, con la sensazione di essere stato "vittima" delle premure dei miei genitori che hanno fin da subito assecondato sia la mia timidezza, che la pigrizia nell'affrontare le attività scolastiche (ancora oggi provo quasi rabbia nel vedere miei coetanei più avanti di me negli studi, avendo fatto la Primina per esempio, cosa che i miei genitori, pur non avendo dubbi sulle mie capacità di poterla affrontare, non mi hanno voluto far fare).

Nonostante ciò fino a 15 anni ho sempre perseguito più che buoni risultati scolastici, convincendomi della mia predisposizione allo studio. E appunto dai 15 anni ho attraversato periodi di instabilità, cali di motivazioni scolastiche e via dicendo, che mi hanno portato a cercare di soddisfare altre piccole ambizioni di cui non avevo prima sentito la necessità. E così ho spostato le attenzioni dallo studio, verso altre esigenze che in quel tempo ovviamente si manifestano più incalzanti.
Non ho mai abbandonato però la mia curiosità, anche critica, nei confronti della cultura, delle scienze, della politica, riuscendo a dimostrare di riuscire a trovare in alcuni campi alcune motivazioni, che però non ho avuto la forza probabilmente di accrescere e di tenere in vita, passando negli anni, tra periodi di apatia e di disinteresse completo verso ogni cosa, a periodo di ricerca spasmodica di un qualcosa da cui farmi attrarre.

Della mia adolescenza non mi posso lamentare troppo, essendo essa un periodo difficile per tutti, credo di esserci passato indenne, ma senza trovare la mia strada, i miei veri interessi, la forza per coltivare le mie passioni, e i veri amici con cui condividerne il percorso.

Arrivato all'università il discorso è lungo. Per sceglierla sono dovuto passare attraverso un periodo di indecisione incredibile, e di stress nervoso intenso. Ma alla fine, grazie anche all'aiuto della sola ragazza di cui ho condiviso veramente l'amore, sono riuscito a costruirmi un mio piccolo percorso con le mie piccole ambizioni. Che mi si sono presto rivelate deboli per mille aspetti, strutturali e ambientali, e quasi rinnegabili dopo essere stato lasciato da questa ragazza, che come ho detto, è stata davvero una presenza importante se non fondamentale in quel passaggio della mia vita.

Passata lei, ho iniziato appunto a dubitare della mia voglia e motivazione di proseguire quel percorso di studi, iniziando un anno lento, difficile e senza voglia, ne organizzazione. Nonostante l'abbandono di alcuni amici e l'arrivo di altri, non sono più riuscito a seguire con sicurezza e fiducia il mio percorso.
Fino a quando mi capita una situazione di lavoro, un lavoro che non interessa al mio piano di studi, ma che appagherebbe quel minimo di voglia di indipendenza economica che si ha a partire da questa età, e mi avrebbe permesso di continuare e perseguire al meglio tutte le mie altre passioni, non interrotte, ma neanche molto progredite dai tempi del liceo, anche a causa della non grande disponibilità economica familiare .
Ma è impegnativo ed è un lavoro per il quale non provo il minimo interesse e medito lungamente al solito di lasciarlo, anche per le rassicurazioni (false) dei mie genitori che mi assicurano di poter perseguire comunque le varie passioni con un loro aiuto economico.
Dopo aver lasciato questo lavoro, mi sono accorto giustamente di aver fatto una grossa cavolata, e questo è stata la molla che ha fatto scattare il mio stato depressivo verso uno stato ancor più grave, con scatti d'ira e insonnie gravi, precludendomi anche la giusta concentrazione per il proseguimento degli studi. QUesto mi ha spinto a rivolgermi per la seconda volta nella mia vita, ad un psicologo prima e poi ad uno pscichiatra che mi ha dovutoprescrivere vari psicofarmaci, antidepressivi e sonniferi dato il mio stato insopportabile.

Ora sono qui, all'inizio dei corsi di laurea, senza riuscire a leggere le prime pagine del libro senza mettermi a piangere pensando alla mia vita, alle mie aspettative che penso andranno inesorabilmente deluse. Penso al suicidio, all mia convinzione di non essere comunque capace di attuarlo, alle mie vie d'uscita, alle mie colpe, alle mie risoluzioni e convinzioni. Mi sento un uomo fallito, senza possibilità alcuna di riuscire nella vita e per questo senza motivazione e voglia di uscirne.

E questo è tutto per ora
scusate la prolissità
spero di trovare un pò di sostegno, anche solo scrivendo e non ottenendo risposte
Al prossimo aggiornamento

Ciao
Luca

LucaB

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Messaggio  mmm Mar Ott 19, 2010 12:42 pm

Ciao,

è difficile trovare la forza in se, ma a quanto pare non abbiamo alternative Smile

Forse è stata una fortuna, per te, che la tua compagna ti abbia lasciato, così ti permetterà di sviluppare un modello di pensiero indipendente, autosostenibile, senza avere il costante bisogno di appoggiarti completamente a un'altra persona...

Volevo condividere, con te e con qualche altro recente interlocutore, uno spunto in cui mi sono imbattuto oggi:

http://it.wikipedia.org/wiki/Virt%C3%B9_cardinali

La prudenza (il latino prudentia) dispone la ragione pratica a discernere, in ogni circostanza, il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per attuarlo....La giustizia (il latino iustitia) consiste nella volontà costante e ferma di dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto....La fortezza (il latino fortitudo) assicura, nelle difficoltà, la fermezza e la costanza nella ricerca del bene....La temperanza (il latino temperantia) modera l'attrattiva dei piaceri sensibili e rende capaci di equilibrio nell'uso della materia dominio di satana. ...

ma ovviamente questo non è che un tassello di un puzzle enorme, la mia (ma ne sono abbastanza convinto: la nostra) è una ricerca continua e forse non finirà mai!

Ciao

mmm

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Messaggio  LucaB Gio Ott 21, 2010 11:06 am

Ciao mmm
rispondendo alla risposta al mio topic.. ti direi che secondo me nella vita di tutti, in realtà la "donna amata" non ha mai un peso così determinante. O almeno mai quanto può avercene la figura di un amico carismatico, del professore di lettere e filosofia, dell'eroe dei fumetti o storico o alfine della mamma o di un padre.

Quindi io non ho mai cercato di enfatizzare il peso e l'effetto di un abbandono simile, e credo personalmente che sia solo un tassello, come dici tu, magari anche grande del percorso che ognuno di noi facciamo dentro inconsapevolmente anche, verso un nostro "equlibrio".

Quindi cercherei di invitare, se posso, gli utenti che qui leggo, a dare la giusta importanza ad un abbandono, a delle cose che prima o poi finiscono, e di cui non siamo padroni affatto.


Aggiornamento al 21/10/2010
Vivo in una famiglia di matti. Ed io sono quello che prende fuoco all'istante, per un nulla. Ieri lanci di oggetti vari si sono intensificati nell'area della "quasi mia" stanza, l'unico modo che ho per sfogare il mio nervosismo durante gli attacchi d'ira, in questo periodo più frequenti.
Dico "quasi mia" perchè sono stipato in una stanza che è più un dormitorio di tre persone ( i miei fratelli) con cui condivido solo il letto e gli armadi. Il resto della mobilia dovrebbe essere dedicato al mio studio e ai miei oggetti vari. Il punto è che sono stato due giorni cercando di far capire alal mia famiglia che ho bisogno che ho bisogno di un luogo dove stare in pace e sfogarmi da solo, non un luogo dove tutti possono entrare quando vogliono. Alla fine dopo mille interventi dei miei genitori, che non comprendono cosa voglia dire privacy e intimità all'età di 21 anni, finalmente mi sono preso quello che mi aspettava, l'unico rimedio, l'oggetto che ha salvato l'enclosures: la CHIAVE. Speriamo in questo modo di inculcare un pò il concetto. Anche se non lo capissero. almeno, come con le gallline se non puoi dir loro dove andare, almeno recinti i posti dove non vuoi assolutamente vadino.

Ciao alla prossima

LucaB

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Messaggio  merla Gio Ott 21, 2010 11:26 am

Lucabuscaglione ha scritto:

Quindi cercherei di invitare, se posso, gli utenti che qui leggo, a dare la giusta importanza ad un abbandono, a delle cose che prima o poi finiscono, e di cui non siamo padroni affatto.




Scusa luca..ognuno dà a un abbandono l'importanza che gli pare e che gli è propria in base alla sua sensibilità.
L'importanza "giusta" insomma non esiste: per te è secondaria la figura della persona amata rispetto al professore di lettere e filosofia e all'eroe di fumetti o storico.
Io il professore di filosofia lo odiavo e la prof di lettere non la stimavo particolarmente, quindi nella "mia" vita tali figure sono state praticamente irrilevanti (a parte un paio di punti lasciati sulla cattedra della matura a causa di tale professore).
Come dire...la vita di tutti è la vita appunto di tutti, la tua vita, giustamente, è la tua con le tue priorità.
Ora son di corsa, magari sul resto ti rispondo a parte.

Ciao
Ale
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Messaggio  LucaB Gio Ott 21, 2010 11:59 am

Non sapendo ancora come funziona il forum, mi sono accorto di aver fatto un macroscopico errore e di non essere riuscito a modificarlo....

In quella frase intendevo dire che la figura dell'amato/a ha nell'uomo in generale, la stessa importanza che può avere la figura di qualsiasi persona, carismatica o meno, di una persona cara, di un padre o di una madre.
Si soffre per tutte queste persone quando ti abbandonano.
Ovviamente c'è chi soffre di più per l'abbandono dell'amato/a, e c'è chi soffre di più per l'abbandono di un padre ( dico "un" perchè non voglio indicare per forza il padre genetico), o di un amico.

Ora è più facile che ti abbandoni l'amato/a che l'amico del cuore o il padre. Ecco perchè secondo me si hanno più casi di sofferenza da abbandono di un amore.

Quindi per "giusta" importanza, intendevo dire che bisognerebbe allargare la visione: l'abbandono della persona amata è paragonabile almeno all'abbandono di qualsiasi persona di cui si ha stima e di cui si ha o si ha avuto bisogno. Se si riesce ad allargare la visione, si capisce che l'abbandono fa parte della vita, come la morte.


LucaB

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Messaggio  merla Gio Ott 21, 2010 12:14 pm

Ma insomma...la morte è certa, l'abbandono non è detto.

Cmq stiamo entrando nella filosofia...è abbastanza ovvio che un abbandono di qualsiasi tipo fa parte della vita e che in questo istante ci sono un sacco di morti, ancora più abbandoni da qualche parte nel mondo. Ma appunto è filosofia.

Rimane che la tua reazione a queste cose, rientra nella tua sfera emotiva e quindi ci puoi fare tutta la filosofia che vuoi, ma il punto è essere in contatto anche con le proprie emozioni.

Dal tuo post precedente, si poteva pensare che, fosse proprio dopo la chiusura con la tua ragazza il momento in cui hai iniziato a perdere in motivazione. Risulta abbastanza banale che chi ti legge pensi che la fine delle relazione abbia toccato in qualche modo delle corde particolarmente sensibili.
E forse proprio individuare quelle corde potrebbe aiutarti.
Sono idee eh...
Ale
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Messaggio  LucaB Gio Ott 21, 2010 2:21 pm

Ciao ale
certo non voglio entrare nel campo della metafisica.

Hai ragione, ognuno reagisce come vuole emotivamente, senza dubbio.

Volevo solo "emancipare" il mio racconto dalla visione regnante nel nostro mondo contemporaneo, film, romanzi ecc... cioè che è l'amore la causa e di ogni bene e di ogni male. E' una visione che esiste ed appartiene a molte persone, e perciò la rispetto.

Ma nel mio caso, è stato solo una parte della mia vita... aiuta a costruire qualcosa, che poi in qualche modo bisogna difendere ed evitare che venga distrutta... e se naturalmente dopo l'abbandono di questo amore calano le motivazioni, esse devono essere recuperate da qualche altra parte, si devono trovare.... L'amore crea e l'amore distrugge. Quando se ne va non toglie nulla che c'era da prima che arrivasse.

L'assenza di motivazioni forse sarà il problema, che era pre-esistente, nel mio caso, prima che intrapendessi la relazione, e che è ritornato inesorabilmente. Quindi se mi ha aiutato a trovare motivazioni, ora che non c'è sono io a doverle sostenere o trovarne di nuove

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Messaggio  merla Gio Ott 21, 2010 5:48 pm

Beh...che la relazione con questa ragazza fosse uno di tanti aspetti della tua vita, a me pare fondamentalmente una cosa sana ed equilibrata, niente da dire.

Quello che aveva colpito me era il "cercherei di invitare gli utenti", cosa che sicuramente puoi fare, ma suonava un po' accademico ecco. :-)

Il fatto che l'assenza di motivazioni, c'era prima di questa relazione e è tornata durante la relazione per poi andarsene nuovamente al termine, non vuol dire che si tratta di gioco forza di affrontare solo il problema delle motivazioni separandolo da quello delle relazioni. Questo in ogni caso è un discorso che potrebbe competere a uno psicoterapeuta e certamente non a me.

Adesso hai ricominciato a curarti, vero? La cura è iniziata da quanto tempo?

Ale

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