Come aiutare una persona depressa?

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Messaggio  Riccio76 Gio Giu 24, 2010 12:24 pm

Ciao a tutti,
sono nuovo del forum ed ho bisogno di un consiglio per un amico mio gravemente affetto da depressione.
E' una persona complicata di 33 anni che in passato ha avuto qualche episodio di depressione passeggera.
Da due anni, si è aggravato con la morte imrpovvisa del padre ed ora è arrivato al livelllo di passare tutta la giornata a letto, in preda agli incubi ed all'ansia, alzandosi intorno alle 19-20 di sera e a volte anche oltre, confuso e sempre attanagliato dall'ansia.
Non dorme tutta la notte stando in giro a pensare a cosa fare, ai suoi problemi ma principalmente a come distrarsi dall'ansia e dal nervosismo che lo sovrastano continuamente.
Capelli, barba ed unghie lunghe, mangia poco, fuori orario e male (gelati, biscotti) e quindi è magro e pallido. E' laureato e stava frequentando una scuola di specializzazione che doveva concludersi quest'anno ma da due anni appunto non la frequenta più.

Il problema è proprio come convincerlo a parlarne con qualcuno (psicologo o direttamente psichiatra).
Per sintetizzare, quando cerco di fargli capire che il suo problema di ansia non può svanire cercando solo di distrarsi e facendo finta che il vero problema non esiste, ma che dovrebbe farsi aiutare da qualcuno competente, la sua risposta tipica è: "io già sono così (intendendo depresso) se mi dici queste cose mi butto ancora di più a terra, mi viene ancora più ansia".
E' arrivato ad un livello tale che non può affrontare il problema perchè il pensarci e valutare determinate soluzioni lo fa stare talmente male che deve subito pensare a qualcos'altro per rilassarsi e mettere il vero problema da parte.

Sua madre, disperata, sta valutando di richiedere il TSO, ma una psicologa mi ha consigliato di tentare prima di minacciarlo in tal senso. Come dire: cerca di capire che se non ti dai aiuto da solo la legge consente di richiedere un aiuto per così dire coatto. Io temo che questo però possa impaurirlo e spingerlo a commettere qualche atto drammatico come scappare di casa o tentare il suicidiio.

Che ne pensate? Potrebbe spronarlo o le mie remore sono fondate?
Conoscete qualche altro modo per convincerlo a paralrne con qualcuno?

Grazie anticipatamente a tutti coloro che vogliano dare il proprio contributo.
Ciao.



Riccio76

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Messaggio  Pavely Gio Giu 24, 2010 3:56 pm

Io ero nella stessa identica situazione di questo tuo amico.

(Tra l'altro ho 33 anni).

Prova a considerare questo: una delle fonti più grandi della Depressione, consiste in essere in una posizione che, molti psichiatri americani, chiamano di "Vittima educativa".

Ti faccio un esempio pratico: in Italia sono il 12% circa dei laureati in Giurisprudenza lavora nel campo per cui ha studita. In breve: l'88% dei laureati non farà m a i l'avvocato o il magistrato o il tecnico legale (es.: notaio).

Prima di aiutare il tuo amico: fermati un attimo.

E fatti questa domanda: "Ma il mio amico a m a la specializzazione che stà seguendo? Soprattutto: è b r a v o in ciò che fà? Oppure lo fà solo per d o v e r e?".

Io ti propongo, dunque, un esperimento: prova a chiudere un attimo gli occhi.

E prova a i m m a g i n a r e se il tuo amico ami, veramente, ciò che ha studiato.

Sinceramente: può essere che lui abbia scelto il suo indirizzo educativo per far felice il padre.

Non per far felice sé stesso.

Con il risultato che, attualmente, sente di "essere stato t r u f f a t o" dalla vita.

E non riesce a specializzarsi...

Ecco: perché non ha senso.

Perché specializzarsi se non c'è la più persona per cui lo stava facendo?

Soprattutto: come fare a spiegare alla Madre che non ama ciò che studia e che vuole cambiare?

A 33 anni?

E' un po' complesso... ma tu prova ad indagare.

Prova a capire se esista un a m o r e v e r o per lo studio.

Io, ti giuro, penso di no.

E penso che sia questo il problema.

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Come aiutare una persona depressa? Empty la mia esperienza...

Messaggio  Death_in_June Gio Giu 24, 2010 4:11 pm

Ciao...più che un consiglio vorrei scriverti quello che è successo a me quando mi ritrovavo in una situazione simile a quella del tuo amico...
Le persone che mi stavano vicino hanno provato vari approcci...con le "minacce" (al quale io ho reagito in un primo momento sentendomi in colpa per poi tornare a stare ancora peggio), portandomi con forza da uno psicologo, assecondandomi....
Nessuna di questi 3 approcci è riuscito in qualche modo (in maniera significativa) a farmi intraprendere la strada per la guarigione...
Ricordo che da sola, una mattina mentre mi guardai allo specchio completamente trasandata, rimbambita dagli ansiolitici e dai sonniferi, barcollante....e sentii dentro di me l'impulso di riprendere in mano la mia vita... o quantomeno di viverla in maniera più dignitosa di quella che stavo vivendo in quel periodo...
Ora non sono guarita.. ma ho riacquistato la fiducia dei miei genitori e un minimo di autocontrollo in più...con delle ricadute che riesco a gestire meglio...
La terapia psicologica è un supporto utile (che riprenderò anche io abreve) ma per quanto concerne la mia esperienza mi sento solamente di dire che forzare in maniera troppo violenta qualcuno può non servire a nulla...
Spero che la mia esperienza possa esserti d'aiuto in qualche modo...

Elvira
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Messaggio  merla Gio Giu 24, 2010 4:51 pm

Condivido quanto dice elvira,

forzare in queste situazioni non serve a nulla.
Oltretutto se mi permetti, comprendo la sofferenza di chi gli sta vicino, ma un TSO è una cosa molto seria, che rischia davvero di essere un'arma a doppio taglio, nel senso che durante il TSO non c'è il tempo materiale per curare una depressione. Quindi sì ok, gli darebbero dei farmaci e potrebbero tentare una terapia psicologica, ma poi una volta finito il TSO?
Per mia esperienza non credo che, se durante i miei periodi peggiori qualcuno mi avesse fatto ricoverare di legge, poi dopo sarei riuscita a mandarla giù tanto facilmente.

Inoltre obbligando, minacciando o comunque forzando una persona perché si curi, gli si fa passare anche un brutto messaggio, e cioè che lui da solo non sarebbe in grado di occuparsi di se stesso. Per una persona già ansiosa e sfiduciata potrebbe essere un'ulteriore conferma del suo disvalore.

Invece, senza trasformarsi tutti in medici e psicologi (che è un rischio che si corre quando si cerca una soluzione per qualcun altro), non cercate di lasciar perdere e magari invece pian piano non gli si affida qualche responsabilità?
Cioè immagino che viva con i suoi se non lavora e non studia, per cui ci sarà qualcun altro che si occupa di lui. Ecco, se questo qualcun altro pian piano gli affidasse qualche piccolo compito anche solo domestico? Che oltre che terapeutico, sarebbe anche giusto credo?
Sai, se ha già sofferto di depressione, sa benissimo di che si tratta e conosce benissimo il problema e le possibili soluzioni: deve trovare la spinta e questo avviene a piccole dosi.

Poi c'è un'altra cosa che mi ha colpito: quando parli di scappare di casa. Magari fraintendo (spero), ma cmq il tuo amico ha 33 anni. è depresso per carità, ma è 33 anni non si scappa di casa, al max si va via di casa. Che potrebbe anche essere una cosa buona in fondo no? Sarebbe costretto a scuotersi...
ciauz
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Messaggio  mmm Gio Giu 24, 2010 10:49 pm

Il problema del tuo amico sarà pure la depressione, ma, se permetti, il tuo è che non riesci a marcare la linea tra le tue competenze e le sue.

Non puoi salvarlo, sarà lui, eventualmente, a salvarsi. Non puoi lottare al posto suo, non puoi fargli del bene mettendolo all'angolo. Lascia che prenda coscienza della sua situazione, lasciagli il tempo, è suo, sta tirando a campare, lui sta immobile e limita i danni in attesa di tempi migliori, forse non stesse tutto il giorno in casa farebbe di peggio.

Tu puoi andarlo a trovare ogni tanto, proporgli di uscire, a bere una birra, al cinema, una passeggiata in centro, fai tu, insisti sempre, due tre volte, non di più, perché alcuni hanno il riflesso a dire sempre "no" anche se ripensandoci direbbero "si", però non devi diventare un fattore di stress.

Intanto cerca di rendere questa persona un po' meno centrale nella tua vita, i suoi problemi non devono diventare i tuoi, non ti devono ossessionare e non ti devono far diventare un "maniaco del controllo".

Trovati degli altri amici da frequentare se non ce li hai già, non può che far bene alla vostra amicizia, non vorresti diventare opprimente, soffocante... cioè c'è certa gente che è davvero pesante, vuole determinare ogni cosa, sovradeterminare pure le decisioni che spettano agli altri, tu non vuoi diventare questo, non vuoi annullare chi ti sta accanto, tu vuoi che ognuno possa esprimere il suo essere, che possa mettersi in gioco, anche se i risultati non corrisponderanno ai tuoi desideri di immaginaria (quanto soggettiva) perfezione... va beh forse sbaglio, magari credi di sapere tutto tu, di essere bravo solo tu, di poter fare tutto tu, controllare tutto tu, decidere tutto tu, però beh attento che in questo caso ti aspettano più frustrazioni che altro...

Alla fine il consiglio è questo, accetta il fatto che non puoi salvarlo, accetta il fatto che la sua vita esuli dal tuo controllo e dalle tue responsabilità, se gli vuoi bene cerca solamente di essere una fonte di gioia invece che una fonte di dolore. Non tradirlo, offrigli la tua compagnia, un po' di insistenza ma non troppa, e, comunque vadano le cose, non avrai niente da rimproverarti. Concordo inoltre con le considerazione scritte prima da Merla.

mmm

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Come aiutare una persona depressa? Empty impotenza..

Messaggio  anthea Ven Giu 25, 2010 9:23 am

E' veramente difficile vedere qualcuno che ami stare male e sentirsi impotenti completamente.
Soprattutto per un genitore. Capisco perciò che i genitori di questo tuo amico le vogliano tentare tutte.. ma tu, da amico, non prender parte a tutto questo.

Un figlio può perdonare il tradimento (se così si può chiamare un ricovero coatto) da parte di un padre o una madre, ma che un amico si immischi penso proprio di no. Quindi tu stagli vicino ogni tanto e magari spronalo un poco a curarsi, ma non prendere alcuna iniziativa e neppure fai il tramite con i suoi genitori. Non otterresti nulla e alla fine lo perderesti.

Io sono d'accordo con Merla riguardo alle responsabilità. E' la prima cosa anche nei riguardi di chi si disintossica dare dei piccoli compiti quotidiani da affrontare.
E poi su di me hanno sempre avuto effetti positivi. Quando sei costretto a pulire la casa, lavarti i vestiti ecc., ti distogli un attimo dal tuo torpore e nello stesso tempo fai un minimo di attività fisica che aiuta a disperdere un tantino d'ansia, poi ti senti più spronato a prenderti cura di te stesso e passare all'azione.
In poche parole le responsabilità grosse ammazzano un depresso, ma quelle piccole e ripetitive gli donano forza per affrontare i suoi problemi.
Lui è un uomo a tutti gli effetti e, anche se malato, proprio perchè non si decide a curarsi bisogna trattarlo come tale.

Poi potresti regalargli un libro sulla depressione. Se è uno studioso, può darsi che un approccio più esterno e con testi qualificati possa dargli quello spunto di riflessione giusto per cambiare la sua idea riguardo a quello che sta vivendo.
Ti invito a leggere il post che riguarda i libri, dove Alfredo ne cita alcuni che anch'io ho ritenuto molto validi:
https://depressione.forumattivo.com/forum-principale-f1/libri-utili-t485.htm?highlight=libri

Soprattutto: "Rompere gli schemi della depressione".

Sarebbe utile che lo leggessero anche i genitori del tuo amico, per riuscire a gestire meglio questo malato che hanno in casa.
Tu da parte tua stagli vicino senza opprimerlo e senza coinvolgerti troppo. Ascoltalo e dagli sempre un imput positivo. Se vedi che lui rifiuta di sentir parlare di cure non insistere, dopo averlo lasciato sfogare, digli che lo capisci, però di depressione sono guariti in tanti e che anche lui guarirà (insisti sempre sulla positività, in modo che quando ti vede si senta sollevato e non il contrario)... magari invitalo a visitare questo forum.. non si sa mai!

In bocca al lupo!
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Come aiutare una persona depressa? Empty Come aiutare una persona depressa? GRAZIE!

Messaggio  Riccio76 Mar Giu 29, 2010 12:13 pm

Intanto vorrei ringraziare tutti per le pronte risposte che ho avvertito molto sentite ed accalorate!
Accolgo fin da ora tutte le critiche ed i consigli profusi, volendo però chiarire alcuni aspetti della vita di Andrea (utilizzerò questo nome di fantasia per identificare il mio amico) ma anche sul nostro rapporto e sul mio modo di stargli vicino, anche per darvi la possibilità di valutare meglio la situazione.

Già di mio non ero molto convinto per la strada del TSO che vorrebbe intraprendere la madre, e per questo vi ho scritto. Adesso, dovo aver sentito le vostre testimonianze ne sono molto meno convinto, anzi mi sono convinto del contrario, anche conoscendo il carattere e la personalità di Andrea: Il TSO potrebbe davvero buttarlo nel baratro!
Serve molto di più a chi cerca di stare vicino al malato, sollevandolo dalle responsabilità e togliendogli quella fastidiosa sensazione di impotenza!!

Per rispondere a Pavely, Elvira e Merla, posso dire che Andrea non accetta più nessuna responsabilità, né piccola (buttare la spazzatura, portare la macchina dal meccanico…) nè grande (salute, università, lavoro) e non andrebbe mai via di casa per vivere da solo, perchè non ne è in grado, ma al limite scapperebbe proprio, senza meta e senza un progetto, solo per paura!

È vero che non è interessato molto a quello che studia, e questo già da un po’, ma in realtà la scelta è stata sua di scegliere un determinato corso di studi, in contrapposizione a quello che gli consigliava il padre, ed in realtà tutti i suoi conoscenti. Andrea è praticamente geniale, soprattutto in materie scientifiche e comunque in qualsiasi campo va applicata la logica. Quindi chiunque lo conoscesse gli consigliava un corso di studi particolarmente impegnativo come fisica nucleare, ingegneria aereospaziale e quant’altro ma lui ha scelto per una facoltà, non me ne vogliano eventuali biologi, molto meno impegnativa come biologia ma che comunque sembrava interessarlo. Poi sono subentrati i dubbi, come capita a tanti di noi, solo che a lui l’hanno letteralmente sovrastato costringendolo a vivere una vita che probabilmente nn si sentiva cucito a dosso. Comunque anche perché non ha mai trovato, e forse mai realmente cercato, una strada alternativa! Non credo in ogni caso che sia questa la causa della sua depressione ma solo una concausa.

Vorrei ringraziare anche mmm ed Anthea per le critiche ed i consigli dispensati.
Fortunatamente Andrea non è poi così centrale nella mia vita (ho una moglie, aspetto una bimba, lavoro, faccio sport, ho diversi obbi e diversi amici..), ma è vero che me ne stavo facendo una malattia. Sia per la disperazione di vedere un’amico spegnersi lentamente sia per la frustrazione di non riuscire a fare niente.

Già da un po’ comunque ho modificato il mio atteggiamento. Ho messo da parte le ramanzine e le alzate di voce, che anche se fatte a fin di bene per cercare di scuoterlo, ho capito che avevano solo l’effetto di buttarlo giù ed allontanarlo ulteriormente (non si faceva sentire per 2 settimane fin quando non lo cercavo io!). Adesso, come anche suggerito da voi, cerco di stargli vicino senza pressarlo troppo, cercando di essere positivo e ogni tanto gli ricordo l’esigenza di curarsi. Ma sento anche che bisognerebbe fare presto, perché tutti mi confermano che queste cose vanno via via cancrenizzandosi e più passa il tempo più sarà difficile uscirne. Da qui parte della mia inquietudine ma soprattutto di quella della madre.

Quello della madre è davvero un problema!
Capirete bene che dopo la perdita improvvisa del marito, l’altro figlio che è andato a studiare in America ed Andrea in queste condizioni, è davvero una persona distrutta. Non ha la pazienza di stargli dietro e ci si relaziona nel modo peggiore possibile, incalzandolo in continuazione. C’è da dire che non hanno mai avuto un grande rapporto. Non c’è mai stato nessun dialogo, e questo in parte sarà anche stato una concausa della depressione ma sicuramente adesso non fa che peggiorare la situazione.
Penso che lei avrebbe davvero bisogno di un supporto psicologico per gestire questa situazione.
Per concludere volevo anche precisare che più volte ho cercato di fargli leggere qualcosa in merito alla depressione ma non ne ha mai voluto sapere niente. Non ha mai ammesso a se stesso o agli altri di essere “depresso” nel senso patologico del termine. La risposta è sempre quella: “io già sono così, non ci voglio (perché non posso…l’ansia mi sovrasta!) neanche pensare, per ora, che potrei avere un problema di questo tipo!”
Grazie ancora a tutti per le critiche, i suggerimenti e l’appoggio.
Qualsiasi altro consiglio e/o critica sarà ben davvero bene accetto.
Buona giornata,
Riccio76

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Messaggio  anthea Mar Giu 29, 2010 1:19 pm

L'hai già detto tu... Per ora lui vuole accantonare il problema perchè affrontarlo gli costa troppo.
Non c'è nulla da fare. Se non farà gesti inconsulti tipo tentare il suicidio o uscire di casa nudo, non credo neppure che sia possibile la via del ricovero coatto.

L'unica strada è quella della consapevolezza. Tentare sempre con le buone e senza assilli di mentalizzarlo verso una soluzione terapica e stargli vicino sempre con positività.
Magari sarà lui un giorno a dire basta, dopo aver raggiunto il baratro. Ma ognuno questa soglia la sente in maniera diversa.

Il rapporto con la madre è deleterio, ma è l'unico che ha. Anche lì non c'è possibilità se non da parte della madre di una psicoterapia che la aiuti a relazionarsi con lui (ma dubito che se ne caverà qualcosa!)

Insisto per obbligarlo a fare qualche lavoretto. Su questo non demordere, e fai leva anche sulla sua vergogna perchè si prenda carico di qualcosa anche piccola.
Digli che va bene stare male, ma che così è egoista e non pensa alla madre che poveretta si ritrova a doverlo gestire come un bambino! Chiedigli se gli sembra giusto questo suo comportamento e patteggia un piccolo sforzo; una cosa piccola e unica (svuotare la spazzatura va benissimo) ma che sia costante e senza scuse; e poi dopo due o tre settimane fargli fare qualcos'altro.
Devi avere molta pazienza e costanza, ma anche fermezza. Lui deve sentire che credi in quello che dici e ne sei convinto. Controlla poi se ha fatto veramente ciò che ha promesso.

Tentar non nuoce..
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Messaggio  Riccio76 Mar Giu 29, 2010 2:23 pm

Ho provato entrambi gli approcci: sia farlo impegnare a fare qualcosa (chiamare il meccanico, tagliarsi ai capelli o solo sistemarsi la barba) sia fare leva sul senso di colpa per la madre. In entrambi i casi non ho ottenuto niente! Anzi quando ho fatto leva sul senso di colpa per la madre ha avuto delle reazioni inconsulte come dire: "certo dovrei pensare a mia madre? ed a me chi ci pensa..?". Credo che dentro di se rimproveri qualcosa di molto serio alla madre!

Comunque non voglio dare l'impressine di essere completamente scoraggiato, anche se un pò lo sono, ma ne ho provate tante, anche se spesso sbagliando l'approccio, e non vedo l'orizzonte.

Devo dire che qualche passo avanti c'è stato. Prima non accettava neanche di parlare di cure, psicologi e roba del genere, adesso almeno la vede come una possibilità futura...lontana ma comunque possibile. E' solo che in due anni mi sembravano passi troppo lenti!
Cercherò di unificare i due approcci: spronarlo a fare qualcosa di pratico per sgravare sua madre dalle incombenze quotidiane o per lo meno per dare a sua madre un pallido segnale di ripresa.
Grazie ancora
Ciao
Riccio76



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Come aiutare una persona depressa? Empty positività

Messaggio  anthea Mar Giu 29, 2010 4:02 pm

L'approccio è molto importante in questi casi. Non è facile lo so, perchè qualche volta vorresti prenderlo e mollargli due ceffoni in faccia!! Però la via pugno di ferro in guanto di velluto è quello che solitamente genera maggior risultati.

Lui sta navigando in un mare in tempesta e non ne vede la fine. Ha bisogno di un punto fermo, un faro che, anche se percepito ora lontano, sia per lui un riferimento.
Tu mantieni sempre salde le tue idee, dagli positività non svilente del suo stato (cioè non dirgli mai: "ma dai che non è niente, vedrai che ti passa" ecc..), e insisti sul fatto che qualcosa in casa deve fare.
Qualcosa però di costante, ok? Che debba fare tutti i giorni. Qualcosa che non comporti nessuna responsabilità (che sarebbe troppo gravoso per ora), ma che sia un lavoretto facile, costante e solamente suo, non importa quanto stia male.

E poi ogni tanto mollagli sotto il naso qualche ritaglio di giornale riferito a qualche personaggio che si è fatto curare. Ci sono persone insospettabili, calciatori, professori ecc. In modo che si insinui in lui il dubbio che la malattia mentale non sia da associare a pazzia e che chiunque può esserne colpito.

Altro non saprei dirti. Facci sapere come va.
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Come aiutare una persona depressa? Empty Re: Come aiutare una persona depressa?

Messaggio  mmm Mar Giu 29, 2010 4:23 pm

Riccio76 ha scritto:
Fortunatamente Andrea non è poi così centrale nella mia vita (ho una moglie, aspetto una bimba, lavoro, faccio sport, ho diversi obbi e diversi amici..),

Bene :-)

Riccio76 ha scritto:ma è vero che me ne stavo facendo una malattia. Sia per la disperazione di vedere un’amico spegnersi lentamente sia per la frustrazione di non riuscire a fare niente.

Attento che la depressione è contagiosa... guardati bene, fallo non solo per te, ma anche per tua moglie e per tua figlia... ripeto, ad Andrea vallo a trovare pure ogni tanto se ci tieni, ma non dedicargli troppi pensieri, la tua vita è altrove ora... le persone che fanno affidamento su di te e di cui ti devi curare sono altre...

Riccio76 ha scritto:Ma sento anche che bisognerebbe fare presto, perché tutti mi confermano che queste cose vanno via via cancrenizzandosi e più passa il tempo più sarà difficile uscirne. Da qui parte della mia inquietudine ma soprattutto di quella della madre.

Quello della madre è davvero un problema!
Capirete bene che dopo la perdita improvvisa del marito, l’altro figlio che è andato a studiare in America ed Andrea in queste condizioni, è davvero una persona distrutta. Non ha la pazienza di stargli dietro e ci si relaziona nel modo peggiore possibile, incalzandolo in continuazione. C’è da dire che non hanno mai avuto un grande rapporto. Non c’è mai stato nessun dialogo, e questo in parte sarà anche stato una concausa della depressione ma sicuramente adesso non fa che peggiorare la situazione.
Penso che lei avrebbe davvero bisogno di un supporto psicologico per gestire questa situazione.

Non voglio essere cinico, perché è troppo facile fare il cinico con i problemi degli altri e soprattutto con quelli di chi non si conosce. Però, figurativamente parlando, ognuno ha la sua croce, e la deve portare da se, non puoi fartene carico tu, tu puoi dare loro un po' di sollievo, bagnare loro le labbra, asciugare loro la fronte, ma non puoi salvarli, questo devono (e possono unicamente) farlo loro stessi.

Ciao

mmm

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Messaggio  merla Mer Giu 30, 2010 10:19 pm

Beh riccio...le notizie che ci dai sono un po' più positive, per fortuna.

Però io concordo in pieno con mmm e un po' meno con anthea: da una parte è vero che come ti ho anche scritto, qualche piccola responsabilità potrebbe aiutarlo, ma in ogni caso, non sta a te ricordarglielo, e tantomeno preoccuparti di sua mamma.

è vero, lei è una donna sola con un figlio lontano e l'altro malato con cui il rapporto non funziona.
Anche a lei servirebbe un supporto psicologico? forse sì, ma è una scelta sua. Un supporto psicologico potrebbe anche metterla di fronte ai suoi errori di madre e non è detto che una persona sia pronta ad accettarlo. Non è sempre detto che scoperchiare certe pentole faccia bene...detto da psicologi, non da me. e in ogni caso sta a uno specialista stabilire di cosa ha bisogno, come anche per andrea.
Anche lei è una persona adulta, sola, ma che probabilmente i mezzi per crearsi dei ritagli di vita che prescindono dal lutto e dalla malattia dei figli li ha. Chessò amicizie, hobby e simili.

E il tuo amico ha 33 anni, è adulto, forse malato e bisognoso di cure, ma adulto e come tale va rispettato. è la sua situazione, il suo baratro, le sue scelte. Guarda che i depressi non sono né stupidi, né incapaci, né così inconsapevoli...lo specchio ce l'ha e la barba lunga la vede.
Quindi, trattalo come una persona di 33 anni, che se non si fa la barba è perché non vuole, che alla base ci sia la depressione o il gusto per la barba lunga non fa una grossa differenza.

Spronarlo a questo punto significa legittimare il suo atteggiamento infantile "e chi pensa a me?"...se non ci pensa lui stesso, forse è anche giusto che non ci pensi nessun altro.
Scappa via e va a fare il barbone? Se è una scelta sua, che glielo si lasci fare....vada e provi, e ne paghi le conseguenze.
Forse sbaglio e sono troppo dura, perché la situazione non la conosco, ma sinceramente essere ancora a carico della famiglia a 33 anni, senza studiare, senza aver bisogno di lavorare, senza dover fare qualcosa in casa...mi sembra il nido ideale per farla prosperare la depressione, non per curarla.
Te lo dico per due ragioni: io a 24/25 anni in uno stato poi non così lontano da quello che descrivi del tuo amico, mi son curata, perché se non mi curavo non lavoravo e non mangiavo e nessuno mi pagava l'affitto
il mio ragazzo in una situazione pressoché identica a quella di Andrea finché non si è trovato davanti al mio "ti lascio" ha continuato a sentirsi cmq con il c** parato e non ha avuto l'esigenza di darsi una mossa....dopo l'abbandono è cambiato e tanto.
Una mia amica è arrivata alla lavanza gastrica per un tentato suicidio e poi è cambiata dal giorno alla notte.
Mia mamma alcolista non è mai cambiata, né con il sostegno della famiglia, né dopo averla sfasciata la famiglia, né dopo essersi sput** la salute.

Quindi...ci sono persone che si prendono in mano la loro vita perché ce la fanno, e persone che non ce la fanno a prescindere. Accetta che il tuo amico potrebbe essere in una di queste due categorie e lascia che scelga da solo. La vita è sua ed ha anche il diritto di buttarla al vento, se vuole così.
Anche per un altro motivo...se tu fossi il fattore che lo convince a curarsi, girando la medaglia potresti anche essere il fattore che lo fa smettere di curarsi, non so se rendo l'idea. La scelta non è tua e non deve essere tua.

Visto che non stiamo parlando né di uno stupido, né di una persona estremamente ignorante, né di un malato che non è in grado di capire il proprio stato (anche se non gli piace chiamarlo depressione mi sembra di capire che lui lo conosce benissimo il suo stato, non credo che si alzi di sera, convinto che sia mattina, no?), ci sta il consiglio, ma dopo il consiglio subentra l'amicizia e il rispetto, il che vuol dire permettere che una persona scelga scientemente di non curarsi e rispettare anche questa eventuale scelta.
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