Sindrome di Stoccolma?

(Ho copiato questa pagina sul mio diario)


Mi chiedi di cosa ho paura.

Ti faccio un esempio pratico, tratto dalla vita reale.

Dunque, ora sono le 9 e 45 e sono rientrato a casa da pochi minuti.

Sono stato all'Ospedale da mio padre. Quando l'ho lasciato era alla balconata che fumava (e lui non può fumare... ha la BPCO, Broncopolmonite cronico-ostruttiva).

Sono tornato in camerata (lui è in una camera con altri quattro pazienti) per raccogliere le sue ciabatte da riportare a casa. Prima di andarmene, come faccio sempre, ho salutato il vicino di letto di mio padre (si chiama Vitaliano).

Vitaliano mi dice se avevo litigato con mio padre, se mio padre si fosse arrabbiato. Io gli ho risposto la verità, cioè sì.

Mio padre si è infuriato con me perché ho detto che a Madrid c'è lo stesso fuso orario di Roma. (Cioè: ora sono le 9 e 48 e a Madrid sono, ugualmente, le 9 e 48). Mio padre ha detto di no... e a cominciato, come ogni volta, con una tiritera di bestemmia e offese senza alcun ritegno... (elencarle mi sembra un gesto stupido. Semplicemente, c'è andato giù parecchio pesante, come sempre).

Detto questo Vitaliano mi ha chiesto perché mio padre si comporti così.

Io gli dico che è un finto timido, che fà così per combattere la sua timidezza.

Lui mi risponde che anche lui è un timido ma che mai mai mai si permetterebbe di trattare suo figlio così davanti a degli estranei. Aggiunge che la devo smettere di farmi umiliare così ecc ecc...

Io cambio discorso e gli chiedo della caduta di Valentino Rossi.

Bene: io non ho alcuna paura di niente per me. Metti che mi domani mi tagliassi un dito... guarderei la mano con viso stupito e non me ne fregherebbe nulla... non ho paura di perdere la vita, non ho paura di perdere nulla di quello che ho, (mio padre mi ha preso e distrutto le mie cose decine e decine di volte)... ecc ecc.

Ciò di cui ho paura invece è che mio padre resti solo o che faccia una brutta figura. Ho paura che mio padre non abbia quello che gli necessita, che non riceva le giuste cure. Ho paura che mio padre sia offeso, che pensi ad altre persone, che non mi cerchi. Ho paura che lui non stia bene.

Esattamente: ho paura solo per eventuali accadimenti che possono succedere a mio padre.

Di me ho un completo disinteresse.

---------------------------------------

Devi tenere presente una cosa fondamentale. Per spiegarla ti faccio un secondo esempio.

Mia madre è morta di edema polmonare. Soffriva di diabete. Poco prima di morire gli si aprì nel piede un'ulcera. E non riusciva, questa ulcera, a guarire.

Mio padre gli consigliò di buttare le medicine. E non so, (a tutt'oggi), se mia madre, per non contraddirlo, buttò anche le medicine per il diabete. Non so cosa sia successo. Non lo accuso di niente e non ricordo esattamente nulla di quei giorni.

Ricordo però un sacco pieno di medicine nella spazzatura.

Ora, giro il capo e ti mostro questo libro di Martha Nussbaum "L'intelligenza delle emozioni" che stò leggendo. Sono 868 pagine.

Cosa accadrebbe se tu mi togliessi i libri? Cosa accadrebbe se tu non mi permettessi di leggere?

Imploderei.

E' successo già due volte.

Mia madre, (per farmi socializzare) mi butto due volte i libri. (Esattamente, li chiamava i libri "bodro" e non so dirti perché). Niente... entrai in crisi. Descrivere quei giorni è veramente triste.

Ogni soldo che ho ricevuto io l'ho sempre investito in libri.

Sono la mia difesa.

Se non avessi i libri, dovrei ricordare.

E, in questo caso, è meglio dimenticare.

Osserva solo questo: io non ho fotografie mie in casa.

Ho solo un medaglione della parrocchia quando feci la prima comunione.

Punto.

Nei fatti, non essendoci foto, non c'è nulla, veramente nulla, da ricordare.

(non so spiegartelo in altre parole).




Ciò che vi chiedo è: mio padre è un carceriere? Perché, essendo lui la causa di ogni mio malessere, gli stò sempre accanto e lui è l'unica persona che conta per me?

I genitori si devono occupare dei figli e non il contrario. Se guardi bene, non c'è nessun carceriere Pavely.

Pavely, hai parlato di Sindrome di Stoccolma, perciò deduco che tu abbia capito l'origine dei tuoi problemi.

Tuo padre è un debole ed un fallito. Fallito come padre e come marito. Lo sa, ma la colpa è una brutta bestia: nessuno la vuole. E quindi scarica su di te, che da sempre sei il più sensibile, che sei diverso e migliore di lui, tutte le sue frustrazioni.
Ti umilia per non umiliare se stesso, ti vuole distruggere per distruggere se stesso.

Quel signore ti ha detto una cosa vera: devi dire basta! Non c'è bisogno che lo insulti a tua volta se non vuoi (anche se ti assicuro che sarebbe molto liberatorio). Basta che gli dici chiaro e tondo che è un debole ed un fallito e che tu d'ora in avanti vuoi essere trattato con rispetto, altrimenti rimarrà solo come un cane come si merita. E te ne vai. Lì su due piedi te ne vai senza aspettare che risponda.

Quando torni (e aspetta un po') se lo rifà te ne vai di nuovo.

Allora capirà che non sei più in suo potere e forse anche lui cambierà. Ma se non cambierà lui, cambierà la tua vita ed il rispetto di te.

Non si può vivere senza il rispetto di sè.