l'adattamento
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alfredo
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l'adattamento
Cosa significa l'adattamento?
In quali contesti e' necessario e in quali no?
quanto influisce con il benessere psichico?
Chi ,ne sa qualcosa e ne da' la propria interpretazione?
SAluti
Alfredo
In quali contesti e' necessario e in quali no?
quanto influisce con il benessere psichico?
Chi ,ne sa qualcosa e ne da' la propria interpretazione?
SAluti
Alfredo
alfredo- Numero di messaggi : 328
Data d'iscrizione : 26.01.08
Re: l'adattamento
L'adattamento è trovare un equilibrio stabile in qualsiasi contesto.
L'adattamento non significa subire, ma semplicemente trovare il massimo di benessere, comodità in una situazione.
Molti, a mio avviso distorcono il significato di questo concetto, etichettandolo come uno stato forzato e negativo.
L'adattamento è un arte, che deve essere imparata, sopratutto nei nostri tempi, dato che i scenari sociali mutano velocemente.
Quando non sia hanno queste capacità è inevitabile cadere in stati più o meno di sofferenza.
La vita è un continuo susseguirsi di questi momenti, il bello è riuscire a restare sani a questi cambiamenti.
Come fare?
Ponendosi domande e cercando le risposte.
Non ci sono altri mezzi a nostra disposizione.
Più le domande sono articolate in varie direzioni, più si hanno risposte a disposizione e queste possono rendere chiara una situazione o un contesto, permettendoci di prendere delle decisioni ben formate.
Se ti è difficile ricordare, ti rammento che la carte e la penna sono ottimi aiutanti per la memoria.
Si dice che una persona è illuminata, quando ha chiarezza nella mente.
Per fare chiarezza per forza devi mettere ordine, una volta fatto questo, devi riempire gli spazi vuoti.
Ciao
L'adattamento non significa subire, ma semplicemente trovare il massimo di benessere, comodità in una situazione.
Molti, a mio avviso distorcono il significato di questo concetto, etichettandolo come uno stato forzato e negativo.
L'adattamento è un arte, che deve essere imparata, sopratutto nei nostri tempi, dato che i scenari sociali mutano velocemente.
Quando non sia hanno queste capacità è inevitabile cadere in stati più o meno di sofferenza.
La vita è un continuo susseguirsi di questi momenti, il bello è riuscire a restare sani a questi cambiamenti.
Come fare?
Ponendosi domande e cercando le risposte.
Non ci sono altri mezzi a nostra disposizione.
Più le domande sono articolate in varie direzioni, più si hanno risposte a disposizione e queste possono rendere chiara una situazione o un contesto, permettendoci di prendere delle decisioni ben formate.
Se ti è difficile ricordare, ti rammento che la carte e la penna sono ottimi aiutanti per la memoria.
Si dice che una persona è illuminata, quando ha chiarezza nella mente.
Per fare chiarezza per forza devi mettere ordine, una volta fatto questo, devi riempire gli spazi vuoti.
Ciao
suggestione- Numero di messaggi : 835
Data d'iscrizione : 08.01.08
Età : 55
Località : nessuna
secondo me
Il famoso detto: accettare cio' che non si puo' cambiare e attivarsi per cambiare cio' che e' possibile , mi trova completamente daccordo , ma......
Come riuscire a capire qual'e' l'uno e l'altro ?
Es : la situazione politica italiana o altre ingiustizie ,
un partner con il quale non vi sono piu' elementi che uniscono, ma che per altri motivi non e' possibile separarsi ,
Un lavoro che si fa a fatica , ma che non e' possibile cambiare,
A quale gruppo appartengono??
Vi e' la possibilita' che ci si potrebbe attivare per risolvere situazioni che non cambieranno, come d'altro caso non attivarsi per situazioni che con il nostro intervento potrebbero cambiare, se non migliorare.
E le emozioni conseguenti , avranno quindi delle ripercussioni sullo stato di benessere.
Sentirsri falliti per un mancato obiettivo, che sarebbe rientrato nella categoria di cose che non cambiano, ci si accollerebbe un malessere inutile , perche' non imputabile all propria inadeguatezza.
L'adattamento e' positivo e necessario per le cose che non cambiano , ma e' negativo per cio' che si puo' cambiare.
Il problema secondo me , e' che e' molto difficile distinguere cosa si puo cambiare e cosa non lo e' .
SAluti
Alfredo
Come riuscire a capire qual'e' l'uno e l'altro ?
Es : la situazione politica italiana o altre ingiustizie ,
un partner con il quale non vi sono piu' elementi che uniscono, ma che per altri motivi non e' possibile separarsi ,
Un lavoro che si fa a fatica , ma che non e' possibile cambiare,
A quale gruppo appartengono??
Vi e' la possibilita' che ci si potrebbe attivare per risolvere situazioni che non cambieranno, come d'altro caso non attivarsi per situazioni che con il nostro intervento potrebbero cambiare, se non migliorare.
E le emozioni conseguenti , avranno quindi delle ripercussioni sullo stato di benessere.
Sentirsri falliti per un mancato obiettivo, che sarebbe rientrato nella categoria di cose che non cambiano, ci si accollerebbe un malessere inutile , perche' non imputabile all propria inadeguatezza.
L'adattamento e' positivo e necessario per le cose che non cambiano , ma e' negativo per cio' che si puo' cambiare.
Il problema secondo me , e' che e' molto difficile distinguere cosa si puo cambiare e cosa non lo e' .
SAluti
Alfredo
alfredo- Numero di messaggi : 328
Data d'iscrizione : 26.01.08
Adattamento
L'adattamento che conosco io (per esserci passato) non è la flessibilità, non è il cavalcare l'onda senza contrapporvisi.
Qaundo stavo con un collega sicuro di sé e intraprendente nella vita come nel lavoro, io "mi adattavo", nel senso che "rispondevo" alle sue azioni e alle sue parole come lui se le poteva aspettare o con una certa accondiscendenza, quasi per farmi accettare (però questo mio atteggiamento interiore non veniva percepito).
Ho un brutto ricordo e temo ancor oggi di essere il tipo "andare verso la gente", debole, et similia.
Lo so che sembra non attinente al post.
Sembra.
Qaundo stavo con un collega sicuro di sé e intraprendente nella vita come nel lavoro, io "mi adattavo", nel senso che "rispondevo" alle sue azioni e alle sue parole come lui se le poteva aspettare o con una certa accondiscendenza, quasi per farmi accettare (però questo mio atteggiamento interiore non veniva percepito).
Ho un brutto ricordo e temo ancor oggi di essere il tipo "andare verso la gente", debole, et similia.
Lo so che sembra non attinente al post.
Sembra.
Stef- Numero di messaggi : 1033
Data d'iscrizione : 13.01.08
Età : 70
Località : Napoli
per stef
certo , l' adattamento che hai adottato con quel tuo amico, mi sembra un tipo di adattamento che si usa quando ci si sente insicuri e per ottenere un po' di consenso e approvazione (cose di cui si ha bisogno in quel momento), si cerca di eseguire quello che sta bene all'altro o di non contraddirlo , almeno si e' sicuri di non trovare discussioni.
Come ci si rafforza un po' pero' , si sente che assecondare gli altri diventa inaccettabile, perche' ci si accorge che ci viene tolto il potere di dire o fare come si desidera , oltre che svalutarci ai nostri occhi.
Puo' accadere pero' che il senso di sicurezza sia difficile da aquisire , e assecondare gli altri costituisca non una modalita' saltuaria , ma uno stile di relazione abituale.
E da questi presupposti, nascono poi i conflitti interiori, dai quali poi , sembra difficile uscirne.
Ciao
Alfredo
Come ci si rafforza un po' pero' , si sente che assecondare gli altri diventa inaccettabile, perche' ci si accorge che ci viene tolto il potere di dire o fare come si desidera , oltre che svalutarci ai nostri occhi.
Puo' accadere pero' che il senso di sicurezza sia difficile da aquisire , e assecondare gli altri costituisca non una modalita' saltuaria , ma uno stile di relazione abituale.
E da questi presupposti, nascono poi i conflitti interiori, dai quali poi , sembra difficile uscirne.
Ciao
Alfredo
alfredo- Numero di messaggi : 328
Data d'iscrizione : 26.01.08
L'adattabilità a tutte le cose
L' "adattamento" mi sembra sia un termine negativo in psicologia (cioè si trattarebbe di quello che è successo a me nel precedente post).
Credo che il termine esatto di questa discussione sia l'adattabilità.
Vorrei riportare un post di un forum che parla, anche se incidentalmente, di questo concetto:
«Credo che sia un problema di molti, della società odierna, arrivistica, superficiale, consumistica.
Ma, per questo, è anche un problema personale.
Noi dobbiamo amare per vivere veramente la vita, non c'è dubbio: la natura, il mondo, le persone, gli animali... tutto.
Però, però...
Non saprei se è meglio comportarsi sempre nello stesso modo con tutti.
Adattarsi a tutte le cose è la difesa (non il chiudersi a tutte le cose) dice la preghiera del samurai.»
Credo che il termine esatto di questa discussione sia l'adattabilità.
Vorrei riportare un post di un forum che parla, anche se incidentalmente, di questo concetto:
«Credo che sia un problema di molti, della società odierna, arrivistica, superficiale, consumistica.
Ma, per questo, è anche un problema personale.
Noi dobbiamo amare per vivere veramente la vita, non c'è dubbio: la natura, il mondo, le persone, gli animali... tutto.
Però, però...
Non saprei se è meglio comportarsi sempre nello stesso modo con tutti.
Adattarsi a tutte le cose è la difesa (non il chiudersi a tutte le cose) dice la preghiera del samurai.»
Stef- Numero di messaggi : 1033
Data d'iscrizione : 13.01.08
Età : 70
Località : Napoli
Re: l'adattamento
Ho l'impressione che abbiate difficoltà di cogliere la differenza tra reale e astrazione dal reale.
Una cosa è adattarsi a situazioni reali, concrete, palpabili, un'altra è adattarsi alle astrazioni che vi fate di una presunta realtà.
Una cosa è adattarsi a situazioni reali, concrete, palpabili, un'altra è adattarsi alle astrazioni che vi fate di una presunta realtà.
suggestione- Numero di messaggi : 835
Data d'iscrizione : 08.01.08
Età : 55
Località : nessuna
eh qui ci sarebbe.....
da capire cosa e' reale e cosa e' astrazione del reale.
Un fatto , cioe' qualcosa che succede , e' reale, ma non basta questo dato per pensare che la realta' e' in un determinato modo .Noi filtriamo i fatti in base ai nostri pensieri ( la chiami astrazione se non sbaglio ?) .
Per fare un esempio che conosci bene, perche' ne hai parlato anche sul forum , ma che non so qual'e' stata la sua evoluzione : dicevi che abitavi in una zona che aveva un alto tasso di inquinamento, e che i responsabili , non facevano nulla per diminuire .
Dicevi che la possibilita' di ammalarsi di tumore era molto elevata e che non avevi la possibilita' di cambiare casa, e' cosi'?
Ma a questo punto qual'e' la realta' e quale l'interpretazione ( astrazione ?) della realta'?
L'inquinamento e' un fatto accaduto ; la possibilita' di ammalarsi e' un prodotto del pensiero , perche' potrebbe succedere come no , benche' ci possano essere probabilita' che avvenga . Solo a malattia contratta si potrebbe parlare di realta'.
Noi ci facciamo sempre un'interpretazione della realta' e in base alle nostre molte o scarse risorse ci adattiamo oppure no.
In questa canzone si parla di realta' , ma con poche certezze......
http://it.youtube.com/watch?v=74z0PcuoAzs
Ciao
Alfredo
Un fatto , cioe' qualcosa che succede , e' reale, ma non basta questo dato per pensare che la realta' e' in un determinato modo .Noi filtriamo i fatti in base ai nostri pensieri ( la chiami astrazione se non sbaglio ?) .
Per fare un esempio che conosci bene, perche' ne hai parlato anche sul forum , ma che non so qual'e' stata la sua evoluzione : dicevi che abitavi in una zona che aveva un alto tasso di inquinamento, e che i responsabili , non facevano nulla per diminuire .
Dicevi che la possibilita' di ammalarsi di tumore era molto elevata e che non avevi la possibilita' di cambiare casa, e' cosi'?
Ma a questo punto qual'e' la realta' e quale l'interpretazione ( astrazione ?) della realta'?
L'inquinamento e' un fatto accaduto ; la possibilita' di ammalarsi e' un prodotto del pensiero , perche' potrebbe succedere come no , benche' ci possano essere probabilita' che avvenga . Solo a malattia contratta si potrebbe parlare di realta'.
Noi ci facciamo sempre un'interpretazione della realta' e in base alle nostre molte o scarse risorse ci adattiamo oppure no.
In questa canzone si parla di realta' , ma con poche certezze......
http://it.youtube.com/watch?v=74z0PcuoAzs
Ciao
Alfredo
alfredo- Numero di messaggi : 328
Data d'iscrizione : 26.01.08
suggestione- Numero di messaggi : 835
Data d'iscrizione : 08.01.08
Età : 55
Località : nessuna
Re: l'adattamento
direi che su un forum è impossibile pervenire a un grado zero di astrazione. se vogliamo evitare totalmente l'astrazione, propongo di staccare la connessione internet e gettare il pc nella rumenta.
tornando a palla sul concetto di adattamento: per intenderlo come qualcosa di positivo, anzi come indice di intelligenza, bisogna evitare di sovrapporlo a quello di sopportazione. adattamento non vuol dire conformarsi a qualsiasi cosa. l'adattamento può essere inteso come una relazione tra almeno due termini: non implica che sia sempre IO che mi devo adattare facendo uno sforzo passivo per accettare la situazione. vuol dire che imparo a confrontare le cose e i contesti, a riconoscerne le compatibilità e le incompatibilità, e a fare una valutazione sulle possibilità di adattare le cose all'ambiente, o l'ambiente alle cose. posso valutare la possibilità di adattarmi alla situazione che pongo come secondo termine, ma posso anche chiedermi quali azioni e atteggiamenti miei favoriscono l'adattamento in senso inverso, dal secondo termine verso di me. entrambe le speculazioni rientrano nella dinamica adattiva.
tornando a palla sul concetto di adattamento: per intenderlo come qualcosa di positivo, anzi come indice di intelligenza, bisogna evitare di sovrapporlo a quello di sopportazione. adattamento non vuol dire conformarsi a qualsiasi cosa. l'adattamento può essere inteso come una relazione tra almeno due termini: non implica che sia sempre IO che mi devo adattare facendo uno sforzo passivo per accettare la situazione. vuol dire che imparo a confrontare le cose e i contesti, a riconoscerne le compatibilità e le incompatibilità, e a fare una valutazione sulle possibilità di adattare le cose all'ambiente, o l'ambiente alle cose. posso valutare la possibilità di adattarmi alla situazione che pongo come secondo termine, ma posso anche chiedermi quali azioni e atteggiamenti miei favoriscono l'adattamento in senso inverso, dal secondo termine verso di me. entrambe le speculazioni rientrano nella dinamica adattiva.
Poi c'è l' "adeguarsi"
Adeguarsi ai cambiamenti, alle innovazioni, all'evolversi di una situazione, alla vita che continua, che avanza.
Adeguarsi alle persone di cultura scolastica inferiore, come fanno i professori in gamba che spiegano concetti difficili ma facendosi capire anche dai profani.
Adeguarsi a persone più sofisticate con cui si ha che fare.
E' un termine corretto o indica qualch'altra cosa?
E se è un termine adeguato, che differenza c'è con l'adattamento?
Adeguarsi alle persone di cultura scolastica inferiore, come fanno i professori in gamba che spiegano concetti difficili ma facendosi capire anche dai profani.
Adeguarsi a persone più sofisticate con cui si ha che fare.
E' un termine corretto o indica qualch'altra cosa?
E se è un termine adeguato, che differenza c'è con l'adattamento?
Stef- Numero di messaggi : 1033
Data d'iscrizione : 13.01.08
Età : 70
Località : Napoli
Re: l'adattamento
Credo siano due termini uguali Stef....ma credo anche che la spiegazione in questo caso è riferibile all'intelligenza vista come un adattamento tra il dentro di noi col fuori da noi...Secondo Mario Cipolla l'intelligenza ci fa agire pensando a se stessi e agli altri...distinguendo il furbo che penserebbe solo a se stesso....dallo stupido che invece non pensa nè a se stesso nè agli altri...E qui lui aggiungeva che se incontrassimo uno stupido di darcela a gambe....hihihihih Mario Cipolla era un economista e scrisse un libricino niente male dove spiegava esaudientemente tutto questo che ho riassunto...Il librettino si intitola " Allegro ma non troppo "... Buona lettura
Viola- Numero di messaggi : 432
Data d'iscrizione : 20.01.08
Età : 60
Località : Roma
Ciao Viola "adattata"
Ciao Viola, ti sei adattata al ruolo di "interventrice saltuaria che ora sta bene".
Il titolo del libercolo è invitante anche se non troppo allegro.
cmq... passando dal faceto al serio. Io non mi adatto per niente ai cambiamenti.
Il titolo del libercolo è invitante anche se non troppo allegro.
cmq... passando dal faceto al serio. Io non mi adatto per niente ai cambiamenti.
Stef- Numero di messaggi : 1033
Data d'iscrizione : 13.01.08
Età : 70
Località : Napoli
Re: l'adattamento
Si Stef, passo molto meno tempo su Internet anzi quasi per niente....Credo sia un effetto dello stare bene. Ne sono felice. Ma stare bene non significa dimenticare....Vi penso e vi ho nel cuore....Quindi quando entro per leggermi la posta butto sempre un occhio nei forum....Sto bene perchè il percorso di cura me lo sono fatto tutto...Compreso il riconoscermi gli impedimenti e i limiti, così come hai scritto tu, che non riesci ad adattarti ai cambiamenti, è un buon inizio il riconoscimento...Sei già sulla buona strada.Buon proseguimento
Viola- Numero di messaggi : 432
Data d'iscrizione : 20.01.08
Età : 60
Località : Roma
discorso pericoloso
Viola , dal libro che ha letto , scrive :..distinguendo il furbo che penserebbe solo a se stesso....dallo stupido che invece non pensa nè a se stesso nè agli altri...E qui lui aggiungeva che se incontrassimo uno stupido di darcela a gambe....
Una valutazione che non aiuta per niente chi ha la depressione perche', si trova spesso invischiato in questi schemi mentali, che lo vede spesso perdente ,non aiutando se stesso e nemmeno gli altri , e per giunta anche attribuendosi spesso lo stigma dello " stupido" .
Chi si trova in questi circoli viziosi , si deve definire : non ancora capace di......mentre la parola stupido definisce un incapace senza nessuna possibilita' di imparare.
E poi ,la conclusione che chi non aiuta ne' se stesso , ne' gli altri , e' uno stupido , e' tutta da dimostrare .
Forse nell'ambito dell'economia, di cui l'autore ha esperienza.
Una comclusione che rivela superficilita' o poca intelligenza .
SAluti
Alfredo
Una valutazione che non aiuta per niente chi ha la depressione perche', si trova spesso invischiato in questi schemi mentali, che lo vede spesso perdente ,non aiutando se stesso e nemmeno gli altri , e per giunta anche attribuendosi spesso lo stigma dello " stupido" .
Chi si trova in questi circoli viziosi , si deve definire : non ancora capace di......mentre la parola stupido definisce un incapace senza nessuna possibilita' di imparare.
E poi ,la conclusione che chi non aiuta ne' se stesso , ne' gli altri , e' uno stupido , e' tutta da dimostrare .
Forse nell'ambito dell'economia, di cui l'autore ha esperienza.
Una comclusione che rivela superficilita' o poca intelligenza .
SAluti
Alfredo
alfredo- Numero di messaggi : 328
Data d'iscrizione : 26.01.08
Re: l'adattamento
quando riuscite a dibattere a colpi di citazioni con tanta serietà il forum mi sembra una madrassa.
non riesco davvero a qualificare una frase sulla stupidità, peraltro proverbiale (l'avevo già sentita) come pericolosa.
non nel contesto del discorso aperto con questo thread. il linguaggio ha sempre bisogno di un referente reale, se no uno legge doppi sensi infidi, oppure illuminanti, anche nella frase "io amo le banane".
la frase non dice: chi non aiuta sé stesso né gli altri è stupido. dice che chi non pensa a sé stesso né agli altri è stupido. e non diceva poi che la stupidità deve essere per forza una condizione permanente. io trovo che la citazione di viola non sia tanto campata per aria. è una mezza battuta. come aforisma, rozzo per carità, ma lo trovo accettabile. se penso almeno a molte delle mie azioni stupide, mi rendo conto che dipendono da forme di pensiero poco attente sia al mio interesse che a quello degli altri.
non riesco davvero a qualificare una frase sulla stupidità, peraltro proverbiale (l'avevo già sentita) come pericolosa.
non nel contesto del discorso aperto con questo thread. il linguaggio ha sempre bisogno di un referente reale, se no uno legge doppi sensi infidi, oppure illuminanti, anche nella frase "io amo le banane".
la frase non dice: chi non aiuta sé stesso né gli altri è stupido. dice che chi non pensa a sé stesso né agli altri è stupido. e non diceva poi che la stupidità deve essere per forza una condizione permanente. io trovo che la citazione di viola non sia tanto campata per aria. è una mezza battuta. come aforisma, rozzo per carità, ma lo trovo accettabile. se penso almeno a molte delle mie azioni stupide, mi rendo conto che dipendono da forme di pensiero poco attente sia al mio interesse che a quello degli altri.
il discorso puo' essere pericoloso, perche'......
non essendo legato a un contesto in particolare , puo' valere per tutti.
E' comune , se non automatico che chi ha problemi depressivi, deve ancora risolvere se riesce a trovare la strategia giusta , il conflitto che nasce tra il pensare a se stessi ,(o aiutare , sono conseguenziali o hanno lo stesso significato) e gli altri. Spesso e 'proprio dallo sbilanciamento tra questi due modi di pensare , o troppo a se stessi o troppo agli altri , che si generano conflitti di difficile soluzione.
Se poi non si pensa ne' a se stessi ne' agli altri , ci si trova proprio in uno stato di apatia , che puo' essere gia' considerato un avanzato stato di patologia.
L'affermazione che facendo cosi' (non pensare ne' a se stessi e nemmeno agli altri ) uno e' stupido , e' un'assolutizzazione pericolosa , perche' indica una caratteristica della personalita' e percepita come permanente ,immodificabile e non legata a particolari fatti in cui uno puo' riconoscere di essersi comportato in modo disfunzionale.
Sembrano quisquiglie, ma non lo sono per chi ha problemi legati all'umore.
E' comune , se non automatico che chi ha problemi depressivi, deve ancora risolvere se riesce a trovare la strategia giusta , il conflitto che nasce tra il pensare a se stessi ,(o aiutare , sono conseguenziali o hanno lo stesso significato) e gli altri. Spesso e 'proprio dallo sbilanciamento tra questi due modi di pensare , o troppo a se stessi o troppo agli altri , che si generano conflitti di difficile soluzione.
Se poi non si pensa ne' a se stessi ne' agli altri , ci si trova proprio in uno stato di apatia , che puo' essere gia' considerato un avanzato stato di patologia.
L'affermazione che facendo cosi' (non pensare ne' a se stessi e nemmeno agli altri ) uno e' stupido , e' un'assolutizzazione pericolosa , perche' indica una caratteristica della personalita' e percepita come permanente ,immodificabile e non legata a particolari fatti in cui uno puo' riconoscere di essersi comportato in modo disfunzionale.
Sembrano quisquiglie, ma non lo sono per chi ha problemi legati all'umore.
alfredo- Numero di messaggi : 328
Data d'iscrizione : 26.01.08
Re: l'adattamento
Grazie Cant. ...Molto rozzo il mio aforisma, grezzo anche, cioè non finito...L'ho anche scritto, come ho lasciato scritto il titolo del libro che ho letto , senza intimare nessuno a leggerlo, ma lasciando la libertà alla curiosità . Ho riflettuto sulle parole di Alfredo...credo siano la sua personale interpretazione di quello che Lui ha provato difronte alle mie parole , che erano un prodotto di un riassunto molto rozzo e grezzo di un libretto molto acuto che invece a me ha fatto riflettere ( ovviamente dopo la sua lettura) ... Il thread originario era sull'adattamento... Non sulle letture che posoono far male ad un depresso.... Del resto quando ho letto il thread e le altre risposte...Non mi sono messa ad interpretare ma a confrontarmi rispetto al tema, cioè l'adattamento. Non credo che un depresso sia stupido...ma un malato. ed un depresso può disquisire su qualsiasi tema anche sull'adattamento.
Viola- Numero di messaggi : 432
Data d'iscrizione : 20.01.08
Età : 60
Località : Roma
Re: l'adattamento
E' comune , se non automatico che chi ha problemi depressivi, deve ancora risolvere se riesce a trovare la strategia giusta , il conflitto che nasce tra il pensare a se stessi ,(o aiutare , sono conseguenziali o hanno lo stesso significato) e gli altri. Spesso e 'proprio dallo sbilanciamento tra questi due modi di pensare , o troppo a se stessi o troppo agli altri , che si generano conflitti di difficile soluzione.
queste due frasi, per la mia scarsa frequentazione di rompicapo psicologici e anche per la struttura sintattica, mi risultano un po' oscure e ammetto di non capirle bene. però contesto che pensare e aiutare siano predicati "consequenziali" o sinonimi. a me ancora non risulta.
Se poi non si pensa ne' a se stessi ne' agli altri , ci si trova proprio in uno stato di apatia , che puo' essere gia' considerato un avanzato stato di patologia.
Non è detto. Il proverbio sulla capacità dello Stupido di far danni, con le sue molte varianti, si riferisce anzi all'indefettibile vitalità dello Stupido. Esistono i moventi della stupidità attiva, che sono premesse a esiti disastrosi perché sono pensieri disorganizzati. Le false credenze, il fanatismo, le parole d'ordine, i punti d'onore, sono altrettanti esempi di catalizzatori della stupidità.
L'affermazione che facendo cosi' (non pensare ne' a se stessi e nemmeno agli altri ) uno e' stupido , e' un'assolutizzazione pericolosa , perche' indica una caratteristica della personalita' e percepita come permanente ,immodificabile e non legata a particolari fatti in cui uno puo' riconoscere di essersi comportato in modo disfunzionale.
è certo un'assolutizzazione, come sempre i proverbi e gli aforismi. anche se dico che il formaggio con le pere è buono assolutizzo. a me ad esempio il pecorino piccante con le pere fa cagare. Non sono pericolosi i proverbi, è pericoloso agire e pensare sulla base di proverbi senza fare la tara alla semplificazione che comportano.
Il carattere assoluto, permanente e immodificabile è una conseguenza che trai da un tuo ragionamento, pure interessante ma soggettivo. Io ad esempio so cos'è l'apatia, ho qualche problema d'umore e ho agito stupidamente nella mia vita, ma riesco benissimo a tenere separare queste considerazioni e ad addomesticarle senza sentirmi in pericolo. Penso che sia quasi sempre preferibile adattare le parole, i pensieri e le fantasie anziché gettarli nella sfera del retropensiero senza assimilarli. Altrimenti vanno a costituire un agglomerato minaccioso e incombente, e io ragionando mi costringo a fare la gimkana tra le idee che non mi piacciono e che ho censurato. Se ho la capacità di affrontare la mia stupidità, se la ammetto, mi sento piu sereno, piu responsabile, e tendenzialmente piu capace di evitare la stupidità in futuro.
queste due frasi, per la mia scarsa frequentazione di rompicapo psicologici e anche per la struttura sintattica, mi risultano un po' oscure e ammetto di non capirle bene. però contesto che pensare e aiutare siano predicati "consequenziali" o sinonimi. a me ancora non risulta.
Se poi non si pensa ne' a se stessi ne' agli altri , ci si trova proprio in uno stato di apatia , che puo' essere gia' considerato un avanzato stato di patologia.
Non è detto. Il proverbio sulla capacità dello Stupido di far danni, con le sue molte varianti, si riferisce anzi all'indefettibile vitalità dello Stupido. Esistono i moventi della stupidità attiva, che sono premesse a esiti disastrosi perché sono pensieri disorganizzati. Le false credenze, il fanatismo, le parole d'ordine, i punti d'onore, sono altrettanti esempi di catalizzatori della stupidità.
L'affermazione che facendo cosi' (non pensare ne' a se stessi e nemmeno agli altri ) uno e' stupido , e' un'assolutizzazione pericolosa , perche' indica una caratteristica della personalita' e percepita come permanente ,immodificabile e non legata a particolari fatti in cui uno puo' riconoscere di essersi comportato in modo disfunzionale.
è certo un'assolutizzazione, come sempre i proverbi e gli aforismi. anche se dico che il formaggio con le pere è buono assolutizzo. a me ad esempio il pecorino piccante con le pere fa cagare. Non sono pericolosi i proverbi, è pericoloso agire e pensare sulla base di proverbi senza fare la tara alla semplificazione che comportano.
Il carattere assoluto, permanente e immodificabile è una conseguenza che trai da un tuo ragionamento, pure interessante ma soggettivo. Io ad esempio so cos'è l'apatia, ho qualche problema d'umore e ho agito stupidamente nella mia vita, ma riesco benissimo a tenere separare queste considerazioni e ad addomesticarle senza sentirmi in pericolo. Penso che sia quasi sempre preferibile adattare le parole, i pensieri e le fantasie anziché gettarli nella sfera del retropensiero senza assimilarli. Altrimenti vanno a costituire un agglomerato minaccioso e incombente, e io ragionando mi costringo a fare la gimkana tra le idee che non mi piacciono e che ho censurato. Se ho la capacità di affrontare la mia stupidità, se la ammetto, mi sento piu sereno, piu responsabile, e tendenzialmente piu capace di evitare la stupidità in futuro.
Re: l'adattamento
Posso dire la mia, sic et simpliciter? Vedo l'adattamento attivo, consapevole, frutto di libero arbitrio, di scelta. Avverto l'adeguarsi come passivo, costrittivo, frutto di spinta forzata. Scusate, sto lavorando e fatico ad essere chiara. Un po' come la differenza tra tolleranza e coesistenza, per capirci. Ciao a tutti.
vittoria- Numero di messaggi : 28
Data d'iscrizione : 09.01.08
Re: l'adattamento
Scrivete benissimo, come sempre.
suggestione- Numero di messaggi : 835
Data d'iscrizione : 08.01.08
Età : 55
Località : nessuna
per viola e canterel
ho come l'impressione che abbiate una certa prevenzione , sui contenuti che espongo ...o forse su me stesso quando invio dei messaggi ....... mah..... Ma lasciando da parte queste impressioni , vediamo di spiegarmi meglio.
A Viola : certamente il libro che hai letto , da cui hai tratto il contenuto , mi trova daccordo in una certa misura , perche' uno che non pensa a se stesso e nemmeno agli altri difficilmente arrivera' a qualcosa di buono.
Certo , leggendo il tuo messaggio ho avuto in un primo momento un sobbalzo , perche' ricordo ancora benissimo quando anni addietro , non pensando a me stesso , o in seguito a qualsiasi errore , mi davo dello stupido .Erano le mie reazioni , legate alla mancanza di autostima .
Penso che a parecchi sia capitato di avere questi pensieri , di non avere chiara la differenza tra il giudizio dei singoli fatti , e quello globale su se stessi. Per lo meno e' molto facile , quando si ha una bassa autostima , che si arrivi a denigrarsi , fino a reputarsi degli stipidi .
Per tale motivo ho detto che questo concetto puo' essere "pericoloso" o controproducente in un forum come questo.
Io comunque volevo attaccare il concetto , non te come persona.
Per Canterel
si hai ragione , le mie capacita' sintattiche sono scarse .....e poi adesso sono anche migliorate.....dovevi sentirmi qualche tempo fa.
Per quanto riguarda la relazione tra i due termini ," pensare e aiutare" credo che ci stia il mio ragionamento.
Il modo di pensare a se stessi porta anche ad agire di conseguenza . Quindi quando si dice : penso a me stesso , significa anche aiutarsi ; come quando ci si aiuta , si pensa anche a se stessi.
Non saranno sovrapponibili sempre ma a volte si.
Come ci sta il discorso, pur non essendo da generalizzare, che quando non si pensa a se stessi e agli altri si puo' cadere nell' apatia patologica (anche questo mi e' capitato...)
saluti
Alfredo
A Viola : certamente il libro che hai letto , da cui hai tratto il contenuto , mi trova daccordo in una certa misura , perche' uno che non pensa a se stesso e nemmeno agli altri difficilmente arrivera' a qualcosa di buono.
Certo , leggendo il tuo messaggio ho avuto in un primo momento un sobbalzo , perche' ricordo ancora benissimo quando anni addietro , non pensando a me stesso , o in seguito a qualsiasi errore , mi davo dello stupido .Erano le mie reazioni , legate alla mancanza di autostima .
Penso che a parecchi sia capitato di avere questi pensieri , di non avere chiara la differenza tra il giudizio dei singoli fatti , e quello globale su se stessi. Per lo meno e' molto facile , quando si ha una bassa autostima , che si arrivi a denigrarsi , fino a reputarsi degli stipidi .
Per tale motivo ho detto che questo concetto puo' essere "pericoloso" o controproducente in un forum come questo.
Io comunque volevo attaccare il concetto , non te come persona.
Per Canterel
si hai ragione , le mie capacita' sintattiche sono scarse .....e poi adesso sono anche migliorate.....dovevi sentirmi qualche tempo fa.
Per quanto riguarda la relazione tra i due termini ," pensare e aiutare" credo che ci stia il mio ragionamento.
Il modo di pensare a se stessi porta anche ad agire di conseguenza . Quindi quando si dice : penso a me stesso , significa anche aiutarsi ; come quando ci si aiuta , si pensa anche a se stessi.
Non saranno sovrapponibili sempre ma a volte si.
Come ci sta il discorso, pur non essendo da generalizzare, che quando non si pensa a se stessi e agli altri si puo' cadere nell' apatia patologica (anche questo mi e' capitato...)
saluti
Alfredo
alfredo- Numero di messaggi : 328
Data d'iscrizione : 26.01.08
Non sono contento
Viola ha scritto:Si Stef, passo molto meno tempo su Internet anzi quasi per niente....Credo sia un effetto dello stare bene. Ne sono felice. Ma stare bene non significa dimenticare....Vi penso e vi ho nel cuore....Quindi quando entro per leggermi la posta butto sempre un occhio nei forum....Sto bene perchè il percorso di cura me lo sono fatto tutto...Compreso il riconoscermi gli impedimenti e i limiti, così come hai scritto tu, che non riesci ad adattarti ai cambiamenti, è un buon inizio il riconoscimento...Sei già sulla buona strada.Buon proseguimento
Certamente il riferimento al tuo essere interventrice-saltuaria-perché-ora-sta-bene era una provocazione bella e buona (mi piace tanto, sin dal vecchio forum - e tu mi conosci bene - perciò è ancora più gustoso!).
In verità, in verità vi dico che la prima cosa è la salute ed io non sono contento.
Ma contentissimo.
Stef- Numero di messaggi : 1033
Data d'iscrizione : 13.01.08
Età : 70
Località : Napoli
Perdere la testa per una ragazza
Per tutti i diavoli! Non c'è più religione, governo ladro!
Rispettate gli afflitti, i derelitti, gli abbandonati, i soli senza un amore!
Il depresso sta peggio di tutti questi messi assieme.
Qua ha ragione uno solo: chi soffre.
Chi soffre non può aspettare e ascoltare chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere.
Il rimedio sta nella soluzione totale.
Bisogna preparasi alla guerra contro la depressione con tutti i mezzi, senza esclusione di colpi.
Specialisti (al plurale) da cambiare se non ci trova bene "a pelle", a sensazione (almeno per gli psicologi e psicoterapeuti che non danno antidepressivi - per chi dà antidepressivi bisogna attendere almeno tre settimane quindi non si può giudicare "a pelle" ma solo col tempo).
Quindi farmaci se prescritti e, mettendo in chiaro con lo specialista che si continua a stare male, chiedere di cambiarli (se è bravo lo decide già lui che vanno cambiati).
Ma non limitarsi ai farmaci! Quando si sta meglio è salutare (salutarissimo) seguire una disciplina, perché questa può aiutare a stabilizzarsi o a fortificatre l'animo (se uno ce l'ha).
Può essere un arte marziale come il karate, lo Ju-do, l'Aiki-do ma anche una non-marziale come il bellissimo Tai-Chi Chuan.
Anche la semplice palestra ve bene.
Il correre, il caminare, lo stare con amici, fare volontariato, Yoga, Dinamica Mentale, training Autogeno, paracadutismo (non ridete, parlo sul serio).
Se si sente o si scopre in sé... anche un cammino, sia esso interiore che esteriore. Passeggiare parlando e ascoltando un filosofo, un prete in gamba, alternativo, carismatico (non "dei carismatici"), un vecchio professore di scuola che ci dava tanto, aiutare gli altri in tutto, anche a praticare il computer e internet, o solo a battere qualcosa per qualcuno che non è capace: un tempo c'erano gli scribacchini fuori gli uffici che aiutavano la povera gente a sbrigare le pratiche burocratiche. Una volta, quando ero vigile, vendetti l'auto e mi curai di fare io il passaggio senza l'agenzia. Andai al'ACI e, tanto che nel modulo non si capiva un ca**o, che feci ricorso pure io allo scribacchino per 5.000 delle vecchie lire (era una cifra).
Mi sono dimenticato una cosa (che dovevo dire prima): lo specialista dovrebbe essere lo psichiatra, ma non si può generalizzare. Se si ha una leggerissima quasi-depressione è salutarissimo un naturopata che fa messaggi e altro con musica di sottofondo e incensi indiani vari, con erbe e diete ad hoc. Per altri (sempre con forma lievissima ma non "levissima") andrà bene anche il semplice psicologo (meglio se femmina). Io avevo pure una psichiatra che faceva quello e quello [un'ora la settimana di psicoterapia - era addirittura specializzata in ipnosi -e dava i farmaci, ed era pure bona (ma questo vale solo per me)].
In realtà noi non sappiamo cos'è veramente la depressione se non da un punto di vista esterno, scientifico ma non dell'anima (o come cavolo volete chiamarla - non me ne può fregar di meno).
Direte che la chimica del cervello ha spiegato quasi tutto... e allora io dico, chissà se si è depressi perché c'è uno squilibrio chimico o se viene lo squilibrio chimico per il fatto di essere caduti in depressione, o se è tutte e due le cose insieme...
Sapete una cosa? Anche per l'innamoramento vale la stessa cosa: si è innamorati perché si risvegliano dei neuroni nella testa o i neuroni impazziscono a causa del fatto che uno perde la testa per una ragazza?
Rispettate gli afflitti, i derelitti, gli abbandonati, i soli senza un amore!
Il depresso sta peggio di tutti questi messi assieme.
Qua ha ragione uno solo: chi soffre.
Chi soffre non può aspettare e ascoltare chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere.
Il rimedio sta nella soluzione totale.
Bisogna preparasi alla guerra contro la depressione con tutti i mezzi, senza esclusione di colpi.
Specialisti (al plurale) da cambiare se non ci trova bene "a pelle", a sensazione (almeno per gli psicologi e psicoterapeuti che non danno antidepressivi - per chi dà antidepressivi bisogna attendere almeno tre settimane quindi non si può giudicare "a pelle" ma solo col tempo).
Quindi farmaci se prescritti e, mettendo in chiaro con lo specialista che si continua a stare male, chiedere di cambiarli (se è bravo lo decide già lui che vanno cambiati).
Ma non limitarsi ai farmaci! Quando si sta meglio è salutare (salutarissimo) seguire una disciplina, perché questa può aiutare a stabilizzarsi o a fortificatre l'animo (se uno ce l'ha).
Può essere un arte marziale come il karate, lo Ju-do, l'Aiki-do ma anche una non-marziale come il bellissimo Tai-Chi Chuan.
Anche la semplice palestra ve bene.
Il correre, il caminare, lo stare con amici, fare volontariato, Yoga, Dinamica Mentale, training Autogeno, paracadutismo (non ridete, parlo sul serio).
Se si sente o si scopre in sé... anche un cammino, sia esso interiore che esteriore. Passeggiare parlando e ascoltando un filosofo, un prete in gamba, alternativo, carismatico (non "dei carismatici"), un vecchio professore di scuola che ci dava tanto, aiutare gli altri in tutto, anche a praticare il computer e internet, o solo a battere qualcosa per qualcuno che non è capace: un tempo c'erano gli scribacchini fuori gli uffici che aiutavano la povera gente a sbrigare le pratiche burocratiche. Una volta, quando ero vigile, vendetti l'auto e mi curai di fare io il passaggio senza l'agenzia. Andai al'ACI e, tanto che nel modulo non si capiva un ca**o, che feci ricorso pure io allo scribacchino per 5.000 delle vecchie lire (era una cifra).
Mi sono dimenticato una cosa (che dovevo dire prima): lo specialista dovrebbe essere lo psichiatra, ma non si può generalizzare. Se si ha una leggerissima quasi-depressione è salutarissimo un naturopata che fa messaggi e altro con musica di sottofondo e incensi indiani vari, con erbe e diete ad hoc. Per altri (sempre con forma lievissima ma non "levissima") andrà bene anche il semplice psicologo (meglio se femmina). Io avevo pure una psichiatra che faceva quello e quello [un'ora la settimana di psicoterapia - era addirittura specializzata in ipnosi -e dava i farmaci, ed era pure bona (ma questo vale solo per me)].
In realtà noi non sappiamo cos'è veramente la depressione se non da un punto di vista esterno, scientifico ma non dell'anima (o come cavolo volete chiamarla - non me ne può fregar di meno).
Direte che la chimica del cervello ha spiegato quasi tutto... e allora io dico, chissà se si è depressi perché c'è uno squilibrio chimico o se viene lo squilibrio chimico per il fatto di essere caduti in depressione, o se è tutte e due le cose insieme...
Sapete una cosa? Anche per l'innamoramento vale la stessa cosa: si è innamorati perché si risvegliano dei neuroni nella testa o i neuroni impazziscono a causa del fatto che uno perde la testa per una ragazza?
Stef- Numero di messaggi : 1033
Data d'iscrizione : 13.01.08
Età : 70
Località : Napoli
Re: l'adattamento
alfredo ha scritto:ho come l'impressione che abbiate una certa prevenzione , sui contenuti che espongo ...o forse su me stesso quando invio dei messaggi .......
ti prego di credermi, non ho nessun interesse preventivo a fare della polemica. Sono intervenuto attenendomi al merito di due tuoi commenti, riportandone anche degli stralci, per chiarire che su quello, e non su altro, non mi trovo d'accordo. Anche i problemi con la sintassi li ho avuti rispetto a due tue frasi, non intendo certo fare osservazioni generali sullo stile di nessuno. Voleva proprio dire che non mi erano chiare QUELLE due frasi.
Gli è che secondo me eri intervenuto un po' drasticamente e bruscamente su una osservazione di viola, che presa in sé stessa non mi pare niente di più che un'innocua battuta. Rispondendo di nuovo a me e a viola mi pare che tu abbia un po' attenuato e relativizzato il senso del tuo appunto, e quindi penso che discutere sia servito a tutti noi per capirci meglio e adottare un'interfaccia piu flessibile.
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