Il peggio è passato (spero)

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Messaggio  sixteen blue Lun Giu 24, 2013 3:32 pm

Sto vivendo un momento abbastanza complicato. Certamente meno difficile e doloroso della depressione che mi sono lasciato alle spalle ( definitivamente, spero), ma non meno complicato.
Al liceo mi trovavo bene e avevo un buon rendimento; di tanto in tanto mi capitava di tornare a casa dopo qualche bicchiere di troppo, di vivere qualche giornata nera o, più raramente, di prendere qualche brutto voto, ma nulla di più. Nel complesso fino a 18 anni la mia vita è stata molto tranquilla: ho visto le persone che conoscevo avere crisi di identità e cambiara carattere, ma io ero rimasto sostanzialmente lo stesso, da sempre.
Poi mi sono iscritto all'università, e sono iniziati i problemi.
Sono una persona gentile e, credo, abbastanza piacevole, tant'è che al liceo ero sempre in buoni rapporti con tutti; ma sono anche piuttosto timido, benchè spesso non lo dia a vedere (tra parentesi, non ho ancora trovato una ragazza). Passare con le stesse persone sei ore al giorno, sei giorni alla settimana, per cinque anni, ti porta inevitabilmente ad allacciare dei legami, e al liceo ho trovato dei buoni amici. Poi mi sono iscritto all'università e sono finito in un corso di trecento persone, senza riuscire a legare con nessuno. Ero ancora in stretti rapporti con gli amici di prima (e lo sono tuttora, fortunatamente), ma mi trovavo a passare buona parte delle mie giornate di studente pendolare nella solitudine: mi alzavo alla mattina, prendevo il treno, seguivo le lezioni e tornavo a casa, sempre da solo, scambiando tutt'al più qualche frase di circostanza con il compagno di banco del giorno. A furia di stare da solo con i miei pensieri, mi misi a rimuginare (sono uno di quelli che rimugina tanto, troppo) e finii per essere quasi sempre di cattivo umore.
Le cose non andavano ancora veramente male, finchè non ci fu un piccolo malinteso con una mia conoscente. La conoscevo, ci parlavamo di tanto in tanto e mi piaceva da impazzire, ma non avevo il coraggio di invitarla ad uscire. Un giorno, però, mi disse che le tenevo gli occhi addosso tutto il tempo, e che le facevo un po' paura. Mi scusai e le dissi che mi dispiaceva moltissimo. Lei accettò subito le scuse- un poco mi conosceva, e sapeva che non ero il tipo da allungare le mani.
Lei si lasciò la cosa alle spalle, io però non ci riuscii. Come una miccia, quell'episodio fece esplodere molti problemi irrisolti che mi portavo dentro, grandi e piccoli.
Gli anni successivi furono un incubo. Il mio umore già nero divenne abissale. Mi svegliavo ogni mattina piangendo senza sapere il perchè, passavo le giornate perso nei pensieri più neri senza accorgermi del mondo e senza sapere cosa facessi. Ai tempi del liceo capivo le cose più complicate con uno sforzo minimo, ed ero fra i migliori della classe nonostante aprissi il libro una volta ogni morte di papa; ora, invece, leggevo mille volte la stessa riga senza capire una parola. Facevo fatica a preparare gli esami e ne diedi pochissimi, rimanendo indietro di tre anni rispetto ai miei coetanei; i miei genitori erano irritati e preoccupati al tempo stesso (specie mio padre, che era sempre stato molto orgoglioso) e l'atmosfera in casa, che era sempre stata buona, peggiorò. Passai tre anni perso nei pensieri più tristi, quasi senza sapere cosa accadesse intorno a me o cosa stessi facendo. Smisi quasi del tutto di uscire la sera, mettendo in apprensione i miei amici che mi vedevano in difficoltà e non sapevano cosa fare; la mia vita era un disastro totale, e pensavo spesso al suicidio.
Poi la tristezza, com'era venuta, iniziò pian piano a darmi tregua. Non saprei davvero dire perchè il mio umore sia migliorato; forse qualcosa dentro di me è cambiato. Ma nell'ultimo anno, che pure è stato di gran lunga il migliore fra gli ultimi cinque, mi sono trovato in uno stallo totale. Fatico ancora a concentrarmi, sono terribilmente indietro con gli esami (il prossimo è dopodomani, e scommetto sulla mia bocciatura), e sento che questo pesa moltissimo nel rapporto con i miei genitori, anche perchè sono figlio unico- un carico di responsabilità mica da poco. Sto cercando di superare la mia timidezza, specie con le ragazze, e in parte ci sono riuscito. Ma non ho ancora trovato una ragazza: questo mi mette in imbarazzo davanti ai miei amici, che si preoccupano un po' per me, e mi fa venire il dubbio che ci sia qualcosa di veramente sbagliato, o quantomeno inusuale, nel mio modo di essere o di comportarmi (anchè perchè sono ragionevolmente carino, benchè lievemente panciuto Very Happy). E ci sono ancora le giornate nere, anche se ora sono l'eccezione e non più la regola.
E' come se fossi rimasto un bambino fino a diciotto anni, e allora, solo allora, fosse esplosa la mia crisi adoloscenziale. E' stata veramente dura: i piccoli e grandi problemi dell'adolescenza ho dovuto affrontarli (e forse li affronto tuttora) fuori tempo massimo, quando certe cose non te le perdonano più. Questa cosa prendetela ovviamente con le pinze, non sono uno psicologo e non so come si definiscano, di preciso, i turbamenti interiori legati all'adolescenza; ma è così che mi sento, e ci tengo più a farmi capire che a teorizzare sulle età della vita Very Happy.
Ultimamente mi sento un po' più ottimista del solito riguardo alle mie possibilità, e c'è il rischio che possa fare davvero dei passi in avanti e uscire da questa situazione. Vi farò sapere Smile
Forse questo post è un po' strano, per essere uno dei primi di un nuovo iscritto. Conoscevo già il forum e forse avrei dovuto iscrivermi quando soffrivo come un cane e avevo un bisogno molto più disperato di comprensione, ma non ho mai trovato il coraggio- fino ad oggi. Chissà, magari anche questo è un piccolo passo in avanti.

sixteen blue

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Messaggio  davidenorditalia Lun Giu 24, 2013 4:08 pm

bene, trovare una strada per risalire è fondamentale...

davidenorditalia

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