Il senso filosofico della Depressione.

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Messaggio  Pavely Sab Apr 12, 2008 11:51 am

Io vorrei proporre una riflessione.

Qualsiasi esperienza terapeutica ha, secondo il mio modo di vedere, la mia opinione personale, tre presupposti positivi.

Aldilà del nome tecnico che conferisco loro, ci tengo a sottolineare che propongo una concezione di natura "filosofica" quindi strettamente attinente al pensiero e distante da un'osservazione comunicativa comune.

I tre presupposti sono: "La Depressione Positiva", l'"Istinto suicidario positivo", la "Tossicodipendenza positiva".

Uso, volutamente, l'aspetto "negativo" di queste parole sposandolo ad un aggettivazione felice.

Ogni esperienza terapeutica si regge, infatti, su tre fondamenta: la consapevolezza , la tristezza e il disagio di essere malato; la consapevolezza che la malattia può portare ad una debilitazione permanente e quindi alla morte; la consapevolezza che solo assumendo "sostanze" è possibile guarire. (Depressione, Suicidio, Tossicodipendenza).

Se non si è consapevoli di essere malati, non ci si cura.

E la consapevolezza della malattia assume il nome tecnico della Depressione clinica.

Quindi: la sussistenza di questo "istinto" ha proprio la ragione di "identificare" la Malattia e chiarire all'anima e all'identità di ognuno di noi quanto questa posso portare ad un rischio della vita.

La "Depressione negativa" evidenzia una "malattia della Depressione". Cioè la Depressione diventa patologica e pervasiva spingendo il corpo a credere che sia possibile una malattia inesistente. (Che effettivamente il cervello non vede).

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