Aiutino...

ciao viola, ho letto il thread e mi va di spendere due parole sull'immaginazione di tuo figlio. non vorrei toccare le questioni che riguardano il vostro rapporto o l'educazione che gli hai impartito. non mi sento capace non essendo papà. inoltre non vi conosco e penso che i comportamenti in una famiglia non possono essere facilmente interpretati dall'esterno. dato che presto vedrai lo psicologo penso che riceverai consigli utili e qualificati da lui.

direi che sognare o fantasticare di immagini violente all'interno del nucleo familiare è l'elaborazione di un tabu universale. le tradizioni ci consegnano narrazioni mitico-religiose che incidono profondamente su chi le apprende, attivando la risonanza tipica che ogni fatto ancestrale riesce a scatenare. nella loro ributtante trivialità, le inchieste chez bruno vespa, col criminologo e il modellino, riscuotono un certo successo anche perché sono le estreme propaggini contemporanee dei miti fondativi della civiltà, benché ridotte alla redditività spettacolare sciocchina di un museo delle cere. restando in ambito mediterraneo e occidentale, dal sacrificio di isacco alla teogonia di esiodo, fino alle tragedie di sofocle e euripide, gli esempi si sprecano.
porto questo spunto non per invitarti a banalizzare e trascurare l'agitazione notturna di tuo figlio, ma solo perché non ti sembri troppo stravagante e spiacevole la forma particolare del suo incubo, o fantasticheria, che io trovo coerente con i meccanismi della paura irrazionale degli esseri umani in generale - e di un preadolescente in particolare. magari sbaglio, ma io fossi in te non starei troppo a raccapezzarmi per capire se il ragazzo ha assorbito e assemblato frammenti dalla televisione o altrove. la mente è un caleidoscopio, bastano pochi elementi per produrre centinaia di immagini, e siamo tutti rimpinzati di stimoli.
a 12 anni potevo già costruire le più raccapriccianti rappresentazioni, ho immaginato sulla scia della paura praticamente di tutto. non saprei dire, non erano immagini comandate né completamente involontarie, situate ad un livello di rappresentazione dove non aveva davvero senso credere o non credere. come al cinema il dilemma era risolto a priori. anche nel sonno vero e proprio, ho tentato di uccidere mio padre, o mi sono difeso da lui in sanguinosi duelli all’arma bianca, più di una volta. non sempre i sogni erano sgradevoli, a volte mi risvegliavo ilare e stupefatto, a volte turbato. il mio rapporto con l’immaginazione orrorosa era secondo me ancora inconsapevolmente sano nell’adolescenza: le immagini erano emergenze delle mie emozioni e non viceversa. non scatenavano spesso sensi di colpa o analisi snervanti dei moventi che le avrebbero dovute produrre.
sono portato a dire che tuo figlio ha una fantasia un po’ estroversa, senza troppe censure – e il fatto che te ne abbia parlato mi sembra un buon indice di apertura e di fiducia. immaginare l’orrore che si manifesta in famiglia mi sembra un fatto legato all’ambivalenza che caratterizza a livello profondo tutto ciò che è vicino e domestico. rimando, senza avere una memoria fresca sul punto, al saggio di freud sul perturbante (das unheimliche). ciò a cui siamo intimamente legati, l’ambiente famigliare in particolare, produce dentro di noi un’idea che cova un suo gemello, ovvero si può rovesciare in un’immagine perturbante, nascosta ma pronta ad affiorare quando le difese sono basse e i nervi eccitati.