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Messaggio  Anonimo7 Mer Ott 16, 2019 3:12 pm

A volte, quando la depressione si fa sentire più del solito, cosa fate voi per tornare alla normalità? Avete dei pensieri, azioni che eseguite per" tirarvi fuori dal pozzo"?

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Messaggio  AleSk Mer Ott 16, 2019 9:07 pm

Piacerebbe anche a me avere dei consigli

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Messaggio  canterel II Mer Ott 16, 2019 9:53 pm

Per me dipende da cosa vuol dire che "la depressione si fa sentire più del solito". Dipende, penso, dal livello di prostrazione. Se sento i nervi a pezzi, la testa pesante, angoscia e pensieri poco articolati, allora possibilmente cerco di dormirci sopra. Se non posso, spezzo in qualche modo la situazione per un momento (prendo un caffé, vado in bagno...) e poi rientro nella situazione focalizzandomi sulle funzioni indispensabili a raggiungere il momento in cui potrò andare a letto a dormirci sopra, predisponendomi intanto a fare attenzione alle mie azioni e ad essere però indulgente con me stesso in caso di sbagli o condotte goffe e disordinate. Sono momenti in cui mi è utile, se ci riesco, dispormi a priori alla pace (alla tregua) con tutti, alla pietà verso tutti, ad un temporaneo fatalismo e alla svalutazione di ogni elemento disturbante della situazione. "Eh, pazienza, va così, buonanotte, però siete simpatici, fate una carezza ai vostri bambini, poi ne riparliamo insomma".
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Messaggio  Oudeis Lun Ott 21, 2019 3:22 pm

La mia depressione aumenta di giorno in giorno. Come la affronto? non saprei. Mi schiaccia, mi annienta. Forse a volte può dare un lieve e passeggero sollievo piangere, se ci si riesce. ciao pale

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Messaggio  corolla Lun Ott 21, 2019 6:45 pm

Anonimo7 ha scritto:A volte, quando la depressione si fa sentire più del solito, cosa fate voi per tornare alla normalità? Avete dei pensieri, azioni che eseguite per" tirarvi fuori dal pozzo"?

A me fa bene il movimento fisico. Per un certo periodo di tempo trovavo sollievo andando in piscina, ora faccio spesso delle passeggiate in bicicletta che hanno il vantaggio di consentirmi di stare all'aperto.

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Messaggio  Oudeis Sab Ott 26, 2019 10:23 pm

Con me non funziona niente, altrimenti non sarei depresso.

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Messaggio  Oudeis Mar Ott 29, 2019 11:24 am

Il destino mi ha dato una spinta... verso il baratro.

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Messaggio  Joy Mer Ott 30, 2019 11:26 am

In passato ci ero riuscita a tratti a calmare la bestia che mordeva.
Mi sedevo davanti ai video di YouTube, spiavo così le vite degli altri, ne sognavo una mia, che si avvicinasse anche di un millimetro alla loro.
Non sognavo i guadagni o il potermi comprare oggetti costosi.
Sognavo una cena, una giornata al mare, fare la spesa insieme a qualcuno.
Mi sono dedicata ai libri, alla cultura e alle inclinazioni artistiche tutta la vita.
Poi sono finita a guardare degli stupidi video, pur di non far gridare quello che c’era nella mia testa.
A quei tempi funzionava, ma stavolta no.
Non riesco ad alzarmi dal divano, non esco quasi mai e abito in un condominio di bestie, dove alcuni hanno capito la mia fragilità e ci ridono sopra provocandomi uno stress terribile.
Mi sono resa invisibile per non esser di troppo, non facendo rumore e non disturbando nessuno.
Ma la mia riservatezza mi viene puntata contro come un’arma.
Anche io vorrei chiedere “come si esce da qui”? Ma non ho più idee, non ho più forza, il livello di attenzione e apprendimento è sotto zero, spesso dimentico le cose o non le comprendo.
Mi sento come quei pensionati che scrutano i viali alberati o i cantieri, visualizzando chissà quali ricordi della loro vita.
Sono rassegnata.
La sera arrivano i vicini con la bambina piccola. Sento le sue corse di piccoli passi, le sue risate, il loro essere una FAMIGLIA.
Li ascolto con quell’invidia buona e meravigliosa di chi ha perso tutto, e abbozza un sorriso di fronte al miracolo di vita che possa essere una casa con qualcuno dentro.
Ho provato anche io a camminare, a cercare un hobby, a credere che qualcosa potesse cambiare, quindi mi scuso infinitamente per non aver lasciato un contributo ma solo uno sfogo di questa angoscia terribile che mi porto dentro.
A volte ho solo bisogno di scrivere, di cercare una presa mentre sto scivolando.
Scusatemi ancora, ma oggi sento che la vita mi ha messa in ginocchio.
Tentiamole ancora tutte.
Serie tv, libri, riviste, qualche corso che ci aiuti a interagire con il mondo.
Lì poi dipende da quante volte siamo stati sconfitti.
Io ne ero uscita con queste cose e con il corso del tempo.
Adesso annaspo, ma qualcuno più giovane magari ce la può ancora fare.
Grazie a chi legge, a chi scrive, a chi passa di qui anche solo per lasciare un pezzettino di sé in questo porto sicuro dove almeno non ci facciamo del male l’un l’altro, ma cerchiamo insieme una strada.
Un abbraccio a chi lotta, dal profondo del cuore.
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Messaggio  AleSk Mer Ott 30, 2019 12:41 pm

Mi rivedo un po' in ciò che hai scritto...io ho 21 anni e ho passato qualche anno in cui mi ero completamente isolata, le uniche volte in cui uscivo di casa era per andare dallo psichiatra o dalla psicologa. Dopo un po' ho conosciuto un ragazzo e non so bene perché ma dentro di me ho detto "ok puoi provarci" e così stiamo insieme da 3 anni. Mi ha aiutato abbastanza a tornare a fare le cose come uscire, provare a socializzare ecc...ma non è ancora facile, ho dei momenti in cui non ce la faccio proprio, sto provando a studiare psicologia all'università ma mi sento un fallimento perché faccio fatica a ricordare le cose e restare concentra. Nonostante ho una persona vicina spesso mi sento comunque sola e in mezzo alla gente mi sento a disagio e "strana"...spero di riuscire a migliorare e sentirmi un po' meglio un giorno e lo auguro anche a voi

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Messaggio  Oudeis Mer Ott 30, 2019 3:08 pm

Joy ha scritto:In passato ci ero riuscita a tratti a calmare la bestia che mordeva.
Mi sedevo davanti ai video di YouTube, spiavo così le vite degli altri, ne sognavo una mia, che si avvicinasse anche di un millimetro alla loro.
Non sognavo i guadagni o il potermi comprare oggetti costosi.
Sognavo una cena, una giornata al mare, fare la spesa insieme a qualcuno.
Mi sono dedicata ai libri, alla cultura e alle inclinazioni artistiche tutta la vita.
Poi sono finita a guardare degli stupidi video, pur di non far gridare quello che c’era nella mia testa.
A quei tempi funzionava, ma stavolta no.
Non riesco ad alzarmi dal divano, non esco quasi mai e abito in un condominio di bestie, dove alcuni hanno capito la mia fragilità e ci ridono sopra provocandomi uno stress terribile.
Mi sono resa invisibile per non esser di troppo, non facendo rumore e non disturbando nessuno.
Ma la mia riservatezza mi viene puntata contro come un’arma.
Anche io vorrei chiedere “come si esce da qui”? Ma non ho più idee, non ho più forza, il livello di attenzione e apprendimento è sotto zero, spesso dimentico le cose o non le comprendo.
Mi sento come quei pensionati che scrutano i viali alberati o i cantieri, visualizzando chissà quali ricordi della loro vita.
Sono rassegnata.
La sera arrivano i vicini con la bambina piccola. Sento le sue corse di piccoli passi, le sue risate, il loro essere una FAMIGLIA.
Li ascolto con quell’invidia buona e meravigliosa di chi ha perso tutto, e abbozza un sorriso di fronte al miracolo di vita che possa essere una casa con qualcuno dentro.
Ho provato anche io a camminare, a cercare un hobby, a credere che qualcosa potesse cambiare, quindi mi scuso infinitamente per non aver lasciato un contributo ma solo uno sfogo di questa angoscia terribile che mi porto dentro.
A volte ho solo bisogno di scrivere, di cercare una presa mentre sto scivolando.
Scusatemi ancora, ma oggi sento che la vita mi ha messa in ginocchio.
Tentiamole ancora tutte.
Serie tv, libri, riviste, qualche corso che ci aiuti a interagire con il mondo.
Lì poi dipende da quante volte siamo stati sconfitti.
Io ne ero uscita con queste cose e con il corso del tempo.
Adesso annaspo, ma qualcuno più giovane magari ce la può ancora fare.
Grazie a chi legge, a chi scrive, a chi passa di qui anche solo per lasciare un pezzettino di sé in questo porto sicuro dove almeno non ci facciamo del male l’un l’altro, ma cerchiamo insieme una strada.
Un abbraccio a chi lotta, dal profondo del cuore.

La tua storia mi ha commosso sino alle lacrime. Pur con qualche differenza, è la situazione che vivo (mai verbo fu meno adatto) io. E' molto simile anche il percorso che mi ha portato ad un'amara rassegnazione. Sono solo ma la solitudine non mi pesa quanto la sensazione di essere del tutto ignorato da Dio. Ti abbraccio con affetto, per quel che può valere. Ciao

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Messaggio  Oudeis Mer Ott 30, 2019 4:07 pm

Ecco una differenza, lo scrivo per sdrammatizzare, ma è vero: tu stai incollata al divano, io alla poltrona.

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Messaggio  Joy Mer Ott 30, 2019 8:18 pm

Oudeis: grazie per la tua umanità.
Un gesto gentile o una parola buona non sono mai scontati e mai come adesso ne prendo atto.
Nei momenti peggiori anche io mi sono rivolta a Dio, o forse dovrei dire a UN Dio, un’entità, una qualsiasi creatura divina chiedendo che guardasse in faccia il mio dolore.
Anche io mi sono sentita una biglia dimenticata che ha continuato a rotolare senza un percorso.
Non mi vergogno a dire che quando stai così male anche la fede vacilla, allora ho cambiato le richieste, le ho trasformate in racconto, nel chiudere gli occhi semplicemente dicendo “guarda cosa vedo io”.
Sai c’è un poeta che amo molto che ha scritto questi versi:
“Non basta il mondo,
ci vuole un luogo.
Amare è costruire un luogo,
cioè un pezzo di mondo
con un Dio dentro.”

Ora non so se Dio si è dimenticato di me (di noi) o io di lui, però so che quando parla di amare, credo si riferisca anche all’amore per se stessi, che in questo momento non esiste più.
Visto che per il momento non riesco a ricostruire me stessa e a trovare il mio posto nel mondo, provo almeno a esser d’aiuto agli altri, a far la differenza con qualche piccolo gesto, a dare quella pietà che a me tanto manca.
Voglio almeno far la mia parte, è l’unica cosa che mi è rimasta
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Messaggio  Oudeis Mer Ott 30, 2019 11:12 pm

Sono io che ringrazio Te per la tua profonda empatia. Hai un animo nobile. Mi riconosco in quanto scrivi, ma, a differenza di te, raramente riesco ad essere attento agli altri, non con le parole comunque, perché non parlo quasi mai. A volte con un gesto o un dono per farmi perdonare la mia perenne scontrosità. Parli della fede che vacilla. A chi lo dici!. Il problema abnorme è conciliare la condizione di dolore con la fede in Dio: non si può rinunciare all'idea di Dio, liquidandolo con il solito discorso del male che dimostra la non esistenza del Creatore, tuttavia Dio si allontana, resta sullo sfondo come un'ombra enigmatica, come una statua indifferente. Il silenzio di Dio uccide più che l'ateismo. Va be', forse non sono stato chiaro, ma la depressione confonde pensieri e parole. In fondo, non è forse provvidenziale aver trovato una persona speciale come Te, a causa della depressione, anche se sarebbe meglio per tutti che il male fosse non dico debellato, ma almeno ridotto in modo sensibile? Un caloroso abbraccio.

Ciao

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Messaggio  Oudeis Mer Ott 30, 2019 11:16 pm

P.s. Di chi è la poesia che hai riportato?

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Messaggio  Joy Ven Nov 01, 2019 12:04 pm

È dura aver fede in qualcosa quando vorresti raccogliere anche solo un granello ma non trovi nulla.
Ho parlato con molte persone in questi mesi, soprattutto di pensiero positivo, di cambiare spirito mettendosi nella condizione adatta per accogliere qualcosa, ma vorrei almeno un cenno, un minuscolo riscontro che mi dia la spinta, come dici tu in questo post.
Dobbiamo pur partire da qualcosa, almeno io ne ho bisogno, per non sentirmi totalmente dimenticata in questa strada che già di suo è eterna.
Ho bisogno di qualcosa che torni, o qualcosa che resta, almeno una piccola certezza in cui credere senza venir delusa.
Invece mi accorgo che lentamente ho continuato a perdere. Cose, situazioni, persone, luoghi.
P.S. Il poeta è Franco Arminio
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Messaggio  merla Ven Nov 01, 2019 1:15 pm

Ciao Joy,
ho letto il tuo sfogo un paio di giorni fa, quando l'avevi scritto, e ci tenevo a scriverti qualcosa.
Mi dispiace che il stato d'animo fosse quello e spero che, in qualche modo, scriverne ti abbia dato un po' di sollievo.
È anche una delle possibili risposte alla domanda del thread, anche sfogarsi e mettere per iscritto può aiutare; è anche il modo più frequente in cui viene utilizzato il forum, quindi in un certo senso siamo qui per questo, anche se non necessariamente il più utile.
Detto questo, però, anche gli sfoghi vanno almeno a posteriori delimitati sennò diventano inutili, anzi nocivi perché confondono.

In generale, fare valutazioni sulla propria vita nei momento di depressione non aiuta: amplifichiamo le paure e i vuoti, ci concentriamo sulle delusioni e ci dimentichiamo di quello che invece possiamo fare (anni fa, a un gruppo di auto-aiuto, ricordo un'utente che disse "Sto cercando smettere di pensare a cosa voglio (amore, famiglia, figli) per pensare a cosa posso fare", sante parole).
Ci sta il momento in cui si pensa a quello che non c'è, ma sarebbe meglio pensare a quello che non va della nostra vita quando stiamo un po' meglio e magari siamo in condizioni di cambiarlo, e invece quando siamo abbattuti pensare che siamo abbattuti e occuparci di quello. Magari il nostro corpo ha bisogno di riposo o di un bagno caldo, di una passeggiata e sicuramente la nostra psiche non è in condizione - in quel momento - di gestire grandi delusioni o grandi domande. "Non pensare" in determinati momenti non vuol dire annullarsi, ma solo aver rispetto e compassione della propria vulnerabilità psichica. Andresti a fare trekking con una caviglia slogata? E allora cerca di non ragionare sulla famiglia che non hai quando ti senti depressa, dai alla tua mente e alla tua emotività la stessa cura che avresti per le tue caviglie. Smile

In questo periodo io sto andando di nuovo dalla mia psicologa perché sono in un periodo molto stressante, che sto gestendo fino a un certo punto. L'ultima volta abbiamo parlato del fatto che quando mi trovo a relazionarmi con persone in un certo modo saturanti o che si rapportano con gli altri in un modo un po' grossolano, per tutelarmi io mi trasformo in una figurina Panini, sorrido, sono educata, ma sono da un'altra parte. Cerco di diventare tappezzeria, in sostanza, in modo da non condividere assolutamente nulla con chi ho attorno. È faticoso, da un lato, e dall'altro in realtà molto spesso mi sento ancora più invasa.
Non mi sembra molto diverso dal tuo atteggiamento con i tuoi vicini, per questo te ne parlo; fatto sta che la mia psicologa a un certo punto mi ha chiesto "ma non pensi che proprio nel renderti il più impermeabile possibile, ti esponi ancora di più all'invasione degli altri?". Non ha torto, perché le persone che mi conoscono poco e/o non sono dotate di particolare empatia, non riescono a percepire il mio fastidio e non provano neanche a modulare il loro atteggiamento.
Ora, non è che tra i tuoi vicini c'è qualcuno che è un po' meno bestia, e che magari potrebbe cambiare atteggiamento se sapesse di darti fastidio?
Oppure, in futuro, non potresti cambiare casa?

Aggiungo una cosa, più per Oudeis che per te anche se forse sarebbe meglio in OT, per quando riguarda l'argomento Dio e soprattutto l'argomento "Dio che non ascolta il mio dolore". Semmai facciamo spin off e spostiamo.
Premetto che io sono cristiana, fatico a definirmi cattolica, e fatico a definirmi credente, perché il mio assetto psichico si fonda sul dubbio, anche delle mie percezioni e delle mie emozioni, quindi direi più sperante che credente: ciò detto, per rispetto della spiritualità di tutti (religiosi, agnostici e atei) ma soprattutto della propria, e per rispetto del dolore proprio e degli altri, credo, al di là dello sfogatoio momentaneo, che l'argomento meriterebbe almeno un po' più di raffinatezza intellettuale.
Se siamo qui a scrivere in questo modo è evidente che siamo quantomeno arrivati all'età adulta, non abbiamo handicap fisici e intellettivi devastanti, viviamo nel primo mondo in un'epoca e in una società con un grado di benessere, di accesso alla cultura e alle informazioni mai raggiunto nella storia umana. Abbiamo almeno un tetto sulla testa e un piatto di minestra; non siamo clochard, non viviamo in carcere, in un CPE né in generale in un istituzione, non siamo analfabeti funzionali, noi abbiamo persino modo di sviscerare l'argomento di "Dio che non ascolta il mio dolore" leggendo biblioteche intere dal Libro di Giobbe alla Teologia dell'Olocausto, più tutta la produzione artistica e letteraria inerente. Possiamo anche diventare Raeliani se ci piace
Quindi, nulla, se c'è la necessità di sentirsi abbandonati da Dio, teniamo presente che se ci fosse una fila di derelitti non saremmo nelle prime posizioni; per onestà intellettuale poi sarebbero d'uopo un po' meno teatralità e un po' più rispetto per chi ha una spiritualità diversa dalla nostra, che non per questo è un minus habens (chiaro Oudeis?).
E infine, la mia nota personale sulla tema "responsabilità": non riesco a sostenere la posizione in cui chiedo a conto a Dio della mia sofferenza, senza chiedermi contestualmente se ho fatto tutto il possibile per trarre il meglio dalle opportunità che la vita mi offre senza sprecarle. La risposta alla seconda domanda è no e decade la prima, per onestà intellettuale.

Un abbraccio sincero Joy.

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Messaggio  Oudeis Ven Nov 01, 2019 3:28 pm

Carissima Merla, apprezzo il fatto che hai provato a dare qualche consiglio che spero utile a Joy. Anch'io penso che il prossimo a volte riservi delle belle sorprese, a volte è una persona che si incontra per caso, un bimbo buffo, un negoziante cordiale, un anziano saggio. Detto ciò, mi ha un po' irritato il tuo predicozzo nei miei confronti. Forse non hai letto bene, ma nel testo sulla responsabilità ho indicato che almeno metà della responsabilità è dell'individuo.  Quindi la tua omelia perde il 50 per cento del valore. Inoltre il testo non voleva essere personale: prova ad immedesimarti in un bambino sordo-cieco. Dov'è la sua responsabilità? Forse in una vita precedente? Non è forse lecito chiedersi se qualcosa non quadri per quanto riguarda il Male? Qualcuno avrà le sue risposte; io no. Era questo il senso della riflessione che tale era, non un postulato.

Ricordo che anni fa il giornalista Buttafava si chiedeva in un suo libro chi fosse la persona più infelice? Forse uno che è malato, povero, che vive all'addiaccio etc. o uno che magari vive in una villa principesca, in salute, bello, alto, giovane? Paradossalmente può essere più misero il secondo.

Pensiamo poi a Leopardi: se si escludono il suo aspetto e la sua salute cagionevole, ebbe molto nella vita. Era coltissimo, intelligente, ebbe amici sinceri come Giordani e Ranieri, fu apprezzato intellettuale... Eppure fu infelice: ciò dipese solo dalla sua condizione ed erano solo paturnie?

Vai dalla psicologa, ma mi pari una "radical sad". Dovresti semmai tu dare consulenze psicologiche. Se non ti piace ciò che scrivo che non è solo uno sfogo personale, ma una considerazione filosofica di natura generale, puoi non leggere i miei contributi, puoi evitare di commentarli. Nessuno ti obbliga: Tra l'altro sono talmente consapevole di essere, tutto sommato, un privilegiato, che, quando mi rivolgo a Dio, Gli chiedo di debellare il male tout court, cominciando a sanare i malati gravi etc. Ciò precisato, spero che sarai meno sussiegosa e sprezzante la prossima volta nei confronti del dolore, non solo mio.

Ciao

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Messaggio  canterel II Ven Nov 01, 2019 4:23 pm

Oudeis ha scritto:

Vai dalla psicologa, ma mi pari una "radical sad".

Prescindendo dall'accenno di polemica, che spero possa spegnersi subito a beneficio della tranquillità generale degli intervenuti, sono volgarmente incuriosito dall'etichetta di "radical sad". Cosa vuol dire, a cosa si riferisce?
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Messaggio  Joy Sab Nov 02, 2019 6:27 pm

Ciao Merla, ti ringrazio, mi hai dato diversi spunti di riflessione.
Mi è piaciuta la frase dell’utente “cosa voglio/cosa posso” ed è un ragionamento che faccio molto spesso proprio xche ho un senso di colpa in primis verso me stessa xche non sto riuscendo a sfruttare le mie potenzialità, e poi verso chi dal poco è riuscito a ricostruirsi e a migliorarsi.
Il discorso religione è sempre molto complesso.
Io stessa non so più cosa sono e in cosa credo.
Per ora mi avvalgo solo del rispetto che ho nei confronti di chi crede ciecamente, in qualsiasi cosa creda.
Sono anche consapevole del fatto che non basta chiedere per vedere i frutti ma bisogna anche fare qualcosa.
Sicuramente non sto facendo abbastanza.
Riguardo al vicinato - che al momento devo essere sincera, é la cosa che mi sta distruggendo la vita - hai totalmente ragione.
La mia educazione e il mio rispetto mi hanno esposta ancora di più, piazzandomi un bersaglio sulla schiena.
Non ero nata per esser guerriera e il provare a mettere una finta corazza mi ha resa solo più fragile xche il mio sistema nervoso sta saltando, ho quasi paura di stare in casa mia e non riesco più a mangiare.
Purtroppo non ho la possibilità di cambiare casa, se no sarei già scappata a gambe levate.
Grazie a tutti per i vari spunti di riflessione che mi date, è sempre un piacere avere qualcuno con cui confrontarsi, soprattutto quando la solitudine si fa sentire.
Auguro a tutti un weekend che sia per lo meno tranquillo. Un abbraccio
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Messaggio  Oudeis Dom Nov 03, 2019 4:59 pm

Ammetto che io non sto facendo niente per tentare di uscire dal pantano, ma perché i mille tentativi compiuti in mille direzioni diverse sono stati tutti coronati dal più colossale insuccesso. Ora sono sfinito, demotivato, abulico e vorrei solo riuscire a piangere. Soprattutto vorrei non...

ciao


Ultima modifica di Oudeis il Dom Nov 03, 2019 6:51 pm - modificato 1 volta.

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Messaggio  Stef Dom Nov 03, 2019 5:30 pm

La mia opinione è, cioè credo, che possa essere utile in caso di depressione conclamata, rivolgersi prima dallo psichiatra o vecchio neuropsichiatra. Egli darà sicuramente degli psicofarmaci, probabilmente più di uno (ma è così che funziona la cura). In un secondo momento si andrà dallo psicologo. La letteratura scientifica dà in tre settimane il picco di miglioramento, a me ci sono voluti 45 giorni per stare meglio, e sette mesi dall'inizio per stare bene. La cosa importante (sicuramente per lo psicologo o la psicologa) è sentire subito a pelle, che questa persona ti va. Sin dalla prima seduta, sennò si deve cambiare finché non la trovi. Nelle condizioni di un depresso, persino questo discorso è difficile, figuriamoci il resto.
Durante tutto il periodo ci si farà seguire sempre dallo stesso psichiatra.
Tutti i discorsi qui fatti sono validi (vedi Merla) "epperò" (come si scrive adesso in Facebook) durante un incendio si chiamano i pompieri e non gli ingegneri per ricostruire.
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Messaggio  merla Dom Nov 03, 2019 7:31 pm

Ciao Joy,

a scanso di equivoci, io credo che il discorso del cosa posso/cosa voglio vada preso nel senso più generale possibile altrimenti finisce per fomentare inutili sensi di colpa.
Non si tratta di dare al proprio super-io altre scuse per inutili cazziatoni ma piuttosto di darsi la possibilità di fare anche cose diverse, nuove, senza chissà quale scopo preciso.
Almeno questo è il senso che io dò al chiedermi "cosa posso?", che in teoria esula sia da quello che voglio, sia da quello che devo o che credo di dovere.
La mia esperienza è che concentrandosi su quello che si può fare (foss'anche un corso di origami) ci si imbatte a volte in delle svolte inaspettate e inattese, in sorprese e magari si scopre di avere potenzialità che non sapevamo di avere.
"Per me" vale sicuramente che nello smettere di concentrarmi su quello che non posso (che giocoforza è ciò che voglio o devo), posso scoprire che ci sono un sacco di cose che invece posso fare o concedermi che neanche avrei immaginato.
Non avendo raschiato il fondo del barile delle possibilità, non riesco a sentirmi a credito con Dio o con l'esistenza, era questo il senso.

Ti sono molto vicina per quando riguarda i problemi con i vicini, davvero.
Un abbraccio

merla

PS. ben trovato Stef. Smile
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