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Messaggio  Oudeis Gio Lug 11, 2019 10:24 am

In una celebre pagina delle “Confessioni” Agostino riflette sul tempo, osservando che sia il passato sia il futuro sono inconsistenti, perché il primo non è più, mentre il secondo non è ancora. Ad esistere è solo il presente. Mi chiedo se sia davvero così. Come possiamo liquidare il passato, la frazione del tempo che non passa? Esso ci attrae a sé come un magnete, ora con la nostalgia ora con il rammarico ora con la rievocazione. Le azioni, le parole e persino i pensieri del tempo trascorso continuano ad agire, ad incidere sull’ora con le loro conseguenze, simili a tracce indelebili, anche quando pensiamo siano cancellate. Il preterito, ossia il passato, dal latino praeteritum, dal verbo praetereo, vado oltre, mi allontano, letteralmente va di là da, si discosta, ma non si perde. Il passato è un peso un giogo persino: beato chi riesce a scrollarselo di dosso! Il passato è un’eredità cui non si può rinunciare. Anche quando la coscienza lo dimentica e l’inconscio lo rimuove o tenta di rimuoverlo, esso continua a snodarsi sotto traccia.

Che pensare poi del futuro? Il futuro è già qui: non è così difficile anticiparne certe linee di sviluppo, date le condizioni attuali, sebbene l’imprevisto (e l’inferno) siano sempre dietro l’angolo, poiché il futuro segue una traiettoria entropica. L’avvenire ci sovrasta, incombe, ci schiaccia. Anche l’avvenire più lontano si accosta a noi, con lenta, ma inesorabile rapidità: noi ci muoviamo verso il futuro ed il futuro si muove verso di noi.

Nell’intersezione tra passato e futuro giace il presente, ma il presente, a ben vedere, non è neanche un attimo, bensì un punto senza dimensioni. Il presente è inafferabile. “Vivi adesso!”. Non è possibile, perché l’adesso non esiste: è già arruginito di passato, sedimentato di futuro. Se viviamo, viviamo nel passato con la memoria, fiamma quasi inestinguibile, e nel futuro, con l’attesa, il timore, la speranza. Il tempo trascorso e quello venturo sono vortici che tutto inghiottono. Ecco perché si può essere felici solo oltre il tempo, fuori dal tempo, senzo il tempo. Che cos’è il tempo? Costante fisica o “estensione dell’anima”? Qualunque cosa sia è nella psiche che esso germoglia e cresce. Sappiamo che lo viviamo: lo vediamo passare e la sua direzione è unica. Se ci convinciamo che è solo un inganno, per quanto tenace, finalmente saremo liberi. Scrive C. Bartocci, nel saggio “Dimostrare l’impossibile”: “La nostra idea intuitiva di un tempo che scorre irreversibilmente dal passato verso il futuro deriverebbe solo dalla presenza di oggetti o – più in generale di configurazioni fisiche, denominate ‘capsule del tempo’ – che creano l’illusione di un sopravvenuto cambiamento, di una storia. Non esisterebbe dunque lo spazio-tempo, ma soltanto uno sterminato ‘superspazio’ (il termine è stato coniato dal fisico John Wheeler) che riunisce in sé tutti gli infiniti spazi tridimensionali geometricamente possibili”… Ieri e domani, luoghi vicinissimi, anche quando sono discosti. Il presente? E’ assente.

Oudeis

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