Consigli cercasi per iniziare a star meglio

Buongiorno a tutti! E' il primo messaggio che scrivo qui sul forum. Mi presento: sono una ragazza ed ho da poco compiuto 31 anni. Sebbene io non stia bene da tempo, ho deciso di provare a cercare aiuto solo ora dato che la mia situazione è peggiorata molto di recente.
Diciamo che, come tanti miei coetanei, dopo la laurea e tanti investimenti da parte dei miei, ho avuto/ho difficoltà a trovare lavoro. Ho fatto tanti corsi professionali ed ottenuto numerose qualifiche, ma nulla di nulla. Fortunatamente sono bilingue (grazie ai miei genitori che mi hanno fatto fare una scuola bilingue da quando avevo 3 anni). Solo grazie a questo, mi sono resa conto che con la mia laurea non ci faccio nulla, ma che come traduttrice forse riesco a guadagnare qualcosa. Infatti, nemmeno un anno fa ho aperto la p iva ed eccomi qui. Sopravvivo. e male. Però ho potuto iniziare a convivere con il mio ragazzo.
Il problema è che già è difficile rinunciare a quello che ci appassiona, ma sentirsi falliti è ancora peggio. Due mesi fa mia madre è morta... al di là del normale dolore per la perdita di un genitore, io sento di aver perso di più. Io e mia mamma eravamo molto molto legate. A lei confidavo (quasi) tutto. Anzi, per certe cose forse non c'era abbastanza distacco. Certe cose le dicevo a lei e non al mio ragazzo Se avevo dei dubbi su come comportarmi in certe situazioni o anche solo per raccontarle quello che mi era successo, io la chiamavo o comunque le raccontavo tutto. Era la mia confidente, oltre che mia mamma, ed ora non c'è più. Nonostante tutto, sto meglio io che mio padre. Anche perchè io sono l'unica erede e ho molte questioni spinose da risolvere...

Ora le mie giornate sono diventate ancora più pesanti...anche prima della morte di mia mamma non ero felice, ma adesso continuo a pensare a cosa direbbe lei vedendomi così penosa. Perchè sono penosa. Non riesco a trovare clienti, non sono del tutto sufficiente ed ho 31 anni. Io non voglio figli, non ne ho mai voluti, ma vedo i miei coetanei e le mie amiche che si sposano, diventano mamme e anche loro hanno un lavoro molto instabile e vanno avanti grazie agli aiuti dei loro genitori. Io non sono così e mi fanno sentire ancora più inutile e fallita. Sempre più spesso penso che dovrei sparire definitivamente, ma poi penso a mio padre e faccio un passo indietro. Ci sono giorni buoni e giorni meno buoni e poi ci sono giorni pessimi, come oggi, in cui potrei stare anche tutto il giorno a fissare fuori dalla finestra pensando a quello che non sono e immaginandomi lì...a perdere tempo. Cerco di lottare ma perdo la voglia, ogni giorno un po' di più... il mio ragazzo, con cui convivo, non lo sento vicino. Cioè, è un bravissimo ragazzo ma per lui è tutto più o meno come sempre. se mi sente piangere nella notte, mi chiede cosa c'è che non va ma io fra me e me penso "cosa pensi ci sia?? Lo sai come mi sento, perchè non capisci e mi tartassi con domande stupide? Fai qualcosa piuttosto!" Si perchè nonostante lui sappia cosa mi faccia star bene e non pensare a certe cose, non sembra venirmi incontro. Vorrebbe stare tutto il weekend a casa a letto, a riposarsi, o fare progetti per la casa in cui viviamo (che è dei suoi) e in cui non possiamo nemmeno muovere i mobili (sempre dei suoi).

Sto perdendo la voglia di fare qualsiasi cosa, la fiducia verso chi mi sta vicino, vorrei solo stare da sola dormire e non svegliarmi più.

Ciao ladyhawk,

spero di poterti essere un po' d'aiuto, o almeno rinfrancarti un attimo.

Credo che dopo un lutto, soprattutto dopo aver perso una persona così significativa, sia inevitabile trascorrere un periodo come quello che descrivi. E, soprattutto, che sia inevitabile rimettere in discussione quasi tutti gli aspetti della propria vita, perché in un modo o nell'altro la figura della mamma incide o ha inciso in qualche modo in quello che siamo in tutti gli aspetti della nostra vita. Quindi nell'elaborazione di quel lutto può capitare che vada a finirci veramente di tutto. Almeno per me è stato così.

Datti tempo, due mesi sono pochissimi. Prenditi cura di te e concediti il tempo di sentire il dolore, anche i supposti giudizi di cui ti carichi, senza dover in qualche modo reagire a quello che senti. Ascoltati e se devi farti un pianto ogni tanto fattelo. In un periodo simile, ho dedicato due-quattro ore tutti i giorni per mesi a piangere, e per il resto del tempo facevo quello che dovevo fare. Sgradevole, e molto, mi accompagnava anche un senso di immane solitudine e isolamento dagli altri che "non potevano capire" (:-)), però ho scoperto un sacco di cose buone e insperate.
Cerca magari di sospendere la questione con il tuo ragazzo, se riesci, per un momento in cui sarai più serena: nell'attraversare certi dolori si è comunque da soli con se stessi e non si possono fare certe valutazioni. Quando sarai più tranquilla e ti sarai lasciata alle spalle il momento peggiore, avrai modo di valutare se ti è stato vicino oppure no.

Io vorrei provare a darti il mio punto di vista.

Leggendo il tuo messaggio, il tuo post, ho pensato a due parole. Parole che credo riassumano il tuo disagio.
Queste due parole sono 'libertà' e 'dignità'.

Leggendo il tuo messaggio, mi sono accorto come tu chieda al mondo di essere una donna libera, di poter esprimere te stessa, di uscire di casa, di viaggiare, di vedere il mondo, di conoscere le città europee, di raggiungere Londra, ad esempio, e da Londra arrivare ad Edimburgo e quindi l'Islanda e le Americhe e incontrare il mondo, parlare al mondo e con il mondo di te.
Parallelamente, per te, mi appare importante il valore della Dignità, essere indipendente, poter guidare, poterti spostare da sola, poter davvero sentire un luogo come la tua casa, poter dire qui sono le mie radici...

Nel rapporto con tua madre, io vedo le radici stesse della libertà e della dignità.
Io sento come tua mamma ti abbia fatta crescere cittadina del mondo e cittadina nel mondo (la differenza è importante).
Se una mamma, di solito, dà delle radici ai suoi figli, tua madre ti ha conferito p i ù possibilità di crescita: ti ha donato la possibilità di crescere da noi, in Italia, ma anche in Inghilterra o in Germania (ad esempio). O in Francia o in Spagna (non so quale sia la tua seconda lingua).
Tua madre ti ha conferito una libertà che si sostanzia nella tua capacità di interagire con più identità. Tu cerchi confronti, tu cerchi esperienze, tu cerchi la possibilità di scoprire e costruire la tua personalità nella relazionalità e ti accorgi di come questo non stia accadendo. Con tua madre, ti sentivi libera, con il tuo attuale compagno no.

Io penso che il tuo attuale compagno ti stia chiedendo di rimanere.
Io penso che ti stia chiedendo di mettere delle radici, di costruire una quotidianità.
Ma tu sei veramente così?

la prima cosa che ho pensato è questa: "Perché sta con un italiano?".
E come domanda mi appare davvero assurda, senza un perché, e mi sono sentito delegittimato nel chiedertelo.
Ecco: non lo farò, non ti chiederò nulla. Però, chiederò al mondo, con una stupida arroganza, il diritto di dirtelo: "Perché stai con un ragazzo italiano?".
Che poi magari è una domanda stupida, priva di senso, una domanda che, forse, non ti dirà nulla ma che però, per me, sfiora una parte importante di te...
Tu devi poter viaggiare.
Tu devi poter far vivere la tua seconda identità, quella identità che è cresciuta dentro di te e che ti rende "bilingue".
Essere "perfettamente bilingue" non significa solo parlare due lingue nazionali: significa avere una cittadinanza diversa. Ad esempio: se tua madre ti ha cresciuta perfettamente bilingue con il tedesco, ciò che significa che Amburgo, Berlino, Monaco, sono le tue città e che sono casa tua. (Ed è un esempio).
Significa che puoi sedere in una pizzeria di Hannover, mangiare una pizza all'Ananas e sapere di essere te stessa. Significa che puoi mangiare un Risotto in una piazza di Venezia e rimanere la donna che sei.
Significa che devi poter viaggiare. Che devi prendere un treno. Significa che devi poterti permettere una 500, andare in autostrada, mettere un disco degli Underworld a tutto volume, la sinistra sullo sterzo e andare a 100, 110 all'ora e se non lo fai... perdi.

Perdi te stessa.

Perdi la donna che sei.

Non riuscirai veramente ad essere felice.

Devi poterti fermare a Radicofani o a Montalicino in Toscana, scendere dalla macchina, fumarti una sigaretta, senza pensare a nulla, bere un sorso d'acqua e guardare il tramonto più bello della tua vita.

Essere billingue, perfettamente bilingue, non può voler dire restare a casa o fare progetti in tal senso. No, non significa questo.

Recuperare la tua identità significa poter lavorare in un Caffé di Milano, come in un caffé di Praga.

Lo devi poter fare.

Devi vivere.

E, dunque, se ci chiedi un consiglio, io ti posso dire due cose.

Primo: non ho nessun diritto di dirti nulla.

Secondo: vìolo questa cosa ti do il mio consiglio.

Vai.

Lo scrivo a lettere maiuscole, così... V A I.

Andare non ammette qui specificità.

Vai.

Non importa dove.
Non importa quando.
Non importa perché.
Anche solo sparando in cuffica qualcosa a tutto volume...

Vai.

Forse, è tutto.

E forse non te ne accorgi.

Ma il consiglio che sento di darti in questi ultimi giorni di Aprile è: vai.
Porta con te il portatile per lavorare.
Ma vai.

Attenzione: non ti sto dicendo di fuggire.

Non ti sto dicendo di lasciare il tuo ragazzo o altro.

Ti sto dicendo: "Vai".

Prendi il treno e quando lo farai, guarda fuori dal finestrino.

Prendi il tuo cellulare e filma ciò che vedrai. E quando tornerai (andare senza tornare non è mai possibile) guardalo sul tuo portatile.

Il tuo viaggio.

§

I viaggi hanno una particolarità.

Guariscono le ferite.

Potrai cercare un deserto o un città, un orizzonte di campi di lavanda o una discoteca di Bremen.
Potrai cercare il mare dal traghetto verso Helsinki o il sole che riflette sull'orizzonte andando da Reggio di Calabria a Messina.
Ma vai.

E non farti spaventare dal costo.

Puoi anche prendere una corriera COTRAL.

E potrai prenderla senza pagare il biglietto (i controllori sono rarissimi).
E se te lo dico, parlo per esperienza diretta.
Ho preso per anni la Corriera senza pagare i biglietti.
Un taccuino Moleskine, un walkman e la musica a tutto volume nelle orecchie.

Si può viaggiare con pochissimo, credimi.

E anche se fosse per un solo giorno vai.

§

E se andrai, fai una cosa per me.

Corri.

E corri, perché alle volte farlo, è importante.

E quando l'aria ti esploderà nei polmoni, fermati.

E piano piano entra in comunione con il mondo.

§

Sono perfettamente consapevole che può apparirti tutto questo un consiglio stupido e pure...

Pure l'unico messaggio che ho voluto dirti è questo: resistiamo.

(NO... non 'resisti'... ma 'teniamo duro').

Fa male.

Ma dobbiamo farcela.

E' durissima, cara LadyHawk. Mia mamma è morta da anziana, era una cosa attesa, da tutti, lei compresa, ma il dolore che io ho provato, dopo che è morta e dopo avr passato con lei le sue ultime notti, è stato 100 volte quello che mi aspettavo di provare, ed ha concorso in modo importante (non unica causa) a portarmi ad una situazione molto critica, che ho affrontato con la psicoterapia. Manca l'amore incondizionato, manca un riferimento insostituibile. Ma fa parte della vita, lo sappiamo, lo abbiamo sempre saputo. Se la morte arriva precocemente, c'è anche vivissimo il senso di ingiustizia. Ci vuole un bel pò di tempo per iniziare a digerirla. Quanto tempo, dipende dalla vita che continui a fare. Il tuo ragazzo non può capire completamente il tuo dolore. Immagino che sua mamma sia ancora viva. Solo chi ha provato può avvicinarsi a capire. La scelta di non avere figli io non la capisco, ma questa penso sia un altra questione. Per quanto mi riguarda hanno dato un senso alla mia vita, cioè, se non li avessi dovrei mettere in atto molte altre gratificazioni e impegni alternativi....certamente me ne farei una ragione, molte persone soddisfatte della vita non hanno figli, ma la precisa scelta di non averli.....non so.....perchè no? Lasciare una traccia sulla terra, come tua mamma l'ha lasciata con te....

Io sono dell'idea che mettere figli al mondo, al giorno d'oggi, non sia proprio del tutto una saggia decisione: o si hanno dei soldi per mantenerli, una rendita sicura e una stabilità finanziaria o bisogna essere incoscienti . Il mondo non è rose fiori come ci vogliono far credere alla tv e in più, tanti di noi non hanno nemmeno l'equilibrio psichico necessario alla crescita di un figlio felice. Poi queste sono solo mie considerazioni ma mi risulta molto facile sfornare figlioli, meno crescerli in un clima di amore e serenità.

Certamente quella di avere figli non deve essere considerata una terapia. E' ovvio che è una enorme assunzione di responsabilità per qualche decennio, e che il futuro che noi stiamo costruendo, magari nostro malgrado, magari anche grazie alla nostra ignavia, alla nostra impotenza, o alla nostra depressione, non è tutto rose e fiori. Ci saranno cambiamenti epocali e forse l'homo sapiens tra 100 anni non ci sarà più. Dato che scrivo qui, penso non vi aspettaste ottimismo....
I flgli, se li puoi avere e se sai con chi farli, possono essere una ragione di vita, per me lo sono stata. Ho provato un piacere immenso nell'occuparmi di loro, insegnare ad andare in bici, a guidare, a sciare, a nuotare, a parlare, a non arrabbiarsi troppo, ad essere migliori e più equilibrati di me, a dare loro tutti gli strumenti che a me nessuno ha dato, che ho dovuto andarmi faticosamente a cercare. E poi accettare che prendano la loro strada, lasciandoti solo con i tuoi problemi, che sono in parte gli stessi di quando sei partito su questa lunga strada, comunque non abbastanza lunga per fare tutte le cose che avresti voluto fare. Quindi, sulla base della mia esperienza di vita, non posso che suggerire di averli. Ma se non si ha voglia, allora ovviamente è meglio di no, altrimenti sono guai per tutti, a meno che il/la nostro/a partner riesca a fare (come ho visto in alcuni amici) tutto da solo/a. Ma d'altra parte so che non ha senso suggerire di averli a chi non ne sente la necessità o a chi si sente a priori inadatto a crescerli. Per me, che li ho voluti e li ho cercati e ne avrei voluto un altro...per me, che ho fatto abortire una mia compagna e che ora a distanza di decenni provo senso di colpa e rimpianto, sono stati e sono felicità ed equilibrio. Sono in parte una rinuncia a tante cose, ma ognuno ha la propria scala di priorità.

Innanzitutto grazie a tutti! Leggere i vostri commenti mi ha fatto stare meglio, davvero. Purtroppo non saprei con chi confrontarmi dato che i miei amici hanno tutti una loro vita è così diversa dalla mia...
Più di un anno fa ho iniziato a fare domanda per un dottorato negli USA. Mercoledì mi hanno comunicato che mi hanno accettato! Con borsa di studio che lì è obbligatoria... Ora lo so che mi vedrete come una che non capisce nulla ed una guastafeste. Io mi sento molto orgogliosa, ovvio! Ma sono estremamente triste e non so cosa fare.. Quando avevo fatto domanda i tempi erano diversi, ero arrabbiata con il mondo ed insoddisfatta. Non che ora sia rose e fiori, però ho iniziato a convivere e pensare come una coppia. Sarà il periodo di per sé già difficile, ma pensare di lasciare X sempre mio papà di 75 anni cardiopatico e neo-vedovo, il mio compagno con cui passerei ancora tanti anni assieme (se non il resto della vita), mi fa star davvero male. Sì perché il dottorato dura 5 anni e sarei sola. Il mio compagno non potrebbe raggiungermi e quindi sarebbe un addio secco. Purtroppo non esistono mezze misure, i commenti di chi mi sta vicino "no ma poi vedrai che vi vedrete, perché dev'essere un addio" questa volta non funzionano. Ed è quella la difficoltà.
Riassumendo, negli USA sarei molto depressa, probabilmente poi che adesso e sola e cambierei vita.
Restando qui, avrei meno soddisfazioni lavorative ma sarei circondata da chi mi ama e amo...
E tanto X cambiare mi sento oppressa dai giudizi altrui... Che periodo

ladyhawk ha scritto: i commenti di chi mi sta vicino "no ma poi vedrai che vi vedrete, perché dev'essere un addio" questa volta non funzionano. Ed è quella la difficoltà.
Riassumendo, negli USA sarei molto depressa, probabilmente poi che adesso e sola e cambierei vita.
Restando qui, avrei meno soddisfazioni lavorative ma sarei circondata da chi mi ama e amo...
E tanto X cambiare mi sento oppressa dai giudizi altrui... Che periodo

Ciao,

se io fossi in te cercherei di non farmi condizionare dai commenti e dai giudizi altrui.

Non sono loro che dovranno passare 5 anni lontani dai propri affetti, non sono loro che dovranno fare i conti con i propri dubbi.

Oppure, dall'atra parte, non sono loro che dovranno rinunciare a una gratificazione professionale.

Poi non sempre chi ti suggerisce mette in primo piano il tuo bene, magari ti suggerisce in base ai propri ideali, o in base ai propri sogni. Ma tu non vuoi sacrificarti per gli ideali altrui, vero?

Non è che lo fanno per cattiveria, semplicamente hanno dei limiti, non dico che sono stupidi ma magari non sono geniali (e neanche io lo sono).

Fai quello che ritieni sia meglio per te.

Non puoi prevedere il futuro quindi, quanto poi la scelta che farai sarà vantaggiosa o meno, non lo puoi sapere ora.

Fai la scelta che secondo le tue conoscenze e le tue sensazioni sarebbe la migliore. Poi può andare male comunque, però almeno potrai dirti che tu hai scelto correttamente e che un'altra volta andrà meglio (magra consolazione). Cioé non voglio dire che se fai la scelta sbagliata poi ti devi dannare, insomma anche li ti puoi dire che la prossima volta sceglierai meglio, comunque il punto dove voglio arrivare è che in questo momento tu hai tutti gli elementi per capire qual'è la scelta migliore, le valutazione fatte a posteriori invece sono viziate e tendenzialmente errate.

Ciao

Io vorrei dirti che ciò che sta per accadere è un evento naturale.
Non è né giusto, né sbagliato.
Nei fatti: sento che partirai.
Sento, che tra poco tempo, starai bene.
Sento che tuo papà resisterà.
E sento che potrai tornare a casa quando vorrai e quando lui ne avrà bisogno.

Non puoi allontanarti dalla tua intelligenza.
Non puoi essere differente da come sei.

E fare un dottorato negli USA è qualcosa di stupendo, una di quelle occasioni che, veramente, non si possono lasciare andare.

Se ti hanno dato una borsa di studio, ciò vuol dire che ha compiuto, all'UNiversità, un percorso di eccellenza. Signfica che lo hai fatto fin da bambina e signfica che questa eccellenza è un valore che ti è stato trasmesso, in primo luogo, da tuo padre.
Fa parte di te.
Fa parte del tuo corpo.

Sei nata così.

Intelligente, dico.

Vedi: ovunque abiterai, studierai.
Ovunque sarai, lo studio diverrà una parte preponderante della tua vita.
E se un distacco per lo studio non accadrà oggi, comunque accadrà domani.

Non puoi essere differente da come sei e tu sai, perfettamente, di essere un'intellettuale.

MI viene in mente Kierkgaard, l'uomo che, forse, ci ha lasciato la migliore risposta quando si tratta di scegliere (aut-aut).

E' un errore davvero stupido desiderare di essere diversi da ciò che si è.
Se ci riesci, abbandoni il tuo vero io e sarai sempre in una condizione di falsità, se non ci si riesci, ti disprezzerai per non esserci riuscita.
L'unica cosa da fare è essere ciò che si è.

Tu sei nata per studiare (e un domani, chissà, insegnare e non solo esercitare la tua professione).

§

Sii te stessa.