Discorsi sul dolore

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Messaggio  piquemal Gio Feb 17, 2011 10:11 pm

Ora, io non credo in Dio, penso che con la morte tutto finisca, i dolori, i piaceri, tutto. Cosa c'è di più alleviante della morte quando si prova per la maggior parte del tempo dolore? E' un dolore senza nome, che annulla ogni attività, ti abbruttisce e abbruttisce chi ti vuole bene e vorrebbe vederti di buon umore. Eppure è così difficile da spiegare che tu hai bisogno di quel dolore, che quel dolore è cresciuto insieme a te e in buona parte ti definisce. Che senso ha cercare altre verità? Il tuo dolore parla per te, parla con te, parla di te. Ho smesso di lottare. Ho smesso di credere in un aiuto esterno. Sento i dottori parlare ma so già cosa mi diranno, cosa mi daranno. Prendo tutto quello che mi dicono ma profondamente ho capito che sono senza forze, che il dolore ha vinto. Non è una storia edificante la mia, tragedie famigliari e personali, cattive strade, fallimenti. Ma fin'ora la speranza che domani sarebbe andata meglio non mi aveva mai abbandonato e invece puff è scomparsa: è rimasta un'immagine allo specchio che mostra il mio vero volto. E' la mia faccia, pietrificata nell'espressione di chi cerca di scambiare uno sguardo col dolore senza nome.

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Messaggio  mmm Ven Feb 18, 2011 7:54 am

Ciao FidoDido, ci vuoi raccontare qualcosa di più specifico del tuo dolore?

Anche io persi la speranza, ma poi mi resi conto che effettivamente i miei desideri erano... come dire... fittizzi... fuorviati... delle illusioni...

Mi sento spesso solo e gli altri solitamente quando mi si avvicinano lo fanno per rompere i co***oni.... però bho non era quello il problema.

Qualche volta ho rischiato di trovarmi una compagna... diciamo che prima soffrivo di quello che non è stato, ora osservando gli altri capisco che in alcuni casi mi sono risparmiato una bella rottura di scatole... io sono libero, invece a quest'ora avrei potuto dover far fronte alle esigenze/voglie/capricci di un'altra persona, magari una raccattata tanto per non restare solo piuttosto che perché me ne fossi sentito attratto... non credo ne sarebbe valsa la pena...

Ora bho, non ho una prospettiva chiara di cosa voglio fare tra un anno o dieci, o il prossimo mese (anche se ho da poco appreso che già 3500 anni fa si viveva fino a 70 o 80 anni al massimo, quindi probabilmente anche per noi la massima aspettativa di vita è quella), mi basta affrontare la vita giorno per giorno (in fondo è così che mi vuole questa società bastarda!), togliermi le mie piccole soddisfazioni, far valere le mie ragioni, dormire e mangiare, giocare, appena mi riprenderò dall'ultima batosta (fisica) penso di riprendere pure a fare ginnastica...

Che dire, la sofferenza a volte ce la andiamo a cercare... troppe ambizioni... di essere "normali"... di ripercorrere le orme di qualcuno che però ha vissuto in un Mondo significativamente diverso... cerchiamo invece di prendere il buono di quello che arriva... e di sopportare il cattivo... di vivere NONOSTANTE il male che ci tocca sorbire (e quello che non ci tocca magari cerchiamo di evitarlo)... vivremo la NOSTRA vita invece di mettere in scena un revival di quella di qualcun altro... mi pare che ne valga di più la pena.

Ciao!

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Messaggio  piquemal Ven Feb 18, 2011 4:54 pm

Ti ringrazio per le parole, alcune delle quali, in particolare quelle sul replicare la vita di qualcun altro, ho trovato azzeccatissime. Se ho scritto quello che ho scritto e se scrivo ora è perché parte di quel dolore si è momentaneamente allontanato da me, difatti non posso dire di essere particolarmente giù in questo momento. Il problema, filosofico, esistenziale, comunque lo si voglia definire, è che quel male tornerà puntualmente per togliermi fiato un'altra volta rendendomi un animale ferito, impossibilitato ad agire. Tra una crisi e l'altra la mia vita ha preso una direzione isolata rendendomi un disadattato. Non scorderò mai mio padre che si ferisce di mano sua, le crisi di mia madre, la mia incapacità di dare un'espressione al lutto, che ho interiorizzato e che fa di me ciò che sono. Direi che gli unici desideri che mi son rimasti son quelli autopunitivi, per via della mia incapacità a vivere. Mi sento un macigno sulla testa che mi dice non provarci mai più, non fare più niente. Una compagna l'ho trovata, ho anche letto molto, se mi trovo sull'orlo del burrone è perché ho maturato un giudizio negativo sulla mia vita, sulla sua qualità e su quella dei miei rapporti. Capita che mi distragga e viva, ma quando il dolore si impossessa nuovamente di me son le stesse parole che si ripetono, quelle di un enorme fallimento.

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Messaggio  mmm Sab Feb 19, 2011 4:57 am

FidoDido ha scritto:Se ho scritto quello che ho scritto e se scrivo ora è perché parte di quel dolore si è momentaneamente allontanato da me, difatti non posso dire di essere particolarmente giù in questo momento.

OK

FidoDido ha scritto:Il problema, filosofico, esistenziale, comunque lo si voglia definire, è che quel male tornerà puntualmente per togliermi fiato un'altra volta rendendomi un animale ferito, impossibilitato ad agire.

Chiaro, mi auguro che per la prossima volta tu voglia farti trovare preparato per superarlo al meglio.

FidoDido ha scritto:Tra una crisi e l'altra la mia vita ha preso una direzione isolata rendendomi un disadattato.

Cosa vuol dire per te essere un disadattato?

Cioè io delle persone che conosco non credo che ce ne sia uno "normale" come si tende a idealizzare una persona normale... ognuno ha le sue mancanze, c'è quello che si sente sfigato e critica tutti alle spalle, salvo poi fare la bella faccia davanti, c'è quello che non perde occasione per criticarti, per tentare di farti sentire male (in amicizia eh...), c'è quello che puzza (come si fa SEMPRE ad andare in giro puzzolenti!?!), c'è quello che non ragiona ed è capace di odiarti da un giorno all'altro per una fesseria, c'è quello che fa ragionamenti che non stanno ne in cielo ne in terra, ci sono io, ecc... ecc...

Si può essere disadattati in mezzo a questa folla di disadattati?

Per me un disadattato "serio" potrebbe essere un barbone, un alcolizzato, un drogato di quelli tosti che maltrattano i genitori per estorcere loro il denaro per la dose, un carcerato, ecco tutti questi sono disadattati secondo me, gli altri seppure magari soffrono di cose come invidia, rancore, delusioni, frustrazioni, o come noi altri di mal di vivere, di vuoto esistenziale, di nausea del modo in cui viviamo, beh noi altri non ce la passiamo alla grande, non saremo dalla parte dei "vincitori" in questa società, saremo pure tra gli oppressi e gli sfruttati, ma siamo adatti a questa società, che ci contempla, ci integra, ci prende quello che riesce e ci dà quello di cui necessitiamo per sopravvivere.

Non voglio buttarla sulla politica, non mi interessa, quello che mi interessa è capire in che modo rapportarmi a questa società.

Ecco, questa società la depressione la causa e in parte si alimenta pure da essa, quindi io non descriverei un depresso come un disadattato, ma come un oppresso. Lui può tentare di emergere, per farsi reprimere di meno, o può tentare di proteggersi dalle influenze negative della società, cogliendo quelle positive, vivendo nonostante questa "miseria esistenziale", cogliendo le occasioni di gioia e amore nonostante questa.

FidoDido ha scritto:Non scorderò mai mio padre che si ferisce di mano sua, le crisi di mia madre, la mia incapacità di dare un'espressione al lutto, che ho interiorizzato e che fa di me ciò che sono.

Sono delle brutte esperienze, faranno sempre parte di te, ma devi superarle, elaborarle e archiviarle. Capisci che i tuoi genitori sono persone come tutti gli altri, anche se noi naturalmente gli attribuiamo delle caratteristiche speciali, invece rimangono degli esseri umani, con le loro debolezze, le loro mancanze, i loro momenti oscuri. Non è detto che uno che si fa del male da solo permanga in quello stato di disperazione, magari tempo dopo può ritrovare la sua serenità. Come non è detto che se loro hanno affrontato la vita in quel modo sofferente tu debba fare altrettanto (ma sicuro avranno avuto anche i loro momenti di gioia! ne è prova la tua stessa esistenza! anche se magari non ci pensi).

Credo che anche la mia mente abbia subito delle lacerazioni, [...omissis... storia della mia vita chi ha letto ha letto chi no amen Wink ...] queste e tante altre cose che magari sembrano cazzate ma poi alla fine fanno... me.

Comunque, ognuno ha le proprie sfighe e i propri traumi ma io cerco di non lasciarmi ingabbiare in quegli stati, di non lasciarmi imprigionare in quelle situazioni... morirò vivendo non morendo!

FidoDido ha scritto:Direi che gli unici desideri che mi son rimasti son quelli autopunitivi, per via della mia incapacità a vivere. Mi sento un macigno sulla testa che mi dice non provarci mai più, non fare più niente. Una compagna l'ho trovata, ho anche letto molto, se mi trovo sull'orlo del burrone è perché ho maturato un giudizio negativo sulla mia vita, sulla sua qualità e su quella dei miei rapporti. Capita che mi distragga e viva, ma quando il dolore si impossessa nuovamente di me son le stesse parole che si ripetono, quelle di un enorme fallimento.

La tua vita la puoi cambiare, tu puoi cambiare, il modo in cui vedi il mondo può cambiare, i tuoi valori, le tue priorità, il modo in cui rispondi agli stimoli esterni può cambiare, il modo in cui ti rapporti con le persone... tutto puo' cambiare! Anche in un secondo! Devi solo cercare di riprenderti, di arrivare all'illuminazione, alla serenità, alla comprensione (non solo in quanto capire ma in quanto accettare e/o perdonare)... il momento in cui ti accorgerai che tante valutazioni erano sbagliate, che tanti desideri erano falsi, che tante cose le ignoravi, avverrà tutto in un momento, un momento creativo, leggero, di amore e comprensione, ma devi costruirti quel momento un pezzo alla volta, poi sarà una nuova esperienza, un nuovo viaggio, una nuova vita...

Non ti arrendere!


Ultima modifica di mmm il Dom Feb 20, 2011 12:45 pm - modificato 1 volta.

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Messaggio  Pavely Sab Feb 19, 2011 11:52 am

Vorrei darti la mia opinione...

Tu dici di essere un Razionalista, un materialista e di non credere in Dio... e mi stà bene.

Lo accetto, ti accetto come sei.

§

Però, vorrei dirti: cosa pensi dei Diritti dell'uomo?

Esistono?

Oppure: tu credi che esistano Diritti dell'uomo (libertà, realizzazione, felicità, educazione...) e che questi non siano stati rispettati nel tuo caso?

Se ci credi: che differenza c'è tra l'Insieme dei diritti dell'Uomo e Dio?

Osserva: sia la Costituzione che Dio ti dicono come devi comportarti.

Delle due, l'una.

§

Forse, provi una Rabbia grandissima perché il Mondo non rispetta la Giustizia. Quella morale purissima e ideale sancita dalle Dichiarazioni dei diritti dell'uomo...

§

Pure: perché non combattere per farla vivere?

Non è una buona battaglia?
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Messaggio  piquemal Sab Feb 19, 2011 4:40 pm

mmm, ti ringrazio per la risposta, mi è piaciuta la tua distinzione tra disadattati e oppressi, la mia esperienza nelle case di cura mi fa rientrare in entrambe le categorie: non mi so rapportare alle persone, col tempo me ne sono fatto una ragione, vedo le relazioni come combattimenti e non mi piace far entrare qualcuno nella mia sfera privata, mostrandomi debole e solo. Poi, frustrato, mi ritrovo a pagare uno psicologo e scrivere su forum come questi per recuperare questo deficit di umanità profusa. Prendo in blocco i tuoi consigli volontaristici per osservare come si tratti di una visione del mondo che mi trova d'accordo quando il mio corpo funziona, nulla da obiettare; quando la malattia s'impossa di me invece questi discorsi perdono senso perché sono scoraggiato, vedo la mia volontà annullarsi in balia di mille forze avverse, mi sembra di non poter compiere più ulteriori sforzi, l'unica cosa che mi dà sollievo consiste nel darmi la libertà di farne giusto un ultimo di sforzo.

Pavely, penso che i diritti dell'uomo li abbia creati, storicamente, l'uomo. Penso che anche Dio sia stato creato dall'uomo per far fronte a una paura originaria e per permettergli la socialità con i suoi simili: non esiste popolo senza Dio, ma questo non dimostra la sua esistenza, la storia e le sue tragedie sembrano suggerire piuttosto la sua assenza. Detto questo, vedo i diritti dell'uomo come una naturale evoluzione (e rivoluzione) delle leggi di Dio, quindi sì, mi rattrista vederli negati, soprattutto l'ideale di giustizia che mi sembra sia troppo sovente sacrificato in nome della libertà (che così diventa libertà di pochi). Io, a seguito del mio trauma, sono piombato in una zona altra dalle leggi degli uomini, sicuramente, inconsciamente, basata su quelle, ma senza possibilità di trovare un referente, ossia nella totale incapacità di comunicare verbalmente coi miei simili. A tutt'oggi mantengo questa fatica. Ho ereditato regole di buona condotta per dissimulare la mia incapacità, per fingere che sia un tratto caratteriale. Quindi i diritti sono qualcosa che esiste, ma esistono situazioni come la mia dove il soggetto non è capace di far suoi questi diritti e ne viva i benefici semmai di riflesso. Per risponderti, sarebbe sicuramente una buona battaglia, sapessi dargli voce.

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Messaggio  merla Dom Feb 20, 2011 12:04 am

FidoDido ha scritto:mmm, ti ringrazio per la risposta, mi è piaciuta la tua distinzione tra disadattati e oppressi, la mia esperienza nelle case di cura mi fa rientrare in entrambe le categorie: non mi so rapportare alle persone, col tempo me ne sono fatto una ragione, vedo le relazioni come combattimenti e non mi piace far entrare qualcuno nella mia sfera privata, mostrandomi debole e solo.

Questa è la prima cosa che capisco dell'intero thread. :-)
Ma tutte le tue relazioni sono dei combattimenti? Non c'è nessuno, che ne so la tua compagna, con cui riesci a non mettere in atto questa trappola?
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Messaggio  suggestione Dom Feb 20, 2011 8:00 am

Il dolore abbrutisce? non lo credo.
Il dolore è un sintomo, il disagio è un sintomo, la paura è un sintomo e avanti così, possiamo fare un lungo elenco di dolori e sofferenze.

La morte non è liberatoria, perchè per per liberarci da qualche cosa si deve essere vivi e coscienti.
Credo che la rassegnazione sia un ottimo traguardo, non l'ho mai giudicato uno stato negativo, perchè questo è il momento delle riflessioni, dove si prendono le grandi decisioni, quelle che poi ti cambiano radicalmente la vita.

Il passato è la madre del nostro presente, il presente è la sposa che porta in grembo il nostro futuro.
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Messaggio  piquemal Lun Feb 21, 2011 10:11 pm

Mi scuso se son risultato poco chiaro ma ho cercato di dare una voce al mio dolore e al mio rapporto con esso, non son bravo con le parole e spesso mi vengono a mancare. Grazie a tutti per le risposte.

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Messaggio  merla Lun Feb 21, 2011 10:42 pm

Non ma sei stato chiarissimo in realtà.
Ho delle difficoltà a comprendere come si possa sentire una persona che razionalizza tanto (non è a prima volta che mi accade in questo forum).

CIoè...capisco quanto scritto ma non riesco neanche lontanamente a immaginare le sensazioni. Invece il fatto di percepire le relazioni umane come combattimenti e di allontanarsene per quello, è una cosa che magari in minima parte posso aver più o provato e quindi mi riesce più facile provare empatia.

Ma tu sei stato chiarissimo, in realtà. Al massimo hai evitato di apparire troppo coinvolto nello scrivere e questo non è nel mio carattere. TUtto lì, non devi scusarti, figurati. :-)
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