rapporti di dipendenza

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Marta31
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Messaggio  idontknow Sab Ago 20, 2016 9:37 am

qualcuno ne ha mai sofferto? vi va di parlarne in privato?

idontknow

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Messaggio  Marta31 Ven Ago 26, 2016 4:07 pm

Scusa l'ignoranza, posso sapere cosa intendo esattamente?

Marta31

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Messaggio  Massimo81 Lun Set 05, 2016 8:35 pm

Ciao, so benissimo di cosa stai parlando.
Dopo l'ennesima relazione andata male, che mi ha ributtato nuovamente nel limbo dell'ansia e dell'insicurezza, ho realizzato grazie anche all'aiuto di uno psicologo, che la mia vita e tutte le relazioni malsane in cui mi sono buttato a capofitto, sono frutto di uno schema mentale in cui io, non mi merito di ricevere affetto incondizionato. Il mio modo di vivere una relazione, e' cercare di conquistare l'affetto, di persone che non hanno nessuna intenzione di darne.
Dicono che sia un retaggio dell'infanzia, e della percezione dell'affetto che si riceve dalle figure di riferimento, quindi genitori e cosi' via.
Ora ci sto lavorando, ma essermene reso conto a 35 anni, fa male. E ha fatto male ogni volta che mi sono sentito rifiutato.

Massimo81

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Messaggio  merla Mar Set 06, 2016 12:46 pm

Massimo81 ha scritto:
Ora ci sto lavorando, ma essermene reso conto a 35 anni, fa male. E ha fatto male ogni volta che mi sono sentito rifiutato.

Sai forse, senza minimamente mettere in discussione il lavoro che stai facendo con la psicologa, si può anche assumere un punto di vista un po' più relativo e un po' meno doloroso.
Tu conta che l'"affetto incondizionato" non esiste in senso assoluto, come non esistono in senso assoluto indipendenza e autonomia. O meglio, sennò divento assoluta io, magari esistono ma per pochissimi eletti, santi, guru, grandi uomini, che dir si voglia o per brevissimi istanti di vita.
L'affetto incondizionato per un bambino, vorrebbe dire non dargli mai né frustrazioni né rifiuti, che invece gli servono per crescere. E, girando la questione, l'affetto incondizionato per gli animali vorrebbe dire coccolare un coccodrillo ogni volta che ci sembra triste (magari è triste perché ha fame però Basketball), o pretendere di restare in relazioni violente o distruttive ad ogni costo, o di aiutare ad ogni costo o di essere aiutati ad ogni costo. "incondizionato" è una definizione che diamo per capirci e parlare di un argomento ma non vuol dire quasi niente, senza il contesto della relazione di cui si parla.
Lo stesso vale per autonomia e dipendenza, secondo me: quello che oggi nel nostro mondo è considerato autonomia, in una società diversa, un tempo e una cultura diversa, sarebbe considerato tranquillamente egoismo e narcisismo, senza nessuno scompenso per nessuno, e via dicendo. E in generale non siamo autonomi: tutti dipendiamo da qualcosa e da qualcuno, e tutti "potenzialmente" siamo autonomi da tutto quello che non è strettamente necessario alla sopravvivenza (bere, mangiare, dormire; nient'altro, ma chi riesce?).
Come allo stesso modo tutti nasciamo gioco forza in una situazione di forte dipendenza, perché un neonato non può cavarsela da solo, tutti procediamo più o meno spediti verso un grado di autonomia più o meno elevato e tutti, in vecchiaia, se ci arriviamo, dobbiamo imparare a cedere un po' della nostra autonomia.

Quindi forse è meno doloroso (e più costruttivo, di conseguenza) ragionare in termini di percorso di adattamento: tu, insieme a tanti altri, magari non hai avuto, per tempi, modi e quantità, l'affetto di cui oggi ritieni avresti avuto bisogno per fare una certa strada. Paradossalmente, proprio passare attraverso delle relazioni che ti hanno creato sofferenza, magari è il modo che hai trovato non solo per riempire certi vuoti, ma anche per imparare delle cose che ti servono o che ti serviranno. Magari a 35 anni ti guardi attorno e vedi relazioni soddisfacenti che tu non riesci ad avere; ma magari quello che è soddisfacente per loro, in realtà per te non lo sarebbe.

Io conosco una ragazza che tira con l'arco nella mia società, in carrozzina e campionessa europea nella sua specialità. Lavora anche in un'altra città e si fa davvero un mazzo così: molto in gamba e sicuramente molto autonoma per la sua realtà, molto più di quanto sarei io oggi; al tempo stesso estremamente dipendente proprio nelle cosa a cui si dedica perché, per esempio, ogni volta che tira una freccia, è praticamente indispensabile che sia a sua disposizione un accompagnatore, sia per farsi i 50/60 metri a piedi per recuperarla dal paglione, sia perché il paglione è alto, e dalla carrozzella è difficile, complicato e faticoso estrarre la freccia. Non riuscirebbe a fare una gara intera, sia per il tempo, sia per la fatica, senza un accompagnatore

Non so quanto riesco a far passare l'attinenza dell'esempio con il senso del discorso. Volevo dire che 35 anni sono tanti (o sono pochi) in funzione del significato che tu riesci a dare a quello che è successo in questi anni.
Magari oggi, per affrontare il problema, ti è utile considerare certe cose sbagli e pensare che sia stato tempo sprecato; però può essere che un domani ripensandoci, tu ti trovi a riconsiderarli e a dare un valore diverso a quello che hai vissuto in determinate situazioni, perché, purtroppo o per fortuna, in tutte le situazioni c'è sempre del buono e del cattivo, o dell'inutile; salvo forse i santi e i guru di cui si diceva sopra.

ciao
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Messaggio  Massimo81 Mar Set 06, 2016 9:37 pm

Ciao merla,
Ho letto con piacere la tua risposta, e devo dire che la tua analisi e' veramente approfondita e chiara, anche per uno come me, diciamo un po' piu' terra terra Smile.
Prendo spunto da una delle tue ultime considerazioni:
Puo' essere come dici tu, che tutto questo fa parte di un processo di crescita personale, che dovevo affrontare, e probabilmente un giorno, guardando indietro, vedro' questo momento di crisi, come un passo fondamentale verso l'uomo che saro' diventato.
In questo momento pero', ed e' per questo che ho scritto su questo blog ieri, l'unica sensazione che ho, e' una sensazione di malessere e frustrazione, nell'essersi conto, cosi' tardi, di aver passato la mia esistenza a cercare di conquistare amore ed affetto da persone che di amore affetto, semplicemente non me ne volevano dare. Al contrario invece, non ho mai dato peso, all'affetto di chi mi ha sempre voluto bene.
C'e' anche probabilmente un discorso legato ad una bassa autostima che mi porta a cercare continue conferme da chi conferme non ne vuole dare.
Insomma, ci sono un sacco si cose, sulle quali ora ho bisogno di riflettere insieme a qualcuno che sia in grado di guidarmi;
Certo e', che la paura di non riuscire ad uscire da questo schema mentale e' tanta, soprattutto perche', la conseguenza di tutto questo si chiama solitudine, e' quella fa ancora piu' paura.

Ciao

Massimo81

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Messaggio  merla Mar Set 06, 2016 10:36 pm

Si capisce.
Però tu pensa che la paura in sé, è normale e in un certo senso anche sana: tu conosci un modo di relazionarti e adesso stai provando a sganciarti per trovare un altro modo, e/o un altro criterio per scegliere le persone.
È umano aver paura di non riuscirci, e non è in sé un indice di quanto sarà o non sarà difficile e niente c'entra con ipotetiche condanne alla solitudine. È solo una normalissima paura di lasciare qualcosa che conosci, per qualcosa che non conosci.
Esattamente come avrai avuto paura la prima volta che hai nuotato, o sei andato in bicicletta o hai guidato un'auto. Dalle retta, ma non troppo insomma. Smile

Ciao
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Messaggio  annamura.it Lun Set 12, 2016 11:06 am

Ho sofferto anch'io di dipendenza affettiva e di scarsissima autostima. Ora sto bene. Se ti va di confrontarci puoi contattarmi in privato

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Messaggio  Owl Lun Set 26, 2016 2:05 am

mi guardo intorno e vedo tante persone che soffrono ogni qual volta entrano in crisi le loro relazioni o quando finiscono. Questo problema pare molto più pressante di quello che attanaglia me, nel senso che tutte queste persone è come se vogliano ricordarmi che è una sofferenza maggiore della mia. Il risultato però è che mi sento sempre solo a parlarne.

A questo punto vorrei chiedere a tutti quelli che soffrono per la rottura di relazioni se questa sofferenza è peggiore di quella di chi si è sempre visto rifiutare No
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Messaggio  merla Mar Set 27, 2016 8:34 am

Owl ha scritto:A questo punto vorrei chiedere a tutti quelli che soffrono per la rottura di relazioni se questa sofferenza è peggiore di quella di chi si è sempre visto rifiutare No

Ma sai Owl, tutti abbiamo un po' la tendenza a concentrarci sulla nostra sofferenza e a descriverla, soprattutto a caldo, come se fosse la sofferenza peggiore del mondo e questa tendenza è amplificata dall'empatia che riusciamo a provare, in generale e tanto più in particolare in una determinata situazione comunque dolorosa.
Insomma, è difficile (succede eh, anche se non spessissimo) che una persona che in quel momento sta soffrendo per una relazione finita o che crea sofferenza, riesco a mettere in campo le risorse per empatizzare con te e ascoltare i tuoi problemi.

Forse, per sentirti un po' meno solo, potresti concentrarti sull'interlocutore più che sulla gravità della tua sofferenza (che insomma è la tua e in quanto tale non ha bisogno di entrare in graduatoria) e cercare qualcuno che dimostri di avere le capacità empatiche necessarie per ascoltarti, oltre alla serenità per farlo.
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