Cos'è la depressione?

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Messaggio  richarson Mar Apr 26, 2016 5:20 pm

Scusate la mia insistenza ma io non riesco a capire una cosa. Cos'è la depressione? E' una malattia generata da qualche disfunzione celebrale, oppure da qualcosa che autogeneriamo?
Mi spiego meglio. Se mi duole un dente, il dolore spesso è provvocato da una carie e lo stesso vale per tutti gli altri dolori. Nel caso della depressione tutto è strano. I farmaci compensano la mancanza di seratonina rilevata nei pazienti depressi, ma la stessa manca per una disfunzione oppure manca a seguito del nostro comportamento?
Io ho addebitato l'inizio della mia depressione allo stres lavorativo. Ora invece credo che la mia depressione derivi dai problemi economici che ho e dal continuo immaginare scenari tremendi per me ed i miei figli. Continuo a pensare che non sarò in grado di assicurargli un auto economico futuro e questo mi deprime sempre di più. Ma se vincessi al superenalotto sarei lo stesso depresso? E' vero che il denaro non è tutto ma certamente allieverebbe le mie preoccupazioni.
E lo stesso chiedo a tanti utenti del forum, specie ai giovani. Cos'è che vi deprime? Il pensiero per un futuro precario, oppure il vostro aspetto fisico? Oppure anche lo scarso rendimento universitario? Cioè dico, ognuno di noi credo abbia una fissazione. Ma se per ipotesi domattina alzandovi avessi risolto il problema che vi assilla, saresti ancora depressi?
Non so se ho reso l'idea

richarson

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Messaggio  serpico Mar Apr 26, 2016 7:50 pm

Secondo me la depressione è un male dell' anima ed è un campanello che sta per indicare che la vita che conduciamo non è in linea con i nostri bisogni effettivi... La serotonina viene a mancare per diversi motivi, stress situazioni inaspettate e cmq una reazione agli eventi quindi per come dici tu un nostro comportamento o meglio cm reagiamo. Detto questo una persona depressa che gli viene a mancare la causa della depressione, es vincita al superenalotto secondo me non farebbe altro che cambiare le sue convinzioni credendo che il problema economico non fosse stata la causa principale...io la penso cosi poi non sono certo. Cmq a me è venuta la dwlepressione in passato anche per cose difficili da credere tipi abbuffarsi di dolci per un paio di mesi e poi smettendo è uscita fuori. Lo zucchero è un veleno e se mangio un dolce la sera oltre a dormire male di notte quando mi alzo ho tachicardia per un po'. Ho riscontrato che lo zucchero l' aumenta le noci la diminuiscono, e ci sono molti che dicono che la curcuma è piu potente di qualsiasi antidepressivo mai provato prima.. Questo per dire che l' alimentazione in un depresso non é da sottovalutare.

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Messaggio  richarson Mer Apr 27, 2016 11:46 am

Serpico, il mio primo psichiatra mi disse che dovevo cambiare stile di vita, stressarmi meno sul lavoro, fare attività fisica, ecc., alimentazione sana ecc. Semplice a parole. Avevo già 40 anni, famiglia e due figli. Lavoravo con il trolley sempre in mano a giro per l'Italia e per il mondo, mangiando spesso quello che capitava. Benissimo. Se l'Italia fosse stato un paese dove fosse possibile dire : scusate ho 40 anni e non ce la faccio più, potrei cambiare il mio lavoro con uno più rilassante? Avevo bisogno come tanti di lavorare e guadagnare. Probabilmente se avessi vinto al Superenalotto forse avrei potuto mandare a quel paese il lavoro e dedicarmi al giardinaggio. Non sarei stato più depresso? Io dico di no.

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Messaggio  Pavely II Mer Apr 27, 2016 3:07 pm

La depressione, per me, è possedere una personalità che non riesce ad essere ottimista.
Tutti, prima o poi, siamo stati "pessimisti".
Abbiamo detto: "No, non ce la farò".
Oppure: "Non andrà bene".
Tutti abbiamo avuto paura di non riusciere a fare qualcosa o il timore di fallire.
Abbiamo tutti avuto paura che le cose non sarebbero andate bene.
Ecco: non pensare che le cose vadano bene è, per me, indice di pessimismo.
Il pessimismo se non lo si tiene sotto controllo cresce. E crescendo crea depressione.
Un po è come un veleno che arriva alle radici, che impedisce alla pianta di crescere.
Perché, ad esempio, abbiamo avuto il timore che un compito non riuscisse?
Di prendere 18 all'Università?
Perché non siamo stati 'sicuri' di noi stessi?
Perché abbiamo avuto il terrore di affidarci agli altri o di avere fiducia in noi stessi?
Non so la risposta.
So, per quanto riguarda me, che il pessimismo è cresciuto.
E crescendo ha mutato forma diventando depressione.
E' un passo.
A volte, dolorosissimo.
A volte, se ci penso, so come io non me ne sia neanche accorto.

§

Un passo avanti nella gestione della depressione consiste nel pensare "andrà bene una determinata cosa".
Parlo di cose stupide, tipo: "Andrò al supermercato e non incontrerò fila". Poi, magari la incontrerò. Però, ciò che voglio dire, è che è importante p e n s a r l o.
Io so di essere stato depresso perché quando scendevo a comprare il pane... beh... io sentivo che avrei incontrato la fila. E se la fila non c'era pensavo ad altro e se c'e r a invece ci facevo caso.
Io facevo caso solo alle ipotesi pessimistiche.

E sono cambiato solo da poco.

E cambiare... mi è costato una fatica immensa... davvero.

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Messaggio  richarson Mer Apr 27, 2016 3:59 pm

Non sono molto d'accordo Pavely. La paura ed il timore di non riuscire a fare qualcosa credo sia una cosa naturale. Solo uno stolto o sprovveduto può essere sicuro di riuscire sempre e comunque. Quando s'instaura il pessimismo cronico che porta alla depressione, io credo che dipenda dalla mancanza di speranze per il futuro. Mi spiego meglio. Uno studente che va all'Università sostanzialmente lo fa per apprendere, per studiare, giusto? E' la società e le aspettative future che generano apprensione, ansia e pessimismo. Laurearsi il prima possibile a pieni voti, forse da più possibilità di lavoro, forse. Ma se lo scopo di andare all'università sostanzialmente è lo studio, che importanza ha se ci si mette 4, 6 o 8 anni? L'importante è apprendere, appunto studiare.
E' la nostra società che crea depressi. Se non ci fosse l'esigenza di fare tutto il prima possibile, nuotare il più velocemente per arrivare all'altra sponda sicura, che senso avrebbe essere pessimista.
A volte nel mio delirio penso che alla mia età non avrò più un futuro ed allora mi deprimo ancora di più, però poi mi dico che comunque vada le probabilità che io stesso muoia di fame sarebbero quasi nulle. In fin dei conti potrei essere poverissimo, dormire in una roulotte, ma per assurdo potrei vivere anche senza soldi. La natura mi darebbe comunque tutto il minimo indispensabile, frutta, verdura e perché no anche selvaggina. E' in questa società che io non sono più nulla, ma in una tribù aborigena sarei uguale agli altri.

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Messaggio  Pavely II Mer Apr 27, 2016 5:08 pm

Si, Richarson è vero quello che dici.
Avere "paura" è qualcosa di naturalissimo.
E la critica che fai alla società è, penso, assolutamente motivata.

Io vorrei dirti questo: penso che sia la società stessa ad importi di essere 'ottimista' oltre ogni limite.
Io penso che la società ti chieda di 'sperare' in un successo che solo pochissime persone possono ottenere.
Tento di spiegarmi.
La società ti dice: "Tutti i bambini hanno il diritto di studiare".
Nei fatti, solo un bambino su venti 'eccellerà' nello studio e andrà avanti fino a completare tutti gli studi.
Diciannove bambini su venti si fermeranno. Chi al diploma. Chi alla laurea. Chi alla scuola professionale.
Cercando lavori, magari,in settori assolutamente differenti da quelli per cui ha studiato. Ci saranno, ad esempio, ragazze laureate in antropologia che faranno le cassiere... ci saranno ragazzi che hanno studiato giurisprudenza che andranno a rifornire macchinette per le bibite e così via.
La società ti dice: "Ogni bambino può tutto".
Ma non è vero.
Ti induce ad un ottimismo esasperato.
Ma all'esame di r e a l t à, tantissimi rimangono scottati...
Ricevono dalla vita tantissime lezioni di umiltà.
E devono cedere.
Lasciare.
Abbandonare.
E quando lo fanno, si chiedono: "Perché ci ho creduto?".
(Pessimismo).

Viviamo in un civiltà nella quale esistono v e r a m e n t e solo i vincenti.
Mentre le persone normali... non capiscono dove sia l'errore.
Ecco: la mia opinione, il mio punto di vista, è che ci hanno 'illuso' tante volte. Ci hanno fatto credere di avere dei diritti... di vivere in una democrazia, di avere il diritto allo studio... e così via.
Ma non è vero.
Allora, dentro di noi, l'ottimismo indotto e il pessimismo collidono, si scontrano, hanno un impatto.
A cosa credere?
Cosa possiamo veramente?
Dov'è l'errore che commettiamo?

Fallendo in questa società così concorrenziale, veniamo privati della nostra personalità, della nostra u n i c i t à, e sentiamo di diventare un nulla.
Meccanismi nascosti di un ingranaggio di cui non comprendiamo la complessità.

Smettiamo, così, di crederci.
Ci diciamo: "No, non possiamo farcela... no, in verità, ho fallito, perché negarlo? In verità, non posso farcela..."
Quando cade il velo di Maia dell'ottimismo illusorio in cui ci hanno fatto crescere, rimane il pessimismo.
E proprio da questo sentimento, nasce la depressione.

Ci diciamo: "Basta lottare".
Ci diciamo: "Ma perché provarci?".
Ci diciamo: "Tanto rimarrò sempre solo".
Ci diciamo: "Fallirò sempre".

Secondo me, non ci soffermiamo sul fatto che siamo stati 'drogati' con un ottimismo illusorio.
Siamo stati cresciuti nell'illusione che gli uomini sono uguali, hanno gli stessi diritti, hanno le stesse possibilità.
E' un'illusione 'americana'.
E' un luogo comune che ci viene dall'essere partecipi della cultura statunitense.
Ma in verità, non è così.
Non è affatto vero che questo 'ottimismo' corrisponde alla realtà.
Tanti bambini non avranno alcun diritto e diverranno adulti con poche possibilità.

E chi comanda, chi ha tutto, in verità, non è migliore di noi.

E' un meccanismo strano, innaturale, perverso, stupido, crudele di cui mi sfugge il senso.

§

Ciò che mi dico ogni giorno è questo: proverò a cambiarlo.
Ciò che mi dico ogni giorno è: anche se non ho, veramente, diritti... anche se i diritti mi vengono negati (esame di realtà) lotterò per essere libero e difendere la mia dignità.
Affermerò sempre di avere diritti.

Io voglio essere libero.

Io voglio credere nel futuro.

L'unico modo per riuscirci, sostanzialmente, è agire... e fare forza alle persone che mi sono accanto.

Cambiare la lettura stessa dell'Ottimismo.

Se prima l'Ottimismo veniva fuori di me - ossia ascoltavo le bugie di persone che mi dicevano che potevo tutto... - oggi l'Ottimismo lo cerco dentro di me - ignorando le bugie che mi vengono dalla società.

La società che mi circonda mente.
Ma non la giudico.
Io mi attengo alla realtà...

Io voglio cambiare il mio mondo.
E opero ogni giorno per farlo.

§

Ma soprattutto ogni giorno, resisto.
Tengo duro.
Cerco di non mollare mai.

§

Quindi: è giusta la critica che fai...
Pure, io sono profondamente convinto che dobbiamo cercare l'ottimismo dentro di noi.
Può sembrare una stupidaggine... ma io voglio, chiedo, pretendo e desidero non essere pessimista.

Io so che quando riinizierò ad essere pessimista... cadrò di nuovo nella depressione.

E no..non deve accadere.

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Messaggio  deultimo Mer Apr 27, 2016 5:12 pm

Secondo me la depressione è legata sempre al disvalore che ciascuno dà alla propria esistenza. E siccome il valore di una cosa non può prescindere dal senso che le si assegna, una cosa senza senso non ha mai valore. Per questo oggigiorno la depressione è così diffusa in occidente, spesso sin dalla giovane età, perché oggi imperversa il “non-senso-della-vita” oppure, quando va bene, si impone un senso talmente massificato che per il soggetto equivale appunto ad un non-senso, perché in epoca postmoderna il senso non può che essere soggettivo. Il paradosso del tempo contemporaneo è che vige indiscutibile un individualismo sfrenato in un mondo consumistico in cui il soggetto è costretto a condurre un’esistenza collettiva inautentica perché non riconosce l’autonomia del soggetto, al quale si impongono la ridicola schizofrenia delle mode e del marketing e la potenza senza limiti di una tecnologia pervasiva fino al midollo, non meno ridicola. Il consumismo consuma soprattutto l’individuo umano fino ad eroderlo completamente. In altre parole, viviamo un'epoca di intenso soggettivismo nel pieno deserto di soggetti autentici. Si spiegano così anche l'innegabile declino culturale umano, grazie a cui anche un barattolo di cacchina assurge alla dignità di opera d'arte, e la diffusione globale dell'indifferenza culturale grazie alla quale si può benissimo esportare il Natale in Cina ed importare in Italia il capodanno cinese, in quanto feste svuotate dei loro rispettivi contenuti valoriali, ovvero del senso originario, e perciò equivalenti nella diffusa, insensata ed indifferente voracità consumistica.

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Messaggio  richarson Mer Apr 27, 2016 5:34 pm

Vedi Pavely, io ho studiato ed ho sempre fatto lavori "intellettuali". Mi sono trovato alla mia età che manualmente però non sono in grado di fare nulla. Mi sono domandato spesso se il mio lavoro aveva più valore di quello di un falegname e mi son detto di no. Chi costruisce un tavolo, un mobile crea concretamente qualcosa, io ho solo riempito fogli in definitiva.
Io ho una certa età per aver visto cambiamenti sociali e di valori che ci hanno ridotto a quel che siamo. Prima hai detto bene, ad un ragazzo si diceva : o studi o vai a lavorare, ed era giusto. Adesso già alle elementari, spesso le mamme, ipotizzano futuri da scienziati per i figli solo perché sanno a memoria una tabellina.
Senza addentrarmi in un discorso politico, io credo che il "Berlusconismo" abbia fatto dei danni disastrosi. L'idea dell'uomo arrivato, del successo, dei soldi a spinto tutti ad aspirare a quello stile di vita. Poi ci si è messo la precarietà del lavoro, la situazione economica, la crisi a dare la definitiva mazzata. Io di una cosa sono convinto, chi saprà fare con mani, difficilmente cadrà in miseria.

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Messaggio  richarson Mer Apr 27, 2016 6:25 pm

Davvero ci ripenso e sto peggio. Siamo andati troppo oltre, ci hanno portato troppo oltre. Forse abbiamo superato il confine labile tra essere persone viventi e pensanti e le nostre aspettative. Io pur impegnandomi non avrei mai fatto il record mondiale sui 100 metri. Ci vuole allenamento, dedizione ma anche genetica. Lo stesso dicasi per il calcio. Ho giocato in gioventù ma non ho mai avuto i piedi i Messi. Ho fatto anche boxe di un certo livello e la differenza tra chi ha la castagna e no la senti eccome sul volto. E così vale per la vita. Non tutti potranno essere luminari nella medicina o nella fisica, ma neanche tutti sapranno saldare o murare una parete. Il divario economico però è troppo tra il luminare ed il saldatore e di conseguenza anche lo stile di vita, il tenore e la sicurezza economica. Allora tutti spinti dal desiderio di una vita agiata, puntano a fare il luminare anche se non hanno le capacità. Una società però dovrebbe capire cha ha bisogno di tutti per il proprio sostentamento. Si è il capitalismo sfrenato che ci ha ridotto così. A fronte di un numero sempre più ristretto di eletti, si allarga la schiera dei falliti e dei depressi.

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Messaggio  deultimo Mer Apr 27, 2016 6:49 pm

Ciao Pavely, il tuo post mi ha fatto venire in mente il pessimismo cosmico leopardiano che scaturisce dalla consapevolezza del vero, cioè della verità. E la verità, secondo il grande poeta, è pressappoco che tutti noi uomini siamo buttati,senza volerlo né averne colpa, nel tritacarne di una natura indifferente, anzi crudele, che si accanisce soprattutto contro i più deboli ed indifesi. Ebbene, secondo me la nostra attuale società materialista e riduzionista ha preso a modello proprio questa presunta natura, in particolare il modello evolutivo neodarwiniano che prevede la selezione dei più adatti. La conoscenza del vero, cioè che tutti gli uomini sono intimamente uniti nel medesimo tragico destino, che avrebbe dovuto esaltare la solidarietà e la comprensione umane ha invece ottenuto l’effetto contrario: il progressivo deterioramento di ciò che ci rende umani. Se lo spirito dell’uomo scaturisce da un pezzo di carne, allora è esso stesso carne, e niente di più, ovvero non è niente. L’ottimismo non si eleva quando deprivato delle ali dello spirito. Ed il pessimismo è molto più di uno stato d’animo, ma diventa esso stesso realtà. Realtà di una economia che sappiamo tutti insostenibile; realtà di una società sempre più diseguale ed ingiusta; realtà che premia l’arroganza del potere di pochi sempre più forti a discapito dell’onestà dei molti sempre più deboli. In un certo senso anche il pessimismo si è fatto carne viva, una bestia famelica che sta divorando piano piano, prima noi uomini e poi l’intero pianeta. Persino la cultura aborigena è più umana della nostra contemporanea che purtroppo stiamo esportando a modello globale. La depressione manifesta comunque qualcosa, è un sintomo dello spirito moribondo dell'uomo, che talvolta concretizza una giusta ribellione come le bizzarrie climatiche di una natura sconquassata dalla prevaricazione umana, o meglio disumana. Sarebbe forse preoccupante che non si manifestasse mai, se avvenisse che la nostra folle società non produca più folli. Si spera anzi che la depressione falcidi in più in fretta possibile la maggior parte degli uomini, meglio tutti.

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Messaggio  serpico Mer Apr 27, 2016 9:09 pm

La depressione è il divario tra il nostro se reale e il nostro se ideale, più c' è divario e più c' è depressione, la depressione è un allarme, un insegnante che ci vuol far capire, volenti e no, che dobbiamo imparare ad accettarsi come siamo senza creare ulteriori tensioni, dobbiamo capire cosa ci vuole insegnare e cercandola di scacciare semplicemente con passività non facciamo altro che darle energia ulteriore, quando non le diamo peso e la accettiamo come un consigliere invece che una maledizione si attenua... Poi ci sono molti tipi di depressioni, quelle legate al passato come la melanconia e quelle sul futuro come l' ansia ma non esiste sul momento presente infatti riuscite a pensare a quale problema avete in questo momento? Se ci pensate nel momento presente non ci sono problemi di nessun tipo, possiamo averli tra un mese, un anno magari anche tra un ora ma nel momento presente no. Ecco perché si sente dire vivi la vita attimo per attimo rimanendo concentrato sul momento presente, se avessimo vissuto cosi non potremmo essere depressi! Ecco siamo depressi perché saltiamo di continuo tra passato e futuro, ma questi tempi sono inutili e per lo piu dannosi: Il passato è terminato e non si può modificare quindi è inutile pensarci mentre il futuro non esiste, é solo un illusoria proiezione mentale che possiamo fare, per questo dobbiamo rimanere vigili e centrati nel presente. Ora non mi chiedete come rimanere nel presente perché io stesso non ci riesco però i sistemi ci sarebbero, sono degli esercizi che praticano da migliaia di anni anche i monaci zen. Io ci ho provato ma sono difficili, la mia mente dorme ritta.

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Messaggio  lorenzobg75 Mer Apr 27, 2016 9:38 pm

Io credo di essere predisposto alla mia distimia...mi riempie di sconforto e tendo ad essere apatico.
Continuo a pensare alla morte,al fatto che nulla ha senso,al perché siamo su questo pianeta ecc...io la chiamo depressione filosofica e credo che mi terrà compagnia in eterno purtroppo
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Messaggio  serpico Mer Apr 27, 2016 9:47 pm

Se pensi che con la morte finisce tutto é tosta da superare io la tua la chiamo depressione spirituale. Se pensi invece che l' anima si reincarna è tutta un altra cosa c' è un libro belli bello per me che sono mistico si chiama sulle vie della consapevolezza, l' ha scritto un monaco benedettino spiega bene la differenza tra depressione egoica e dep spirituale.. La dep egoica non è molto utile ma quella spirituale potrebbe essere una manna dal cielo



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Messaggio  lorenzobg75 Mer Apr 27, 2016 10:31 pm

Io non credo nella reincarnazione,credo e sono convinto invece che un uomo sia fatto anche di un anima,uno spirito...credo al fatto che se amiamo,odiamo e soffriamo vuol dire che c'è molto di più di un pezzo di carne in noi...comunque la mia paura è che i sintomi drpressivi continuino anche dopo la morte...il che sarebbe orribile...so che è un pensiero stupido ma io son fatto cosi...tengo però a precisare che la distimia fortunatamente mi concede anche alcune settimane di discreto benessere...quindi alterno settimane discrete da settimane con sintomi di media entità...mi spieghi per favore cosa intendi dire sul fatto che la depressione spirituale potrebbe essere una manna dal cielo?.grazie
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Messaggio  Pavely II Gio Apr 28, 2016 9:36 am

Concordo con la critica alla società.
Io penso che la depressione abbia una componente genetica, intima, sociale.
Ed ognuno di questi aspetti, ai miei occhi, è davvero importante.

Certo, io sento di vivere in una società sbagliata.
Una società in cui non ho mai saputo trovare un posto tutto mio.
Mi sono sentito rifiutato, escluso, messo ai margini. E quando è accaduto, beh, ho sofferto.
Sicuramente, a livello biologico, so di essere nato con una 'predisposizione' alla depressione. Mi rivedo bambino, solitario, all'ombra, attento a guardare i bambini che giocavano.
Oppure, mi rivedo adolescente. Silenzioso. Sempre teso all'ascolto. Mi rivedo sdraiato sul divano a leggere quando magari tutti i miei compagni di classe uscivano oppure mi rivedo, il sabato sera, a guardare la televisione accanto ai miei genitori. (E' accaduto). Non mi andava di uscire. Non avrei saputo con chi uscire. La depressione ti isola. Ti demotiva.

Pure: io mi chiedo cosa sarebbe stata la mia vita in una società differente.
Una società che fosse stata capace di vedere il mio disagio e che mi avesse dato le parole, fin da bambino, per parlarne.
Non è accaduto.
In verità, la società semplicemente non mi vedeva e se mi vedeva mi manifestava la sua delusione.
Spesso, i miei parenti - ad esempio - mi hanno chiesto: "Cosa stai facendo?". E a questa domanda non potevo che non dire la verità: "Nulla. Tento di studiare".
Un loro sorriso.
E il loro scomparire.
Nella società di oggi le relazioni nascono più per un confronto - sono migliore di te? sei migliore di me? sei migliore dei miei figli? - che un vero desiderio di conoscenza.
Le persone, semplicemente, non si incontrano per fare discorsi culturali, interessanti, disquisire di qualcosa di complesso... no.
Occorre ridere.
Occorre essere semplici e interessanti.
Occorre essere smart, intelligenti, creativi.
Giovani.
Secondo il mio punto di vista, le persone, oggi, non hanno più stima degli 'intellettuali'.
Prima, magari, li ascoltavano, tentavano di imparare, ragionavano... oggi gli intellettuali sono ai margini.
Stancano.
Sembrano arroganti.
Spocchiosi.
La gente si considera libera proprio nella misura in cui non ci sia nessuno che gli dica cosa fare...

Ma non è questo un richiamo alla 'Pedagogia nera' di Alice Miller... no. Non sto dicendo che nella società debbano esistere persone autorevoli e che tutti noi dobbiamo ascoltarli, essere li, fare ciò che ci dicono di fare... no, non sto dicendo questo.
Quello che sto dicendo è il 'tenore' stesso delle discussioni scende.
Non si parla più di massimi sistemi.
E se una persona, ad esempio, tenta di aprire una discussione politica, la reazione delle persone è, semplicemente, "Che palle...". Guardano dall'altra parte, aspettano che finisci, si annoiano ed è verissimo...
E mentre scrivo questo mi viene in mente la faccia di Trump e il rischio che un uomo simile diventi Presidente degli Stati uniti d'America.
Ed è una cosa che trovo grottesca.

Ciò che sto tentando di dire è questo: secondo la mia opinione c'è un legame tra depressione e intelligenza.

Io penso che un aspetto della depressione sia legato anche alla 'repressione' dell'intelligenza.
QUeste parole 'repressione' e 'depressione' davvero sono - ai miei occhi - vicinissime concettualmente.
Secondo me, tutti i bambini sono naturalmente curiosi, attivi, desiderosi di sapere. In una parola: intelligenti.
Pure: io vedo nel mondo una scuola che li 'schiaccia', che li costringe a studiare curricula identici (perché tutti i bambini devono imparare le stesse cose?), che da voti che non tengono conto di tantissime variabili, molte delle quali non dipendono dal poco impegno del bambino stesso... (ad esempio: può essere che un bambino non abbia studiato perché ha avuto mal di pancia o perché non aveva dormito...), io vedo una scuola che ha regole fisse, che i bambini non possono discutere, che non possono modificare, che devono subire, che sono considerate 'giuste'.
Io penso che i bambini più intelligenti reagiscano aumentando la loro attività, protestando, cercando una strada per esprimere il loro disagio e questo loro 'iperattività' suscita nella comunità-classe una reazione di violenza, di repressione, di rifiuto. La maestra dirà al bambino: "Stai disturbando... interrompi sempre... non stai mai fermo, non mi fai tenere la mia lezione...".
E il bambino allora comincerà, poco per volta, a cedere.

La sua creatività scomparirà.

La sua vitalità si incanalerà verso una robotizzazione.

I bambini così cominceranno a voler crescere, cominceranno ad odiare la loro età, cominceranno a rifiutare il proprio corpo.

E allora avremo bambine che desiderano una sessualità adulta, avremo bambini che fumano, adolescenti che si atteggiano ad adulti, che vestono da adulti...

Chi rifiuta il bambino che è in lui, diventa così un albero senza radici.

§

Molti di noi, ce la fanno a reggere la botta.

Ma io penso che i più sensibili, poi, alla fin fine, svilupperanno una depressione profonda.

Ecco: io osservo la parola depressione e in questa parola io vedo un concetto: un desiderio di vivere pienamente l'infanzia.

Non so voi... ma io sento di essere stato depresso fin da piccolo. Ero un bambino solitario, triste, senza amici.

E poi, è chiaro, con l'età la Depressione è peggiorata.

Non so dire perché la società ci privi dell'infanzia. Sento che questa 'politica' ci spinge non solo a non vivere la nostra infanzia ma a fare meno figli.
I figli diventano un costo, i genitori non vedono l'ora che crescono, hanno il terrore delle spese, non sanno più come comportarsi: essendo stati a loro volta privati dell'infanzia, non sanno come accettare l'infanzia dei loro bambini.

A me sembra che molti genitori (mai fare generalizzazioni) non amino v e r a m e n t e giocare con i loro bambini.

A me sembra che comprino loro molti giocattoli. (Da adolescenti: vestiti, telefonini, videogames...).

In modo tale che il tempo dell'adolescenza passi velocemente.

§

E' un mondo che non capisco.

Pure... questo rifiuto dell'infanzia instilla in noi il drago della Depressione.

Si, io penso che chi ha vissuto un'infanzia v e r a sviluppi degli anticorpi contro la depressione.

Ma questo pensiero mi appare solo un mio sentimento, una mia teoria, un mio pensiero

Ma volevo scriverlo qui.

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Messaggio  richarson Gio Apr 28, 2016 9:49 am

Io a volte penso che la depressione sia la riconduzione dell'essere umano alla natura. Cosa c'è di ridente nella natura? niente. Nelle mie camminate solitarie in montagna, spesso mi sono seduto ai margini di un sentiero ed ho contemplato quello che mi circondava. Silenzio, solitudine, tanta erba bassa mossa dal vento. Nessun rumore se non del vento. Desolazione assoluta. Per lavoro mi sono trovato anche in mezzo al deserto africano da solo. La stessa sensazione del nulla.

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Cos'è la depressione? Empty Re: Cos'è la depressione?

Messaggio  serpico Gio Apr 28, 2016 12:19 pm

rispondo a lorenzo cercando di spiegare con poche un argomento che avrebbe bisogno di diverse pagine, ma non essendo uno scrittore, non avendo voglia di perdere l'intera mattinata ed avendo cancellato il messaggio pronto che avevo dettagliatamente spiegato, proverò ad essere più ermetico possibile...
innanzitutto dobbiamo fare una distinzione tra diversi tipi di depressioni. la depressione che io chiamo egoica, come dice il termine viene dall'ego, ossia da un malessere concreto scatenato da qualche io della nostra personalità e dico qualche e non l'io perchè come spiega bene Pirandello in uno nessuno e centomila, le persone comuni mortali non hanno tantissimi. Questo tipo di dep ha una causa reale che noi conosciamo, o certe volte no, in quanto è inconscia; Infatti se ci chiediamo cosa l'abbia scatenata possiamo sia sapere bene la causa scatenante o magari non la comprendiamo (naturalmente conoscendola è più facile uscirne, mentre se è inconscia ci sarà bisogno di una terapia e di un attenta analisi per trovarla e superarla). Una dep egoica può essere anche una lotta interna tra diversi io (per esempio un io la sera mi dice che fumare fa male e che smetterò da domani, poi mi sveglio e un altro io mi dice di fumare e fumo. Questo attrito fra io porta un abbassamento dell'autostima e alla lunga una depressione).
La depressione spirituale è riconoscibile dal fatto che non ci sono fattori reali in quanto proviene dallo spirito e non dalla mente e se ci chiediamo la causa non troviamo risposte ma saremo assillati da tanti quesiti esistenziali, non ci sono cause esterne, traumi evidenti o eventi scioccanti che hanno determinato la comparsa della dep.
E' un percorso di risveglio spirituale ed il Risveglio Spirituale è un viaggio evolutivo interiore alla scoperta della Forza Divina che è dentro di noi. Ha inizio quando l’Anima o Sé Superiore, fino a quel momento in sonnecchiante attesa, pervade con la sua energia i veicoli di coscienza umana inferiori quali l’Ego e la mente, e prosegue poi con un lungo processo di elevazione in consapevolezza.
La durata di questo processo varia da alcuni anni fino a diversi cicli reincarnativi, ed è normalmente inversamente proporzionale allo stato vibratorio dell’Anima e all'età dell'anima.
Tanto più un’anima è energeticamente radiante ed autocosciente, tanto maggiore sarà la velocità di trasmutazione del karma.
Prima dell’entrata in manifestazione dell’Anima, il baricentro di coscienza dell’essere umano risiede normalmente a livello emozionale, mentale inferiore e/o egoico. C’è una completa identificazione della Scintilla Divina con queste gamme inferiori coscienza, tanto che l’Anima crede di essere i propri pensieri, le proprie emozioni, il proprio corpo fisico. Durante l’incarnazione, il velo dell’oblio ha fatto perdere all’Eterno Pellegrino la percezione di Sé come entità e identità autonoma.
Dal momento dell’afflusso della coscienza animica nei corpi sottili inferiori, la coscienza viene attratta verso lentamente verso l’Alto: l’essere umano attraversa una vera e propria crisi di identità e comincia a percepire che potrebbe non essere ciò che ha sempre creduto di essere, ma che dentro, in profondità, nel cuore, ci sia qualcosa di più da esplorare, cogliere ed integrare.
Il risultante spostamento di coscienza può essere accompagnato da numerose domande esistenziali e da numerosi sintomi di risveglio che si manifestano come sconvolgimenti fisici o psicologici. Il risveglio spirituale può essere un’esperienza abbastanza traumatica.
Non appena l’essere umano entra nel processo, mente e corpo cominciano a tornare allo stato di vera coscienza spirituale di veglia, dal quale ci sembrerà di aver sempre vissuto da “addormentati”. Il processo di risveglio individuale implica rimuovere i blocchi emotivi, eliminare il karma, fronteggiare le paure e purificare la negatività. Può variare molto da persona a persona: alcuni manifestano intensi sintomi di carattere fisico, mentre altri vivono i sintomi prevalentemente a livello psicologico ed emotivo.
Il risveglio spirituale è la cosa più preziosa e meravigliosa che un essere umano possa mai sperimentare. Nonostante possa causare notevole confusione esistenziale, possa rivoltare la vita come un calzino e costringa ad attraversare il proprio inferno personale, esso è e sempre sarà un processo assolutamente evolutivo per l’elevazione della coscienza. Per poter ascendere alla quinta dimensione l’essere umano deve risvegliarsi spiritualmente e diventare un essere pienamente cosciente e spiritualmente responsabile.
l'ultima fase di questo processo purificante che alcuni mistici vedi Giovanni della Croce e santa Maria teresa, me ce ne sono moltissimi che non sto ad elencare l'hanno nominata notte oscura dell'anima ma anche la via crucis metaforicamente porta lo stesso significato. si conclude con la morte mistica (dell'ego) ed il risorgimento dalle proprio ceneri. in altre parole porta all'immortalità ed è per questo che persone come Giordano Bruno, Giovanna d'Arco e qui la lista è lunga, si sono fatte bruciare vive, non perchè erano dei pazzi che volevano morire ma in quanto sapevano che la morte riguardo solamente il corpo fisico. Spiegata in altro modo il risveglio spirituale porta all'unificazione di tutti gli io che abbiamo in un unico io che possiamo chiamare io superiore e come direbbe Nietzsche avremmo creato il Superuomo. Si trascende la dualità per ritornare all'unità e diventiamo immuni alle sofferenza materiali. Anche Adamo ed Eva col peccato originale sono caduti nella dualità e quello che dobbiamo fare è il percorso inverso.
Una depressione spirituale se curata non porta da nessuna parte e blocca il percorso di trasmutazione, certo non saremmo più apatici ma torneremmo comuni mortali con un elevata possibilità di cadere in una depressione egoica o che il percorso si ripresenti facendo si che se non riconosciuto nuovamente porti in un circolo vizioso che si ripeterà in circolo lasciando la persona in un alternanza tra momenti di apparente normalità a momenti di apatia....
Lo sviluppo spirituale dell'uomo è un'avventura lunga e ardua, un viaggio attraverso strani paesi, pieni di difficoltà e di pericoli. Esso implica una radicale purificazione e trasmutazione, il risveglio di una serie di facoltà prima inattive, l'elevazione della coscienza a livelli prima non toccati, il suo espandersi lungo una nuova dimensione interna.
Non dobbiamo meravigliarci perciò che un cambiamento così grande si svolga attraverso vari stadi critici, non di rado accompagnati da disturbi neuropsichici e anche fisici (psicosomatici).
Questi disturbi, mentre possono apparire all'osservazione clinica ordinaria uguali a quelli prodotti da altre cause, in realtà hanno significato e valore del tutto diverso e devono venir curati in modo ben differente.
Attualmente poi i disturbi prodotti da cause spirituali vanno divenendo sempre più frequenti, poiché il numero di persone che, consciamente o inconsciamente, sono assillate da esigenze spirituali va divenendo sempre maggiore.
Inoltre, a causa della maggiore complessità dell'uomo moderno e particolarmente degli ostacoli creati dalla sua mente critica, lo sviluppo spirituale è divenuto un processo interiore più difficile e complicato. Spero di aver spiegato cosa intendevo con manna dal cielo.

serpico

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Messaggio  deultimo Gio Apr 28, 2016 3:56 pm

A serpico rispondo con i versi di un poeta, Pasolini, scritti sotto il segno del grido mistico di Pascal trovato nel foglio che si portava dietro prima di spirare: " O joie, joie, joie...". 
Questa la poesia intitolata significativamente "Splendore":
"O gioia, gioia, gioia...
C'era ancora gioia
in quest'assurda notte
preparata per noi?"

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Messaggio  Pavely II Gio Apr 28, 2016 4:51 pm

Ciò che scrivi, Deultimo, mi ha fatto venire in mente una poesia di Jarosław Iwaszkiewicz (Un verde giardino in inverno).

Il mio mondo è il mio mondo
non posso aprirlo davanti a voi

E se anche descrivessi
le statue dei dodici mesi
celate nel fìtto verde

ognuno di voi vedrebbe
un verde diverso
una statua diversa
e non questo verde

E se descrivessi la mia tristezza
apparirebbe ridicola
e infantile

perché la mia tristezza
è piena d’incanto

come un giardino verde
in inverno


Pavely II

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Messaggio  deultimo Gio Apr 28, 2016 5:06 pm

L'annientamento metafisico non è una soluzione proponibile ad un depresso visto che la depressione è un prodotto, o sottoprodotto, di questa vita, di questo corpo, di questo "io" che, per quanto ne sappiamo, non è nient'altro che un corpo che vive. Il depresso vuole vivere, con questo suo corpo e questo suo io in questo suo mondo, ma non ne è capace e non si capacita, da qui viene la depressione. Negare il corpo, l'io ed il mondo è fin troppo una scorciatoia ,facile o difficile non importa, comunque inaccettabile perchè è come negare la vita, questa vita, che è l'unica di cui facciamo esperienza.

deultimo

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Messaggio  serpico Gio Apr 28, 2016 6:15 pm

Sono d'accordo con ciò che dice pavely, anch' io ero depresso fin da piccolo, iperattivo al massimo ma non ho mai conosciuto la felicità quella vera che vedo negli occhi di tanti bambini, anche perché la mia mamma vedendomi una bomba a mano ha da subito iniziato a dire: Questo bimbo non è normale, é da curare.. Poi all' asilo nido mi hanno scacciato perché ero troppo e vivace e alle elementari le maestre non erano contente perché dicevano che non avevano soddisfazione a spiegare in quanto sapevo già quasi tutto infatti mi hanno soprannominato il signorino so tutto... La mia creatività è stata soppressa, sempre che l' abbia mai avuta e adesso mi sento arido e vuoto.

serpico

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Messaggio  serpico Gio Apr 28, 2016 7:10 pm

Per deultimo... Il mio messaggio descriveva la differenza fra due tipologie di depressioni, con sintomi comuni ma ben differenti tra loro, con questo non intendevo incentivare nessuno a farsi ardere vivo ne a fare scelte drastiche come l' ascetismo o magari a chiudersi in un Convento.. Sono dell' idea che ridere e divertirsi il più possibile sia curativo, certo facendo una vita sana senza dover sbilanciare l' equilibrio fragile della nostra esistenza con eccessi di ogni tipo..fatta questa precisazione ne faccio un altra: Io quando a volte ho scritto che sono mistico intendo che mi pongo molte domande sull esistenza ed ho letto molti libri esoterici che mi hanno portato ad una mia religiosità su misura, ritagliata per me. Non credo in nessuna religione, non prego e anzi sono contro le religioni che incatenano le persone in un vortice senza uscita facendoti credere di essere un peccatore...l' unica che non riesco a criticare è il buddismo, infatti credo nella reincarnazione ed anche nel karma, ma non mi sono mai messo a recitare nam kyo come i buddisti perché non penso che un mantra possa portare alla liberazione dai dolori come credono loro, al massimo può rilassare come una qualsiasi ripetizione di parole che annoiandoti ti porta sonno... Ora ho da scappare saluti

serpico

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