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Messaggio  Pollock95 Sab Set 26, 2015 10:07 pm

Ciao, sono un ragazzo 19enne di Padova; questa la mia storia.
È un po' che pensavo di iscrivermi ad un forum, soprattutto perché forse ritengo sia un bisogno fisiologico sfogarsi un po, anche anzi almeno virtualmente.
Sono un ragazzo qualunque, fuori solare e allegro, gioviale con tutti e gentile. Forse troppo.
Tuttavia, dentro, non ce la faccio più. Purtroppo ho davvero pochi amici, anzi se devo essere sincero solo una, che chiameremo artisticamente Lucia, l'unica che mi capisce perché anche lei si trova nella mia situazione di completa apatia verso tutto e tutti. Si, sarò solare e gentile, ma non riesco a provare più molto sentimenti che paradossalmente provavo in quella fase della vita in cui spesso trovi il contrario, l'adolescenza. Non so se definirmi depresso o meno, ma posso ritenermi molto triste.
Questa mia tristezza è nata in un giorno di marzo di due anni e mezzo fa, da quando mi sono mollato con un ragazzo (ah sì, sono gay). Tuttavia la cosa un po si è risolta col tempo e, dopo diverse avventure audaci, ho avuto un altra storiella, anch'essa finita. Ma tuttavia quelle idi di marzo sono come la scintilla che ha scatenato l'incendio.
In tutta la mia vita giovanile ho sempre avuto pochi amici, anzi, non per essere melodrammatico, nessuno. Se vi dico nessuno, dico nessuno. In classe non mi hanno mai voluto, hanno sempre fatto a momenti le cabale per stare in banco con me. Non ho mai capito il perché, e tuttora me lo chiedo. Non ho mai litigato e sono sempre stato disponibile, ma mi sembra a momenti di emettere per davvero dei "raggi della Sfiga". E dopo uno non deve credere nel fato eh.
Credo di essere uscito il sabato sera solo per qualche mese, quando frequentavo una amica d'infanzia che chiameremo artisticamente Roberta. Lei è associata a quel barlume di felicità e normalità che ho sperimentato nella mia adolescenza, non dal punto di dista erotico e/o sentimentale, ma dal semplice punto di vista delle relazioni sociali. Uscivo ogni sabato, mi chiamava e mi chiedeva come stavo. Insomma robe del genere. Poi, per una mia caduta, e ripeto mia, ci siamo allontanati. È successo tutto in una sera, Roberta mi aveva portato ad una festa. È sempre stata una bella ragazza, e diciamo aveva la cerchia di persone dietro che le facevano la corte. Io, e ammetto di non essere brutto, nada de nada. Sta di fatto che mi sono buttato sugli alcolici e zac! Figura di cacca che ha concluso così questa breve amicizia. Beh amicizia è una parola grossa eh, ammettiamolo. Sono stato io fesso.
Ma la cosa non è andata giù e si è poi allargata alla mia famiglia e quella di lei. Famiglia. Questa parola devo ancora capirla. Noi siamo una famiglia abbastanza numerosa, economicamente stabile, ma con molti alti e bassi. Semplicemente siamo troppi, non riusciamo ad avere la nostra privacy in casa ed una vita fuori di qui. Io ho sempre cercato di far notare questa cosa, di combattere, ma niente. Perché dovete sapere che purtroppo, il primo muro che vedo di fronte a me, sono i miei genitori. Per loro esiste solo lo studio, il resto è tutta becera fantasia. Voi non potete immaginare che ferita mi stanno lasciando agendo così. Ho sempre cercato di far capire che sto male, che non c'è la faccio, ma niente, alla fine mi si rivolta tutto contro. Per carità, non faccio di ogni erba un fascio, non incolpo solo loro, ma diciamo hanno fatto la loro parte. Io mi sento in un continuo odi et amo nei confronti della vita. E non riesco a tirarmi fuori da qua.
Ora sono all'università, sono apposto con gli esami e inizierò a breve il secondo anno. Ma ora, ora mi sento debole. Non ce la faccio più. È più di un anno che non esco di casa se non saltuariamente. Non ho un appuntamento da ere. Non ho un contatto fisico, sessuale o emotivo con un parther da boh. Sarà l'ennesimo sabato che passò da solo, dentro la mia stanza, a piangere o, ahimè, a parlare da solo.
Non prendetemi per pazzo, lo faccio solo per sfogo.

Voglio che perdoniate questo intro molto confusionato e scritto in una maniera che farebbe rivoltare Manzoni. Spero di iniziare almeno in esperienza positiva almeno qua.

C.T.

Pollock95

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Messaggio  Robin93 Lun Set 28, 2015 10:14 pm

Eccoci di nuovo qui! Ho commentato, rapidamente, anche l'altro tuo post... essenzialmente invitandoti ad una conversazione privata. Poi ho trovato e letto questa presentazione e ho pensato di... beh, di scriverti anche un po' pubblicamente!

Innanzitutto, hai fatto bene ad iscriverti al forum. Alcuni credono che scrivere su internet di queste cose sia da disperati, ma non è così. Scrivere è un ottimo modo per chiarire i propri pensieri, ritrovarli, ordinarli... ma questo non è neanche un diario, è di più, perché è aperto a tutti, le storie si intrecciano, c'è una remota possibilità di aiutarsi. Anche se pubblico, ad ogni modo, non è necessario scrivere con forma, stile, sintassi di un premio Nobel per la letteratura. Come direbbe lo stesso Manzoni, conta il "sugo" della storia.

Non è raro non avere amici. Io ne ho alcuni, in genere sono piuttosto socievole con tutti, ma ne ho un 3-4 fissi. Ricordo però, che nei periodi di depressione e profonda disperazione, io ero solo. Nessuno c'era per me, nessuno poteva realmente esserci, ero troppo giù per poter essere aiutato da altri. Solo io stesso potevo cominciare ad aiutarmi, come una persona in coma, che si può svegliare solo per un miracolo interno al suo corpo, senza possibilità di intervento esterno.
In realtà tutti possiamo farci degli amici; l'amicizia, come l'amore, deve però avere dei presupposti di carattere individuale. Se sei stanco, frustrato della tua vita, non vivi gioie, cosa condividerai con i tuoi amici? Solo tristezza? Ebbene, non è non avere amici la radice del problema, ma migliorarti dall'interno. Solo sviluppando e potenziando passioni, caratteri personali, attività fisiche, presenze attive nell'università, si può avere una base di condivisione per formare amicizie che si possano rinnovare e vivere di queste belle attività. La parola greca antica per 'felicità' era 'eudaimonìa' cioè 'presenza di un buon daimon", "realizzazione della nostra essenza interiore".

E' già un grande passo avanti che la tua omosessualità è pienamente accettata e sedimentata, perché alla tua (nostra) età c'è chi combatte ancora per essere ciò che non è. Anch'io mi sono pienamente accettato: ahuè, i ragazzi sono molto meglio delle ragazze! A parte questa palese universale Verità, possono essere anche stronzi, sempre alla nostra età. Essenzialmente perché non sono nel clima culturale giusto per imparare l'importanza della stabilità sentimentale... forse questa è un'altra causa delle nostre cadute. Io, all'età 20 anni, non sono mai stato fidanzato, eh. Ma chissene? Sto dedicando il mio tempo a me stesso, e ciò che di questo rimane a amici e ad alcuni membri della mia famiglia. Per il resto, non credo davvero che l'amore sia così necessario. Come il dr House, credo davvero che l'ossigeno sia di prioritaria importanza. Se incontro un bel ragazzo, che dimostra anche di essere intelligente e un minimo piacevole, può nascere qualcosa, perché credo negli affetti e nella loro importanza... ma l'amore vero non esiste, o se esiste, ha un tasso di rischio di caduta così alto nel tentativo del suo raggiungimento, che io preferisco una vita piacevole ad una vita felice, illuminata da questo fantomatico grande amore.
Se non sei un brutto ragazzo, non mi dispiacerebbe che ci passassimo per lo meno il whatsapp o associassimo volti a parole.

Ciao anche da qui!

Alessandro

Robin93
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