vittima e carnefice

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Messaggio  alfredo Dom Feb 01, 2015 2:07 pm

Riflessioni :
Credo che nella depressione e forse nei disturbi mentali in genere , entrino spesso questi due stati emotivi che impediscono il cambiamento e la crescita , oltre che la riduzione e l'intensità degli stati di sofferenza .
Vittime si è spesso stati nelle prime fasi della vita , nell'infanzia e nell'adoloscenza , quando essendo ancora privi di autostima , si era dipendenti dal giudizio degli adulti .
Da adulti , se non si è formata una buona autostima , ed è praticamente la norma , si procede con gli stessi schemi mentali , cioè si è dipendenti dagli altri con le conseguenze che si possono immaginare cioè esere manipolati e subire soprusi o ci si ritiene incapaci di affrontare le difficoltà della vita perchè spesso si frappone anche la scarsa capacità di analizzare la realtà . In definitiva si perpetua lo stato di vittima .
Quando invece si intende reagire a questo stato di cose , a non voler essere più vittime , si corre il rischio di diventare carnefici , generalizzando i comportamenti negativi della gente , pretendendo cose che gli altri non sono intenzionati od obbligati a dare ed impartire giudizi sempre negativi agli altri .

Evitare di essere vittime o di diventare carnefici .
Volente o nolente , si vive con gli altri e allora , secondo me , il compito difficile ma necessario è quello di come rapportarsi di fronte alle aspettative che si hanno nei confronti degli altri .
Spesso si ha la pretesa di aspettarsi qualche tipo di comportamento quando invece non è lecito ; in altri casi invece non si pretende un comportamento quando è lecito aspettarselo .
In definitiva una distorta considerazione su ciò che ci si può aspettare e su ciò che si può pretendere genera quella confusione responsabile di conflitti , delusioni e sofferenze .
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alfredo

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Messaggio  piquemal Dom Feb 01, 2015 8:29 pm

La posizione difensiva della vittima è riconosciuta come identificazione con l'aggressore dalla psicanalisi. E' un po' il meccanismo che si mostra nel Portiere di notte, dove una vittima della persecuzione nazista finisce anni dopo per innamorarsi del proprio carnefice.
Mi pare che il rapporto vittima/aggressore sia una figura centrale nella psicologia del depresso. Avevo sicuramente pensieri più netti in passato, quando non avevo dubbi circa la mia identificazione nel ruolo di vittima.
Quello che dici, il rovesciamento di se stessi nella figura opposta, mi pare un rischio possibile, come se il dolore non potesse che generare altro dolore, una sorta di dialettica servo-padrone aggiornata, ma cerco di pensare che non sia un rovesciamento obbligato.
Forse il fatto di aver analizzato certe esperienze rende meno necessario il passaggio da un estremo all'altro, per sfumarsi in situazioni dove noi, individualmente o in riferimento a un nostro gruppo, possiamo alleggerirci attorno a figure meno dispendiose in termini di investimento psichico.
Perché se la vittima non se la vede bene, l'aggressore pare quasi un automa, nel suo movimento automatico, privo d'autocoscienza, e incorre più facilmente in forme di sanzione.

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Messaggio  alfredo Dom Feb 01, 2015 11:01 pm

Gli esempi del ruolo di vittima che si tende a reiterare mi sembra succeda sovente nei rapporti di amicizia o forse sarebbe meglio chiamarla pseudo-amicizia e nelle coppie di fidanzati . La delusione , se non una vera e propria rabbia nasce nelle persone che fanno ad altre diversi favori , ritenendoli amici , poi nel momento in cui si scambiano i ruoli del bisogno , non ricevono gli stessi trattamenti .
Chi adotta questi schemi si pone in una in una posizione di vulnerabilità , perchè fa cose a persone che ritiene debbano essere obbligatoriamente ricambiate , quando in realtà molti disattendono senza alcuno scrupolo , perchè di partenza non è ben chiaro il rapporto esistente tra i due , per cui una volta constatato la differenza di trattamento , scattano i giudizi di persone malvage : .....tutti sono egoisti ...nessuno mi ama ....o ricambia l'affetto che io dò . In sintesi : il ruolo di vittima .
Solo se si fosse stati più attenti nel dosare gli slanci di altruismo o amore e vedere di volta in volta il comportamento dell'altro , si sarebbe potuto evitare di ritrovarsi nella condizione del " truffato" .
Sembra però che molti diano per scontato che se si fanno favori ad altri o si dimostra di amare , si debbano ricevere in cambio le stesse cose .
A mio parere queste situazioni vengono create dalle persone con bassa autostima , spesso senza che se ne accorgano , mosse dal bisogno sproporzionatamente grande di affetto e considerazione .


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Messaggio  madotsuki Lun Feb 02, 2015 9:04 am

alfredo ha scritto:Gli esempi del ruolo di vittima che si tende a reiterare  mi sembra succeda sovente nei rapporti di amicizia o forse sarebbe  meglio chiamarla pseudo-amicizia e nelle coppie di fidanzati .  La delusione , se non una vera e propria rabbia nasce nelle  persone che  fanno  ad altre diversi favori  , ritenendoli  amici , poi nel momento in cui si scambiano i ruoli  del bisogno , non ricevono  gli stessi trattamenti  .
Chi adotta questi schemi  si pone in una in una posizione di vulnerabilità , perchè fa cose a persone  che  ritiene debbano essere obbligatoriamente  ricambiate  , quando in realtà molti disattendono senza alcuno  scrupolo , perchè di partenza non è ben chiaro il rapporto esistente tra i due ,  per cui una volta constatato la differenza di trattamento , scattano i giudizi di persone malvage :  .....tutti sono egoisti ...nessuno mi ama ....o ricambia l'affetto che io dò . In sintesi : il ruolo di vittima .
Solo se si fosse stati più attenti nel dosare gli slanci di altruismo o amore  e vedere di volta in volta il comportamento dell'altro , si sarebbe potuto evitare di ritrovarsi nella condizione del " truffato" .
Sembra però che molti diano per scontato che se si fanno favori ad altri o si dimostra di amare , si debbano ricevere in cambio le stesse cose .
A mio parere queste situazioni vengono create  dalle persone con bassa autostima ,  spesso senza che se ne accorgano , mosse  dal bisogno sproporzionatamente grande di affetto e considerazione .

Sinceramente, su questo sono d'accordo Alfredo... è successo a me, che sono sempre stata una persona affettuosa verso il prossimo, tendo a dare amore in modo a volte quasi esagerato, ma non lo faccio più per ricevere altro amore in cambio, è il mio carattere, credo questo.. O forse devo ancora conoscermi bene.
Ora sono me stessa con gli altri, ma non mi aspetto nulla. Ogni volta che mi aspettavo qualcosa, un certo comportamento nei miei confronti, quasi una sorta di riguardo verso di me, e ciò non succedeva (non succedeva quasi mai perché è difficile trovare una persona come me), allora stavo male. Eh sì, ammetto di aver pensato "nessuno mi ama" Razz
Buona giornata a tutti.
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Messaggio  merla Lun Feb 02, 2015 2:47 pm

Credo che sia anche una questione di varietà di strumenti e schemi mentali a disposizione: se una persona per esperienze di vita riesce a vedere nei rapporti umani soltanto dei rapporti di forza, inevitabilmente l'unica strada per uscire dal ruolo di vittima è quella di diventare carnefice.
Al di là del fatto che molto vittime si rivelano spesso carnefici semplicemente cambiando il punto di vista.
La mia esperienza è cmq che si tratti di un tipo di relazione claustrofobico che si muove su binari prefissati da cui nessuno riesce a uscire, anche perché il carnefice può esistere solo con la partecipazione della vittima.
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