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Messaggio  mmm Lun Giu 30, 2014 12:52 am

Sabato mattino mi sono liberato per la serata, coincidenza vuole che poi in serata un vecchio amico mi abbia invitato a un'apericena, io, lui e un altro amico. Anche se avevo mangiato sono andato a bermi un coctail, abbiamo passato la serata assieme, e ci siamo accordati per le vacanze. Meta: Barcellona. Spero che per allora sarò maturato abbastanza da riuscire ad apprezzare una settimana di vacanza con quei due amici.

A seguito delle mie pene d'amore, su questo forum qualche tempo fa (tipo settimane) scrissi che "bla bla bla" sarei potuto diventare molto zen. Subito lo scrissi con leggerezza e con un pizzico d'ironia, invece poi quella frase mi tornò alla mente come indizio, mi sono letto un libro sullo zen, ne ho iniziato un altro. Sono ancora indeciso se andare a visitare un'associazione locale che lo pratica. Sono in centro sarebbe un bello sbattone. Vedrò.

Oggi ho passato il giorno da solo in camera, a leggere, a riflettere e a riposare. Non sono stato male, anche se sto affontando una separazione, da una persona per cui provavo un sentimento ma che non ricambiava. Questa separazione sarà necessaria per permettermi di trovarne un'altra che invece ricambi. Comunque...

A inizio giornata mi sono appuntato questa frase che mi è venuta in mente:

È arrogante pretendere che la mia felicità dipenda solo da me stesso. Gli altri esistono e i loro errori si ripercuotono inevitabilmente su di me. Spesso, non c'è niente che io possa fare, non c'è stato niente che io avrei potuto fare diversamente, o addirittura, "meglio".

In serata mi è venuta in mente anche un'altra considerazione. Scorrendo la home di Quora mi è capitato un articolo che parlava del fatto che in Cina, a causa della politica del figlio unico, e a causa degli aborti selettivi con la discriminante sessuale (le famiglie sono inclini a volere figli maschi per poter trasmettere il nome...), ci sono/saranno 30 milioni di uomini in più, 30 milioni di persone che non avranno modo di avere un amore corrisposto. 30 milioni di esistenza frustrate e incomplete, dramma che si aggiunge ai 15 milioni di esistenze abortite.

Quindi un altro pensiero che mi è venuto in mente, è che è anche arrogante pensare di poter condurre una vita idilliaca, felice, in una società malata. Il libro che leggevo faceva questa metafora: l'umanità/l'universo come un fiume, le esistenze delle persone come mulinelli, che ora si formano, poi si dissolvono nel fiume. Il libro non parlava di questo, ma la cosa che mi è venuta in mente, è che, se il fiume è inquinato, l'acqua nel mulinello non sarà di certo limpida.

Dove voglio arrivare? Voglio imparare ad accettare le cose come sono, ad accettare le persone e la società per come sono, ad accettare la mia esistenza per come questa è, voglio imparare a lavorare per i miei obbiettivi senza attaccarmi troppo al risultato, voglio evitare di sacrificare tutto sull'altare di qualche idolo (il denaro, lo status, l'amore, la famiglia), ma altresì voglio evitare di perdermi nella più desolata apatia, voglio capire perché l'egoismo è così fortemente radicato dentro di me, perché non riesco a concepire un'esistenza non egoistica, e come e perché questa effettivamente potrebbe essere.

Mi sono imbattutto anche in un grosso paradosso: tra me e me, accuso, incolpo, una persona, di non riuscire ad apprezzare quello che ha, e di rovinare la propria e altrui vita bramando la realizzazione di un qualche ideale, quando tutto quello che serve ad essere felici ci sarebbe già. Però io stesso, atteggiandomi in questo modo, assumendo questa prospettiva, questa interpretazione, commetto lo stesso identico errore.

Dovrei accettare la realtà, le persone, per come esse sono, e si, discriminare nell'utilizzo delle mie risorse limitate (tempo ed energia), in modo da servire i miei obbiettivi.

Non voglio cambiare vita, voglio continuare a fare quello che sto facendo, però in maniera un po' più intelligente, attaccandomi meno alle cose, evitando di intestardirmi dove non ce n'è, evitando di fare i capricci, rimanendo invece più concentrato, pronto, sveglio, presente, calmo, sereno e fiducioso. Voglio vivere, fare, sentire, cogliere, rispondere, voglio smetterla di non vivere.

Ho un po' di confusione in testa ma meglio essere disorientati davanti a 1000 vie che essere bloccato in un loculo, so solo che di strada da fare ne ho tanta, il che se da una parte mi scoraggia per lo sforzo che ci sarà da fare, dall'altra parte ciò vuol dire che avrò ancora tantissime opportunità davanti, non sono arrivato al capolinea, non è arrivata la fine del gioco, non tutto è perduto, ho davanti a me l'universo intero, non starò a guardarlo, mi ci voglio incamminare e perdere dentro.

mmm

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