Arte e vita

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Messaggio  -Nessuno- Mar Dic 11, 2012 6:35 pm

Io penso francamente che quanto di sensoriale c'è e ci mancherebbe in un baudelaire sia dovuto puramente all'aspetto formale e tecnico della sua scrittura. E va benissimo che sia riconosciuto e ritenuto fondamentale. Ma sul rapporto di identificazione tra individuo fruitore e opera d'arte, a mio modo di vedere il ruolo dell'esperienza sensoriale è pressoché nullo. Vi è più che è possibile immedesimarsi anche in opere di minor pregio, se cosi non fosse tutti ascolteremmo solo musica d'autore, e invece talvolta -in certi momenti- gruppi musicali "minori" o "goliardici" sono meglio di mozart, per intenderci. Ma non in virtù di di una qualità superiore dal punto di vista della realizzazione e quindi della stimolazione sensoriale, in virtù soltanto del bagaglio interiore che in quel momento affiora in chi ascolta. Non so se mi spiego. i vissuti esistenziali di un uomo sono molteplici e per rispondere alla tua domanda no, io non ascolto sempre i breakin benjamin e non leggo sempre cioran o baudelaire, leggo anche libri di logica e talvolta ascolto pure celentano, perché fa tutto parte di me. Ma no, non ascolto mai che ne so...bach, non perché non sappia che è un grande della musica classica, ma perché niente in vita mia mi collega a questo personaggio. Non mi da stimoli. PEr quanto riguarda il rapporto dell'autore col suo vissuto, beh, questa questione non credo c'entri, nel senso che affrontandola per me si entra in un tunnel più sofistico che concettuale. Non sono hegeliano nemmeno io ma per quanto riguarda la morte dell'arte non occorre esserlo, anche Cioran e Adorno potrebbero tornare utili.

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Messaggio  canterel II Mar Dic 11, 2012 8:25 pm

lungi da me l'idea che il sistema sensoriale e cognitivo che mi mette in comunicazione con un mondo estetico debba servirmi per stabilire delle graduatorie di eccellenza formale: siamo d'accordo. ho preso baudelaire perché è stato citato a più riprese qui, ma potrei riportare l'esempio anche a poeti "minori", che so, uno scapigliato qualsiasi. per trovare un debosciato che ha litigato con la fidanzata, va a mignotte e ama il vino, mi basta andare al bar. per fare esperienza della scapigliatura invece devo interfacciare, poniamo, il mondo immaginale di emilio praga leggendolo veramente, e vedendo che tipo di risonanza si produce quando il mio apparato sensoriale e cognitivo entra in contatto con la concrezione letteraria prodotta dal suo. finita la lettura, può rimanermi qualcosa di praga anche se non scopro di somigliare a praga. non ho bisogno di aderire alla sua esistenza quanto piuttosto di essere disponibile a fare un giro turistico nel mondo poetico, e vedere onestamente se le sue creazioni hanno un effetto su di me.

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Messaggio  -Nessuno- Mar Dic 11, 2012 9:09 pm

canterel II ha scritto:lungi da me l'idea che il sistema sensoriale e cognitivo che mi mette in comunicazione con un mondo estetico debba servirmi per stabilire delle graduatorie di eccellenza formale: siamo d'accordo. ho preso baudelaire perché è stato citato a più riprese qui, ma potrei riportare l'esempio anche a poeti "minori", che so, uno scapigliato qualsiasi. per trovare un debosciato che ha litigato con la fidanzata, va a mignotte e ama il vino, mi basta andare al bar. per fare esperienza della scapigliatura invece devo interfacciare, poniamo, il mondo immaginale di emilio praga leggendolo veramente, e vedendo che tipo di risonanza si produce quando il mio apparato sensoriale e cognitivo entra in contatto con la concrezione letteraria prodotta dal suo. finita la lettura, può rimanermi qualcosa di praga anche se non scopro di somigliare a praga. non ho bisogno di aderire alla sua esistenza quanto piuttosto di essere disponibile a fare un giro turistico nel mondo poetico, e vedere onestamente se le sue creazioni hanno un effetto su di me.

mi pare che piu volte nel corso di questo thread si stia tentando, forse involontariamente, di portare il discorso al paradosso. Non è così che intendo la questione. c'è differenza tra un poeta e un debosciato qualsiasi, chi lo ha messo in dubbio? Baudelaire mica era SOLO un debosciato. Io parlo di coerenza, come faccio io ad apprezzare davvero un baudelaire se non mi sono mai fatto un giro in strada? Come faccio ad apprezzare Ghandi (che ha scritto anche libri) se -sotto sotto- sono razzista pure io? Per me qui non è una questione di estetica ma di bagaglio esistenziale. O lo hai o no.

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Messaggio  canterel II Mer Dic 12, 2012 12:16 am

(ora, io mi diverto ma mi rendo conto che se non mollo l'osso divento per forza di cose petulante. a meno di non inserire elementi nuovi nel discorso, direi che questo può essere il mio ultimo intervento, altrimenti ripeto e riformulo le stesse cose)

sottostimo forse il bagaglio esistenziale, perché secondo me basta essere umani e innervati per portarne uno. le idee di gandhi sono alla portata di qualunque razzista (tra gli hindu ce ne sono tanti) e il mahatma nel corso della sua vita ha manifestato pubblicamente qualche forma di pregiudizio razziale. (poi va detto che il mio appunto in questo thread è teso a difendere l’autenticità dell’esperienza artistica, se ci spostiamo su altre forme di comunicazione e di letteratura l’accusa di incoerenza tiene un po’ di più: non voglio mica dire che è sensato dichiararsi entusiasti del satyagrahi e contestualmente picchiare la nonna).

restando all’esempio, io non credo che ci sia differenza tra un debosciato poeta e un debosciato qualsiasi. il punto è proprio che l'esperienza che mi offre il poeta è irriducibile a un concetto di deboscio che è già alla portata pressoché di chiunque. ciò che ha valore in sé è il mondo poetico in cui il deboscio, l'angoscia e tutti gli altri comuni elementi, sono traslati. fossi pure più debosciato del poeta, fossero i ragni nella mia capoccia più pelosi dei suoi, assimilandone l'opera imparerei comunque qualcosa e sarei un essere più ricco, perché sarei entrato in comunicazione con il mondo immaginale di qualcun altro, che (simpatico o meno, portatore o meno di opinioni condivise) ha avuto la capacità di aprirmelo.
non lo devo sposare subito dopo: faccio l'esperienza se ho la dedizione sufficiente per immergermi nelle impressioni che quel mondo immaginale, toccando il mio, produce.
non faccio l'esperienza se non percepisco una significativa attività cognitiva e sensoriale stimolata dall'oggetto fruito (e poco importa se, chiuso il libro, faccio l'ipocrita e sostengo che mi è piaciuto un sacco o che l'ho odiato, per valorizzare socialmente la pseudoesperienza, o se resto onestamente muto. in effetti è difficile incontrare qualcuno che ci parla delle sue letture e ha il candore di riconoscere che lo hanno lasciato indifferente).
ammettendo che non ha senso leggere baudelaire senza disporsi a vivere un pochino come baudelaire, rischio di considerare il suo mondo immaginale come un contrassegno, in sé privo di valore, del suo mondo reale, allo stesso modo in cui l'immagine di un piatto succulento non è succulenta e serve per orientare il mio appetito verso i maccheroni reali. e si separa l'estetica dall'esistenza, la qual cosa mi spiace (anche pensando allo sbattimento di baudelaire per scrivere finché l’ictus non gli ha stroncato l'ultimo neurone).
credo che l'arte e la letteratura siano ancora risorse a disposizione dell'umanità per tentare di spezzare la solitudine nell'alveare e produrre intimità fra persone tra loro distanti e perfino ostili, per sensibilità, cultura e valori. ho l'impressione che farne eminentemente un mezzo di rispecchiamento (a volte è così, ed è molto appagante, per carità) sia un modo per depotenziarle.
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Messaggio  -Nessuno- Mer Dic 12, 2012 12:23 am

No no, mi fermo io, non voglio essere uno che ha l'ultima parola. davvero. Odio esserlo e davvero, avrei già dovuto finire di parlare. Quindi non replicherò a quello che hai detto. Soltanto volevo fare una precisazione: io posso discutere ghandi come uomo, meno le sue massime però, quelle ecco, beh, se credo a quelle, magari avrò problemi ad agire nella vita in modo contrario a quanto affermano. Una cosa simile, cambiando discorso a me successe una cosa allucinante: adoravo cioran e il suo pensiero scettico e distaccato dell'ultimo periodo, però purtroppo venni a conoscenza di qualche fatto della sua vita privata che era in totale contrasto con ciò che diceva nei libri e rimasi moooooolto sorpreso. Tuttavia alla fine rimasi un appassionato dei suoi scritti, perché quelli mi rispecchiavano, ma parte del privato di Cioran, invece un po' meno.

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Messaggio  Analitica Sab Apr 13, 2013 8:04 pm

Non ho letto tutto, comunque sembra essere una questione di inetto dannunziano declassato.
Ovvero senza neanche il tormento e la lotta per prendere in mano quelle passioni e farle proprie, qualora sappiano anche solo discernerle e analizzarle.
Da un certo punto di vista, ne condividono l'impotenza, per quanto più nascosta, insita in un misconosciuto grado di consapevolezza, che, in quel caso, non è che li arrende all'idea... ma neanche li fa avvicinare a quell'idea di perseguire un altro tipo di vita.

Per farla breve, come si disse riguardo al famoso caso, gli italiani sono degli Schettino che si credono dei DeFalco.


Poi per carità, tutte quella massa che sta lì a fare citazionone e non sa neanche la grammatica, che ha lo schedario delle immagini concettuali preimpostate, in testa, non è esattamente da considerare per me.

Io ho provato dei colpi di testa, ma poi mi son resa conto che o prima guarisco da questo stato o il tutto sarà il volo di un'illusa.

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