«PROBLEMA DI COMUNICAZIONE CON L'ANGELO CUSTODE!»

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Messaggio  Stef Lun Giu 18, 2012 4:10 pm

I - INFERNO TEMPORANEO

Lorenzo De Gregorio era sempre stato un dipendente solerte ed efficiente ma anche polemico e antipatico con i colleghi. In ufficio non lo poteva sopportare quasi nessuno, quei pochi che gli rivolgevano la parola si sentivano rispondere con voce sgarbata (già il suo tono naturale di voce era sempre alto, di per sé irritante).
Era però molto dedito al suo lavoro di impiegato tanto da portarsi addirittura le pratiche a casa. Lui si giustificava dicendo che non era per dimostrare la sua superiorità ma solo perché era efficiente e affidabile, a differenza dei colleghi sfaticati e menefreghisti. Non seguiva i consigli pur rari dei colleghi (né delle colleghe, nemmeno della Donazzi, la più bona dell’ufficio) che gli suggerivano di essere più distaccato dal lavoro e di godersi la vita.
Diceva sempre che non aveva tempo da perdere e, quando proprio non poteva evitare il contatto, si scusava dicendo di avere un terribile mal di testa. Neanche il sacro rito del caffè al bar, quello indispensabile per spezzare la mattinata, era rispettato da Lorenzo De Gregorio: mai con nessuno era andato, né al bar né altrove, per non allontanarsi dall’ufficio. Bisogna anche dire, tuttavia, che nemmeno da solo si era mai allontanato durante l’orario di servizio. Il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene.
Quando gli altri avevano delle critiche dal capo lui ne godeva segretamente. Sognava ad occhi aperti di diventare lui il capo per avere potere sugli altri, godeva al pensiero di prenderli tutti moralmente a calci. Anche con le donne fantasticava, immaginava scene erotiche con la signorina Donazzi che peraltro non salutava quando arrivava la mattina; con lei immaginava situazioni sadiche e questo gli dava grande soddisfazione nella sua mente.
Sapeva che quando sarebbe andato in pensione, o eventualmente si fosse ammalato o sarebbe morto, i colleghi non avrebbero sentito granché la sua mancanza. Ma tutto ciò non gli interessava. La sua vita si svolgeva tra lavoro e casa. Internet prima, digitale terrestre con tutti i pacchetti durante e Sky dopo sul divano. Donne mai, al massimo si vedeva “Superpippa Channel” su Sky ma a donne a pagamemto non sarebbe andato mai e poi mai. Era spaventato dalla quantità di malattie in circolazione (non escluse l’epatite B, l’epatite C, l’herpes, la clamidia e il papillomavirus) e soprattutto inorridiva all’idea di dover spendere soldi per una donna. Ma quella sera non poteva vedere la tv, doveva portare entro il trenta un lavoro che lui stesso si era offerto di terminare col suo capoufficio, e quello era il giorno ventinove. Questi si era affidato a lui perché fosse tassativamente consegnato sulla sua scrivania l’indomani. Dopo un’ora e mezza aveva quasi completato la pratica, mancava solo l’ultima pagina: era l’alba del trenta, il lavoro l’avrebbe finito la mattina in ufficio
Era sfinito ma non poteva fare a meno del rito: prima di addormentarsi davanti alla televisione si doveva fare un mix di sostanze, ma non di droghe. Lui odiava le droghe, così come odiava tutti i tossici. Aveva iniziato a prendersi il Tavor da 1 mg, poi man mano aumentò la dose, poi ci aggiunse il Roipnol arrivando al Diprivan e l’Ipnovel inalabile proveniente direttamente dagli USA con nebulizzatore. Il tutto dopo una ricca innaffiata di birra d’importazione a 18 gradi, la celebre World Wide Stout, e un paio di bicchierini di grappa, retaggio di quando era stato militare a Pordenone. Solo così s’addormentava, altrimenti erano guai. L’assuefazione fu lenta ma ora la mattina riusciva a stare in piedi e “tranquillo”.
L’insoddisfazione, l’insonnia, i ricordi delle occasioni mancate con le donne, un futuro grigio e una vita inutile quanto solitaria, tutto tramava contro il sonno e gli provocava dolore e disagio da morire. La notte era lunga per Lorenzo De Gregorio, troppo lunga da sopportare ogni fine giornata della sua squallida vita. Non che se ne rendesse conto perché non aveva un tale livello di consapevolezza, ma viveva e pativa ciò. Sapeva solo che quelle medicine erano il suo paradiso.
Ma la mattina dopo in ufficio le orecchie gli ronzavano, seduto davanti al pc doveva solo stampare l’ultima pagina del documento tanto atteso dal capo.
Ma la stampante si era bloccata.
A un certo punto la scena davanti a lui cambiò, vide un tunnel, intuì cos’era. Poi vide una luce in fondo e anche quello sapeva cos’era, ne aveva sentito parlare. Finalmente si affacciò uno stuolo di santi e parenti, facce rassicuranti e familiari accompagnate da una musica celestiale seguita da un sottofondo di cori angelici. Si sentì accolto in un mondo nuovo, felice, con lo sfondo di un panorama di verdi prati e dolci colline degno del desktop del vecchio Windows XP. Immaginando che tutto ciò fosse effetto dei farmaci e delle esperienze di premorte tanto strombazzate dai programmi sul mistero, se la prese comoda e lasciò parenti defunti e santi per andarsene in giro a visitare il nuovo mondo. Bellissimo.
Lorenzo De Gregorio viveva indiscutibilmente un’esperienza di stato alterato di coscienza. Unica nota stonata era uno strano luccichìo che spiccava lontano sul prato. All’apparenza sembrava una sottile scatola metallica, troppo lontana per dire cosa fosse in realtà.
«Signor Lorenzo?» disse una strana voce femminile, suadente ma allo stesso tempo priva di personalità.
«Sì?» rispose ma non vedeva nessuno.
«Sono qui, dietro di lei.»
«Ah» esclamò Lorenzo impaurito, «e lei chi diavolo sarebbe?»
«Mi scusi, sono Antonal, il suo Angelo Custode Particolare che l’ha accompagnato tutta la vita.»
Lorenzo lo squadrò da capo a piedi. Non era una donna ma nemmeno uomo, era un frocio alto due metri, senza ali e con le orecchie leggermente a punta. I capelli erano lunghi e lisci, di colore azzurro come gli occhi.
«Antonal ha detto? Mi ricorda il mio colluttorio. E poi perché “particolare”?»
L’angelo inarcò leggermente il sopracciglio destro. Lorenzo dovette ammettere che era di una bellezza senza pari. Guardandosi meglio intorno notò diversi angeli in giro, erano tutti froci ma erano tutti froci “diversi”. Belli quasi quanto una donna, forse di più, e soprattutto seri. Forse un po’ impersonali ma emanavano una sensazione di fiducia tale che gli si sarebbe potuto affidare il proprio cuore in mano, e anche qualcosa di più.
«“Particolare” significa che sono specializzato come Angelo Custode e non sono addetto a nessun altro compito. Altri hanno una doppia o tripla funzione.»
«E mi dica Antonal, come mai non s’è fatto vivo quando ne avevo bisogno? Mi sarebbe tornato utile in più di una circostanza» disse Lorenzo in tono polemico.
«Non ha mai sentito nel suo cuore una voce che diceva “problema di comunicazione con l’Angelo Custode”?»
«Mai, anche se questa frase mi suona stranamente familiare, e a dire il vero anche la sua strana voce.»
«Sempre la avvisavo dicendo che le porte della sua anima, per la precisione le porte del suo “io” presente, erano chiuse.»
«Che intende dire con “io presente”?»
«Il suo “io” che in quel momento aveva il controllo della sua coscienza. Succedeva spesso che quel particolare “io” non era pronto.»
«Capisco... ovvero non ci capisco niente. Io avrei più “io” a disposizione? È una novità.»
«Tutti hanno più “io” o se preferisce più “sé” in dote. Ma prevale solo uno in quel periodo della vita, o anche per sempre. Dipende da diversi fattori.»
«Interessante, ma non c’era altro modo di aiutarmi che mandare messaggini non recapitati? Che so, farmi trovare una donna bellissima, farmi capitare un lavoro soddisfacente come capo, godere di una salute ottima e senza insonnia, avere una vita molto più lunga...»
«Non sono concessi aiuti o contatti diretti.»
«Perché, “indiretti” sì?»
«In internet, presso il nostro sito.»
«Cosa?»
«Il nostro sito, signore, http://www.paradise.sky. È molto visitato signore.»
«E magari avete anche un’email?»
«Certo, info@paradise.sky.»
«Non m’aspettavo un posto così.»
«Non mi meraviglia signore, molti non s’aspettano nemmeno un posto.»
Lorenzo De Gregorio stette a rimuginare un po’. Finalmente capì cos’era quel bagliore lontano sul prato. Era, anzi, erano una miriade di aggeggi tecnologici sparsi su colline e prati verdi.
«Di’ un po’ ma quelli sono computer?»
«Molto di più, signore, ma hanno anche quella funzione.»
«Come mai sono qui in Paradiso?»
«Affinché chiunque possa collegarsi, signore.»
«Ho un sacco di domande da fare: perché ci si può collegare e com’è che ho un corpo? Anzi, anche tu ce l’hai, e a quanto vedo è anche ingombrante.»
«Qua esistiamo sotto forma di “vibrazioni di energia”, signore. Se fosse stato più accorto sulla terra avrebbe visto che c’è già una teoria scientifica abbastanza accreditata denominata “teoria dei filamenti”. In italiano la chiamano “teoria delle supercorde” o delle superstringhe, o semplicemente delle corde o delle stringhe. Ovviamente non si fa menzione di un “aldilà” ma lei in questo momento sta constatando personalmente gli effetti fisici “di qua”.»
«Quindi si può anche...»
«Tutto, signore. Si può fare tutto quello che si potrebbe fare con un corpo tradizionale, e naturalmente molto di più.»
«Quindi si potrebbe fare anche l’amore?»
«Per sua informazione qua si celebrano matrimoni in piena regola, signore, molto migliori dei vostri.»
«Perbacco! Sul serio? E se uno è già sposato?»
«Il vincolo viene sciolto al momento del trapasso. Nella nuova vita si parte da “single”.»
«Cosa mi attende adesso?» chiese all’angelo.
«“L’Attesa”, signore.»
«Mi attende l’attesa? Quale attesa?»
«L’attesa in fila. Ecco il suo ticket» e gli porse un piccolo ologramma luminescente a forma di nuvoletta.
Lorenzo De Gregorio rimase di stucco, non per il bigliettino ma per il numero: era 353 scritto a caratteri d’oro su fondo celeste.
«Ripeto la domanda, cosa mi aspetta dopo?» questa volta si rivolse all’angelo con la sua voce alta e sgarbata. Sembrava volesse fare polemica anche lassù, l’angelo non si scompose più di tanto.
«L’Udienza» rispose Antonal.
«Molto esauriente» osservò Lorenzo De Gregorio visibilmente spazientito. Decise di non proseguire sull’argomento.
«Cosa posso fare nel frattempo? Immagino siate molto attrezzati qui.»
«Volare, danzare, teletrasportarsi come nei telefilm di Star Track ma senza apparecchiature, ritrovarsi con altri amici trapassati... tutto, persino consultare le nostre infinite biblioteche di libri, musica e film di tutte le epoche, anche quelle future. E naturalmente connettersi in Rete. Abbiamo una rete interna molto completa e sofisticata, signore, addirittura è possibile attivare una connessione da qui verso la Terra. In questo caso ci vuole la password dell’Amministratore di Sistema ritornoalpassato scritta tutto di seguito, in caratteri minuscoli ovviamente.»
«E cosa succede se li scrivo in maiuscolo?»
«In verità, anche se scritti in maiuscolo, la password funziona ugualmente per la potenza divina che permette anche l’impossibile. È che qui c’è l’usanza di mettere solo il nome Suo in maiuscolo, sa a Chi mi riferisco... Prima però devo informarla che è inibita la forma di collegamento definita “contatto diretto”: email, chat, forum, registrazioni e, soprattutto, niente acquisti, nemmeno se effettuati con contrassegno a domicilio senza carta di credito.»
«Mi sembra una buona cosa, peccato che non m’interessi niente di tutto questo. Il mio pensiero ora è rivolto a tutt’altro, cioè che fine farò, se mi è concesso pensare un pochino a me stesso» concluse in tono di stizza.
«Dimenticavo, signore, tra le altre cose che può fare nell’attesa c’è quella di assistere alle Udienze. Sono pubbliche.»
«Allora preferisco di gran lunga le udienze, almeno mi faccio un’idea di cosa mi succederà dopo, dato che lei, signor Angelo, non mi vuole o non mi sa dire.»
«Non mi è data la possibilità di vedere la sorte dei nuovi arrivati. Nelle Udienze è questo che si decide.»
«Cioè se si va all’Inferno, Purgatorio o Paradiso?»
«Non esattamente. Il Purgatorio è stato abolito con D.D., cioè Decreto Divino anni fa insieme al Limbo.»
«Cioè la scelta si è ridotta a sole due alternative?»
«Precisamente, signore.»
Lorenzo De Gregorio entrò nella grande aula, un auditorium di notevoli dimensioni. Nascose le mani sudate in tasca. Era teso ma non ci teneva certo a darlo a vedere. Temeva di dare l’impressione di sentirsi in colpa per qualcosa, meglio dimostrare disinvoltura. Non si sa mai, pensò, tante volte la gente si fa condizionare dalle apparenze, anche i migliori.
Al centro del palco c’era un vecchio con lunghi capelli bianchi e barba ancora più bianca, che sedeva dietro un’alta cattedra scura. Di fronte a lui una sedia vuota. Alla sua destra attendeva un angelo e alla sua sinistra... un diavolo!
«Ehi, ma in Paradiso sono ammessi pure...» l’angelo lo zittì con un segno. Lorenzo De Gregorio s’accorse che parecchie teste si erano voltate verso di lui, evidentemente il suo tono di voce era stato eccessivamente alto.
«... i diavoli. Sì signore» continuò l’angelo bisbigliando sottovoce, «dopo il Decreto. Vedete, l’I.B.D.N.S, l’Infinita Bontà Divina di Nostro Signore, ha accolto le istanze del Congresso...»
«Congresso?»
«Sì, quello dei Santi, Beati ed Angeli, ed ha reso operative alcune loro proposte. Tra queste c’era che la pubblica accusa potesse essere sostenuta da un avvocato del diavolo, cioè un diavolo delegato dal Principe degli Inferi in persona.»
«E non è pericolosa la presenza di un diavolo qui? Ah, che stupido, qui c’è Dio in persona, che pericolo potreste mai correre...»
«Non è questo, c’è stato un accordo. Non c’è alcun rischio per la presenza di diavoli.»
«Che genere di accordo?»
«L’abolizione del Purgatorio. Il Principe degli Inferi perdeva molte anime, quelle in Purgatorio finivano tutte in Paradiso.»
«È logico, ma non mi sembra un accordo molto equo» osservò Lorenzo De Gregorio.
«In effetti la questione fu rifilata dal Principe sotto forma di accusa di violazione della Par Condicio.»
Nel frattempo era iniziata la prima udienza. Sul banco dei nuovi arrivati c’era un uomo a cui erano sempre piaciute le donne, un autentico mascalzone e inguaribile donnaiolo. La sua storia verteva principalmente sul fatto che ci aveva provato con tutte. Furono enumerate le sue prestazioni (un numero notevole di donne erano state a letto con lui). Non aveva avuto il minimo riguardo verso il ruolo che esse ricoprivano, né al ceto, alla razza e all’età. La cosa strana, che a Lorenzo De Gregorio sembrava il massimo della perversione, fu che quell’uomo non badava nemmeno alla bellezza. Le più racchie e le più vecchie non erano state risparmiate. Le incantava con frasi fatte del tipo “un’ora d’amore con te e poi potrei anche morire”, oppure “sai una cosa? In vita mia ho avuto tanto di donne ma tu sei realmente diversa” finendo per portarle invariabilmente a letto.
Sarebbe andato diritto all’inferno, pensò Lorenzo De Gregorio.
«Accolto in Paradiso. Avanti il prossimo!»
Non ebbe il tempo di riprendersi dalla sorpresa che un altro uomo, un impiegato di una piccola fabbrica di giocattoli, prese posto sulla sedia vuota.
A sua difesa furono portate prove inconfutabili della sua moralità. Mai andato con una donna al di fuori del matrimonio, niente gioco d’azzardo, niente vizio del bere, niente sigarette... nulla. S’era sempre fatto gli affari suoi sia sul lavoro che nella scarna vita sociale. Aveva provveduto con estrema diligenza a vitto e alloggio per sé e per la famiglia. Alla domanda “Ha mai amato nessun’altra donna?” rispose “Io? Mai!”. Si beccò l’Inferno.
«Un momento!» urlò mentre due angeli lo trascinavano via, «una volta ho dato dieci euro a un mendicante fuori la chiesa.»
Al ché San Pietro, posto dietro un botteghino all’ingresso dell’auditorium, fermò l’immissione all’Inferno. Diede ordine a un angelo a servizio dell’aula di avvicinarsi e gli porse un biglietto. Poi disse all’angelo:
«Per favore, restituisca i dieci euro a quel signore e lo mandi all’Inferno.»
«Ma che succede?» chiese Lorenzo De Gregorio allibito, «perché mai quella specie di don Giovanni è andato in Paradiso e il tipo serio all’Inferno? Questa non è la Giustizia Divina che conosco!»
«Le cose negli ultimi tempi sono un po’ cambiate, signore.»
«Un poco? Diciamo parecchio!»
«In ogni caso, signore, al di là del dato del cambiamento avvenuto dopo il 1963, in questo procedimento si è voluto dare rilievo al sondaggio preliminare.»
«Che sondaggio ha detto?»
«Quello delle anime delle donne avute dal primo uomo giudicato, sia le anime di quelle viventi che quelle giunte qui. Tutte hanno sottoscritto dichiarazioni spontanee in cui hanno sostenuto di essersi “sentite donne”, realizzate e accettate. Egli dunque è risultato essere un reale benefattore dell’umanità.»
«Per essersele scopate tutte? A saperlo lo facevo anch’io!»
«Non è stato accolto per l’aspetto materiale della faccenda, ma per aver fatto del bene alle loro anime. Esse sono progredite a seguito della fiducia ritrovata, dell’armonia e della fede conseguita. Alcune si sono evolute non poco.»
«E l’altro? Doveva proprio finire all’inferno?»
«Era inevitabile. Non ha dato nulla e ciò che ha fatto era solo il minimo dovere indispensabile per qualsiasi uomo. Non ha fatto rivivere nessun’anima spenta, non ha vissuto nemmeno la sua di anima. Se lo guarda bene noterà che la sua anima è ancora spenta, cieca.»
In effetti guardandolo meglio notò come mancasse un leggero alone colorato che tutti gli altri avevano in misura minore o maggiore.
«Ma un povero diavolo che dovrebbe fare per non andare all’inferno?»
«Deve ritrovare il vero se stesso, ovviamente prima di morire.»
«Ovviamente, e come?»
«Semplicemente deve “vivere”. Non è la stessa cosa di eseguire dei doveri.»
«Già, ma così non avrà più l’opportunità di “vivere” per tutta l’eternità! Non è una sorte crudele?»
«Ha detto eternità, signore?»
«Eternità, sì, ha sentito bene signor Angelo. L’inferno è la pena eterna, un po’ come da noi è l’ergastolo, intende?» disse in tono sarcastico Lorenzo de Gregorio. A volte gli sembrava di parlare con un deficiente.
«Intendo signore, ma non è esatto.»
«Cosa non sarebbe esatto?»
«Il termine “eternità”.»
«Non è esatto solo perché l’ergastolo non è eterno?»
«No signore, perché è stata abolita.»
«Cosa è stata abolita?»
«La P.E., la Pena Eterna. Vede, nell’I.T. il massimo è ventisette anni ma con il B.A.I.E. praticamente il massimo è ventiquattro anni.»
«E che cosa sono l’IT e il BAIE?»
«I.T. sta per Inferno Temporaneo, signore, mentre il B.A.I.E. sarebbe il Buon Atteggiamento Interno ed Esterno.»
«E i criminali? Anche per loro l’inferno è temporaneo?»
«Sì signore, sempre ventiquattro anni.»
«E i pedofili?»
«Dipende, a quelli che hanno fatto del male all’anima del bimbo la massima pena rimane bloccata a ventisette. Non è detto che siano sempre criminali ad avere il massimo della pena.»
«Hitler?»
«Ventisette.»
«Stalin?»
«Idem.»
«Per la Madonna!»
«Ehm, signore...»
«Che c’è?»
«Guardi che la signorina scura che si è voltata lì, in ultima fila...» iniziò a dire l’angelo.
«Chi, quella ragazza nordafricana che mi sta guardando? Somiglia ad una di quelle che si vedono nella zona della Stazione di sera, però devo dire che non è niente male. Molto giovane ma notevole. Cosa faceva sulla terra, la prostituta per caso?»
«No, la Madonna.»
«Oh... chiedo scusa. Non sapevo, sono veramente mortificato.» Nel frattempo altri si erano voltati a guardarlo.
«E mi dica, signor Angelo, chi altri hanno la pena massima, quella “bloccata” a ventisette anni, visto che ha detto che non solo i criminali l’hanno.»
«In buona sostanza tutti coloro che si sono allontanati intenzionalmente e senza giustificato motivo dallo Spirito Santo che è nell’Universo e nella loro anima, o si sono allontanati dal loro vero sé se preferisce questo termine.»
«Anche chi si è masturbato molto, diciamo fino ad un massimo di cinque volte al giorno, può dirsi che si sia allontanato dal vero se stesso?»
«Chiunque si allontana realmente dagli altri si allontana anche da sé. Fantasticare di fare l’amore con una persona è il massimo in quanto ad allontanamento, sia dal vero sé che abbisogna di amore, sia dal prossimo che diventa un fantasma, un’immagine virtuale con cui giocare.»
«Senta, signor Angelo, sa dov’è il bagno?»
«Per quelli “in attesa” i w.c. sono contraddistinti dalle porte rosse. Per semplicità sono stati disposti tutti sullo stesso lato, il sinistro» ed indicò la direzione.
Lorenzo De Gregorio evacuò con dolore, pensò ad un fatto emotivo dato che da quando era arrivato lì non aveva mangiato nemmeno una mollica di pane. Come al solito la carta igienica finì prima del previsto, meno male che aveva sempre dei fazzolettini con sé. Si affrettò a tornare al proprio posto, la sua preoccupazione era di rimanere in piedi.
«Però che Cristo» esclamò con il suo tono antipatico, «pure in Paradiso manca la carta igienica!»
«Senta, non vorrei sembrare pedante, signore, ma lei ha nominato lui, quel giovane a fianco alla Madonna...»
«Non mi dica che quel meticcio dal volto lungo è il Cristo. Ho visto centinaia di immaginette, e quella specie di vagabondo spettinato non ci somiglia per niente.»
«L’iconografia terrestre che lo raffigura biondo e con gli occhi azzurri, è inesatta. Mi dispiace, signore, ma è proprio il Cristo Gesù, figlio del Signore.»
«Okay, siamo alla seconda gaffe. Forse è meglio che vada a prendere un po’ d’aria per rinfrescarmi le cervella.»
«La seguo signore.»
«Le dispiace se le chiedo perché mi segue sempre? Sa, la faccenda mi dà un lieve senso di oppressione.»
«No, non mi dispiace che me lo chieda. La risposta è perché sono il suo Angelo Custode.»
Passeggiando lungo gli infiniti prati del Paradiso, Lorenzo De Gregorio scorse una discesa che s’incuneava tra le colline diventando un viale cieco che finiva con un enorme portone recante il simbolo matematico della tilde ~.
«Dove porta quell’entrata? E che diavolo significa quel simbolo sul portone?»
«È l’ingresso dell’Inferno Temporaneo, signore. Una volta al posto della tilde c’era la scritta Inferno: perdete ogni speranza o voi che entrate. È stata rimossa e sostituita dalla tilde con lo stesso Decreto Divino che ha abolito il Purgatorio e ridotto le pene infernali a ventisette anni.»
«E come sono le pene, in che consistono esattamente?»
«All’Inferno ormai si lavora sempre. Un tempo era pena e sofferenza, rimorso eterno per i peccati commessi e rimpianto di non poter vedere la Luce Divina. Ma la cosa peggiore era la noia, passato del tempo la vita era sempre la stessa. Oggi non c’è più tempo, bisogna operare nei campi dei lavori forzati: assemblare o riparare computer, l’assistenza ai nuovi arrivati quando gli angeli sono impegnati in altri compiti. Vede, i miei colleghi nel frattempo hanno altro di cui occuparsi: devono tenere costantemente aggiornato il sito internet, effettuare il controllo antivirus eccetera eccetera. Infine sono nati tutta una serie di nuovi lavori dopo il Decreto, quali l’assistenza spirituale ai condannati all’Inferno, ausiliare al traffico dei nuovi arrivati, ricerche di anime recuperabili sulla terra...»
«Sono autorizzati quindi a tornare?»
«In quanto a questo c’è un tale andirivieni da far girare la testa... se sostituiscono gli angeli come lavoro forzato possono fare anche questo, ovvio. Sono i forzati che supportano gli immensi compiti angelici. Senza il loro aiuto non credo ce l’avremmo fatta a farvi arrivare nel secondo millennio. L’umanità sarebbe finita molto prima, mi creda. Molti angeli sono super impegnati e sono stati costretti a diventare spiriti multifunzione. Io per esempio ho dovuto provvedere eccezionalmente anche alla procedura del trapasso. Di regola questo incarico è di competenza di un Angelo della Morte.»
«Ma che razza d’Inferno è, allora?»
«Molto piacevole, signore. C’è chi si riconferma volontario.»
«Che cosa?»
«Ormai sono sempre più quelli che chiedono di rimanere oltre il periodo di espiazione. Prendono con passione il loro compito. Il fatto è che si sentono in dovere di portare gli esseri umani al livello delle anime del Paradiso. Essi si sentono fortemente motivati dal debito per i peccati commessi in terra, ed ora che sanno cosa vuol dire la mancanza della Luce Divina, capiscono la gravità del male commesso. Hanno “realmente” compreso, non dimenticate che stiamo parlando del più grave peccato, l’allontanamento dallo Spirito Santo, cioè Dio, e dal “loro vero se stessi” in un sol blocco. Molti di loro, anche dopo aver pagato tutto il loro debito e potendosi godere tutte le gioie della beatitudine, non possono fare a meno di aiutare gli altri che sono rimasti indietro, quelli che stanno sulla via sbagliata. Poi c’è anche un altro aspetto della faccenda, e cioè che hanno preso gusto a fare la ricerca dal terminale delle anime da salvare, e si divertono da matti a svolgere tutti quegli altri compiti via telematica. Li fa sentire di nuovo vivi e dicono che si annoierebbero un po’ a fare i beati in Paradiso. Ovviamente minimizzano.»
«In che senso?»
«Non possono dire apertamente che si annoierebbero a morte, per rispetto al Signore Dio Padre. In fondo è Lui che ha dato loro queste infinite opportunità. E sono opportunità immense. Dicono che mai nessun terrestre, nemmeno santo in vita, potrà mai arrivare a comprendere la misura delle infinite occasioni che essi hanno all’Inferno.»
«È incredibile!»
«Ma vero.»

* * *

Dopo ben sette giorni di attesa venne finalmente il suo turno.
«Antonal, qual’è la miglior difesa da adottare al processo?» chiese Lorenzo De Gregorio. Ormai si davano il “tu”.
«L’attacco» rispose questi.
«L’attacco?»
«Cioè una difesa attiva. Occorre “essere”, essere vivi, essere se stessi senza falsità. Dire quello che si pensa senza peli sulla lingua. Non puoi sbagliare, Lorenzo. Il tuo spirito polemico forse ti può salvare.»
«Non si rischia di essere offensivi?»
«Mai se si dice la verità. Ma bisogna saper “vedere” la verità per dirla, e per far questo bisogna “saper” essere. A volte voi umani credete di “essere” e siete già morti sulla terra.»
«A proposito, Antonal, chi è il giudice oggi? Non vedo ancora nessuno sulla cattedra.»
«Quel Signore.»
«Quale Signore?»
«“Il” Signore, quello che sta parlando con la Madonna.»
«Cosa... ah, “Lui” in persona. Capisco, quindi il giudice è sempre lui. Non l’avevo capito la prima volta.»
«Signor Lorenzo!» la voce tonante scandì il suo nome. Sembrava quella del film “I Dieci Comandamenti”.
«Presente!» rispose Lorenzo De Gregorio ad alta voce.
«Fra poco sarete giudicato per i vostri peccati!»
Seguirono dei lunghi momenti di silenzio inframmezzati da un tramestìo di angeli che cercavano gli incartamenti relativi alla vita di Lorenzo.
«Cosa sta accadendo?» chiese sottovoce Lorenzo al suo Angelo.
«Non lo so, sembra un contrattempo. È la prima volta che succede.»
«E doveva succedere proprio quando toccava a me?»
«Chi è l’Angelo Custode Particolare dell’anima?» tuonò il Signore.
«Sono io, Antonal, Sua Grazia Infinita» disse l’angelo inchinandosi con riverenza.
«Mi sa indicare chi è stato l’Angelo della Morte che ha seguito il trapasso?»
«Veramente me ne sono occupato io stesso, Sua Grazia Infinita.»
Il Signore fece una smorfia. «Capisco, Anto... Antro...»
«Antonal, Sua Grazia Infinita.»
«Sì sì, va bene. Bando ai titoli, mi chiami pure Signore come gli umani. Oggi c’è una fila lunghissima qui e ho da badare ad altri sei miliardi di figli viventi laggiù.»
«Sì, Sua Gra... Signore.»
«Angelo Antronal, Antoral o come diavolo si chiama... sa cos’è una C.A.T.?»
«Credo... credo una Citazione Atti Temporanea?»
«È una Comunicazione di Avvenuto Trapasso» tuonò Dio.
«E mi dica, angelo,» proseguì Iddio trattenendo l’ira a stento, «ha mai assistito, cioè ha mai fatto lezioni pratiche di Scuola-della-Morte?»
«Veramente no, solo di teoria. Però mi hanno spiegato estesamente gli Angeli Superiori.»
Lorenzo fu felice di sapere che gli angeli avessero delle gerarchie. Forse il suo amico avrebbe fatto carriera.
«Tranne il piccolo dettaglio della Comunicazione di Avvenuto Trapasso. Bene, con te ne parliamo dopo» disse Dio, quindi si rivolse direttamente a lui.
«Signor Lorenzo...»
Il cuore di Lorenzo balzava come un canguro. Le cose non sembravano andare per il verso giusto.
«Mi duole informarla che lei è stato...»
«No, non me lo dica!» fece Lorenzo mettendosi una mano sul cuore.
«La prego, mi faccia terminare» disse Dio passandosi una mano tra i capelli.
«Non so nemmeno da dove cominciare. Vede, lei è stato vittima di un incidente.»
«Questo l’avevo immaginato. Il computer, vero? L’addetto alla sicurezza se n’è sempre infischiato delle mie segnalazioni, o sono stati i farmaci che hanno interagito con la grappa?»
«No, il computer non c’entra niente. È l’Angelo... vede signor Lorenzo, diciamo che non era giunto il suo momento. O almeno, se anche ora appurassimo informalmente che fosse giunto il suo momento, è stata persa la Comunicazione di Avvenuto Trapasso per cui è come se non fosse trapassato.»
«Confesso che i giochi di parole non sono mai stati il mio forte, odio la Settimana Enigmistica» ammise Lorenzo.
«Il fatto è che la Legge Divina che io stesso ho promulgato implica in questi casi una grave conseguenza.»
«Quale?» disse Lorenzo con un filo di voce davanti a un Dio che sembrava molto contrariato.
«Che a seguito di questo spiacevole disguido dovuto ad un difetto di comunicazione con l’Angelo Custode, per non dire incompetenza ed incapacità, lei non potrà più essere giudicato. Purtroppo lei è destinato a vivere ancora, e da come è complicata la faccenda,» Dio mandò uno sguardo fulminante all’Angelo, «penso che vivrà anche piuttosto a lungo.»
Lorenzo De Gregorio emise un lunghissimo sospiro di sollievo. Si grattò dietro la nuca, poi fece per ridere. Subito dopo voleva parlare ma si trattenne, così facendo però non riuscì più a trattenere il riso. Infine, dopo diversi secondi, riuscì finalmente a ricomporsi. L’assemblea rimase in silenzio, allibita di fronte a quell’esibizione. Dio non sembrava per niente soddisfatto dell’accaduto, la figura fatta dall’organizzazione non era molto divina.
Lorenzo allora pensò all’angelo, si era affezionato a lui. Temeva che questa vicenda in qualche modo potesse comprometterne la carriera.
«E, mi scusi,» esordì Lorenzo. Nessuno s’aspettava più un suo intervento.
«Qual’è stato il disguido? Sa’, dopo il mio arrivo c’è stata una baruffa fra il play-boy e quel moralista, e il mio angelo era l’unico presente. È dovuto intervenire a mantenere l’ordine e si saranno perse le carte...»
«No, nessuna baruffa» Dio lo guardò con un’espressione che sembrava voler dire “qua nessuno è fesso”.
«Si è trattato solo di un problema di comunicazione della gerarchia con l’Angelo Custode» sentenziò.
...problema di comunicazione con l’Angelo Custode, problema di comunicazione con l’Angelo Custode...
«Problema di comunicazione con la stampante!»
Lorenzo si svegliò. S’era addormentato davanti al computer. La stampante si era bloccata.
La strana voce femminile del programma della stampante avvisava, come al solito, che c’era un “problema di comunicazione con la stampante”. Già, proprio una voce suadente ma priva di personalità.

II – LA RINASCITA

La prima cosa che Lorenzo De Gregorio ancora intontito vide dopo il pesante colpo di sonno, fu la signorina Donazzi, la figa dell’ufficio.
«Signorina Donazzi!» chiamò prima che questa entrasse nella stanza del capo.
Quella sobbalzò.
«Oh... è lei che mi ha chiamato, signor De Gregorio?»
«Sì, proprio io!» disse lui sorridendo.
Lei rimase a guardarlo meravigliata come se lo vedesse per la prima volta. Poi, scrutando meglio i suoi capelli scompigliati, disse:
«Vuole qualcosa?» Il tono era sospettoso.
«Certo che voglio qualcosa, prima però ho bisogno di sapere se lei è libera stasera.»
«Io? Oh.. veramente, credo... credo di no. Avrei un impegno di beneficenza. Ma come mai me lo chiede?»
«Niente, ho semplicemente deciso di cambiare vita.»
«Come mai?» disse lei. Questa volta il suo sguardo era più aperto.
«Senta, cioè, senti – posso darti del tu vero? – è una storia molto interessante, credimi. Te la racconto un’altra volta, magari la prossima sera che sei disponibile per una cena.»
«Be’, signor De Gregorio...»
«Mi chiamo Lorenzo e puoi darmi del “tu”.»
«Bene Lorenzo, io pensavo... se invece della cena andassimo a prendere un caffè adesso? E, a proposito, mi chiamo Donata.»
«Magnifico Donata, andiamo.»
«Non mi puoi nemmeno accennare la cosa interessante?»
«Sai, avevo un problema di comunicazione con l’angelo custode...»

III – L’INCONTRO

«Ciao, Lorenzo!»
«Ciao, ma... ci conosciamo?»
Il tizio col passamontagna e la giacca a vento dall’altro lato della strada aveva un aspetto familiare, pure non lo riconosceva.
«Ho cambiato look. Quaggiù fa molto più freddo che da noi. Come va con la nuova vita, è cambiato qualcosa?»
«Ma tu... sai?»
«Ovviamente. Non mi riconosci? Sono Antonal.»
«Tu? L’angelo custode? Sei completamente trasformato... e ti sei fatto crescere i baffi! Che ci fai qui? Ti possono vedere gli altri?»
«Certo che mi possono vedere, sono un uomo ormai.»
«Cosa? Come è possibile?»
«Diciamo un semplice provvedimento disciplinare. Sai, lo sbaglio del tuo trapasso...»
«Ah, capisco. È stato a causa mia. Mi dispiace, se non fossi morto...»
«Ma che dici, sei pazzo? Causa tua?»
«Be’, se non era per me tu forse facevi carriera... ma senti, ti sono comunque debitore. Ti devo la vita e non so come ringraziarti. Sai, qui è cambiato molto per me, anzi è cambiato tutto. Adesso sono sposato e ho una moglie fantastica, e ci sono anche tre magnifici pargoli. Ma la cosa più importante è che mi sento diverso. Ora sono dirigente e la cosa bella è che i miei dipendenti mi vogliono bene. Pensa che proprio ieri una mia impiegata è venuta da me persino a confidarsi, capisci? Mi ha parlato delle sue pene d’amore, mi ha detto che da quando l’ha lasciata il suo uomo non vive più e tante tante altre cose intime. Mi ha raccontato della sua vita passata... incredibile!»
«Ma vero.»
«E dimmi,» disse Lorenzo grato di poter raccontare queste cose a qualcuno, «tu come ti arrangi, di cosa ti occupi qui sulla terra?»
«Assisto anziani, disabili... faccio anche il baby sitter.»
«Sul serio? E lo sai fare?»
«In verità sono molto quotato, soprattutto con i bambini. C’è una certa sintonia con loro. Per me questo mondo è meraviglioso ma gli uomini adulti sono ancora troppo “alieni” per me. A proposito, non è che potresti darmi una mano? Sai, ho scelto di essere maschio e... a parte il servizio scarseggio in quanto a vita sociale.»
«Per tutti i diavoli, oh, scusa, non volevo pronunciare il nome della concorrenza.»
«Non fa niente. Allora, che ne dici?»
«Cosa ne dico? Che innanzitutto mi serviva proprio una baby sitter, e poi mi fa un immenso piacere poter parlare con qualcuno che mi può credere e capire. A volte mi capita di parlare a certi livelli, tu sai quali. Sapessi quanto è difficile trovare qualcun altro...»
«Che è stato in Paradiso? Ti capisco.»
Lorenzo tornò per un attimo col pensiero a quella settimana passata lassù.
«Certo fu un bel guaio, eh?» ricordò.
«Guaio?» l’angelo inarcò leggermente il sopracciglio destro.
«Già, il problema di comunicazione con l’angelo... cioè con te.»
«Ah, la sparizione del Certificato?» disse Antonal con uno strano sorriso. «Certo, Lorenzo» continuò l’angelo, «ricordo benissimo. Devo dire che è stato un gioco da ragazzi. Non ci speravo.»
«Non ho capito, “cosa” non ci speravi?»
«Che “l’incidente” passasse così facilmente.»
Lorenzo non capì immediatamente, poi dopo qualche secondo realizzò. Sentì i capelli rizzarsi in testa.
«Spero solo che il Signore non sia in ascolto in questo momento» concluse Antonal.
“Quale grande sacrificio ha fatto per me” pensò commosso Lorenzo.
“Chi ti dice che l’ho fatto per te” rispose telepaticamente l’ex angelo ridendo sotto i baffi.

IV – DIVERSI DECENNI DOPO

«Nonno Lorenzo, nonno Lorenzo, ci racconti ancora la storia del Paradiso?»
«Buoni, buoni bambini. Sù, andate in cucina, la zia vi ha preparato una crostata.» La giovane madre tentava di convincere i figli ed i cuginetti ad andare in cucina, voleva portarli lontano dal capezzale. Ma l’ostacolo era proprio il nonno che insisteva a farli rimanere.
«Perché vuoi che vadano?» disse il vecchio alla figlia maggiore.
«Papà, tu sei la persona più bizzarra e creativa che io abbia mai conosciuto, ma non puoi pretendere che dei bambini di pochi anni assistano...»
«Al mio trapasso?» L’uomo respirava a fatica.
«Papà, il dottore ha detto...»
«Lo so, ha detto che sono le ultime ore della mia vita. Lo sento, non c’era bisogno che lo dicesse lui...»
I bambini entrarono di nuovo, stavolta la madre e la zia rinunciarono ad ogni tentativo di allontanarli.
«Signora,» intervenne il fidato maggiordomo, «la volontà di suo padre è ferma e lucida, e a questo punto credo che vada rispettata. Non si preoccupi dei bimbi.»
«Oh, grazie Antonal, come sempre hai il dono di farci riflettere in questa famiglia di pazzi. Devo riconoscere che tu riesci sempre a rimettere armonia fra noi, anche in questa circostanza. Sì, hai ragione, in fondo mio padre non ha tutti i torti.»
«Nonno, nonno, che possiamo fare per te?» domandarono i nipotini.
«Nulla piccoli miei, auguratemi solo di andare all’Inferno.»
«Papà ma che dici?» insorse a questo punto la figlia.
«So quel che dico, figlia mia.»
«Ma papà, quello fu solo un sogno, lo hai sempre detto.»
«Sì, ma io ci credo a quel sogno» e spirò.
Fu composto amorevolmente dal fedele maggiordomo e dalla moglie. Il sorriso era rimasto sulle sue labbra come succede ai santi.


(tempo dopo)
«Ma Antonal, per i bambini andava bene la storia del Paradiso, ma dire di voler andare all’Inferno è tutt’altra cosa, è sacrilegio!»
«Non si preoccupi signora, crescendo capiranno. Io li aiuterò.»

V - CAMBIAMENTO

Questa volta Lorenzo De Gregorio non trovò i terminali e gli altri aggeggi tecnologici per collegarsi, ma il Potere Assoluto del pensiero che gli avrebbe consentito di realizzare semplicemente... tutto.

Santa libertà del pensiero.

VI - IL FINALE

La cosa più bella dell’intera vicenda è che Lorenzo De Gregorio, tra l’altro, riesce a comunicare con chi vuole. Egli ha recentemente comunicato via email le ultime notizie di là e cioè l’abolizione totale dell’Inferno e, udite udite: in futuro l’Immensa Bontà Divina ci riserva un Decreto Divino che, dice Lorenzo, sarà una novità assoluta: la V.S.S.C.T. ovvero Vita Senza Soluzione di Continuità col Trapasso.
Come dire, immortalità per tutti.

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Messaggio  canterel II Mar Giu 19, 2012 12:02 am

la c.a.t. di ray bradbury è stato compilata e vidimata e il suo trapasso è ufficiale, ma qui sul forum in compenso abbiamo stef.
chapeau
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https://www.youtube.com/watch?v=RIOiwg2iHio

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Messaggio  Stef Mer Giu 20, 2012 12:13 am

canterel II ha scritto:la c.a.t. di ray bradbury è stato compilata e vidimata e il suo trapasso è ufficiale, ma qui sul forum in compenso abbiamo stef.
chapeau

e chi te lo dice? (e se sta in incognito? Anche Dio in fondo può sbagliare, no?)
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